Tre
Alle sei della mattina Costanza è già nel suo ufficio in corso d’Augusto.
Ha fatto colazione e dato un’occhiata ai giornali. Nessuna traccia, naturalmente, del clochard bruciato. Anche il sito del «Resto del Carlino» all’alba non è ancora sul pezzo.
La foto di una ex consigliera regionale, con una terza di reggiseno che sta per essere promossa in quarta, con addosso una T-shirt che sarebbe andata stretta a Audrey Hepburn, attira l’attenzione, sulla destra della pagina, più dei titoli di apertura. Perfino Costanza butta un occhio a quelle tette che sembrano tre tanto sono due. Questa deve averla sentita dal suo quasi patrigno, Leo Liverani, re incontrastato delle battute. Sue o di chi per lui, irrilevante.
«Buongiorno, dottoressa.»
«Buongiorno, ispettore Appicciafuoco.» Costanza chiude frettolosamente il tablet, come gli impiegati che escono da Facebook all’ingresso del capufficio. Forse è addirittura arrossita e tutto per un paio di tette. Neanche sue, per giunta.
«Già qui anche lei?» gli domanda.
«Veramente non sono neanche andato a dormire. Ho accompagnato il povero Vagano all’obitorio, dopo aver avvisato il magistrato di turno e avere avuto l’autorizzazione per la rimozione del cadavere.»
«Qualche novità?»
«No, nessuna. Ho chiesto un po’ al popolo dell’alzata del sole, ma niente. Lo conoscevano tutti ma non lo conosceva nessuno. Chi ci fosse dentro a Vagano, chissà. Magari oggi, con la luce, portiamo a casa qualcosa in più. Lei?»
«Aspetto ancora un’oretta, poi contatto il sostituto e chiamo il questore. Questa è una storiaccia, di quelle che fanno male a una comunità, a una città intera, ma che possono far bene invece a un questore, a un magistrato o a tutt’e due se le indagini portano risultati.»
«E siccome le indagini toccano a noi, immagino le pressioni che avremo.»
«Già. Adesso vada a riposare un po’, Orlando. Ci vediamo qui alle undici, con tutta la squadra.»
«Grazie, dottoressa. Comunque volevo dirle che io non sono mai stato del partito di quella consigliera là, però le sue minne le avrei votate volentieri.»
«Ma come…»
«Dottorè, io sbirro sono. E da trent’anni.»
Costanza sorride, riaprendo l’iPad e riconnettendosi al sito del «Carlino».
Per la verità ora le tette sembrano più piccole. Sì, hanno rimpicciolito la foto, forse si sono accorti… Ma porca di una puttana! IL BARBONE BUONO TORTURATO E BRUCIATO VIVO NEL PARCO DI FELLINI, questo il titolo che ha ridimensionato le tette.
E adesso comincia il cabaret.
Via alle telefonate.
«Pronto? Buongiorno, signor questore. Naturalmente. Sì, sono già stata sul posto ma niente, è ancora presto. Non conosciamo neppure la vera identità della vittima. Sappiamo solo che tutti lo chiamavano Vagano perché recitava a mantra l’incipit di Amarcord… Eh sì, strano… Certo che la aggiorno. A dopo.»
«Signor sindaco, buongiorno.»
«Costanza, sii gentile con me, dimmi che sto sognando.»
«Stai sognando, Riccardo.»
«Grazie, Connie. Adesso apro piano gli occhi e non sono più il ragazzo dall’invidiabile aspetto e dal brillante futuro politico di cui tu ti sei perdutamente innamorata. Adesso sono Riccardo Milani, sindaco di Rimini, che completamente sveglio e nel pieno possesso dei suoi poteri politici e istituzionali chiede al vice questore Costanza Confalonieri Bonnet, responsabile della Squadra mobile di Rimini, cosa cazzo è successo al parco Fellini?»
«Hai finito con le stronzate? Se hai finito, dico all’uomo dall’invidiabile aspetto che il suo brillante futuro politico dopo stanotte è a rischio. Hanno pestato a morte il signor Vagano, il barbone, il clochard, il senzatetto che stava fisso al parco Fellini, anche se finora pare nessuno sappia chi era davvero. L’hanno bastonato riducendolo come se avesse fatto a pugni con la Serbia. Poi gli hanno dato fuoco che neanche le vostre fogheracce di primavera. Non mi chiedere altro perché non so altro e se anche sapessi altro non potrei dirti altro.»
«Cazzo, è una roba brutta, Connie. Rimini è la città dell’accoglienza, anche più della tua Milano. Rimini non può permettersi di finire in prima pagina perché dà fuoco ai deboli. Non se lo merita. Che casino, Connie, dai. Sai come titola il sito Romagna Mia News? SENZATETTO BRUCIATO VIVO A RIMINI. E l’occhiello dice: IL PARADISO DEI DELINQUENTI, L’INFERNO DEGLI ONESTI. Cazzo, Rimini non è questo, non è questo.»
«Sì, ma non devi dirlo a me, Riccardo, lo so anch’io. Come so che siamo solo all’inizio dell’indagine e questo genere di delitti di solito non si risolve nello spazio di un mattino. Prepara le tue dichiarazioni di sdegno e orrore che io ritorno all’inchiesta. Scusa un attimo.»
Costanza Confalonieri solleva la cornetta del telefono fisso che sta squillando con insistenza.
«Sì, pronto. Mi dica, ispettore… Dove?… Chi era?... Arrivo subito. Signor sindaco? Sei ancora lì?»
«Ho paura. Cosa succede ancora?»
«Hanno trovato un altro corpo carbonizzato a Miramare, dentro la ex Colonia Bolognese…» Costanza fa una pausa sapendo che quello che sta per dire è pericoloso, due parole che hanno un peso specifico devastante e che se cadono addosso a un sindaco possono schiacciarlo in un attimo. Poi le due parole le dice: «Era nero» e le scandisce con una morbidezza davvero sconosciuta in Polizia. Però non basta. «Riccardo? Ci sei? Riccardo?»