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Il sole stava scomparendo dietro i tetti delle case quando Melanie entrò nell’ufficio della polizia federale in cui lavoravano gli uomini della task force «Clara». Il grande tavolo rotondo al centro della stanza era disseminato di bicchieri di caffè usati e coperto da pile di documenti. Qualcuno aveva fumato e nell’aria aleggiava ancora un fumo denso, nonostante le finestre a ribalta aperte.

«Tutti i dati relativi a michelle17@gmx.at. Sì, è urgente!» sentì dire a Hauser prima che riattaccasse. Dopodiché il poliziotto lanciò un’occhiata stanca verso la porta e le indicò una sedia libera.

Melanie rimase in piedi.

«Caffè?» propose Hauser.

Melanie rispose di no. «Come procedono le indagini?»

Hauser si sfregò le mani sul viso, un gesto che significava «non so proprio da dove cominciare». Alla fine partì dal bosco in periferia. «Nei pressi di Agnesbrünnl è stato recuperato il cadavere di una ragazzina, tra i sette e gli otto metri sotto terra. Al momento non siamo in grado di identificarla. Probabilmente una straniera, immigrata illegalmente. Per quanto riguarda Clara, la Scientifica non è ancora riuscita a scoprire da quale direzione sia arrivata. La zona è stata setacciata, abbiamo interpellato i residenti... Nessun indizio, nessun altro cadavere... finora.»

«Il riesame dei pedofili che erano incappati nella vostra rete l’anno scorso a cosa ha portato?»

«A niente», sospirò Hauser. «Sempre la stessa storia. Sequestriamo gli hard disk, minacciamo una denuncia e poi vien fuori che si sono guardati solo qualche immagine su Internet che non fa del male ad alcun bambino.»

Quella giustificazione Melanie l’aveva già sentita un centinaio di volte. A certa gente non entrava proprio nella testa che con la loro ricerca quei tizi stimolavano il mercato e che a ogni clic del mouse sostenevano i criminali che da qualche parte nel mondo tormentavano i minori.

«Nessuno di loro ha avuto contatti con Clara», disse a Hauser. «Non possiamo far altro che ammonirli, dopodiché se ne occupa un’altra sezione.»

«Qualcosa sul tizio con la maschera rosso fuoco?»

«Niente... e in tutta franchezza non credo neppure alla ragazzina.»

«Io sì, invece. Penso sia un dettaglio da non trascurare.» Melanie si guardò intorno. «I suoi colleghi hanno tempo per una ricerca negli archivi informatici?»

Hauser si appoggiò alla spalliera, si infilò una sigaretta in bocca e la accese. «Disturbo?»

«Certo che sì.»

Il poliziotto spense brontolando la sigaretta nel posacenere. «Abbiamo già consultato la nostra banca dati. Non ricordo la cifra esatta, ma in Austria vivono circa venticinquemila pedofili.»

«Limitiamo la ricerca su Vienna e la Bassa Austria.»

«Abbiamo già fatto anche quello... e ci siamo concentrati sui pregiudicati.»

«E se considerassimo l’aspetto dei tatuaggi?»

«Restano comunque troppi.» Hauser passò a Melanie un elenco preso dalla pila di fogli.

La procuratrice diede una scorsa a cognomi e indirizzi e stimò che fossero in tutto centocinquanta persone. «Qualche altro indizio?»

«Nel computer sequestrato a casa di Breinschmidt abbiamo trovato delle tracce.»

«Di che tipo?» Finalmente ci sei arrivato!

«Era un computer con un case di plastica. Apparteneva alla madre di Clara, ma è stato usato anche dalla ragazzina.»

In linea di massima, Hauser le raccontò quello che lei e Gerhard avevano già scoperto: Clara possedeva un account personale, si scambiava email con le compagne di scuola, aveva impostato una regola affinché i messaggi provenienti dall’indirizzo michelle17@gmx.at non fossero scaricati, tuttavia né sull’hard disk né sul server delle email esisteva alcun messaggio da quel contatto. A quanto pareva i tecnici erano stati rapidi quanto loro a scoprire la password TKKG.

«È già qualcosa», disse Melanie, fingendo di scoprirlo solo allora. «Quale provider usava per le email?»

«A1.»

Con un totale di sette milioni di utenti di telefonia mobile e rete fissa, Telekom Austria era la più grande fornitrice di servizi di comunicazione del paese. «Okay, mi occupo io di recuperare i dati. Altro?»

Magari un forno a microonde?

Hauser scosse il capo. Non aveva minimamente accennato al fatto che nel circuito elettrico del computer di Ingrid fosse stato montato un magnetrone. O voleva nasconderle quell’informazione oppure non ne sapeva un bel niente.

Melanie uscì dalla stanza e selezionò il numero del giudice Hirschmann.

Lui non le lasciò neppure aprir bocca.

«Molto astuto da parte sua entrare in casa di Breinschmidt con gli agenti del BKA senza un mandato di perquisizione.»

«Abbiamo sentito uno sparo. Pericolo in vista... Dovevamo intervenire.»

«Raffinato, sì, davvero raffinato, il modo in cui riesce sempre a escogitare questi trucchi. Peccato che Breinschmidt abbia già inoltrato un reclamo contro di lei e contro il BKA

«Non posso che augurargli buona fortuna», replicò Melanie. «Possiede illegalmente un’arma e ci sono diversi testimoni che hanno sentito lo sparo provenire da quella casa. Vorrà dire che preparerò una denuncia contro di lui.»

«È per questo che ha chiamato?» domandò.

«No.» Gli raccontò delle tracce risultate dall’esame del computer di Ingrid.

«michelle17@gmx.at», ripeté Hirschmann pensieroso. «Una traccia labile.»

«L’unica che abbiamo!»

«E vorrebbe un’ordinanza per accedere alle copie di backup della Telekom?»

«Esatto», confermò Melanie. «Magari troveremo il traffico email tra Clara e Michelle.»

«Non so», mugugnò il giudice. «Un’ordinanza comporterebbe anche l’accesso a dati di terzi, intaccando il loro diritto alla privacy.»

«Vostro onore, si tratta del sequestro di una ragazzina, di lesioni personali, e nel frattempo di due cadaveri mutilati rinvenuti nella Selva viennese», gli rammentò Melanie.

«Sì, però la smetta di cuocermi a fuoco lento, non siamo in un’aula di tribunale», la interruppe il giudice. «Fino a quando vuole risalire per la richiesta delle copie di backup?»

«Solo alle tre settimane prima del sequestro di Clara», rispose prontamente Melanie. Prima la regola nella casella email non era ancora stata impostata.

Hirschmann rifletté per qualche istante.

«E sono ancora in credito con lei, perché in quella perquisizione della casa lei mi ha rotto le uova nel paniere», sogghignò.

«Ah certo, è stata tutta colpa mia.»

Sì, ormai lo aveva cotto a puntino.

 

Due ore dopo nell’ufficio della task force arrivò una email con allegato un grosso PDF. Hauser diede una rapida scorsa poi emise un fischio. Non appena stampato il file, passò il primo foglio a Melanie e prese il successivo.

«Cosa ha combinato con Hirschmann per costringerlo a far collaborare così in fretta la Telekom?» domandò Hauser.

«Se sai come prenderlo è docile come un agnellino», rispose Melanie.

Erano soli in ufficio. Gli altri colleghi se ne erano andati mezz’ora prima; e Hauser non si fidava a tornare a casa finché c’era ancora Melanie.

Lei osservò le stampate. Si trattava di un elenco delle conversazioni email fra Clara e Michelle nelle tre settimane prima della scomparsa di Clara. La stampante si zittì e Melanie dispose i messaggi sul tavolo in ordine cronologico. Hauser le si chinò sopra le spalle e studiò i fogli.

«Osservi gli oggetti delle mail. Sembra che manchino dei passaggi.»

«Probabilmente i dati derivano da diverse copie di backup e mancano i messaggi cancellati nel frattempo da Clara.»

«Perché dovrebbe averlo fatto?»

«Non lo so.»

Hauser indicò un foglio. «Questo sembrerebbe il primo messaggio.»

 

cara clara,

un tatuaggio è per sempre, lo sai bene, e io capisco i tuoi genitori... I miei sono riuscita a convincerli facendomi all’inizio solo due orecchini e più avanti un piercing al naso; dove andrai a farti le monster high?

au revoir, michelle

 

cara michelle,

grazie delle foto, davvero belle... forse mi faccio fare anch’io un piercing, ma il tatuaggio delle monster high lo voglio a tutti i costi, te lo giuro... be’, non so ancora dove andrò a farlo,

ciao ciao clara

 

cara michelle,

la foto della tua gatta è davvero carina... Purtroppo noi non abbiamo animali domestici. Mi piacerebbe tanto un maine coon o un norvegese delle foreste.

ciao ciao clara

 

cara clara,

un norvegese delle foreste sarebbe figo, ma tornando al tuo tatuaggio... Forse fra un paio d’anni le monster high non ti interesseranno più... Allora, dove andrai a fartelo?

au revoir, michelle

 

cara michelle,

anche se fra tre anni avrò la tua stessa età, twilight non mi interessa... Grazie per il consiglio ma non mi piacciono proprio,

ciao ciao clara

 

cara clara,

grazie delle foto, ma sulla tua schiena non c’è davvero molto spazio, credimi, quel logo non ci sta bene, meglio sarebbe il tuo culetto, sul serio,

au revoir, michelle

 

cara michelle,

sul culetto, scherzi, vero? Ci ho appiccicato un adesivo e ho fotografato col cellulare... Non si vede bene, guarda tu stessa,

ciao ciao clara

 

Lo scambio su foto, piercing e soggetti da tatuare proseguiva per un altro po’. Era una conversazione che non si addiceva a Clara... Le email scritte da ragazzine di dieci anni erano diverse.

«Cosa ne pensa?»

Hauser accostò i fogli. «Non credo che Michelle sia una quattordicenne.»

«Un account fasullo?» domandò Melanie.

«Probabilmente dietro michelle17 si nasconde un adulto, che ottiene con l’inganno la fiducia di minorenni tramite Facebook e poi si fa mandare delle fotografie.»

«Può darsi.» Anche a Melanie quella conversazione sembrava piuttosto innaturale.

«Secondo lei, perché Clara ha impostato nella casella la regola per cui nessuna conversazione con Michelle veniva scaricata sul suo pc?»

Melanie si strinse nelle spalle. Poteva formulare solo ipotesi. «Magari per tenere nascosto a sua madre che parlava di certi argomenti con qualcuno?»

In quel momento sul portatile di Hauser si accese il simbolo di una nuova email in arrivo.

«Potrebbe interessarle», disse. «Il Dipartimento di tecnica criminale è riuscito a porre sotto sequestro due file archiviati da Telekom. Guardi anche lei.»

Hauser aprì la prima foto. Una fotografia sovraesposta mostrava la schiena e le spalle nude di una ragazzina. Si trattava senza dubbio di Clara, come lasciava intuire la metà inferiore del viso.

«Oh no», sospirò Melanie, perché ormai era certo che fosse stata Clara stessa a inviare le foto. «Sembra che si sia scattata una foto davanti allo specchio del bagno.»

La seconda foto era un po’ sfocata, tuttavia si riconosceva più chiaramente il viso di Clara, così come l’accenno del suo minuscolo seno, preso di lato.

Oddio, perché l’hai fatto?

Melanie sentì una fitta allo stomaco.

«Dobbiamo concentrarci su questa Michelle.»

«Oggi ormai non riesco a contattare nessuno della Telekom», rispose Hauser. «Ma domani risaliremo al suo indirizzo IP

«Magari troveremo un tipo che con questo trucco spia le minorenni già da anni.» Melanie ripensò alle due ragazzine morte nel bosco e fu strappata dai pensieri solo quando apparve un altro messaggio della Telekom sullo schermo. Stavolta era allegato solo un piccolo PDF.

Hauser lo aprì. «Guardi. Questa email è ancora più vecchia delle altre e sembra essere davvero la prima.»

 

cara michelle,

mi chiamo clara e ti ho inviato la richiesta di amicizia su facebook... ho il tuo stesso problema, mi vorrei fare un tatuaggio, ma mia mamma non mi lascia. Mi piacerebbe moltissimo tatuarmi il logo delle monster high... come hai fatto a convincere i tuoi genitori?

Ciao ciao, clara

 

Melanie fissava il monitor. Non poteva essere vero. Dallo sguardo di Hauser intuì che stava pensando la stessa cosa.

Era stata Clara a mettersi in contatto con Michelle, non il contrario.