Trentacinque
Il custode, quello vero, del cimitero guarda l’orologio. Sono le 17.35. Ha appena finito il giro in motorino per assicurarsi che tutti i visitatori se ne siano andati. Quando raggiunge il cancello dell’ingresso principale, vede due uomini che lo stanno osservando. Uno dei due mette una mano nella tasca interna del cappotto e il custode si blocca. Troppi telefilm. L’uomo tira fuori un porta-distintivo della Polizia e glielo mostra. Gli dice: «Buonasera. Signor Baldini, vero?».
«Primo Baldini. Buonasera.»
«Non si preoccupi, signor Baldini, siamo qui per la sua incolumità. Lei adesso ci consegna le chiavi del cancello, poi viene con noi a fare un giro e, quando è ora di cena, la riportiamo a casa. È tutto chiaro?»
Primo Baldini fa segno di sì con la testa. Chiede: «C’entra il pallanuotista, vero?».
I due poliziotti si guardano, ma proprio non capiscono. E allora: «Guardi, questa è un’operazione di Polizia e noi non possiamo dirle altro. Ci dia le chiavi e ci segua».
Si avviano verso un’Alfa Romeo scura. Mentre il custode sta per salire, vede arrivare un’altra Alfa e due Suv. Si fermano a pochi metri da loro. Uno dei due poliziotti passa le chiavi del cancello all’uomo alla guida della seconda Alfa e si allontana. Dai Suv escono uno, due, tre, quattro… otto uomini.
Il custode ora non ha più dubbi, è la squadra di pallanuoto. Solo che questa volta sono vestiti da sommozzatori, con le tute nere, le maschere e anche i fucili. Sarà il picchetto d’onore per il povero centroboa, pensa il Baldini mentre l’auto su cui lo hanno fatto salire si allontana. Che brutta fine però, morire annegato. Va bene la praivasi, ma domani vado a vedere dove me l’hanno messo e gli accendo un lumino anch’io.