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A Melanie bruciavano gli occhi e facevano male i piedi. Mancava poco alle dieci di sera e per giunta era venerdì, il momento ideale per tornare finalmente a casa. Aspettava l’ascensore nell’edificio della polizia e spostava il peso da una gamba all’altra. Se fosse sgusciata fuori dalle sue scarpe con i tacchi a spillo, non sarebbe più riuscita a rientrarci. Non avrebbe potuto far altro che correre a piedi nudi fino alla macchina.
Un’ora prima aveva inviato un sms a Gerhard per dirgli di cenare da solo, ma lo conosceva abbastanza da sapere che l’avrebbe aspettata comunque. Finalmente suonò il campanello dell’ascensore. Melanie entrò e, poco prima che la porta si chiudesse, Hauser s’infilò con lei nella cabina. Aveva la cravatta allentata, le maniche rimboccate e il viso sembrava stremato.
«Tardino, eh?!» commentò Melanie.
«È lei che non mi lascia un attimo di tregua», rispose il poliziotto con un sorriso stanco. «In sala interrogatori ha tirato dei bei colpi bassi a Breinschmidt.» Colse una traccia di rispetto nella sua voce. «Ha studiato il manuale del BKA sulle tecniche di interrogatorio?»
Melanie scosse il capo. «Intuito femminile.»
«Niente male. Qualcuno dei nostri colleghi potrebbe averne bisogno.»
«Mi ricordi allora di proporre al suo superiore un corso di formazione.»
Come mai d’un tratto Hauser era così gentile? Forse dipendeva dai risultati ottenuti quel giorno? Del resto, neppure lui era così male come aveva pensato all’inizio delle indagini. La porta dell’ascensore si aprì al pianterreno e, passando per la hall, i due andarono verso l’uscita.
«Nell’interrogatorio successivo Breinschmidt è crollato.»
«Ha di nuovo chiesto un avvocato?»
«Non è stato necessario. Ha confessato l’omicidio della madre di Clara.»
Uscirono all’aperto passando per la porta girevole. Fuori era fresco e si sentiva il puzzo dell’inceneritore. Autovetture e pullman sfrecciavano in piazza Josef Holaubek. Per aria, si vedevano le scintille del tram.
Melanie fissava la notte. I fanali delle macchine l’accecavano e dentro di sé provava un senso di vuoto. Se non avesse sacrificato il suo tempo libero per la carriera e avesse curato il rapporto con Ingrid, forse la sua amica sarebbe stata ancora viva e Clara avrebbe avuto ancora una madre. In compenso, aveva ottenuto la confessione di Breinschmidt. Una magra consolazione, che la lasciava depressa.
«So quel che sta passando», disse Hauser. «Mi dispiace.»
«Grazie.» Si accorse che il vento le faceva scendere le lacrime.
Hauser abbassò lo sguardo turbato. «In fondo siamo una bella squadra. Abbiamo anche iniziato i controlli su Lazlo. Se ne occupa un collega. Rimandiamo a domani o preferisce discuterne adesso?» Guardò l’orologio. «La invito a prendere una cioccolata calda.»
«Grazie, davvero allettante.» Melanie si aprì il colletto del soprabito. «Ma ho ancora un’ora di viaggio per arrivare a casa e non vedo l’ora di infilarmi a letto. E poi lei deve preparare le cavallette per i suoi gechi.»
«Sono animaletti di poche pretese.» Tirò fuori dalla tasca la chiave della macchina e la fece roteare sul dito.
Hauser aveva ragione. Nonostante avessero atteggiamenti molto diversi formavano una bella squadra. Eppure c’era una cosa che non le tornava. «Perché Breinschmidt non ha fatto semplicemente sparire il computer?»
«Glielo abbiamo chiesto anche noi», rispose. «Dopo la morte di Ingrid ha nascosto subito il pc in cantina. Aveva in programma di smontare il magnetrone e smaltirlo in una discarica, ma dopo il rapimento di Clara se n’è completamente dimenticato. Ho il sospetto che sia solo troppo sicuro di sé.»
«Per nostra fortuna», mormorò Melanie. Se Breinschmidt avesse cancellato ogni traccia, la morte di Ingrid sarebbe rimasta per sempre un mistero irrisolto. «Quando avremo finito con l’accusa per l’omicidio di Ingrid Breinschmidt, richiederemo la riesumazione della prima moglie. Magari riusciremo a imputargli anche un secondo omicidio.»
«Pensa che avesse usato già allora il magnetrone?» domandò Hauser.
«Probabile. E visto che all’epoca l’aveva passata liscia, non lo ha fatto sparire neppure stavolta», concluse Melanie ad alta voce. E magari contava di usarlo una terza volta.
Sapeva già che l’attendeva una notte in bianco piena di dubbi e rimorsi. Dopotutto l’indomani avrebbe preparato l’accusa formale contro Breinschmidt, distruggendo non solo la sua vita ma anche quella di Clara. La piccola, che al momento si trovava presso la madre di Breinschmidt, sarebbe finita in un centro di tutela dell’infanzia e non c’era niente che Melanie potesse fare per impedirlo.
Hauser si infilò una sigaretta in bocca. «In ogni caso, Breinschmidt non ha niente a che vedere con il rapimento di Clara e con i suoi tatuaggi.»
«Lo so.» Melanie rifletteva. «È stato qualcun altro.»
«Per come la vedo io, ama quella ragazzina come se fosse sua figlia.»
Per Melanie era difficile ammetterlo, ma era la verità. Se ripensava alla grande gioia di Breinschmidt e di Clara al momento del ritorno a casa della ragazzina, quando si era gettata tra le sue braccia dopo un anno di separazione, e al profondo turbamento di Breinschmidt quando aveva scoperto che anche Clara aveva usato il computer manipolato, Melanie non poteva che trarre una sola conclusione: Breinschmidt amava Clara! E probabilmente lei lo ricambiava. Nonostante fosse un assassino, forse persino recidivo.
«Ma restano ancora molti punti da chiarire», disse la procuratrice. «Chi ha impostato la regola nella casella di posta di Clara? E chi è stato a mettersi in contatto con Michelle?»
«Dato che in quella casa non viveva nessun altro, il cerchio si restringe a tre sole persone», rispose Hauser. «Clara, sua madre o Rudolf Breinschmidt.»
«Clara è fuori discussione, non ha mai sentito parlare di Michelle», riepilogò Melanie. «Anche Rudolf Breinschmidt, poiché non sapeva che Clara usava quel computer. E anche la madre di Clara è da escludersi, essendo morta mentre era ancora in corso lo scambio di email con Michelle.»
«Si dovrebbe ipotizzare una quarta persona estranea alla famiglia», dedusse Hauser facendo roteare la chiave sul dito. «Mi sembra alquanto improbabile.»
«Ma è l’unica spiegazione logica», rimuginò Melanie. Poi decise che per quel giorno era meglio lasciar perdere. Era troppo stanca. «A domani», disse, e si diresse alla macchina, mentre le vorticava in mente un pessimo presentimento.
La persona che cerchiamo non ha solo manipolato il pc di Clara, ma ha anche fotografato di sera la ragazzina dalla finestra del bagno.