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Dopo aver parlato con il procuratore generale, che le aveva assegnato ufficialmente il caso di Clara, Melanie Dietz telefonò a Hauser. Era ovvio che la situazione richiedeva l’intervento della polizia federale, e gli diede un’ora di tempo per formare una task force e convocare una riunione in tribunale, nell’ufficio del pubblico ministero.

Quando Melanie arrivò nel suo ufficio alle diciotto in punto, gli uomini del BKA erano già in attesa nell’ingresso. Del team faceva parte anche il medico di Clara. Il resto degli agenti, Melanie li conosceva già da precedenti indagini. Fra di loro nessun padre di famiglia, né donne! Lei avrebbe convocato ben altra gente. Purtroppo però il pubblico ministero era l’autorità che dirigeva l’inchiesta, ma non aveva alcuna facoltà nella scelta del personale utilizzato.

Melanie li invitò a seguirla nel suo ufficio. «Signori miei, grazie di essere venuti», esordì sedendosi.

Gli uomini presero posto al tavolo per le riunioni. La segretaria di Melanie aveva già servito caffè e acqua minerale. Sheila andò al suo angolino, lappò dalla ciotola dell’acqua e si stese sulla sua coperta. Era abituata alle riunioni.

«Indaghiamo contro ignoti», diede inizio alla riunione Melanie e guardò il medico. «Novità sulle condizioni di Clara?»

«Non si tratta di un normale maniaco sessuale. A parte il tatuaggio, la ragazzina non è stata maltrattata. Non ci sono neppure segni di stupro.»

«Strano...» rifletté Melanie ad alta voce. «E il tatuaggio?»

«Alcune parti risalgono a un anno, altre a pochi mesi fa, un paio sono perfino fresche. Il corpo di una ragazzina di dieci anni si sviluppa e i tatuaggi sulla schiena si espandono.»

A Melanie balenò in mente un’idea assurda. «Potrebbe essere questo il motivo per cui è stata tenuta prigioniera per un anno?»

«Per vedere come cambia l’immagine sulla pelle?» Il medico ci rifletté un istante. «Può darsi.»

Melanie lanciò un’occhiata esortativa a Hauser, che subito annotò il dato sul portatile.

«È stata ritrovata in una condizione di abbandono, sporca e con i capelli annodati, disidratata, ipoglicemica e non esposta al sole da un anno. Inoltre ha escoriazioni e ferite da taglio dovute alla fuga. Non ha molta fame, lascia la maggior parte del cibo intatto, tranne il prosciutto... Detto questo, a livello fisico sta bene.»

«E a livello psichico?»

«È traumatizzata, continua a non spiccicare parola e per un’altra settimana sarà assistita in maniera intensiva da un’équipe di medici, prima di poter lasciare l’ospedale.»

«Bene. Domattina usciranno i primi articoli di stampa su Clara, ma noi continueremo a proteggerla dai media. Nessuna foto, nessuna intervista.»

Gli uomini annuirono all’unanimità.

«Serve più personale di sicurezza in ospedale.»

«Abbiamo già provveduto», intervenne Hauser.

«Cosa sappiamo del tatuaggio?»

Hauser si schiarì la gola. «È un soggetto tratto dall’Inferno di Dante.»

Melanie avvertì un brivido lungo la schiena. Aveva visto giusto. «Dettagli?»

«I canti dell’Inferno sono stati illustrati più volte nei secoli. Nell’ottavo canto...» Hauser lanciò un’occhiata al portatile, «... viene descritta la cerchia infernale della palude degli iracondi. Il tatuaggio sulla schiena di Clara è l’esatta riproduzione di quel soggetto.»

Era sconvolgente ascoltare quei dettagli storico-culturali dalla bocca di un ignorante in materia d’arte ma, a quanto pareva, il poliziotto si era preparato a dovere.

«Questo significa che prima ci sono altri sette dipinti», mormorò Melanie, un pensiero che subito la mise in ansia. «Quanti canti sono in tutto?»

«Trentaquattro.»

«Merda!» le sfuggì.

Gli uomini rimasero in silenzio, forse stavano pensando tutti la stessa cosa: quell’indagine era solo la punta di un iceberg.

«Voglio che controlliate l’elenco di tutti i minori scomparsi negli ultimi cinque anni», disse Melanie. «Magari troverete qualche correlazione.»

«L’elenco è lungo e spesso, per quanto riguarda i minori immigrati illegalmente, ci mancano...» disse uno degli agenti.

«Lo so, fatelo comunque», lo interruppe Melanie. «Raccontatemi qualcosa sui risultati della ricerca di un anno fa, quando Clara è scomparsa.»

Hauser si strattonò il nodo della cravatta, mostrando imbarazzo. «Be’, sa benissimo anche lei che per le indagini un episodio avvenuto all’aperto è più complicato rispetto a uno accaduto in uno spazio dove sono ancora presenti tracce.» Hauser non poteva trovare spiegazione più meschina per giustificare il suo fallimento di allora.

«Sì, certo, mi risparmi questi discorsi. Voglio i dati concreti.»

«Clara è sparita più di un anno fa, il 25 agosto. È stata vista per l’ultima volta a Neuwaldegg, a circa tre chilometri di distanza dal luogo in cui l’hanno trovata ieri sera.» Hauser spiegò una cartina di Vienna sul tavolo e mostrò a Melanie il punto esatto.

Neuwaldegg si trovava a nord-ovest della città e confinava con la Selva viennese, una vastissima area boschiva. Clara abitava nelle vicinanze, era stata sequestrata a poche centinaia di metri da casa.

«All’epoca avete fatto qualcosa?»

«Un anno prima era stato trovato un cadavere in un sacco di plastica sotterrato nel bosco. Una ragazzina rumena più o meno dell’età di Clara. Sulla schiena mancava la porzione di pelle fra la nuca e l’osso sacro. Abbiamo seguito anche quella pista, visto che poteva esserci un nesso tra la scomparsa di Clara e il cadavere della ragazzina rumena.»

«E, date le circostanze attuali, quel sospetto non era così infondato», mormorò Melanie.

«Abbiamo avviato una ricerca per individuare maniaci sessuali pedofili, interessati ai tatuaggi.»

«Giusto.» Melanie se ne ricordava. La polizia federale di Vienna aveva messo in rete una pagina web in cui offriva snuff-movie con minorenni tatuate e aveva pubblicizzato la pagina in ambienti specializzati. Il materiale pedopornografico poteva essere scaricato dopo una registrazione anonima e il trasferimento di novantanove euro su un conto corrente di Manila. Ovviamente, il risultato non era certo il download.

«E cosa avete ottenuto?» domandò Melanie.

«Appena settanta utenti sono finiti nella rete, rintracciabili attraverso gli istituti che avevano rilasciato carte di credito e indirizzo IP. Operai edili, autisti del servizio di nettezza urbana, manager, consulenti fiscali, ma anche insegnanti, educatori d’infanzia e assistenti sociali. Uomini di tutti gli strati sociali e lavorativi. Tra l’altro abbiamo trovato persino cinque indirizzi IP del Vaticano, ma dietro a nessuno di loro si nascondeva il sequestratore di Clara. Si sono solo beccati una multa.»

«Dobbiamo analizzarli di nuovo.»

«Due dei miei uomini sono già all’opera.»

«Bene. E Neuwaldegg?»

«Sarà rivoltata da cima a fondo nei prossimi giorni. La durata della fuga e la direzione presa, per ora, sono solo ipotesi. Scandaglieremo un raggio di un chilometro e mezzo rispetto al luogo del ritrovamento.»

«Lo aumenti a tre!»

«Mi mancano gli uomini.»

«Coinvolga le donne!»

«Come prego?»

«Convochi gli allievi di polizia o richieda l’intervento dei vigili del fuoco. Voglio che lavoriate anche di notte e perlustriate il bosco con i cani molecolari.»

«Cosa spera di trovare?»

«Spero di non trovare un bel niente, ma temo che ci imbatteremo nel cadavere di un’altra ragazzina racchiusa in un sacco di plastica.» E con quella frase, l’argomento per Melanie era chiuso. «All’epoca cosa è emerso dall’interrogatorio dei vicini di Clara?»

Hauser scoppiò in una risata forzata. «Niente. Sa cosa ci hanno raccontato i vicini? I Breinschmidt vivevano isolati dal resto del mondo, eppure alcuni residenti si lamentavano perché per un anno pare ci fossero state interferenze nella loro rete wi-fi e il motivo non era mai stato chiarito. Solo dopo la scomparsa di Clara, la rete wi-fi nella zona ha ripreso a funzionare alla perfezione.»

«Si tratta di un solo provider?»

Hauser scosse il capo. «Diversi.»

«Strano», rifletté Melanie ad alta voce. «Ha provato a ipotizzare una causa?»

«In tutta franchezza, mi mancavano gli uomini per occuparmi anche di quello.»

«Okay, c’è altro?»

«I vicini non hanno notato nient’altro di insolito.»

«All’epoca avete interrogato Rudolf Breinschmidt?»

«Ovvio. Ma aveva un alibi per l’ora del rapimento.»

Melanie si insospettì. «La madre di Clara era morta una settimana prima e lui ha un alibi per il momento in cui sua figlia è stata rapita? Chi badava a Clara?»

«Nessuno. Era sola in un parco giochi non lontano da casa e lui sarebbe andato a prenderla di lì a un’ora, dopo aver recuperato la macchina dal meccanico.»

Inconcepibile! Solo un individuo senza cuore lascia una ragazzina di dieci anni, che ha da poco perso la madre, sola al parco giochi per ore. Per giunta, in una zona dove era stato ritrovato il cadavere sotterrato di un’altra ragazzina.

«Quand’è che Clara potrà rivedere suo padre?» domandò il medico.

«Suo padre è morto», rispose Melanie drastica. Oddio, quello sì che era un uomo buono come il pane.

«Intendevo Rudolf Breinschmidt. Si spazientirà e non so proprio per quanto ancora riusciremo a tenerlo a bada.»

Melanie ci rifletté un istante nel tentativo di trovare le parole giuste. «Non sono convinta che al momento per Clara sia una buona idea incontrarlo.»

«Ce l’ha con Breinschmidt, vero?» ipotizzò Hauser.

Ovvio. Era uno stronzo egoista e, per quanto la riguardava, il sospettato numero uno. Ma se lo avesse ammesso, il procuratore generale le avrebbe tolto il caso, prima di poter emettere il mandato di cattura.

«Cosa avete scoperto su di lui?» domandò per tutta risposta.

«Ha conosciuto la madre di Clara tre anni fa, l’ha sposata e ha adottato la figlia.»

«Adottata?» sfuggì a Melanie. «Così Ingrid non ha solo rinunciato alla sua pensione da vedova, ma anche alla pensione da orfana per Clara?»

Hauser annuì. «Rudolf Breinschmidt aveva un negozio di elettronica in periferia e non guadagnava affatto male.»

La domanda successiva fu difficile da pronunciare, ma Melanie aveva giurato a se stessa di condurre il procedimento in maniera obiettiva e impassibile. «Com’è morta la madre di Clara?»

Hauser guardò i suoi uomini, che a loro volta si rivolsero al medico.

«Per quanto ne so...» Il dottore si schiarì la gola. «... È stata ricoverata per aritmia cardiaca... Probabilmente un infarto.»

«Probabilmente? Lo scopra, la prego.»

«Senza delibera del tribunale è impossibile riaprire le cartelle cliniche.»

«Ci provi.» Melanie raccolse i suoi documenti. «Altre domande?»

Nessuno aprì bocca. Sheila drizzò le orecchie, aveva percepito che la riunione era giunta al termine.