Il comandante di una nave deve rimanere in servizio, o a disposizione di quanti lo sono, a qualsiasi ora del giorno o della notte. Una volta preso il mare, Hal non permise alla presenza di Judith di distrarlo dalle sue responsabilità nei confronti della nave e di tutti coloro che erano a bordo: avrebbe significato approfittare indebitamente dell’ammirazione e dell’affetto che l’equipaggio nutriva per lui. E poi, Judith non lo avrebbe consentito. Sapeva cosa significava essere un capo e l’ultima cosa che voleva era frapporsi tra Hal e i suoi doveri; avrebbe perso il rispetto che provava per lui, se lui avesse lasciato che accadesse.

Ma se ogni giorno c’era un’ora su ventiquattro in cui si potevano dedicare l’una all’altro, invece che a qualcosa o qualcun altro, era quella che precedeva l’alba. Quello era il momento in cui la Bough sembrava più quieta che mai, quando il mare e il vento erano quasi sempre di una calma piatta e loro potevano approfittare della pace e del silenzio per esprimere, a parole, con i gesti o in entrambi i modi, l’amore che li legava.

Hal non riusciva a saziare il proprio desiderio per Judith. Adorava il momento in cui la penetrava, così a fondo da non riuscire quasi a stabilire dove terminasse il proprio corpo e iniziasse quello di lei, quando si fondevano in un tutt’uno, giungendo entrambi a un’estasi di un’intensità tale che, in quell’unico e beato istante, nell’intero universo sembravano esistere solo loro. Eppure, a dispetto di tutta quella passione, il momento che Hal preferiva era quando si svegliava accanto a Judith ancora addormentata, l’incantevole viso a stento visibile nel buio della cabina, il respiro sommesso e delicato. C’era una tale pace in lei, una tale fiducia. Si sentiva del tutto al sicuro con Hal, e la profondità del suo abbandono e del suo amore lo colmava del desiderio di tenerla con sé e proteggerla sino alla fine dei suoi giorni.

Una notte, poco prima dell’alba, quando distavano otto giorni e un migliaio di miglia da Mitsiwa, in rotta verso sud lungo la costa orientale dell’Africa, a poche miglia dalla terraferma, Hal venne svegliato da un gemito. Quando aprì gli occhi, Judith non era sdraiata tranquillamente al suo fianco, bensì raggomitolata su se stessa, con la schiena rivolta verso di lui e le ginocchia al petto. A giudicare dai lamenti che emetteva sembrava in preda a un dolore atroce.

«Tesoro, che succede?» chiese lui, non riuscendo a nascondere il timore nella propria voce.

«Passerà», replicò lei, ma poi prese a tremare, scossa da conati convulsi, benché dalla bocca non le uscisse che il suono.

«Stai male», affermò Hal, sottolineando un’ovvietà. Le posò una mano sulla fronte. «Sei calda. Hai la febbre?»

Judith deglutì a fatica, poi si girò a guardarlo. Si sollevò appena, puntellandosi a un gomito, e posò una mano su di lui. «Non preoccuparti, amore mio. Non sono malata. Anzi. Non sono mai stata più sana in vita mia.»

Hal le prese la mano e la tenne stretta. «Ti prego, non mentirmi. Sei molto coraggiosa ma...»

«Ssst», lo zittì lei. «Non c’è motivo di allarmarsi.» Riuscì ad abbozzare un sorriso. «A meno che tu sia angustiato al pensiero dell’imminente paternità.»

«Imminente... cosa?» chiese lui, senza fiato. «Tu... vuoi dire che sei...?»

«Sì, aspetto un bambino. Avrò un figlio, tuo figlio... il nostro.»

«È una notizia magnifica!» esultò Hal, ma poi parve assalito dal dubbio. «Ma... ne sei sicura? Come lo sai?»

«Perché siamo stati insieme più di due mesi fa, per il consiglio di guerra, se ricordi...»

«Oh, lo ricordo perfettamente, credimi!»

«Bene, da allora non ho più perso sangue e adesso ho la nausea, la mattina. Se fossi a casa, mia madre, le mie zie e tutte le donne della famiglia mi starebbero dicendo quello che io sto dicendo a te.» Judith emise una risatina soddisfatta. «Forse avrò un figlio forte, bello e gentile come te.»

«Oppure una figlia bella, affettuosa e audace come te.»

Per un attimo si crogiolarono in quel torpore tipico degli amanti giovani e innamorati che hanno appena operato quel miracolo, il più antico e universale di tutti i trionfi umani, al tempo stesso il più nuovo e il più straordinario, per chi lo vive. Poi però Hal trasalì, come se fosse stato punto o si fosse spaventato, e voltò la testa dall’altra parte. Fissò il buio fuori dalla cabina, con le orecchie tese, il naso che annusava l’aria come quello di un cane da caccia che abbia fiutato la preda.

«Cosa succede, amore mio?» chiese lei. «Qualcosa ti preoccupa? Non temere, avrò cura del bambino che custodisco in grembo. Andrà tutto bene.»

«No, non si tratta di quello», replicò Hal. Si alzò dal letto e si vestì in fretta, infilandosi scarpe e calzoni e lasciando slacciata la camicia, mentre si chinava a baciare Judith sulla fronte. «Voglio solo controllare una cosa. Non preoccuparti, probabilmente non è nulla.» Vedendo la sua espressione ansiosa le rivolse un sorriso rassicurante. «È una splendida notizia, quella del bambino. Ti amo, non sai nemmeno quanto. E tornerò da te in un lampo.»

Mentre saliva verso il cassero la sua mente si staccò dalla camera da letto per concentrarsi sui doveri di comandante.

Due giorni prima una vedetta aveva individuato, diverse miglia a dritta, una nave olandese che per il resto della giornata era comparsa e ricomparsa con il variare del vento e della visibilità, tanto da dare l’impressione di seguire la Golden Bough. In tempo di guerra sarebbe stata una circostanza allarmante. La nave era più piccola della Bough e non rappresentava una minaccia, ma Hal si chiedeva quali altri velieri più potenti potevano essere appostati, nascosti, oltre l’orizzonte. Adesso, tuttavia, Inghilterra e Olanda erano in pace da più di un anno, quindi non c’era motivo di preoccuparsi. Oltretutto, all’alba, la nave era svanita. Eppure un assillante sospetto aveva continuato ad agitarsi in un recesso della sua mente, un istinto da marinaio che lo esortava a stare in guardia.

Lo stesso istinto che lo aveva fatto scattare poco prima. Qualcosa che non riusciva a identificare gli diceva che la nave olandese era ancora là. Non sarebbe riuscito a dormire sonni tranquilli finché non avesse scoperto cosa stava tramando il comandante di quella misteriosa nave.

Uscì sul ponte, accolto da qualcosa di simile alla serenità. Il vento era poco più di una brezza dolcissima e la luce argentea della luna si rifletteva sulle acque calme, vitree. Sul ponte erano sparsi i corpi addormentati dei guerrieri amadoda; passavano sempre la notte all’aperto. Ned Tyler, al timone, lo salutò con un cenno del capo. «Cosa vi porta quassù così di buon’ora, comandante?» chiese. «Non riesco a credere che vi siate stancato della compagnia nella vostra cabina.»

Hal ridacchiò. «Impossibile. Solo che ho avuto la sensazione che la nave olandese fosse ancora là fuori.»

«Il giovane Tom non ha emesso un solo suono, signore. E Tom è un bravo ragazzo. Non è da lui addormentarsi in servizio.»

Tom Marley, un ragazzo brufoloso e dalle orecchie a sventola, era il membro più giovane dell’equipaggio e la vittima di parecchi scherzi bonari. Ma Hal era d’accordo sul fatto che possedesse la stoffa per diventare un discreto marinaio. «Fatelo scendere, signor Tyler, vi spiace?»

«Sissignore.»

Ned alzò gli occhi verso la sommità dell’albero di maestra ed emise un fischio breve e acuto. Tom Marley rispose sventolando la mano, e Ned gli fece segno di raggiungerlo sul ponte. Il ragazzo cominciò a scendere lungo il sartiame con una velocità e un’agilità intrepide che rammentarono a Hal i tempi, non poi tanto lontani, in cui lui stesso saliva e scendeva dalla coffa varie volte al giorno, dietro richiesta del padre.

Marley raggiunse il ponte, corse verso Hal e Ned e si mise sull’attenti, con aria nervosa.

«È tutto a posto, Tom, non hai fatto niente di male», disse Hal, e le spalle del ragazzo si rilassarono mentre la tensione abbandonava il suo corpo. «Voglio solo sapere se di recente hai visto qualcosa, per esempio la nave olandese che ci stava seguendo due giorni fa.»

Il ragazzo scosse il capo con decisione. «No, signore, non ho visto niente di simile a quell’olandese, e neanche altre navi. Ho sempre tenuto gli occhi aperti, comandante. Non mi sono appisolato o che so io.»

«Ne sono sicuro. Bene, ormai il cuoco dovrebbe essersi alzato, corri a prenderti qualcosa da mangiare.»

«Ma il mio turno non è ancora finito, signore.»

«Non preoccuparti», replicò Hal, provando l’improvviso impulso di mettersi lui stesso di vedetta, una volta tanto, invece di affidarsi ad altri come un comandante doveva fare così spesso.

«Siete sicuro che sia una buona idea tornare lassù, comandante?» chiese Ned. «Ne è passato di tempo.»

«State forse insinuando che io non sia in grado di arrivare lassù più in fretta di qualsiasi altro uomo su questa nave?»

«No, signore, non me lo sognerei nemmeno.»

«Bene, state a guardare e ve lo dimostrerò.»

Detto questo, Hal corse fino all’albero di maestra, afferrò una cima e cominciò ad arrampicarsi sul sartiame, superando le vele flosce e puntando verso il cielo soprastante, nero come l’inchiostro.



Il leone d'oro
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