Trentotto

Dieci anni fa, in Italia, i videonoleggi erano un business in ascesa. Oggi sono un settore in via di estinzione, vista la facilità con la quale è possibile scaricare i film in rete, addirittura prima che raggiungano le sale.

C’è stato un momento nel quale tutti i gestori si sono visti costretti ad ampliare l’offerta di film pornografici per sbarcare il lunario. Mantenevano, come facciata, il materiale promozionale dei blockbuster americani e dei cinepanettoni nostrani, quando in realtà l’unica voce in attivo dei loro affari era quella che gestivano sul retro, in aree separate da ridicole tendine, con bene in vista il cartello XXX SETTORE PER ADULTI. L’introduzione dei distributori automatici ha reso più facile noleggiare i porno, garantendo l’anonimato agli utenti, e ha restituito una boccata d’ossigeno a un settore in grave crisi. Alla fine, però, il dilagare della pornografia gratuita su internet ha fiaccato ogni residua resistenza degli esercenti, decretando il fallimento sia delle grosse catene in franchising sia delle piccole attività private.

I negozi che ancora resistono hanno dovuto diversificare l’attività con il noleggio di videogiochi, l’apertura di zone “sexy shop” o, nel migliore dei casi, con il merchandise legato alle pellicole per bambini.

Il videonoleggio di Gianni Vallaròla si è adeguato ai tempi con un’area dedicata a gadget erotici e biancheria sadomaso. Si trova in via Ponte Seveso, dietro alla Stazione Centrale, e può contare su uno zoccolo duro di clienti tradizionalisti, non troppo avvezzi all’utilizzo della rete. È una zona caotica, disordinata, piena di negozi e di gente che percorre i marciapiedi con lo sguardo fisso in avanti, dando l’idea di avere sempre una gran fretta. È come se tutto, in questo quartiere, trasmettesse un’immagine di provvisorietà, di una continua frenetica evoluzione. Marco Tanzi si guarda intorno cercando di dare un senso a questo luogo, a questi volti diffidenti che gli scorrono accanto senza degnarlo di alcuna considerazione. E ancora una volta non riesce ad assolvere Milano, le tante facce di questa città che, nonostante tutto, continua a sentire sua.

Entra nel locale pochi minuti dopo l’apertura e riconosce subito, dietro al bancone, il biondino a cui ha salvato la vita sei anni prima.

Non c’è nessun altro nel negozio, tranne una donna sui quaranta, un po’ sovrappeso, con lisci capelli scuri e occhiali. Sta studiando, con grande attenzione, un manichino con indosso un corpetto in pelle nera decorato con borchie dorate.

“Salve,” dice Tanzi poggiando le mani sul bancone, “alla fine sei riuscito a fare quel film sui gladiatori?”

Gianni Vallaròla alza lo sguardo dalla fattura che stava controllando e scruta, con sospetto, il gigante con i capelli a spazzola e la barba incolta che gli sta di fronte. Marco Tanzi nota che il tempo trascorso ha lasciato segni pesanti sul volto del biondino. Sembra invecchiato di almeno vent’anni, ha perso gran parte dei capelli, ha vistose rughe d’espressione e lo sguardo spento di chi ha dovuto rinunciare da un pezzo a inseguire i suoi sogni.

“Tu… Tu sei quello… il poliziotto!”

“Già. Quello che ti ha salvato il culo sei anni fa.”

“Porca miseria!”esclama Vallaròla girando intorno al bancone. “Amico mio! Sei uscito finalmente! Quanto tempo…” Tende la mano a Tanzi che gliela stringe. Abbozza anche un abbraccio, ma si ritrae, visto che l’ex poliziotto rimane immobile nella sua posizione. “E come mai da queste parti? Scommetto che sei venuto per quella promessa… be’, Gianni Vallaròla mantiene sempre la parola! Ti dissi che una volta uscito ti avrei procurato della figa, e figa sia!”

“No, senti, non sono qui per questo…”

“Aspe’,” dice il titolare del VideoSexyShop, “manco a farlo apposta c’è qui la persona giusta… Antonella!” urla il piccoletto alla cliente ancora intenta a studiare il manichino. La donna si volta e inizia ad avvicinarsi. Indossa una minigonna rossa che scopre le sue abbondanti cosce e sandali neri intrecciati dal tacco alto che sembrano torturare due piedi misura quaranta, ravvivati da uno smalto rosso acceso.

“Sì, Gianni?” dice sorridendo.

“Antonella, ti presento un caro amico. Si chiama… Aspe’, mo’ mi sfugge, com’è che ti chiami?”

“Ruggero Orlando,” risponde Tanzi.

Vallaròla è perplesso, gli sembrava di ricordare un altro nome.

“Sì,” dice comunque, “Ruggero… l’amico Ruggero è a Milano da poco, te lo volevo presentare, magari vi potete vedere per un aperitivo, che ne so, una cena… che ne dici?”

La donna scruta Tanzi dalla testa ai piedi, assumendo una posa ammiccante. “Perché no? È un’idea… Molto piacere,” dice tendendogli la mano, che lui stringe con riluttanza. “Ti lascio il mio numero perché ora sono di corsa,” aggiunge prendendo sul bancone un biglietto del negozio e una biro, “sono in pausa… lavoro in banca, qui all’angolo.”

Tanzi si sforza di sorridere, mentre lei gli porge il cartoncino sul quale ha appena scritto il suo numero.

“Allora mi raccomando, fatti vivo… Ah, Gianni, per quel completino, ci penso ancora un attimo, semmai ripasso più tardi…”

“Va bene, dolcezza, quando vuoi! È sempre un piacere.”

La donna esce dal locale, sculettando più del necessario, mentre Tanzi, come frastornato, non può fare a meno di seguirla con lo sguardo.

“Bel culo, eh?” dice Vallaròla. “Gran pompinara! Pensa che è sposata e ha pure un figlio, ma va scopando a destra e a manca come se niente fosse. Una vera e propria ninfomane!”

“Senti,” dice Tanzi, “ti ho detto che non sono venuto per questo. Ho bisogno di un favore, ma di altro genere.”

“Be’,” dice il biondino temendo una richiesta di denaro, “il momento non è dei migliori, ma se posso…”

“Devi guardare un video. Un video porno scaricato da internet.”

“Un video? Tutto qui? E perché, scusa?”

“Devi dirmi che cosa ne pensi. Ho bisogno di informazioni, qualsiasi cosa ti venga in mente, ogni minimo dettaglio che possa aiutarmi a rintracciare le persone che lo hanno girato. Lo farai?”

“Certo che lo farò! Ci mancherebbe… Lasciamelo, così stasera me lo studio e domani…”

“No, niente stasera e niente domani. Lo guardi adesso, con me. Dura una ventina di minuti. Chiudi il negozio e facciamolo. Ora.”

Gianni Vallaròla vorrebbe opporsi alla proposta, non lo esalta l’idea di chiudere il negozio e di perdere, magari, qualche cliente mattutino. Ma vede qualcosa, nello sguardo di Tanzi, che lo spinge a non protestare.

“Va bene, come vuoi tu. Guardiamoci ’sto video.”

I due impiegano circa mezz’ora a visionare il filmato nell’ufficio sul retro del negozio. Vallaròla sembra perplesso, quasi imbarazzato. Si massaggia il collo raccogliendo le idee per dare un parere il più possibile “professionale” su ciò a cui ha appena assistito. “Be’, dal punto di vista artistico è davvero scarso…”

“Lascia perdere le stronzate,” risponde Tanzi, “vieni al punto. Hai capito perfettamente di cosa si tratta.”

“Sì. È roba clandestina. Roba forte. Io non tratto ’sta merda, te lo giuro. Intendiamoci, per me la gente può fare quello che vuole… farsi trombare da un dromedario, farsi pisciare addosso da una ottantenne, incularsi lo zio in carriola… L’importante è che tutti siano consenzienti e maggiorenni.”

“Che ne sai del mercato di questi video? E non sparare cazzate, tanto me ne accorgerei e comunque, in ogni caso, non intendo prendermela con te.”

“Amico, io con ’sta roba non ho niente a che fare, te lo ripeto. Lo giuro sul mio onore! La mia casa di produzione è fallita proprio perché puntavo sulla qualità! Non per niente il mio motto era…”

“Sì, lo so,” dice Tanzi, “ ‘la classe prima di tutto’.”

“Ecco appunto. E non c’è ombra di classe nel torturare una ragazza indifesa. Perché è di questo che si tratta. Quello era sangue vero, non succo di pomodoro.”

Tanzi distoglie lo sguardo. Si concentra per ricacciare indietro le sensazioni distruttive che prova in quel momento e cerca di convogliare tutta quell’energia negativa sul suo obiettivo. “Devi aiutarmi,” dice a Vallaròla, “mi serve qualcosa su cui lavorare. Qualsiasi cosa.”

“Quello che so,” risponde lui, “è che la gente che gestisce questo mercato è pericolosa. Posso provare a chiedere in giro, ma già a diffondere questo filmato rischio che mi ritrovino impiccato sotto a un ponte, con l’uccello tagliato e infilato in bocca.”

“Ti ho già protetto una volta e lo farò di nuovo.”

“Stavolta, caro Ruggero, che poi tu non ti chiami Ruggero… Comunque, caro mio, stavolta è diverso. Questi sono organizzati, sono peggio delle bestie.”

In un improvviso scatto d’ira Tanzi si alza in piedi, afferra Vallaròla dalla camicia e lo solleva letteralmente per aria sbattendolo contro uno scaffale pieno di custodie di dvd. “Chi cazzo sarebbero ‘questi’? Questi chi? Dimmi subito tutto quello che sai o do fuoco a questo posto con te dentro!”

“Ehi, ehi! Datti una calmata, capo!” urla il malcapitato, “e mettimi giù, cazzo! Non è il modo di trattare gli amici!”

Tanzi lo molla e lui si sistema il colletto guardando l’ex poliziotto in cagnesco. “Lo vuoi capire che non ne so un cazzo? So solo che ci sono siti che vendono questa merda ma non conosco nemmeno il modo per aprirli! È un giro chiuso, una cosa per pochi clienti intimi… gente che sborsa un sacco di soldi per vedere povere ragazze maltrattate. Se fosse così facile identificarli, li avrebbero già sbattuti dentro, non credi?”

I due si calmano e, lentamente, tornano a sedersi intorno alla scrivania.

“Facciamo così,” dice Vallaròla, “dammi almeno un giorno o due. Faccio vedere il video a un mio amico, un esperto…”

“Quel filmato non deve girare. Se scopro che ne hai fatto una copia, io…”

“Ma no, e piantala con le minacce! E poi sarebbe autolesionismo! Se si venisse a sapere che tratto quella roba, finirei o in galera o al cimitero. Lo vedremo qui, nel mio ufficio e in mia presenza. Questo tizio è un esperto, una specie di enciclopedia vivente del porno. Magari riesce a carpire qualche dettaglio che a me è sfuggito.”

Tanzi sembra deluso dalla proposta.

“Mi dispiace,” continua il biondino, “altro non mi viene in mente. Dimmi una cosa… Quella ragazza è una che conosci?”

Tanzi non risponde. Si limita a pensare che quella, una volta, era sua figlia.

Vallaròla è come se sentisse. Resta in silenzio e abbassa la testa. “Mi dispiace,” dice poi, rialzandola, “mi hai salvato la vita, non me lo scordo. E io farò tutto quello che posso per aiutarti a salvare la sua.”