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Odore di abeti del bosco vicino. In quella zona era rimasto tutto uguale. La casa dei genitori di Ingrid si trovava in fondo a un sentierino sterrato che, non a caso, si chiamava Waldgasse, la viuzza del bosco. A poche centinaia di metri si trovava la prima mangiatoia per i caprioli, che in autunno si avvicinavano spesso al centro abitato. Melanie quasi non riconobbe la casa dell’amica. La villetta unifamiliare era stata riverniciata di giallo e la soffitta era stata trasformata in una vera mansarda.

La porta d’ingresso si aprì e Rudolf Breinschmidt comparve nel corridoio.

«Papà!» Clara lasciò cadere il peluche e si precipitò tra le braccia del padre adottivo. Melanie si sarebbe aspettata di tutto, tranne che quella scena.

L’uomo sollevò Clara e la strinse a sé come se fosse davvero figlia sua. La ragazzina ricambiò l’abbraccio. Breinschmidt aveva persino le guance rigate di lacrime. «Oddio, piccolina!»

Era come Melanie se lo ricordava: un uomo scarno con gli occhi infossati, ricci neri e la fronte alta. Gli ultimi tre anni avevano segnato anche lui. Le tempie erano ingrigite e sulla testa si intravedevano zone di cuoio capelluto.

Melanie ripensò ai suoi dubbi su Breinschmidt. I suoi erano solo pregiudizi maturati negli anni? Era diventato davvero un padre amorevole? Stentava a crederci.

Quell’uomo era un calcolatore e sapeva manipolare la gente con abilità. Aveva conosciuto Ingrid su Internet, l’aveva abbordata e già dopo il terzo appuntamento si era trasferito a casa sua con armi e bagagli. Dopo il secondo incontro Clara aveva dovuto chiamarlo «papà», come se non ne avesse mai avuto uno naturale. Come aveva potuto Ingrid fare una cosa del genere a sua figlia?

Melanie si rese conto che la sua rabbia era rivolta unicamente all’amica. Eppure all’epoca c’era stato qualcos’altro che l’aveva insospettita. Breinschmidt era già stato sposato una volta e dopo la morte della prima moglie aveva incassato una bella somma. Col cavolo che guadagnava bene con il suo negozio di elettronica. Ma ormai viveva in una graziosa villetta unifamiliare «ereditata» al margine della Selva viennese.

«Grazie per avermi portato Clara. Noi ci conosciamo già da prima, vero?»

Quella domanda strappò Melanie dai suoi pensieri.

Breinschmidt rimise a terra Clara, si infilò il pullover a collo alto nei jeans e strinse la mano a Melanie. Aveva le dita dure e ossute.

«Non c’è di che.» Con un certo amaro in bocca le fu chiaro che doveva dargli del tu.

«Non era necessario.»

«Sì, invece», replicò Melanie. «Per motivi di sicurezza è stato meglio così.»

«Capisco.» Mise le mani nelle tasche dei pantaloni. «Ti farei entrare volentieri, ma ho promesso a Clara che saremmo andati a fare compere.»

«Fare compere? Ora?» Guardò l’orologio. Mancava poco alle sette.

«Dobbiamo sbrigarci, non ha niente in casa. Le servono spazzolino da denti, un pigiama e vestiti nuovi.»

Nel frattempo Clara era passata davanti a Breinschmidt e si era messa a correre per casa. Melanie la sentì precipitarsi su e giù per le scale e spalancare tutte le porte.

Breinschmidt alzò le spalle sorridendo. «È agitata, comprensibile, no?»

«Cerca sua madre», disse Melanie in tono grave.

«Ingrid è morta più di un anno fa.»

«Per Clara è morta una settimana prima del suo sequestro», ricordò a Breinschmidt. «Dopodiché Clara è scomparsa nel nulla. Non è stata al funerale e non ha mai avuto occasione di elaborare il lutto.»

E tu vuoi andare con lei a comprare uno spazzolino da denti!

«Ho sentito di qualcosa sulla sua schiena...»

«Ha bisogno urgente di aiuto psicologico», lo interruppe Melanie.

«So che deve rielaborare il trauma che ha subito.»

«Non ci siamo spinti così oltre, non sappiamo neppure di quale trauma si tratti.»

«Sappiamo?» le fece eco Breinschmidt. «Quindi non sei qui come zia di Clara? Sei qui perché...»

«Sì, perché conduco le indagini.»

«Capisco.» Breinschmidt la squadrò. «E quindi vuoi entrare.» Aggrottò le sopracciglia.

Eccola di nuovo, quella vecchia sensazione! Lo sguardo calcolatore di Breinschmidt, che col pensiero scandagliava la psiche di chi gli stava di fronte... in cerca di un punto debole cui attaccare con dolcezza il suo amo.

Cos’hai da nascondere?

«Voglio solo salutare Clara, va bene?» disse lei fredda.

«Fai pure... Clara! Zia Melanie purtroppo deve andare.»

Clara si precipitò giù per le scale e corse alla porta. Melanie era ancora sulla soglia, sollevò il peluche e lo diede alla ragazzina.

«Prenditi cura di Felix, mi raccomando.»

Clara annuì, ma d’un tratto afferrò la mano di Melanie. «Vieni!» E la trascinò in corridoio verso la cucina.

«Ehi, Clara!» protestò Breinschmidt. «Zia Melanie deve andare e noi dobbiamo uscire a comprare qualcosa di elegante per te.»

«Arrivo.»

In cucina non si sentiva alcun odore, come se lì dentro non si cucinasse niente da mesi. Di sicuro frigorifero e credenza erano vuoti. Probabilmente Breinschmidt non aveva in casa neppure il latte per preparare a Clara una tazza di cioccolata o cereali.

Clara mise Felix a sedere nella zona pranzo, in modo che dalla porta del terrazzo potesse vedere il retro della casa e il margine del bosco. Il sole era già calato dietro gli alberi e una luce arancione penetrava fra i rami.

Anche Breinschmidt entrò in cucina e Melanie ebbe la sensazione che seguisse con attenzione ogni loro movimento.

«È il suo posto preferito, questo?» domandò la procuratrice.

Clara non rispose, ma allargò le orecchie penzoloni del cane, facendolo sembrare più grande.

Melanie si ricordò della sua recente conversazione con Clara e camuffò la voce. «È il mio posto preferito, questo?»

Clara annuì. «Ti piace?»

«Qui è fantastico.»

«Da qui vedi tutto e puoi stare di guardia.»

Così nessuno arriva a casa dal bosco, Melanie completò la frase fra sé e sé. Le si spezzava il cuore davanti a quella povera creatura. Era riuscita a scappare attraverso il bosco da un pazzo che l’aveva tenuta prigioniera per un anno, Dio solo sa dove... E in quel momento era di nuovo a casa, in una stanza che dava proprio su quel bosco. Quanti turbamenti nell’animo di quella ragazzina?

«Benissimo. Sorveglierò io la casa. Sono il migliore in questo campo!» E accarezzò la testa di Clara.

Poi si rivolse a Breinschmidt. «Una zona piuttosto isolata», disse facendola sembrare un’osservazione casuale. In quell’istante si ricordò dei commenti di Hauser riguardo ai vicini. «Avete una rete wi-fi?»

Breinschmidt corrugò la fronte. «Abbiamo ancora l’allacciamento alla rete fissa e un vecchio modem senza wi-fi, perché?»

«Ha sempre funzionato bene?»

«Certo, perché non dovrebbe?»

Perché i vicini si sono lamentati che fino alla scomparsa di Clara si erano registrati disturbi sulla rete.

«Anch’io vivo piuttosto isolata e abbiamo una pessima connessione», mentì.

«So che vivi vicino al lago di Neusiedl. Passa dal mio negozio, così magari troviamo una soluzione.»

In quel momento squillò il telefono. Breinschmidt lasciò la cucina e Melanie lo vide sollevare la cornetta all’ingresso.

«Sì, stiamo arrivando», mormorò.

Mentre Clara divaricava le zampe del cane di stoffa per non farlo cadere, Melanie fissava il margine del bosco. Notò che la porta del terrazzo aveva solo una serratura con un semplice chiavistello. Dietro c’era una zanzariera. Le balenò in mente un’idea pazzesca e subito aprì il chiavistello, in modo che la porta si potesse aprire dall’esterno. Un attimo dopo Breinschmidt era di nuovo in cucina.

«Dobbiamo andare, la nonna ci aspetta!»

«Viene con noi?» domandò Clara.

«Certo, non te l’avevo detto? Muore dalla voglia di vederti. Poi stanotte dormiremo da lei.»

Ci mancava solo questa!

I genitori di Ingrid non erano più in vita e Clara non aveva mai avuto contatti con la madre del suo vero padre, perciò la nonna in questione doveva essere la madre di Breinschmidt. Ma Melanie non indagò ulteriormente e si chinò su Clara per abbracciarla. Mentre la stringeva, cercò di non pensare a quel che si trovava sulla schiena della ragazzina, altrimenti sarebbe scoppiata in lacrime. «Torno a trovarti domani, okay?»

Poi passando davanti a Breinschmidt gli disse: «Stavolta cerca di badare meglio a lei». E si rese conto di quanto le risultasse difficile dargli del tu.

«Lo farò.»

Non tese la mano per salutarlo.

Neppure lui.

 

Da un viottolo attiguo vide Breinschmidt e Clara uscire di casa e partire a bordo di un furgoncino con un logo blu. Attese un istante, scese dal fuoristrada e imboccò a piedi la viuzza nel bosco. Scavalcò la staccionata e corse verso la casa su un sentiero di ghiaia. I vicini erano troppo lontani e il terrazzo sul retro era invisibile dalla stradina.

Melanie spinse di lato la zanzariera e aprì la porta. Un attimo dopo si trovava in cucina a fissare gli occhietti gialli di Felix. Se davvero avesse svolto bene il suo compito, avrebbe subito dato l’allarme. E invece non si mosse nemmeno. Che pessimo cane da guardia!

Nel corso della sua carriera, Melanie si era già spinta in qualche caso ai limiti della legalità, ma non si era mai introdotta in una casa senza autorizzazione. Si sentiva il cuore in gola e le mani intorpidite.

Tra poco uscirai, tentò di rassicurarsi. Solo qualche minuto!

O almeno giusto il tempo di trovare un’attrezzatura da tatuatore o l’accesso a una cantina insonorizzata segreta.