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Forse in risposta ai ritmi dell’anno scolastico, ti lascia appena prima dell’estate. Lo fa in ufficio e ti sembra il posto giusto. La parte di te che conosce la verità non ha mai pensato che sarebbe durata per sempre. Eppure è una doccia fredda. Ti dice: «Siamo stati benissimo insieme, Aviva, e in un’altra vita, forse... Ma la tempistica è completamente sbagliata».
Scoppi a piangere e ti senti una deficiente.
«Non piangere, non è colpa tua. Tu mi piaci più di quanto dovresti. Credo che ti aspetti un futuro luminoso. Ma più ci penso... Penso che dormirei meglio se... Penso che tutti dormiremmo meglio. Mi mette a disagio essere il tipo di uomo che va a letto con una sottoposta. So che non sono il tuo immediato superiore, però... È egoistico da parte mia ed è sbagliato. Non mi piacerebbe se qualcuno trattasse in questo modo i miei figli.»
«Ci stiamo solo divertendo», dici. Ma ormai piangi di brutto.
«Non mi sembra proprio che tu ti stia divertendo.»
«Vuoi che mi licenzi?»
Ti asciuga le lacrime con la manica. «Certo che no. Sei una delle migliori stagiste che abbiamo mai avuto. Adesso che l’anno scolastico è finito, Jorge vuole assumerti e darti uno stipendio. Non dovrei essere io a dirtelo, quindi fingi di essere sorpresa quando te lo dirà, okay?»
Annuisci.
Ti dà una pacca sulla spalla. «Siamo fortunati. Abbiamo avuto questo tempo insieme e ce lo siamo goduto senza rovinare la vita a nessuno. Adesso non ti sembra così, forse, ma un giorno ci ripenserai e ti dirai che è un ottimo risultato.»
Un risultato, pensi. Quand’ero ragazza ho avuto una tresca e guardami adesso, che ottimo risultato!
«Cos’è che ti fa sorridere?»
Ormai sei grande, raddrizzi la schiena e non fai scenate. Dopo litighi con tua mamma, pur sapendo che non è colpa sua. Te la prendi con lei perché si trova lì e perché è tua mamma, quindi sopporta.
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