19
Alle sette di mattina Melanie entrò nel suo studio con pantofole imbottite, vestaglia da camera celeste e una tazza di cioccolata calda.
Gerhard era già alla scrivania, Sheila per terra acciambellata accanto al pc di Ingrid, che ronzava piano senza case.
«Buongiorno, tesoro.» Melanie diede un bacio al marito. «Sei sveglio da molto?»
«Dalle cinque, non riuscivo a dormire», mugugnò lui. «Ho collegato un monitor e la tastiera al pc.»
«Ho notato, ma non volevamo solo dare un’occhiata alla parte interna?»
«Sì, ma già che ci siamo...»
«Tipico dei giornalisti. Spero che tu non abbia lasciato impronte.»
«E se anche fosse? Di sicuro le mie impronte non sono in nessun database. Non mi sbatteranno in galera.»
Melanie sospirò.
«Come hai fatto a entrare di nascosto in casa di Ingrid?» chiese Gerhard
Glielo spiegò.
«E quando te la sei svignata con il computer sottobraccio, hai lasciato la porta del terrazzo aperta?»
«No.» Indicò una chiave sulla scrivania. «Sulla mensola vicino alla porta d’ingresso erano appese due chiavi di riserva. Ho sistemato la porta del terrazzo e chiuso la casa dall’esterno.
«Sbatteranno te in galera.»
«Raccontami piuttosto cos’hai trovato.»
«Nel case sono installati trasformatore, magnetrone, diodo e condensatore. Non appena accendo il trasformatore...» Si chinò per collegare un cavo. «... Le apparecchiature superano la normale erogazione di corrente del computer.»
Nello stesso istante Sheila balzò sulle zampe, abbassò le orecchie e arretrò di qualche passo.
Gerhard staccò il cavo. «Quest’affare produce davvero microonde. Ogni volta che si avvia il pc, si propagano per la stanza.»
«Ma dal case non dovrebbe uscire una cascata di scintille, come se fosse Natale e Capodanno insieme?»
«Non in un case di plastica come questo.»
«E l’hard disk?»
«In teoria dovrebbe subire danni, ma le parti delicate del computer sono protette da questa pellicola rivestita di metallo.» Gerhard picchiettò su una superficie color bronzo. «Funziona un po’ da gabbia di Faraday. Per questo le radiazioni ad alta frequenza si propagano solo verso l’esterno.»
«Cioè?»
Il marito alzò le spalle. «Una radiazione di due virgola quarantacinque gigahertz. Non sono un medico, ma starci seduto davanti non può far bene a nessuno. Mi chiedo chi sia il matto che ha installato una cosa simile.»
«Uno che, per esempio, ha un negozio di elettronica», replicò Melanie. D’un tratto le balenò in mente un’idea. «Le microonde possono disturbare anche una rete wi-fi?»
«Certo! Le microonde costringono un modem wi-fi ad andare alla velocità di una lumaca.»
«Quanto stimi che sia la portata?»
«Come minimo duecento metri, perché?»
Melanie rifletté. «Un anno prima che Clara sparisse i vicini avevano iniziato a lamentarsi dei disturbi sulla rete wi-fi. Appena Clara è sparita, Internet ha ripreso a funzionare.»
Gerhard si girò sulla sedia. «Non capisco il nesso. Cosa c’entra il pc con il sequestro di Clara?»
«Nulla. Ma una settimana prima che Clara sparisse, sua madre è morta. E lei usava quel computer per lavorare da casa come ragioniera.»
Gerhard si fece pensieroso. «Magari allora non è un caso, e la morte e il sequestro sono collegati...»
Partì lo screen saver, una foto di Ingrid e della figlia che leccavano un cono gelato naso contro naso.
Gerhard sembrava perplesso. «Hai detto che questo pc era di Ingrid... ma anche Clara lo usava.»
«E come lo sai?»
Gerhard mosse il mouse e fece sparire lo screen saver. «Sul computer ci sono due username: un account per la madre di Clara e uno per la figlia.»
«Magari lo usava solo per qualche gioco al computer. A quell’età...»
«Ti sbagli», replicò il marito. «Clara era iscritta a Facebook e scambiava persino email con alcune compagne di scuola.»
«Te lo sei guardato tutto, vero?»
«Mmm!» borbottò lui. «Sorprendente per una ragazzina di soli dieci anni, no?»
Melanie posò la tazza di cioccolata e avvicinò una sedia. «Fa’ vedere.»
Quando tentò di prendere il mouse, Gerhard le diede un colpetto alle dita. «Pensavo fossimo interessati solo all’hardware...»
«Lascia perdere le sciocchezze! Mi fai vedere le ultime tracce lasciate da Clara su Facebook prima del sequestro?»
«Ho già provato. Ma la memoria temporanea è vuota. Nessun file temporaneo disponibile. Devo collegare il pc alla nostra rete Internet e sperare che i dati siano rimasti sul server.»
«Può succedere che non restino tracce?» domandò Melanie. «Intendo, se prima o poi la polizia analizzerà il pc?»
«Certo, più tardi avrei cancellato i file temporanei e le voci nel registro degli eventi.»
Melanie sospirò. Sembrava tutto così complicato.
«Ma ho qualcosa di più interessante per te.» Gerhard cliccò con il mouse sull’icona delle email. «Le conversazioni con le sue amiche.»
Melanie diede una scorsa agli oggetti delle email. Si parlava di boyband, di zaini delle Monster High, di TKKG, una serie di radiodrammi polizieschi per ragazzi, di Justin Bieber, di insegnanti e compagni di scuola e del suo padre adottivo. Melanie avrebbe voluto aprire quelle con oggetto «Tuo padre», ma qualcosa in lei si opponeva.
Nella sua carriera di procuratrice le era capitato spesso di esaminare la vita privata delle persone senza il loro consenso, ma in quel caso era diverso. Conosceva Clara dalla nascita e per due giorni si era sforzata di conquistare la sua fiducia. E ora le emozioni e i pensieri digitalizzati di quella ragazzina erano lì, davanti a lei. Era un tabù che non intendeva violare.
Sheila alzò la testa, come se si fosse accorta della lotta interiore che turbava la padrona. Doveva vincere la sua curiosità. Di sicuro aveva un’altra possibilità... insieme a Clara.
«Cos’hai?»
«Spegni il pc. Devo trovare un modo per rifilarlo alla Scientifica come materiale probatorio.»
«Così? Di punto in bianco?»
«Non si tratta più solo della morte di Ingrid ma anche del sequestro di Clara. Potrebbe fornirci una nuova pista per le indagini.»
«Come vuoi...»
«Ma prima di spegnerlo, lasciami dare un’occhiata alla rubrica della mail.»
Gerhard le mostrò i dati. Erano registrati solo otto indirizzi. Maria, Jasmin, Nadine, Sybille, Denise, Carmen, Petra, Hanna... tutti nomi che facevano pensare a innocue compagne di scuola.
«Bene, grazie dell’aiuto», mormorò Melanie. «Devo...» S’interruppe. Prima che il marito potesse chiudere la finestra, qualcosa attirò la sua attenzione. «Hai idea di cosa indichi quella bandierina?»
«Sono le regole.»
«Funzionano come le regole di Outlook?»
«Più o meno.»
«Posso vederle?»
«Certo.» Gerhard cliccò sull’icona, poi aprì un’ulteriore finestra. «La regola stabilisce che le email di questo mittente non devono essere scaricate su questo pc.»
«michelle17@gmx.at», lesse ad alta voce Melanie. «Possibile che una ragazzina di dieci anni, interessata alle boyband e alle Monster High, abbia impostato una regola simile?»
Gerhard arricciò il naso, come a dire Ma anche no!
«E dove vanno a finire i messaggi di questa Michelle?»
«Restano sul server delle email», rispose il marito.
«Guarda quando è stata impostata la regola.»
Gerhard cliccò. «Il 4 agosto dell’anno scorso.»
«Nella casella postale ci sono messaggi più vecchi di questa Michelle?»
«All’improvviso sei più curiosa di me», la rimproverò Gerhard, organizzando la posta in arrivo per nome. «No.»
Melanie si mordicchiò un’unghia.
«Smettila!» le disse lui, e le diede un colpetto sul dito.
La moglie rispose con un’occhiata minacciosa. «Ora ci serve un accesso a Internet. Ci riesci? Vorrei controllare se i messaggi di questa Michelle sono ancora conservati sul server delle mail.»
«Cos’è che ti affascina tanto di lei?»
«La regola è stata creata tre settimane prima del sequestro di Clara.»
«Capisco», mormorò il marito. «La storia inizia a farsi interessante.»
Gerhard inserì la password e stabilì la connessione.
«Se vuoi, ora possiamo anche accedere alle sue attività su Facebook», le propose.
«Mi interessa di più questa Michelle.»
Gerhard aprì la pagina webmail Telekom, fece il login dell’indirizzo email di Clara, ma un istante dopo si appoggiò allo schienale rassegnato. «Speravo che la password fosse memorizzata... e invece no.» Lanciò un’occhiata alla moglie in cerca d’aiuto. «Tu per caso non la sai?»
«Prova con Felix.»
Il marito la digitò. «Negativo!»
Provarono invano anche con Monsterhigh, Justinbieber, ma con TKKG ebbero finalmente successo, e si ritrovarono sull’interfaccia della mail. Gerhard cliccò sia sulla posta in arrivo sia sulle bozze e sugli oggetti spediti, ma fu tutto inutile.
«Sul server si trova ancora parecchia roba, ma nessun messaggio da michelle12@gmx.at.»
«O forse sono stati cancellati.» Melanie si appoggiò alla spalliera e incrociò le braccia dietro la testa.
Di sicuro Rudolf Breinschmidt non sapeva che Clara usava il computer di sua madre e dopo la morte di Ingrid aveva portato il pc in cantina assieme a tutte le altre cianfrusaglie. Evidentemente un anno prima, durante la perquisizione della stanza di Clara, gli inquirenti non avevano trovato il computer, perciò fino a quel momento nessuno si era imbattuto nell’account email di Clara o nella sua pagina Facebook.
Melanie fissava il monitor. Che situazione di merda!
Ripartì lo screen saver. Ingrid e Clara fissavano l’obiettivo con il gelato al cioccolato sulla punta del naso.
Doveva trovare un modo per poter usare quel computer come materiale probatorio, e rispondere così a una domanda: chi era quella Michelle?