William Pett bevve un sorso di vino delle Canarie e fece un ampio gesto verso la cabina poppiera, ad abbracciare l’arredamento elegante e il mobilio di quercia lucidato, il tavolo del carteggio e la cuccetta del comandante, attualmente sganciata dai bagli che attraversavano il cielo della cabina e sistemata su un fianco, contro la paratia più lontana, per lasciare più spazio agli ospiti di Hal. «Avete una splendida nave, comandante Courteney, e deve essere costato parecchio costruirla e renderla così elegante», affermò. «Scusate l’impudenza, ma come ne è entrato in possesso un gentiluomo giovane come voi? L’avete ereditata, forse?»
«No, signor Pett», replicò Hal. «La mia eredità è un’altra. Ho ottenuto la Golden Bough quando l’ho catturata, sottraendola a un farabutto che se ne era impadronito, com’era sua abitudine, mediante il tradimento e il furto.»
«Spero che il vostro resoconto non finisca qui», commentò Pett, «perché vi confesso che avete stuzzicato il mio appetito per quella che sembra una storia magnifica.»
«Non sono un grande affabulatore», si schermì Hal. «Io agisco e lascio ad altri il compito di raccontare.»
Pett era affascinato. Quel cucciolo si era fatto almeno un nemico, nella sua vita. E quando un uomo aveva dei nemici, lui poteva sperare in nuovi affari. Rivolse un amabile sorriso a Hal e insistette. «Oh, questo non vi rende certo giustizia, signore. In base alla mia esperienza, gli uomini di mare come voi sono sempre perfettamente in grado di deliziare l’uditorio con le loro avventure. Ditemi almeno questo: chi era il furfante al quale avete preso la Golden Bough? E lui, da chi l’aveva avuta?»
Hal parve riluttante ma poi, con estremo piacere di Pett, Judith intervenne nella conversazione, dicendo: «Sai, mio caro, benché io sappia benissimo come termina la tua storia, non ne ho mai ascoltato l’inizio. Sarei felice di farlo ora».
«Come potete rifiutare la richiesta di una così incantevole creatura, signore?» incalzò Pett. «Perché vi avvantaggerà sicuramente metterla a parte di una vicenda dalla quale, come attesta la nostra presenza qui, emergete in veste di eroe conquistatore.»
«Avanti, signore», si intromise Big Daniel. «Raccontate al signor Pett dell’Avvoltoio e di come lo abbiamo arrostito!»
Hal sospirò, quindi sollevò le mani in un gesto di resa scherzosa. «Benissimo, vi accontenterò. Passatemi il vino delle Canarie, signor Pett, se non vi dispiace. Ho bisogno di un po’ di ristoro prima di rimanere con la gola secca a forza di parlare.»
Si versò un bicchiere di vino mentre riordinava le idee, ne bevve metà e poi disse: «Tutto è cominciato agli otto tocchi di campana del secondo turno di guardia, nel buio appena prima dell’alba, quando ho trovato una nave grazie al naso».
«Con il naso, signore?» esclamò Pett. «Il buio era talmente fitto che non avete notato la presenza della nave, finché non vi ha colpito in pieno volto?»
Hal si unì alle risate che scoppiarono intorno al tavolo. «No, signore, il veliero non mi ha colpito, ma l’aroma delle spezie sistemate nella sua stiva, un aroma dolce come miele e trasportato dal vento, ha sferrato ai miei sensi un colpo che non potevano ignorare. Mi trovavo all’altezza del colombiere della Lady Edwina, una magnifica nave che portava il nome della mia cara madre defunta e che aveva iniziato la sua vita battendo bandiera olandese prima che mio padre, Sir Francis Courteney, la catturasse e la adattasse ai propri scopi.
«Sono sceso di corsa in coperta e ho informato mio padre di cosa avevo fiutato. Eravamo per mare da due lunghi mesi, aspettando un momento come quello. Uno dei possenti galeoni della Compagnia olandese delle Indie Orientali stava venendo direttamente verso di noi, in rotta verso il capo di Buona Speranza di ritorno ad Amsterdam. E mio padre aveva una lettera di marca, firmata dal Lord Cancelliere per conto di re Carlo in persona, che lo incaricava di dare la caccia a navi olandesi come quella perché, come forse ricorderete, signor Pett, all’epoca Inghilterra e Olanda erano in guerra e i mercantili rappresentavano un facile bersaglio.»
Hal si fermò per bere un altro sorso di vino. Stavolta non vi furono interruzioni. Godeva della piena attenzione di tutti i commensali e stava scoprendo che il ruolo di narratore gli piaceva, dopo tutto.
«Non avremmo dovuto essere soli, là nelle acque meridionali dell’oceano Indiano. Il comandante Cochran, altrimenti noto come l’Avvoltoio, aveva giurato di veleggiare accanto a mio padre con la sua nave, la Gull of Moray, ma le settimane di attesa lo avevano reso impaziente e ci aveva lasciato meno di un giorno prima, in cerca di facili guadagni.»
«Si sentiva benissimo l’odore della Gull e tutto il resto», commentò Big Daniel. «Una volta che tieni gli schiavi nella stiva, come faceva l’Avvoltoio, niente potrà lavare via quel puzzo.»
«Non sono gli schiavi a puzzare», dichiarò Aboli, la mano destra serrata con tanta energia sul coltello che le nocche sembravano sul punto di spaccargli la pelle. «Il tanfo è quello delle anime degli uomini che li riducono in schiavitù.»
«Giusto», mormorò Hal, e tornò al suo racconto. «La nave che stavamo per attaccare si chiamava Standvastigheid, in inglese Resolution. Era molto più grande della Lady Edwina, con cannoni assai più numerosi e più massicci, e tanti più uomini a bordo. Contro di lei non avremmo avuto maggiori chance di vittoria di quelle che aveva il comandante Tromp mandando le sue pinacce contro la Bough. Ma mio padre aveva una bandiera olandese razziata in una battaglia precedente e l’ha appesa all’albero per indurre la Resolution a crederci un veliero amico. In tal modo siamo riusciti ad arrivarle giusto sotto la poppa e sparare una bordata, dopo di che mio padre ha guidato l’arrembaggio e ha catturato la nave con la mera forza e l’audacia del suo attacco.»
«Ma questa non è tutta la storia della battaglia, Gundwane», puntualizzò Aboli.
«Ho raccontato tutto quello che c’è bisogno di dire», replicò Hal.
«Posso chiedere cosa è stato omesso?» si informò Pett.
«Siamo stati traditi da uno sciacallo vigliacco chiamato Sam Bowles», spiegò Aboli. «Ha tagliato il cavo dato volta sulla nave olandese, lasciando bloccati sui ponti quelli che erano saliti su quest’ultima. Ma il figlio del comandante ha dimostrato di essere fatto della stessa pasta del padre, perché ha messo in fuga Bowles e i suoi compari, ha fatto virare la Lady Edwina ed è tornato alla battaglia.»
«Ha anche raccolto noi che eravamo su una pinaccia in mezzo all’oceano», aggiunse Big Daniel. «Non dimenticarlo, Aboli.»
«La vittoria è stata tutto merito di mio padre, non mio», insistette Hal pur capendo dallo sguardo di Judith che era molto compiaciuta da quanto aveva appena sentito.
«Non avete detto dove si è tenuta questa battaglia, comandante», asserì Pett. «A quando risale?»
«Al quarto giorno di settembre nell’anno del Signore 1667», replicò lui. «Ricordo la data perché soltanto il giorno prima avevo compilato il giornale di bordo per la primissima volta.»
«Quindi poco più di tre anni fa», commentò Pett in tono meditabondo. «E quanti anni avevate all’epoca?»
«Diciassette, signor Pett.»
«Una prestazione mirabile, per un uomo così giovane. Ma scusate, questo cosa ha a che fare con il gentiluomo detto l’Avvoltoio?»
«Non è un gentiluomo, signore, posso assicurarvelo. Ma ha fiuto per i tesori, e la Resolution ne era piena. Nella sua stiva c’erano trecento tonnellate di legno duro: tek e balau e altri legnami mai cresciuti in una foresta del mondo cristiano. Già quello sarebbe stato di per sé un magnifico bottino, ma non era nulla in confronto all’altro carico che abbiamo scoperto. Perché la nave trasportava anche quarantadue tonnellate di spezie: barili di rosso di cocciniglia, pepe, vaniglia, zafferano, chiodi di garofano e cardamomo, un tesoro che valeva più del suo peso in argento. E c’era anche dell’argento, per un valore di diecimila sterline, e trecento lingotti di oro puro. Sì, signor Pett, avete ben motivo di restarvene a bocca aperta per lo stupore... E ora pensate: c’era di più.»
«Di più?» chiese Pett, senza fiato, mentre Hal si concedeva un altro sorso. «Com’è possibile?»
«Semplicissimo. Quella nave olandese aveva un passeggero. Si chiamava Petrus van de Velde, era un grasso, gonfio e pusillanime ammasso di gelatina velenosa e doveva diventare il nuovo governatore della colonia olandese del capo di Buona Speranza. Mio padre aveva fissato il prezzo per il suo riscatto, che doveva essere pagato dalla Compagnia olandese delle Indie Orientali, a duecentomila fiorini olandesi in oro, o quarantamila sterline.»
«Vi chiedo scusa, comandante, ma avete tralasciato il tesoro più prezioso», intervenne Big Daniel, con un tono provocatorio nella voce.
«Al contrario, ho elencato tutte le voci significative del manifesto di carico della Resolution», affermò Hal con decisione, sapendo benissimo a cosa si riferiva Daniel e non desiderando affatto toccare l’argomento. Daniel capì di aver passato il segno e piombò in un silenzio imbarazzato. Hal stava per riprendere il racconto con il taglio che desiderava, ma non aveva tenuto conto dell’infallibile intuito femminile.
«Mi rincresce interrompere la tua storia, mio caro», disse Judith, «ma, visto che tu sembri aver dimenticato, forse Daniel potrebbe soddisfare una mia curiosità.»
«Farò del mio meglio, signora.»
«Grazie. La mia domanda è questa: c’era una signora Van de Velde?»
Daniel non si perdeva mai d’animo in battaglia e non si lasciava mai intimorire da tutte le onde e i venti che gli oceani potevano scagliargli contro, ma, quando Judith lo guardò con quell’espressione di curiosità innocente sull’incantevole viso, negli occhi gli comparve qualcosa di simile al terrore.
«Io... ehm... credo che fosse sposato, sì, signora.»
«Sareste in grado di descrivere sua moglie? Per esempio, era giovane oppure vecchia?»
«Direi che probabilmente era più giovane che vecchia, signora.»
«Bene, ora che abbiamo stabilito questo», intervenne Hal, «sono sicuro che il signor Pett...»
«No, prego, continuate pure con le vostre domande, signora», disse Pett, rivolgendole un cortese cenno d’assenso.
«Grazie», ribatté lei, con modi altrettanto cortesi. «Ora, Daniel, stavamo discutendo del signor Van de Velde e della sua giovane moglie.» Un sorrisetto malizioso le guizzò agli angoli della bocca mentre pronunciava le ultime due parole. Stava prendendo in giro Hal, e si divertiva molto. «Ne ricordate il nome?»
«Ehm... Kat-qualcosa, non ricordo di preciso...»
Hal fece un gran sospiro e poi disse: «Katinka... Il nome di battesimo della signora Van de Velde era Katinka. Ora, possiamo gentilmente...?»
«Grazie, carissimo», replicò Judith in tono affettuoso. «Sono lieta che la memoria non ti abbia tradito. Mi chiedevo soltanto, Daniel, se definireste Katinka van de Velde – che nome grazioso! – una donna bella oppure brutta.»
«Be’, signora, è difficile stabilirlo, no? Come si dice, la bellezza è negli occhi di chi guarda... Questione di gusti, cioè...»
«Era avvenente, per essere una donna bianca», dichiarò Aboli con fare deciso. «E Gundwane se ne innamorò, perché era soltanto un ragazzo e non aveva ancora scoperto che quando un vero uomo sta cercando la sua donna sceglie sempre una figlia dell’Africa. Fortunatamente per lui, tuttavia, è cresciuto e ha fatto la scelta giusta... una volta tornato in sé.»
«Grazie, Aboli, non avrei saputo dirlo meglio», commentò Judith, poi, in tono più serio ma anche più dolce, aggiunse: «Raccontaci di lei, mio caro... Dimmi di Katinka».
Hal si versò un altro bicchiere di vino e lo bevve tutto d’un sorso. «È molto semplice», affermò. «Aveva i capelli biondi e gli occhi viola di un angelo del paradiso, e un’anima così perfida e malvagia che il diavolo stesso avrebbe tremato, al suo cospetto. Era una novella Gezabele e sì, mi ha tentato e non sono riuscito a resistere. Ma ho capito di aver sbagliato, che Dio mi aiuti. Sono tornato in me, proprio come dice Aboli, e non cambierei nemmeno per un istante te, mio tesoro, con un migliaio di vite intere insieme a Katinka van de Velde. Ora... posso riprendere la mia storia?»
«Certo», rispose Judith, che ormai aveva sentito la risposta che bramava di conoscere sin dall’inizio.
«In tal caso sarò rapido, altrimenti nessuno di noi riuscirà a riposare, stanotte. Dunque, l’Avvoltoio, come ho detto, riusciva a fiutare un tesoro nella brezza, proprio come io ho percepito l’odore di quelle spezie. Non appena catturammo la Resolution e i suoi tesori, saltò fuori per esigere la sua parte di bottino.»
«Ma se vi aveva abbandonato prima che venisse conquistato!» esclamò Judith, la voce indignata per quell’insolenza.
«È proprio quello che gli ha detto mio padre, ma lui non ne ha voluto sapere. È corso subito dagli olandesi del capo di Buona Speranza e li ha guidati nella baia in cui stavamo riparando la Resolution...» Hal si interruppe, prima di rischiare di aggiungere: E nascondendo tutto l’oro e l’argento.
Continuò dicendo: «Eravamo in disperata inferiorità numerica. Mio padre è stato costretto ad arrendersi, pur di non veder morire tutti gli uomini che lo avevano servito con lealtà, dopo di che l’Avvoltoio si è mostrato per il vile farabutto traditore che è, proferendo la spudorata menzogna che ha condannato mio padre alla tortura e alla morte».
«Cosa ha detto?» chiese Pett, tentando di dominare l’eccitazione provata nel sentir menzionare la fine oltremodo dolorosa di Sir Francis Courteney.
«Come ho detto, signore, ricorderete che all’epoca Inghilterra e Olanda erano in guerra e mio padre era stato incaricato da sua maestà il re di intralciare il traffico marittimo olandese, in coda a quel conflitto.»
«Certo», replicò Pett, «proprio come ricordo la guerra stessa.»
«Benissimo, dunque, mio padre ha attaccato la Resolution in buona fede, come atto di guerra. Quello che non sapeva, tuttavia, era che circa tre mesi prima la flotta olandese comandata da De Ruyter aveva risalito il Tamigi fino ai cantieri navali di Chatham, dove erano in disarmo le migliori navi della marina britannica, bruciato una decina di natanti o più per rimorchiarne altri due, inclusa la Royal Charles, nave di bandiera del comandante in capo della flotta, e aveva quindi costretto sua maestà il re a chiedere una pace amara e umiliante.
«Perciò, quando la Lady Edwina ha attaccato la Resolution, in realtà la guerra era già terminata. Naturalmente noi non potevamo saperlo. Mio padre ha dato la sua parola di gentiluomo al riguardo, e il comandante olandese, il colonnello Schreuder, pareva incline ad accettarla. Odiava la mia famiglia, quello Schreuder, e alla fine l’ho ucciso, ma si è sempre battuto con onore. Naturalmente, però, avrebbe voluto qualche prova a sostegno della tesi di mio padre, così ha chiesto all’Avvoltoio, che come sapeva aveva navigato accanto a noi, se stava dicendo la verità. Ma l’Avvoltoio...» All’improvviso Hal scoprì di non poter continuare. Il ricordo era troppo doloroso. Big Daniel si inserì in quella pausa di silenzio.
«Quel bastardo scozzese bugiardo ha detto di aver informato Sir Francis che era stata siglata la pace. E ha avuto la faccia tosta di sostenere che il nostro Franky – l’uomo migliore e più onorevole che abbia mai preso il mare – gli aveva rivelato la sua intenzione di ignorare la notizia per andare comunque a catturare una preda. Era una sporca menzogna, ma le teste di formaggio vi hanno creduto, e questo è costato la vita al comandante. Siamo stati fatti tutti prigionieri, incatenati nella stiva degli schiavi della Gull of Moray, con l’Avvoltoio che ci osservava gongolando, e portati al capo di Buona Speranza, dove ci hanno messi ai lavori forzati come dei criminali qualunque. Ho ancora le cicatrici delle frustate che ho preso sulla schiena. So che le hai anche tu, Aboli, e anche voi, comandante, ci scommetto.»
«Sì», replicò Hal, la voce roca per l’emozione. «Ne porto anch’io le cicatrici.»
«Ma sia chiaro, ci siamo vendicati, giusto? Raccontate tutto a questo gentiluomo, su!»
«Cos’è successo?» chiese Pett.
«Dopo che mio padre è stato giustiziato – quei dannati olandesi lo hanno impiccato e squartato – siamo riusciti a fuggire, facendo rotta verso la baia in cui gli olandesi ci avevano catturato.»
«Perché tornare in un luogo tanto remoto?»
«Avevo i miei buoni motivi, fra cui la consapevolezza che con ogni probabilità vi avrei trovato l’Avvoltoio.»
«Anche lui aveva i suoi buoni motivi, quindi», commentò Pett, pensando all’amore per i tesori che sembrava accomunare Sir Francis Courteney e l’Avvoltoio, checché ne dicesse il leale figlio del primo, facendosi un’idea ancora più precisa di quali fossero quelle ragioni.
«Sì», confermò Hal, «ma la situazione era più complicata di quanto mi aspettassi. Schreuder era caduto in disgrazia, come conseguenza della nostra fuga. È andato dalla sua amante, Katinka van de Velde e, stando ai racconti che ho sentito in seguito, l’ha trovata a letto con Slow John, il torturatore e il boia della colonia.»
«Quindi era davvero una Gezabele», osservò Judith.
«Era un demonio con sembianze femminili», ribatté lui. «Messalina, l’imperatrice di Roma che si prostituiva per diletto, era casta come una monaca, in confronto. Ma Katinka ha avuto quel che meritava. Schreuder, assalito da una furia cieca, l’ha uccisa. È fuggito e, grazie alla sua parlantina, è riuscito a salire sulla Golden Bough, che si trovava nel porto di Buona Speranza sotto il comando del capitano Christopher Llewellyn...»
«Un altro brav’uomo vittima degli abusi di uomini crudeli», disse Will Stanley, rimasto seduto in silenzio mentre la storia di Hal si dipanava. «Vi chiedo scusa, signora», proseguì, «ma servivo sulla Bough, quando quella testa di formaggio è salito a bordo...»
«Allora potrete correggermi, se dico qualcosa di sbagliato», replicò Hal. «Uno degli ufficiali della Bough era il visconte di Winterton, il cui padre aveva costruito la nave. Lui e Schreuder hanno giocato una partita a dadi. Schreuder ha scommesso tutto ciò che aveva, ma i dadi hanno favorito Winterton e lui ha vinto. Schreuder lo ha accusato di barare e ha chiesto soddisfazione in un duello.»
«Esatto, signore», confermò Stanley. «Così il comandante Llewellyn dice: ’Non farete nessun duello sulla mia nave, aspettate di raggiungere la terraferma’. Ma poi è arrivata una tempesta, una terribile tempesta che ha fatto a pezzi la nave, e lui è stato costretto a entrare in questa baia...»
«In cui era all’ancora la Gull of Moray», disse Hal. «Si è tenuto il duello e Schreuder ha ucciso Winterton. L’Avvoltoio ha sottratto con l’inganno la Bough a Llewellyn, credendosi un gran furbone perché adesso aveva due navi. Ma siamo stati noi pochi della Lady Edwina, sopravvissuti a tutto quello che gli olandesi ci hanno fatto passare, a ridere per ultimi, perché poco dopo siamo arrivati nella baia e abbiamo catturato la Bough e quasi tutto l’equipaggio sopravvissuto, lasciando l’Avvoltoio a ribollire di rabbia sulla costa... Ed ecco come mi sono ritrovato a comandare questo magnifico veliero, ma giuro che intendo restituirlo al legittimo proprietario, Winterton, alla prima occasione.»
«È stato a quel punto, comandante Courteney, che avete ucciso il colonnello Schreuder? Quando avete preso la Bough?»
«No, è stato più tardi, durante la campagna etiopica.»
«E l’Avvoltoio? Sta ancora sbattendo le ali e intingendo il becco nel tesoro di altri uomini?»
«A questo posso rispondere io», replicò Judith. «L’Avvoltoio è morto. È morto fra le fiamme quando la Gull of Moray è stata distrutta dai brulotti. Lo so per certo... L’ho visto morire e spero stia ancora bruciando, e lo faccia in eterno, tra le fiamme dell’inferno.»
«Una fine meritata, ne sono sicuro. Ma confesso che un piccolo particolare del vostro racconto ha destato la mia curiosità. L’Avvoltoio aveva trovato ciò che stava cercando nella baia, quando voi lo avete colto di sorpresa?»
«Mi spiace, ma non vi seguo», affermò Hal, che seguiva Pett fin troppo bene, ma non aveva alcuna intenzione di dargli una risposta soddisfacente.
«È solo che avete detto che l’Avvoltoio aveva i suoi buoni motivi per trovarsi in quella baia, come voi, e – correggetemi se sbaglio – si trattava della stessa baia in cui si era infilato vostro padre dopo aver catturato la nave carica di tesori, la Resolution. È esatto?»
«Stavo parlando della stessa baia, sì.»
«Bene, il mio sospetto è che l’Avvoltoio credesse, per qualche motivo, che vostro padre avesse avuto il tempo di nascondere là parte del bottino della nave catturata.»
«Probabilmente lo credeva, sì. Di certo aveva ordinato di scavare fosse profonde nella sabbia, al di sopra del livello massimo della marea. Forse cercava qualcosa. Ma posso assicurarvi questo: a quanto ne so, mio padre non ha seppellito niente nella baia, in quell’occasione o in qualsiasi altra di cui io sia al corrente, né mi ha mai detto di averlo fatto. Quindi, a meno che qualcun altro vi abbia sepolto oro e argento e gioielli e il cielo sa cos’altro, l’Avvoltoio stava sprecando il tempo e le energie dei suoi uomini. Inoltre, ormai è morto.»
«Be’, siamo tutti d’accordo sul fatto che questo risolve la questione», affermò Pett, guardando gli altri commensali come se fosse in cerca di consensi. In realtà stava osservando il volto degli uomini che erano stati su quella spiaggia con il capitano Hal Courteney, e non poté fare a meno di notare che Daniel e Stanley evitavano i suoi occhi, mentre Aboli lo fissava con uno sguardo inespressivo, fingendo un’indifferenza che in realtà lo convinse che aveva molto da nascondere.
E così, quando Hal dichiarò conclusa la cena e cominciò a dare le istruzioni per la notte ai sottufficiali, Pett augurò un’educata buonanotte ai due anfitrioni e si diresse verso la cabina minuscola ma piuttosto pulita che gli era stata assegnata. Una volta chiusa la porta, c’era giusto lo spazio per appendere un’amaca. Lui ci si stese sopra, fissando il soffitto senza vederlo. Pensò alla tortura e ai motivi per cui la si infliggeva. La risposta ovvia era: Per scoprire qualcosa. Ma allora la domanda era: Cosa mai cercavano gli olandesi – che, stando alla sua esperienza, non erano un popolo crudele né assetato di sangue – così disperatamente da essere disposti a torturare a morte un uomo? Non era successo in tempo di guerra, quindi non erano coinvolti segreti o strategie militari. L’uomo torturato aveva catturato da poco una grossa nave carica di merci preziose. Forse era riuscito a nasconderle del tutto o solo in parte prima che gli olandesi recuperassero il proprio veliero, e loro volevano sapere dove fossero finite.
Questo ragionamento lo convinse. Trovò inoltre logico supporre che, se l’Avvoltoio avesse trovato qualcosa, Courteney ne avrebbe parlato, perché si sarebbe ripreso il tesoro del padre, tornando subito in patria, in Inghilterra; se invece l’Avvoltoio se lo fosse tenuto ben stretto, Courteney lo avrebbe sicuramente precisato, anche solo per sottolineare il tradimento dell’altro.
Quindi un tesoro c’era, ma non era stato ancora recuperato. L’equipaggio, o almeno i sottoposti di Courteney più anziani e più fidati, sapevano che il tesoro esisteva. Ma forse nessuno di loro sapeva dove fosse. No, non era così. Uno di loro poteva saperlo. Courteney sembrava nutrire una particolare fiducia nei confronti del bestione nero, Aboli, l’uomo il cui sguardo gli aveva così palesemente nascosto qualcosa.
Quindi era possibile, in teoria, sapere dove fosse quella fortuna nascosta. Era un’informazione molto preziosa. Ma perché permettere a qualcun altro di trarre beneficio dalla sua scoperta? Perché non cercare lui stesso il tesoro?, si chiese William Pett.