Capitolo 9

Kard, Kerela e Barras rimasero in silenzio, immersi fino alle caviglie nella nebbia dell'alba, dietro il male fluttuante del Manto Demoniaco in cui saettavano e si contorcevano fantasmi cerulei privi di volto, che aggiungevano un'ulteriore sensazione d'inquietudine al terrore scatenato dal Manto. Le vedette sulla porta settentrionale avevano segnalato che Senedai si stava avvicinando da solo alle mura del College seguendo strade in cui fino a poco prima si svolgevano le attività pacifiche di Julatsa. Ormai quelle strade appartenevano agli occadi, e il loro comandante stava per emettere il suo giudizio riguardo alla decisione del College.

A un segnale di Kerela, la porta fu aperta; i soldati e i maghi anziani si posero di fronte a Senedai dall'altra parte del Manto. Stavolta non c'erano bandiere di tregua, né arcieri né guardie. Probabilmente l'incontro sarebbe stato breve.

«Vedo che i vostri amici vi tengono compagnia in questa piacevole mattina», esclamò Senedai, sorridendo beffardo mentre il tono della sua voce suonava attutito a causa del Manto.

«Vedo poco di piacevole nella nostra situazione», tagliò corto Barras. «Il generale Kard e il Sommo mago sono qui con me per ascoltare la vostra risposta alla nostra decisione.»

«Bene. Allora comunicatemi la vostra decisione.»

«Non consegneremo mai il College», affermò categoricamente Kerela.

Senedai annuì e sul suo volto comparve un'ombra di rimpianto. «Non mi aspettavo niente di più. Rispetto la vostra decisione, ma non mi lasciate altra scelta che stanarvi da quella barriera maledetta con mezzi diversi dalla negoziazione. Come potete vedere, sono venuto disarmato e senza scorta perché voglio che crediate alle mie parole. Se, dopo che avrò parlato, deciderete di uccidermi con uno dei vostri incantesimi, che sia. Ma il processo di distruzione verrà, di conseguenza, soltanto accelerato.»

«Ecco che ci siamo», bofonchiò Kard.

«Diteci in quali condizioni si trovano i prigionieri che avete», pretese Barras.

«Sono vivi. Ma sono prigionieri, quindi non hanno nessun rango.» Senedai fece una pausa. «Tra loro non ci sono maghi. Non più. Dovevo assicurarmi che non lanciassero incantesimi, quando avessi voltato loro le spalle.»

«È un bluff», affermò Kard, parlando a voce bassa. «Non è possibile che riconosca un mago in mezzo a una folla. Dovrebbe vederli effettuare un incantesimo.»

Senedai batté le mani e nella quiete del primo mattino il suono echeggiò sordo nel piccolo cortile acciottolato davanti alla porta. «Basta parlare. Ecco cosa accadrà finché non accetterete di arrendervi. All'alba, a mezzogiorno e al crepuscolo di ogni giorno, cinquanta prigionieri verranno condotti sotto queste mura e costretti a entrare nella barriera che avete creato. Qualsiasi tentativo di fermarci comporterà che altri trecento vengano condannati. I cadaveri verranno lasciati a putrefarsi in piena vista di chiunque vorrà abbassare lo sguardo dalle mura. Inoltre, al sorgere di ogni giorno, il numero di prigionieri che entreranno nella vostra nebbia maledetta aumenterà di cinquanta.» Sorridendo alla scelta delle parole, aggiunse: «Potrete far cessare tali rientri semplicemente appendendo la bandiera di resa a questa porta e rimuovendo la barriera. I primi cinquanta prigionieri saranno qui all'alba di domani. Vi do un altro giorno per fare la scelta giusta. Non costringetemi ad attuare ciò che dico». Senedai si girò e si allontanò a lunghi passi.

Barras e Kerela guardarono Kard.

«Lo farà, non ho dubbi. Anzi, sono sorpreso che ci abbia dato un altro giorno», disse il generale, annuendo con aria grave.

«Maledizione a lui!» esclamò Barras.

«Non puoi criticare il suo ragionamento», affermò Kerela.

«È un atto plateale: i nostri vedranno i loro concittadini uccisi da qualcosa che abbiamo creato noi.»

«Ma è lui che ha il potere in mano», protestò Barras. «Noi siamo innocenti.»

«Sì, certo. Ma abbiamo l'autorità di fermare le uccisioni, e mi sembra già di vedere la nostra gente rivoltarsi contro di noi. Dobbiamo essere preparati.»

«Non starai suggerendo di arrenderci?» replicò Barras.

«No. Ma ricorda: la maggior parte delle persone tra queste mura ignora cosa sia la magia. Non hanno il nostro stesso desiderio di preservare il College, perché non hanno idea di cosa significhi perderlo.» Kerela si morse il labbro e si avviò verso la torre. «Dobbiamo pensare a cosa dire ai nostri ospiti.»

 

Sha-Kaan si sgranchì le mascelle nella quiete dell'Apertura d'Ali, percependo dalla lieve vibrazione sul pavimento l'arrivo frettoloso del suo servitore. C'erano parecchie cose da dire e un viaggio da fare. Molto di quello che stava per capitare a Keol e quindi a Teras ricordava l'arrivo di Septern, tanto tempo prima. Ma c'era una differenza sostanziale.

Septern era riuscito a fornire l'aiuto di cui i draghi avevano bisogno, grazie alla profonda conoscenza che possedeva riguardo alla natura dei diversi piani dimensionali.

Sha-Kaan non nutriva la stessa fiducia nelle capacità di Hirad Coldheart e del suo Corvo. Eppure si chiese se il loro destino non fosse semplicemente qualcosa su cui nessuno aveva controllo. A volte gli sembrava proprio che fosse così. Ma chi avrebbe potuto prevedere la catena di eventi iniziata con l'arrivo di Septern nella terra della stirpe?

Il Grande Kaan chiuse gli occhi, tornando a inspirare l'umido della terra sotto il corpo, e rievocò l'incontro col mago. Septern era arrivato pieno di stizza, ma incolume, e Sha-Kaan ricordava con precisione l'espressione di meraviglia sul suo viso mentre osservava la terra della stirpe. A quel tempo non c'era ancora l'Apertura d'Ali, ma le strutture degli Antichi si elevavano dal terreno a testimonianza del loro dominio sui Kaan.

Gli Antichi avevano scelto d'incontrare Septern sulle rive del fiume Tere, in modo che quanti avevano necessità di riposare potessero essere accolti nel suo flusso rilassante. Oltre a Sha-Kaan, invitato perché era stato lui a trovare Septern, tre draghi incontrarono l'umano: Ara-Kaan, Dun-Kaan e Los-Kaan. Erano tutti agli ultimi voli delle loro lunghe vite; le squame erano sbiadite virando dal colore dorato al bruno opaco, le ali si erano seccate, trasformando il volo in un'impresa difficile e dolorosa.

Septern era avanzato in mezzo ai draghi, allungando il collo per osservarne i volti; poi aveva spostato lo sguardo sui corpi massicci, fin giù sulle code che si torcevano per l'impazienza. Ara-Kaan aveva aperto la bocca per parlare, ma il mago lo aveva fatto per primo. Ara-Kaan era un drago irascibile, e Sha-Kaan si sentì percorrere da un brivido proveniente da un lontanissimo passato quando rievocò il dialogo che seguì.

 

«Non sono per niente soddisfatto», affermò Septern. «Arrivo in buona fede, dopo essermi guadagnato la fiducia degli uomini-uccello, che mi hanno lasciato realizzare uno squarcio nella loro terra, e quelle povere creature vengono ricompensate con la distruzione immotivata da parte dei vostri servi. Per loro è stata una sciagura fatale che, a causa della mia conoscenza incompleta della magia dimensionale, si sia prodotto uno squarcio più grande di quanto intendessi. Poi, come se questo non...»

«Silenzio!» tuonò Ara-Kaan. «Voi umani non sapete mai quando trattenere le vostre lingue.» Il suono della sua voce risuonò secco nella valle e scagliò Septern a terra.

Il mago guardò Ara-Kaan dritto negli occhi, con aria di sfida. «Capisco di essere importante, altrimenti sarei già morto.»

«Allora capisci molto poco.» Ara-Kaan protese il lungo collo e la sua vecchia testa, con le creste orbitarie piene di vesciche e gli occhi azzurri appannati, fermandosi direttamente davanti a quella di Septern. «Possediamo già i mezzi per viaggiare nella tua dimensione. Ci saranno altri umani con cui potremo parlare.»

«Allora bruciatemi, e scoprirete quanto vi sbagliate», ribatté Septern, mettendosi in piedi.

Ara-Kaan arretrò la testa.

«No!» gridò Sha-Kaan. «Grande Kaan, non farlo. Ascoltalo. È riuscito a padroneggiare il contatto dimensionale. Merita un certo rispetto.»

«È un umano», osservò Ara-Kaan, sprezzante.

«Ed è qui, dove non dovrebbe trovarsi», osservò Dun-Kaan, parlando per la prima volta.

«Ascoltatelo», disse Sha-Kaan. Ara-Kaan rilassò il collo. «Parla, umano.»

«Grazie.» Septem fece un inchino irridente. «Concedetemi, vi prego, di presentarmi. Sono Septem, un mago della Città College di Dordover. Non mi sento tuttavia legato da obbedienza a nessun College, dato che ho avuto la grazia di conoscere più discipline.»

«Ottimo», commentò Los-Kaan, mentre con la coda si gettava acqua sulla schiena. «Allora questo significa che più di una tra queste discipline prevede la conoscenza della magia dimensionale, come tu la chiami?»

Septem soppesò il vero significato della domanda. Poi scrollò le spalle. «Sì. In linea di principio, tutti e quattro i College possiedono le conoscenze per sviluppare la magia dimensionale. È una materia che trascende i confini morali, quindi spetta al singolo mago la responsabilità di proseguire le ricerche, arricchendo i pochi preziosi studi compiuti in questo campo. La teoria dimensionale è nuova e pertanto viene guardata con sospetto.»

«Non da te», osservò Ara-Kaan.

«Senza dubbio», convenne Septem, sorridendo. «L'ho creata io.»

Il drago allungò le fauci enormi, mostrando una fila di denti ingialliti. «Dimmi perché ci sbagliamo tanto sulle tue porte dimensionali.»

«Perché, quando ho varcato lo squarcio, ho effettuato qualche adattamento alla sua magia. Il punto di partenza del vostro viaggio è fondamentale e, dato che gli squarci per la dimensione degli uomini-uccello e di Balaia sono collegati, dovete partire da Balaia per tornare qui. Quindi per voi gli squarci sono inservibili.» Il sorriso di Septem si fece condiscendente.

«Per i cieli, se non fossi sicuro che tu dica il vero, ti brucerei la carne su quelle ossa cadenti», ribatté Ara-Kaan.

«È la vostra risposta a tutto, no? Dare fuoco a quanti vi oltraggiano e sperare che imparino la lezione. Non c'è da stupirsi che combattiate contro gli Skar e distruggiate le vostre stesse terre.»

«Che vuol dire?» chiese Dun-Kaan. La lingua gli guizzò sul volto sbiadito per l'età e gli inumidì le palpebre.

«Sembrate abbastanza intelligenti. Perché non dialogate con gli avversari?»

«Non sai niente della nostra storia», replicò Los-Kaan. «Il tempo per dialogare è finito ormai; la conquista è l'unico modo per garantire la pace.»

«Che gli dei possano precipitare, mi sembra di star parlando con uno degli occadi», osservò Septern.

«Un cosa?»

«La popolazione che minaccia le mie terre e la mia gente.» Il mago scosse la testa. «Ma non importa. Cosa volete da me?» D'un tratto il tono si era fatto impaziente. «E perché sembra che abbiate già incontrato esseri umani come me?»

«Non proprio 'come te'», lo corresse Sha-Kaan. Gli altri draghi assentirono.

«Perché non rispondi alle domande dell'umano?» chiese Dun-Kaan al drago più giovane. «Sarà una buona verifica delle tue conoscenze.»

«Sarà un onore.» Sha-Kaan abbassò la testa. «Ci compiacciamo di essere creature complesse intrappolate in corpi sgraziati, che esprimono tutte le loro potenzialità nel volo. Molti di noi bramano la libertà donata da mani in grado d'intagliare e di costruire, e da una mole e una flessibilità che consentano di andare ovunque», disse Sha-Kaan.

«Ma barattare la vostra mole con una più piccola significherebbe perdere il potere», commentò Septern.

«E non saremmo più draghi», convenne Sha-Kaan. «Perciò il desiderio si limita a quei momenti in cui osserviamo i vestare al lavoro nelle strutture che vorremmo tanto costruire noi.

«Ma non è solo questione di mole, forza e abilità. Percepiamo la pressione delle dimensioni, possiamo viaggiare in esse senza l'aiuto di una magia come la tua, e abbiamo bisogno delle energie che ci forniscono per sopravvivere e svilupparci.»

«Perciò non avete bisogno di me.»

«Sì, invece.» Sha-Kaan si avvicinò di più, protendendosi tanto da coprire Septern con la propria ombra. «Lasciare la nostra dimensione senza sapere dove finiremo è un rischio che correrebbero solo gli stolti o i disperati.»

«Ma avete visto altri esseri umani», insistette Septern. «Perciò dovete essere stati su Balaia.»

«Abbiamo delle visioni. Tutti i draghi le hanno. Ho visto scenari infinite dimensioni, compresa la vostra, quando l'allineamento era giusto, e sono passate nella sfera della mia mente. Ma, per quanto ne sappiamo, non siamo in grado di andare in quei luoghi a meno che non ci venga mostrata la via o non li raggiungiamo per un colpo di fortuna dopo un volo alla cieca.» Sha-Kaan si sistemò sul ventre, piegando le zampe anteriori davanti al petto. Le squame scintillarono dorate quando riflessero il luccichio del fiume. «Vogliamo che ci mostri la via per la tua dimensione.»

Il mago ebbe un moto di scherno. «Non mi sorprende. Ma, se non vi dispiace, credo che rinuncerò al genere di aiuto che avete offerto agli uomini-uccello. Mi piace il mio mondo, e mi piacciono le persone che lo abitano. Alcune, perlomeno.»

«Cocciuto di un umano», sibilò Ara-Kaan.

«Datemi una sola buona ragione perché debba invitarvi a incendiare la mia dimensione», ribatté Septern.

Sha-Kaan chiuse gli occhi e inspirò lentamente, stupito che a quell'umano fosse consentito rivolgersi agli Antichi con tale mancanza di rispetto. Tuttavia gli sembrava che il suo ragionamento non fosse completamente sbagliato. «Prima o poi un'altra stirpe troverà infine la via per la vostra dimensione. E il loro desiderio potrebbe essere quello di distruggervi, non di proteggervi», disse, pacato.

«Perché?»

«Una stirpe può avere solo una dimensione d'interscambio», spiegò Dun-Kaan, come se parlasse a un draghetto non particolarmente intelligente. «Qualsiasi stirpe trovi una seconda dimensione non protetta - e, credimi, tutti la cerchiamo - ne distruggerà il tessuto fondamentale per evitare che cada in mano nemica. Se la vostra dimensione e quella della stirpe Kaan s'interscambiassero, noi potremmo proteggervi difendendo il vostro mondo da tutte le altre stirpi.»

«E vi aspettate che creda che non abbiate già una vostra... dimensione d'interscambio?» Septern inarcò le sopracciglia.

«Non ti capiamo.»

«Come faccio a sapere che non aspettate che vi aiuti soltanto perché poi possiate distruggere Balaia?»

I draghi non potevano sorridere come gli umani, ma lo spazio tra loro fu pervaso da una specie d'ilarità.

Septern lo percepì e non poté reprimere una reazione. «Che c'è di tanto divertente?»

«Ti assicuro, Septern di Balaia, che, se tu fossi il rappresentante di una dimensione d'interscambio nemica, la tua mente risulterebbe chiusa a noi, identificandoti come tale», disse Ara-Kaan. «Le tue ceneri annerite si spargerebbero sulla terra di Keol, mentre noi saccheggeremmo la tua dimensione dopo avere varcato le porte che hai creato.»

«Capisco perché lo troviate divertente», replicò Septern, impassibile. «Presumiamo che accetti ciò che dite. Come ci proteggerete e, fatto più importante, cosa vi aspettate in cambio?»

«Forse la risposta susciterà il tuo interesse di studioso della teoria dimensionale», disse Sha-Kaan. «Ogni dimensione, e ogni essere vivente di quella dimensione, hanno un segno che li caratterizzano. Noi possiamo conoscerlo tramite la divinazione, fondendo le nostre menti con la tua.»

Septern gli fece cenno di continuare.

«Una volta che il segno verrà appreso dalla stirpe, la mente dei Kaan potrà proteggere la vostra dimensione dalle stirpi nemiche. Quando saremo più forti grazie al flusso di energia proveniente dalla vostra dimensione, potremo impedire alle altre stirpi di avere visioni di Balaia.»

«Traete energia dalla mia dimensione?» Septern, nonostante i dubbi, cominciava a dimostrarsi interessato.

«Sì», rispose Sha-Kaan. «Lo spazio interdimensionale è energia casuale, priva di direzione. Noi la percepiamo, tutti i draghi la percepiscono, ma il caos può soltanto sostenere le nostre menti. Una dimensione vivente è l'unione delle energie in una forma coerente. Trovare una dimensione d'interscambio è il sogno di ogni stirpe, perché può essere utilizzata per migliorare le menti della stirpe ospite, per aumentarne la forza, la capacità riproduttiva, la dimensione e la vita. La vostra dimensione, con la sua magia e con la sua energia vitale, è particolarmente ambita.»

Septern rifletté a lungo, con la fronte aggrottata, torcendosi le mani.

Sha-Kaan trovò la scena intrigante. I vestare, seppur preziosi, non avevano le capacità intellettuali di quell'umano. Il drago era affascinato dal mago: aveva sondato la periferia della sua mente e vi aveva trovato una pulsante di energia.

«Quando avrete acquisito il segno della mia dimensione, l'intercambio sarà completo?» chiese Septern.

«È il passo principale, ma non rende effettivo l'interscambio», rispose Sha-Kaan. «Il segno è la luce verso cui e da cui navigare partendo da questa dimensione o facendovi ritorno, presumendo che l'al-lineamento resti costante. La vostra dimensione chiama anche voi, ma la vostra mente non è in grado di udirne il canto.»

Septern annuì. «Ma io ho altri modi per scoprire la sede delle dimensioni.»

«Saremmo molto interessati a scoprire i tuoi metodi», affermò Ara-Kaan, avvicinando di nuovo la testa.

Septern sorrise. «Un'altra volta. Allora ditemi, come posso aiutarvi a realizzare l'interscambio?»

Sha-Kaan espirò dalle narici; due flussi di aria solleticarono il volto del mago. «Niente di più semplice», dichiarò. «Sto per entrare nella parte più profonda della tua mente, quindi non combattermi. In quel modo si scatenerebbe il dolore, e la tua mente è troppo preziosa per essere danneggiata.»

«Farò del mio meglio.» Septern si trovava su una pietra ricoperta di erba. «Aspetta un attimo.» Chiuse gli occhi. «La mia mente è aperta. Proprio come prima di preparare un incantesimo.»

«Bene», osservò Sha-Kaan. «Non ti farò del male, purché tu non mi resista.»

«Procedi quando vuoi.»

«Fatto», dichiarò Sha-Kaan, dopo un po'. «La tua mente è straordinaria. Possiamo imparare molto l'uno dagli altri.»

«E adesso che succederà?» domandò Septern, con un'espressione dubbiosa sul volto.

«Adesso potremo viaggiare nella tua dimensione. Adesso potremo fare di voi esattamente quello che vorremo.» Il tono di Ara-Kaan era venato di freddezza.

Sha-Kaan provò un attimo di paura, prima di capire che l'Antico stava scherzando.

Septern era diventato bianco come un lenzuolo ma il Grande Kaan gli fece tornare il colorito. «Fortunatamente per te, Sha-Kaan ti ha detto la verità. Quello che vogliamo da voi sono più persone con la mente aperta come te. Sha-Kaan ti mostrerà un altro modo per tornare a casa e ti spiegherà con precisione cosa ci serve.»

L'incontro finì. Gli Antichi si allontanarono senza aggiungere altro.

Sha-Kaan restò con Septern, il primo dragonene di Balaia. «Vieni. Lascia che ti mostri come s'integreranno le nostre dimensioni.»

Il servitore di Sha-Kaan entrò di corsa nella cupola dell'Apertura d'Ali, distogliendolo dai ricordi. «Mio Grande Kaan, sempre vostro servo.»

Sha-Kaan alzò leggermente la testa dal terreno umido. Il ve-stare davanti a lui era alto per la sua specie e, seppure non più giovane, conservava ancora la corporatura robusta e muscolosa caratteristica della sua razza. I capelli, del colore dell'oro e dell'erbafiamma secca, erano rasati sopra le orecchie e arrivavano fino alla nuca e in prossimità delle sopracciglia. Gli occhi, grandi e di un blu intenso, captarono la luce attenuata della cupola. La barba intrecciata, segno del grado di servitore del Grande Kaan, gli arrivava al petto.

Collegando le menti non c'era necessità di parlare.

«La vostra chiamata aveva un tono urgente, Grande Kaan.»

«Gli umani verranno qui, Jatha, attraverso la porta di Septern. Non dobbiamo perderli. Ci serve il loro aiuto.»

Jatha deglutì vistosamente. Il sudore che gli comparve sulla fronte non era dovuto soltanto alla calura all'interno della cupola. «Quando verranno?»

«Presto. Non posso essere più preciso. Hanno un cammino difficile sul lato opposto della porta. Ma dovrai organizzare i vestare perché li accolgano. Bisognerà escludere il rischio che raggiungano la porta prima di voi. Andate laggiù, in numero sufficiente da potervi difendere. Non avrete aiuto da parte della stirpe, attirerebbe troppo l'attenzione. Dovete partire quando il globo di luce si sarà levato altre tre volte.»

«Come desiderate, Grande Kaan.» Jatha chinò il capo. «Posso chiedere perché vengono?»

«Hanno la responsabilità di riparare il danno che hanno creato nel nostro cielo e di eliminare il pericolo per Balaia.»

«Un compito gravoso.»

«Sì.»

«Siete preoccupato. Ci riusciranno?»

Sha-Kaan fissò il vestare, battendo con lentezza le palpebre e facendo guizzare la lingua su di esse. «Non lo so», rispose infine «Sono umani. Sono fragili, ma si credono forti. Hanno però una cosa: la tenacia. E l'inventiva. E possiedono una magia che ci può aiutare.» Sha-Kaan appoggiò di nuovo la testa sul terreno, allungandosi per prendere un po' di erbafiamma. «Ho bisogno di riposare. Ora va' e organizzatevi. Mangerei al calare del buio.»

Sha-Kaan lasciò vagare la mente. L'incarico di Septern in qualità di primo dragonene aveva avuto vita breve. In quell'umano c'era sempre stato qualcosa di pericoloso e d'incontrollato e la stirpe Kaan aveva finito per non apprendere mai i segreti della localizzazione dimensionale.

 

Un vestare aveva condotto Septern nella sala d'interscambio, un'ampia struttura sotterranea solo in parte situata nella dimensione dei Kaan. Sha-Kaan stesso si era portato nella sala le cui porte, come quelle dell'Apertura d'Ali, non avrebbero potuto accogliere nessun essere grande quanto un drago.

«Le porte abbastanza grandi da accogliere un drago sono inutili», disse Sha-Kaan in risposta alla domanda di Septern. «Credo di non dover descrivere gli sforzi necessari a costruirle e ad azionarle.»

La sala d'interscambio era stata costruita nella speranza di scoprire una dimensione d'interscambio adatta. Appresa la notizia che l'evento si era infine verificato, i festeggiamenti erano stati ritardati mentre i vestare si affaccendavano per preparare la cerimonia. Le loro grida echeggiavano nelle sue profondità. Si erano riversati lì a centinaia, eppure stentavano a riempirla. Avevano lucidato mosaici e marmi, tolto la polvere dalle statue e stipato di erbafiamma la sala, che poteva tranquillamente ospitare duecento draghi.

Septern era ancora sospettoso, nonostante l'atteggiamento amichevole di Sha-Kaan. La sua spacconeria nascondeva la profonda preoccupazione per ciò in cui si era imbattuto e per il prezzo che Balaia avrebbe dovuto pagare per l'accordo con la stirpe Kaan.

La sala in cui si trovava era la costruzione più grande che avesse mai visto, lunga centinaia di passi, col tetto che si perdeva nell'oscurità e coi grossi bracieri addossati alle pareti che ne esaltavano ancora di più la vastità. Il mago riusciva a malapena a vedere l'arco opposto a quello sotto cui si trovava; solo quando i suoi occhi si furono adattati a poco a poco al buio e alla distanza capii che la serie di diciotto archi, ognuno grande abbastanza da consentire al drago più grosso di passarvi sotto, conduceva ad altri spazi che lo sguardo non raggiungeva. Fece alcuni passi nella sala, osservando le statue dei draghi e le rap-prestazioni delle battaglie realizzate a mosaico che costellavano le enormi aperture di pietra. Gli archi stessi erano larghi e alti, misuravano ciascuno più di dieci passi di larghezza e cinque di altezza. Tutt'intorno c'erano incisioni con motivi di foglie e piante, grandi rampicanti che salivano sinuosi per intrecciarsi, in fiore, sulla sommità.

Septern si accostò all'arco più vicino. Quando vi guardò dentro, un senso di totalità e di oblio irruppe fragoroso nella sua mente. Aveva già provato quella sensazione e sentì i battiti del cuore accelerare.

«Sei affascinato», affermò Sha-Kaan.

«Cos'è questo posto? L'energia è quasi palpabile.»

«È la nostra versione della vostra porta dimensionale. Stai osservando un corridoio d'interscambio. Scegline uno ed entra, lo sarò dietro di te.»

«Se è lo stesso, vai tu per primo. Paura dell'ignoto.» Septern sorrise debolmente.

«O sfiducia nei confronti dei Kaan», affermò il drago. «D'accordo.» Sha-Kaan attraversò la sala d'interscambio con le ali spiegate per bilanciarsi, mentre le zampe lasciavano profonde impronte nel terreno molle, che vibrava a ogni passo.

Septern lo seguì ma il drago, che aumentò incredibilmente velocità nonostante l'andatura goffa e dondolante, scomparve in un corridoio subito a sinistra rispetto al centro, mentre il mago balaiano lo guardava.

«Sbrigati, umano», gridò il drago. «La rinascita della stirpe Kaan è vicina.»

A destra della sala d'interscambio comparve un altro drago, che si stagliò eretto prima di rilassarsi sul terreno. Mentre i vestare si davano da fare, l'aria smossa fece ondeggiare l'erba sul terreno e i capelli sul capo di Septern. Un terzo drago si portò nello spazio, proprio alle spalle del mago.

In preda all'improvvisa paura di essere schiacciato da una delle massicce creature dorate, Septern prese a correre. Mentre si avvicinava all'arco scelto da Sha-Kaan, udì altri draghi arrivare nella sala. I richiami si mescolavano delicatamente, pervadendo lo spazio di una dolce melodia, allo stesso tempo suadente e spaventosa. Dando un ultima occhiata, il mago vide una sala che sembrava piena di energia allo stato grezzo. I draghi sopraggiungevano l'uno dopo l'altro e l'impatto con la loro maestosità tolse il fiato all'umano. Septern si gettò allora nello squarcio, dietro Sha-Kaan.

Tanto diverso dal viaggio dimensionale provocato dalla magia, il percorso nel corridoio fu come camminare in una nebbia densa, opprimente. La sala piena di suoni e di luci era scomparsa. Tutt'intorno c'era la pressione di quello che doveva essere lo spazio interdimensionale. Septern tese le mani, ma non sentì nulla. Sotto i suoi piedi la traccia di un sentiero emanava una luce irreale; intorno al suo corpo, una delicata pressione gli risucchiava l'aria dai polmoni e gli schiacciava il petto, ma non c'era dolore.

Prima che avesse il tempo di rendersi veramente conto della sua velocità, arrivò in un'altra grande sala a cupola con un'alta porta di legno a due battenti, bordata di ferro, che si apriva nella parete opposta. Sha-Kaan gli stava di fronte, davanti a uno dei tanti arazzi raffiguranti un paesaggio. La luce che proveniva da torce, lanterne, candelieri riccamente intagliati e bracieri popolava la stanza di ombre in movimento. A un'estremità del locale, vari fuochi ardevano nei caminetti producendo un calore soffocante. Da dietro le porte si udivano il trascinarsi, lo scalpiccio e i tonfi di molteplici passi.

La mente di Septern fu pervasa da sensazioni di calma e divertimento. «Non mi dirai che questa è Balaia...»

«No, è una struttura nello spazio interdimensionale», disse Sha-Kaan. «Un giorno ti spiegherò come farla, ma per ora ti basti sapere che è simile a un molo: costruito sul mare, ma con le basi saldamente ancorate alla terraferma.»

Il mago guardò dietro di sé. Non c'erano segni che indicassero il punto da cui era entrato nella sala; il muro alle sue spalle era uniforme.

«Non troverai la via del ritorno in quel modo», affermò Sha-Kaan. «Ti serve il segno dei Kaan per raggiungere la sala d'interscambio.» Septern annuì. «E gli archi della vostra sala arrivano tutti in posti del genere?»

«Sì. Sono diciotto. È il numero massimo che possiamo proteggere dai nemici.»

«Quanto distiamo da Balaia? Se parlare di distanza ha un senso.»

«Non ce l'ha, e questa domanda mi fa capire molto del tuo modo di pensare. Per entrare nel tuo mondo, nella tua dimensione, basta semplicemente identificare il tuo punto preferito di accesso. Usando il tuo segno, posso garantire che ciò accada.»

«Tutto qui?»

«Sì.»

Septern trovava tutto molto semplice. Ma doveva esserci un tranello qualcosa che Sha-Kaan teneva ben nascosto; proprio come il vero prezzo di un patto con la dimensione demoniaca era celato ai maghi che lo chiedevano. «Così avete tutto ciò che vi serve?»

«No», rispose Sha-Kaan. «La difesa della vostra dimensione ha un prezzo, ma è basso.»

«Sentiamolo.»

«A te e agli altri maghi dragonene chiediamo solo di essere disponibili e di rispondere ogni volta che vi chiamiamo. I deboli e i feriti useranno queste stanze per recuperare le forze, ma il corridoio dovrà essere aperto, e ciò significa che i dragonene dovranno essere sempre pronti, al nostro servizio.»

«Sarò prigioniero nella mia casa, in attesa che mi chiamiate», osservò Septern. «È inaccettabile.»

Sha-Kaan arretrò di scatto la testa. «Non hai capito. Ora che ho il tuo segno, se accetterai di essere il mio dragonene, potrò sfiorare la tua mente ovunque tu sia e aprire il portale, se devo, in qualsiasi punto di Balaia. Sei tu la chiave per la connessione, ma il corridoio più efficace sarà sempre posto presso la del tuo potere, che presumo sia casa tua.»

Septern rifletté sulle parole di Sha-Kaan. Sapeva di avere ben poca scelta, visto che gli aveva già dato non solo il segno della dimensione di Balaia ma anche il suo segno personale. «Perché stare qui vi aiuta a riprendervi? Non è meglio riposare nella terra della stirpe?»

«A entrambe le estremità delle stanze c'è una dimensione di energici fusa. In ogni dimensione questa segue ancora una direzione casuale. Ma il corridoio aperto induce un flusso di energia solo in una direzione. In questo flusso noi ci crogioliamo, in modo da accelerare il processo di guarigione. Lo chiamiamo 'Klene'.»

Septern restò senza fiato. Il drago stava parlando d'imbrigliare il flusso dimensionale. Era una tecnica che lui non si sarebbe mai sognato d'imparare. «Questi flussi saranno visibili a qualsiasi drago voli spazio interdimensionale. Allora potrebbero seguirli fino alla sala d'interscambio o su Balaia, non è così?»

«Le probabilità sono tanto esigue che non riesco nemmeno a valutarle», rispose Sha-Kaan. «Non solo proteggiamo i corridoi come facciamo con la nostra dimensione, ma volare in uno spazio interdimensionale e come per te camminare in una nebbia impenetrabile. Il rifugio potrebbe essere a portata di mano, ma tu proseguiresti senza saperlo.»

«A meno di non imbattersi casualmente in esso.» Septern si grattò la testa. «Capisci il mio punto di vista?»

«Sì. Ma la differenza è che un segno ben protetto è, a tutti gli effetti, qualcosa che non c'è. Un drago privo del segno volerebbe attraverso lo stesso punto dello spazio interdimensionale senza raggiungere ciò che cerca.» Sha-Kaan abbassò il collo sinuoso, entrando in contatto visivo con Septern. «Accetti di essere il mio dragonene?»

Il mago annuì. «Sarebbe un onore. Ma ho un'altra domanda. Hai detto che è importante proteggere il tessuto delle dimensioni d'interscambio. Cosa intendevi?»

L'alito di Sha-Kaan stuzzicò il volto di Septern e la mente dell'uomo fu pervasa da sensazioni di calore e di gioia.

«Maghi e Kaan cresceranno insieme», disse il drago. «Per rispondere alla tua domanda, useremo la tua dimensione come esempio. Bahia è soltanto un continente del vostro mondo, ma la concentrazione di magia le ha conferito una grande importanza. Perché operi come dimensione d'interscambio, basata sui legami coi dragonene che nominerai, è necessario che molti luoghi restino integri. Il vostro lago, il centro della vostra magia, è uno di questi. I centri delle antiche torri magiche nelle vostre città sono altri. Il complesso di rocce e di massi vicino alla vostra città principale, la catena che chiamate Taranspike, è un altro ancora. Anche la tua casa lo sarà. I draghi potrebbero distruggere tutto. Noi dobbiamo proteggere questi luoghi, anche dai vostri stessi poteri.» Sha-Kaan inclinò la testa, con aria interrogativa. «Sei preoccupato.»

Me lo si legge chiaramente in volto, pensò il mago. Ma la soluzione al problema si trovava proprio di fronte a lui. Avrebbe voluto vedere chi sarebbe stato capace di sottrarre l'amuleto a Sha-Kaan. «È parte della ragione per cui mi trovavo con gli uomini-uccello. Ho creato qualcosa che non posso distruggere, ma che non voglio cada nelle mani sbagliate su Balaia. Volevo nasconderlo al di là di una porta dimensionale, ma sono diventato curioso ed è per questo che ti ho incontrato. Gli uomini-uccello conservano una parte del segreto, forse voi dovreste avere l'altra.»

«Che cosa sarebbe?» domandò Sha-Kaan.

«Potrebbe rimuovere tutti quei tessuti dimensionali di cui hai parlato.» Septern prese un amuleto inciso, appeso a una catena che portava al collo. «Questo è la prima parte dell'enigma. E un incantesimo. Un incantesimo davvero molto potente. L'ho chiamato Ruba Aurora.»