Quaranta

Laura continua a rimuginare sulla visita di Betti in Questura. Non se la beve la storia del maniaco che gironzola nel quartiere e nemmeno quella del cugino scrittore. È sicura che il collega le nasconda qualcosa.

La sua impressione generale, a proposito di Luca Betti, è positiva. È certa che si tratti di un bravo poliziotto, uno di quei tipi intuitivi, svegli, anche se non le è sfuggito il particolare che ha un difetto piuttosto evidente: non sa mentire. La poliziotta è convinta che il suo collega stia conducendo un’indagine non autorizzata, che ha qualcosa a che fare con il porno clandestino, e che abbia bisogno di informazioni. Un disperato bisogno che lo ha spinto fino ad andare a cercarla in Questura inventandosi quella assurda storiella.

Laura sa che, teoricamente, dovrebbe far partecipe di questi dubbi il suo diretto superiore, ma non ne ha nessuna voglia. “Del resto,” pensa “questi milanesi mi hanno relegata a fare lavoro d’ufficio, della serie: ‘Ok, a Roma sei famosa, ma qui da noi conti meno di niente, quindi abbassa la testa e lavora in silenzio come tutti gli altri’.” In realtà non può nemmeno biasimarli, è lei che se l’è andata a cercare.

Non avrebbe mai creduto di ritrovarsi in questa situazione. Fuggire via dalla sua città e dall’uomo che ama. O che ha amato un tempo (di questo, Laura non è ancora sicura). La cosa su cui non ha dubbi, però, è di aver fatto bene a dare un taglio a quel rapporto che non se la sentiva più di accettare. Non a quelle condizioni, almeno.

È assurdo che all’inizio fosse stato proprio il loro lavoro a farli avvicinare. Quello stesso lavoro che poi ha provocato un’insanabile frattura tra loro.

Il suo uomo pretendeva che lei non rischiasse più la vita, che diventasse la madre dei suoi figli e accettasse una carriera diversa, giocata in seconda linea. Sosteneva che, se avesse continuato a restare al suo fianco, lo avrebbe reso vulnerabile agli occhi dei suoi nemici, lo avrebbe reso meno forte, meno pronto a combattere la sua guerra. È stato allora che Laura ha capito quanto quella guerra fosse, in realtà, più importante di qualsiasi altra cosa per lui.

E a quel punto ha preferito togliere il disturbo. Anche se, forse, è stata una scusa per non essere costretta ad ammettere che anche lei non può più fare a meno di vivere in quel modo, di nutrirsi di quella adrenalina a cui solo chi combatte in prima linea è abituato.

Purtroppo, adesso la sua vita è ancora più a pezzi di prima. Niente amore, niente amici, niente famiglia. Solo questo maledetto lavoro che, almeno per il momento, non le procura nemmeno quelle emozioni che fino a ora l’hanno tenuta in carreggiata.

Non si guarda nemmeno più allo specchio perché, se lo facesse, si accorgerebbe che non è più lei, che non è più così giovane. Insomma, che non ha più tutto il tempo del mondo davanti a sé.

Non sa nemmeno che cosa ci faccia qui, in questa città che le fa schifo, fra questa gente fredda e sempre troppo impegnata per preoccuparsi degli altri. L’unica possibilità che ha, per non annegare nella depressione, è buttarsi a capofitto nel lavoro. In pratica la solita vecchia storia… E, a dirla tutta, più dell’indagine su quelle troie dell’alta società la intriga la questione di Luca Betti, tutte le sue domande sul porno illegale. Non vorrebbe che c’entrassero qualcosa, anche se indirettamente, con la morte di Giulia Tanzi. “Forse,” pensa Laura, “Betti è convinto che la ragazza sia stata uccisa da qualcuno coinvolto in quel giro. Forse è la vendetta che cerca. Ha passato più di un’ora a guardare foto, deve avere già degli indizi, qualcosa di concreto su cui lavorare.”