Ventinove
A Rimini non nevica ormai da quasi due ore. Tutte le strade principali sono percorribili. Il lungomare sembra una pista di bob, sgombro al centro, ma con ai lati due muri alti un metro e mezzo.
Però le scuole restano chiuse e se quelle due parole, «scuole chiuse», vengono accolte dai ragazzi di tutta Italia come una sorta di insperato condono, alle orecchie dello studente romagnolo suonano come un’amnistia totale. D’altronde è noto che i geni della simpatia e dell’ignoranza siano entrambi pesantemente sovralimentati qui, sotto il Rubicone. Sarà colpa della piada.
Però nella notte è prevista ancora neve. Da non credere.
Alle diciannove in punto, Orlando Appicciafuoco, Emerson Balducci e Cecilia Cortellesi si infilano dentro al Grand Hotel da un ingresso laterale.
Davanti all’entrata principale ci sono i carabinieri che impediscono a una trentina di inviati, operatori, fotografi di entrare. Chiunque pensi che i giornalisti rubino lo stipendio, che siano una categoria di privilegiati, dovrebbe essere qui adesso, sotto e in mezzo alla neve, nel gelo di un posto in cui lo splendore del passato non compensa la glaciale inospitalità del presente. Insomma, Gradisca un cazzo, per dirla col Maestro.
Alessia, fresca di cimitero, corre a ricevere gli ospiti di Costanza e li dirotta verso lo spogliatoio della Spa. Il costume? Ecco spiegato il costume.
Nei camerini trovano accappatoi, teli e ciabatte.
Emerson si spoglia, poi si guarda allo specchio e si stima, osservando il ricamo con le cifre GH lì, proprio sul suo petto. Decide di farsi un selfie. Diobo’ se intercettano anche quello? Ah, furbini, volevate farmela? pensa il vice sovrintendente. E fa il selfie con il cellulare «pulito».
Poi esce per raggiungere gli altri nella piscina della Spa. Piscina? Sì, anche se mai come in questo caso il diminutivo è appropriato. Però è bella, con le sue piastrelle azzurre e il grande mosaico del Rex sulla parete cieca.
Costanza si è raccolta i capelli in uno chignon alto, fissato con elastico e forcine, e indossa un costume intero della Speedo. Blu.
La prima a entrare in acqua è la Cortellesi, anche lei in costume intero, entro il quale trova conferma la teoria di Emerson, e cioè che sia il viceversa di Bergamo, la sua città.
Orlando è Orlando, un signore di cinquant’anni, grande sportivo, specialità: sport parlato. Sport praticato: riformato da giovane. Anche lui entra in piscina.
Emerson invece esita. Non si decide a togliersi l’accappatoio per via dell’erezione che la vista di Costanza di sopra e di Bergamo di sotto, entrambe in costume, gli ha provocato. Allo sguardo interrogativo del suo capo, si giustifica così: «Scusate, ma sono un po’ in imbarazzo. È che non sono abituato a mostrare il corpo a uomini del mio stesso sesso. Voglio dire…».
«Una cazzata. Dai, disciulati» replica sbrigativa Costanza, facendogli segno di raggiungerli.
Così Emerson si sfila l’accappatoio di spalle e, sempre, di spalle, scende la scaletta ed entra in acqua. Un gambero.
«Forse tutta questa prudenza è esagerata» comincia Costanza «però, visto che ormai siamo all’ultimo atto, o meglio, al penultimo atto della tragedia, ho pensato valesse la pena di sfiorare il ridicolo. Chi se ne frega. Per cui eccoci qua dove nessuno, ma proprio nessuno, ci può ascoltare. Prima di spiegarvi cosa ho in mente, Orlando ci aggiorna sui Nocs.»
«Sono in viaggio. Stanotte arriva a Rimini un commando di otto uomini. Si piazzerà alla “Giulio Cesare”, in attesa di ordini.»
«Bene così. Allora adesso fate molta attenzione perché il piano è complicato ed è pieno di se, di può darsi e di chissà. Quindi per favore non interrompetemi, altrimenti rischio di perdere il filo e, con lui, forse anche la speranza. Il dibattito lo facciamo dopo il film, e il film è questo.»
Costanza Confalonieri Bonnet spiega il piano che ha messo a punto nei minimi dettagli. Impiega una buona mezz’ora, giocando spesso con le mani nell’acqua della piscina come per rendere più fluido quello che sta raccontando. È molto concentrata. È anche molto preoccupata e non si rende conto di essere, così, ancora più bella. Ma i suoi uomini sì. Orlando Appicciafuoco, mentre ascolta, non può fare a meno di pensare che, se ai bordi della piscina ci fosse Botticelli, dipingerebbe la Nascita di Costanza. Anche Emerson Balducci, per una volta, è folgorato da tanta poetica bellezza e pensa che, se ai bordi della piscina ci fosse lui, se la scoperebbe subito.
Ignara delle attenzioni, Costanza finisce il suo racconto. Per un lungo momento si sente solo il ronzio delle pompe del depuratore. Alla fine, quasi con ansia, tocca a lei chiedere: «Allora? Cosa ne pensate?».
Cecilia non parla, ma fa sì con la testa.
«È rischioso, ma anche geniale nella sua semplicità. Per me nulla osta» dice Orlando.
«Sì, dai. Mi sembra che stia in piedi» commenta il vice sovrintendente.
«In effetti ero in ansia, non sapendo come la pensassi tu» osserva Costanza. Orlando e Cecilia sorridono. Sorride anche Emerson che è tutto orgoglioso dell’attenzione del suo capo. E allora insiste. «Sì, ma chi fa il guardiano del cimitero?»
«Il guardiano ce l’ho io» interviene Orlando Seneca Appicciafuoco. «Se la riunione è sciolta, vado subito a contattarlo.»
«Allora tutti sotto la doccia. Ci vediamo domattina in Questura.»
Tutti escono dalla piscina. Emerson, da perfetto gentiluomo, dà una mano a Cecilia a salire la scaletta. Gliela dà da dietro naturalmente. Perché Bergamo di sotto, vista dal basso, è ancora più bella.