Grazie

A Michele per avermi concesso questa scappatella. Comunque siamo uno a uno. Palla al centro.

A Stefano Celli, amico, parente, magistrato, che mi ha condotto per mano nel labirinto per me inestricabile delle indagini giudiziarie. È merito suo se adesso so che un vice questore è un po’ meno di questore e un po’ più di commissario, anche se a volte è un po’ più di questore e un po’ meno di commissario perché può succedere che… ma che ve lo dico a fare, tanto non capireste esattamente come non ho capito io, quindi molto bravo Stefano.

Agli amici che mi hanno prestato il loro nome. In particolare a Paola Cortellesi, Riccardo Milani e Antonio Albanese dico: chi la fa l’aspetti.

A Rimini e al suo sindaco, quello vero, Andrea Gnassi, perché, non potendo io ringraziare tutti i suoi 150.000 abitanti, lo farà lui per me, ne ha facoltà.

A Michela Gallio che con levità e quasi senza farsi capire è riuscita nell’impresa apparentemente impossibile di correggermi senza irritarmi.

A Rosaria Carpinelli per il tempo, l’impegno e la determinazione che ha speso per convincermi che sono uno scrittore. Alla fine non ce l’ha fatta ma per poco. In futuro, dovesse insistere, chissà…

Ai «miei» comici emiliano-romagnoli Paolo Cevoli, Gene Gnocchi e Giuseppe Giacobazzi. «Miei» perché loro sanno di essere nel mio cuore, e anche un po’ in questo libro.

A Giorgio Gherarducci. In quasi tutti i libri c’è sempre un ringraziamento con la formula: «lui sa perché». Anch’io, nel mio primo libro, non potevo esimermi, quindi tra i miei amici ho estratto a sorte Giorgio Gherarducci che ringrazio di cuore, lui sa perché. Se poi lo spiega anche a me saremo in due a saperlo.