Per un po’ non lo vedi e non ti manca nemmeno.
Decidi di lasciare il lavoro a gennaio. È l’ultimo semestre dell’ultimo anno. Sembra un motivo come un altro per licenziarsi.
Vai dalla tua responsabile. Le dici che resterai sino alla fine del mese per istruire una persona nuova. «Mi dispiace che te ne vada. Ci è piaciuto molto averti con noi. Posso fare qualcosa per convincerti a restare?»
«No», rispondi.
T’invita a scendere a prendere un frozen yogurt. Farouk dice: «Ciao, Aviva!»
«Aviva ci lascia», dice la responsabile.
«Nessuno lavora sodo come me, tranne Aviva e il membro del Congresso», dice Farouk. Vi porta un piatto di baklava offerta dalla casa.
«Ti devo dire che il primo giorno non avrei proprio scommesso su di te», commenta la tua responsabile. «Mi hai davvero aperto gli occhi su alcuni dei miei pregiudizi sugli stagisti.»
È irritante, pur sapendo che sta cercando di essere carina. «Perché?» le dici. «Perché non ti piaceva com’ero vestita?»
«Sì. Se la metti così, mi fai passare per una stronza. Comunque, sì. È che ogni tanto arriva un certo tipo di ragazza. Carina, pensa che un’avventura in politica sarà divertente perché ha guardato I colori della vittoria o simili. Ma, quando scopre quanto è noioso, le passa la voglia di lavorare.»
«Magari sarebbe più disponibile se la facessi sentire meno a disagio.»
La responsabile annuisce. «Sono una stronza. Lo confermo, ufficialmente.»
Alza il tè freddo e tu lo tocchi con la tua Coca light.
Gira pagina.