Hal si trovava in cella da poche ore quando ricevette la visita del principe Jahan. Si era armato di coraggio in vista di un interrogatorio brutale, ma la domanda iniziale dell’uomo lo colse del tutto alla sprovvista.
«Il vostro compatriota», chiese il principe, «quello chiamato l’Avvoltoio, ha sempre avuto la morale di un maiale, anche quando era ancora un uomo?»
Hal perplesso a quella descrizione fece un misero tentativo di ridere. «È un farabutto infido e ladro sin dalla nascita. Ce l’ha nel sangue.»
«Sì, lo immaginavo. Ha rapito Judith Nazet, cosa che mi rende furioso, perché era di mia proprietà...»
«Judith non appartiene a nessuno. È una donna libera.»
«Con ogni evidenza, Sir Henry, non è così», sottolineò Jahan. «Al momento è prigioniera dell’Avvoltoio, su una nave diretta a sud. È colpa mia. Avrei dovuto prevederlo. Ho visto quel tizio tradire il suo dio per i soldi. Un uomo disposto a fare una cosa del genere non ha onore, non conosce vergogna. Se fosse un musulmano e si scoprisse che ha tradito in tal modo il Profeta, che siano benedetti lui e Allah onnisciente e misericordioso, nemmeno se dovesse morire un migliaio di volte sarebbe sufficiente. Ma voi siete diverso. Voi avete combattuto per il vostro dio.»
«Per il mio Dio, per la libertà e per la donna che amo.»
Jahan reagì con un sospiro malinconico e un cenno di assenso. «Ah, non posso certo biasimarvi per questo, El Tazar. È una regina. È stata qui, nel mio harem, e la sua bellezza ha messo in ombra persino le mie concubine più splendide. No, non temete, non l’ho violata, pur essendo stato tentato di farlo, come succederebbe a qualsiasi uomo.»
«Allora perché non l’avete fatto? Avreste potuto. Cosa ve l’ha impedito?»
«È un’ottima domanda, e avete ragione: all’interno di queste mura, e anche al di fuori di esse, posso fare tutto ciò che voglio. Quindi cosa stavo pensando, di preciso?» Il principe si interruppe per un attimo, poi aggiunse: «Lei e io abbiamo parlato. Le ho detto che intendevo aspettare che veniste catturato. Ho detto che l’avrei costretta a concedersi a me perché, in caso contrario, sareste morti entrambi. Non si preoccupava per se stessa, naturalmente, è coraggiosa come i migliori fra gli uomini, ma non avrebbe certo permesso che soffriste a causa sua».
La voce di Hal grondava disprezzo quando domandò: «È così che vi piace sedurre le donne, minacciandole di violenza se vi si negano?»
L’atteggiamento di Jahan, fino a quel momento improntato a una signorile amabilità, divenne di colpo gelido. «Dovete essere o molto audace o molto sciocco per azzardare una simile insinuazione, potrei farvi uccidere per questo.»
«Mi farete uccidere comunque, non ho dubbi, se è quello che desiderate», replicò Hal.
«Sì», concordò il principe, «ma, checché ne pensiate, non sono un uomo che si gloria del suo potere di vita e di morte, come fanno alcuni. E nemmeno traggo piacere dal fare del male alle donne o dal costringerle a piegarsi alla mia volontà. Per esempio, le donne del mio harem mi appartengono. Esistono per darmi piacere, è la loro funzione e devono onorarla. Ma non le percuoto né le minaccio, potete stare certo che le altre sono sempre gelose della mia prediletta e vorrebbero essere loro a godere del mio favore. Quindi non mi procurerebbe alcun piacere prendere Judith Nazet con la forza, e per quanto sia furioso per le sconfitte da lei inflitte agli eserciti che le ho inviato contro, non la odio. La rispetto. Pur essendo una donna ha combattuto come un vero guerriero. Se fosse rimasta uccisa in battaglia me ne sarei rallegrato, ma sono giunto alla conclusione che, se dovessi prenderla con le minacce o la violenza, sarei io quello che verrebbe disonorato.»
«Un gran bel discorso, davvero, ma l’avete comunque messa sulla piazza degli schiavi.»
«È stata una scelta obbligata, un modo per costringervi a tornare a Zanzibar. Volevo avervi qui, di fronte a me, dove avrei potuto vedere il barracuda che ha trattato le mie navi come sardine inermi. Volevo che vi batteste con il mostro monco che avevo creato. Pensavo che mi avrebbe divertito.» Il principe parve quasi autocommiserarsi, come se cercasse la solidarietà di Hal mentre aggiungeva: «Sapete, per un uomo nella mia posizione è difficile trovare qualcosa di nuovo con cui divertirsi».
«Ma poi il vostro mostro vi ha tradito.»
«Sì. Quindi adesso voi potete rendermi un enorme servizio uccidendolo.»
«Prima devo trovarlo.»
«In questo posso aiutarvi», affermò Jahan. «L’Avvoltoio è in combutta con un altro inglese di nome Benbury.»
«Lo conosco, è al comando della Pelican», ribatté Hal. «Ma non è inglese, è scozzese.»
«E non è la stessa cosa?»
«No, affatto.»
«Ah», disse il principe, stupito da quella novità. «Comunque sia, un membro dell’equipaggio di questo Benbury è stato catturato quando abbiamo fatto irruzione nella taverna in cui vi abbiamo trovato. È stato convinto a rivelarci tutto quello che sapeva dei piani del suo comandante.»
«Ho sentito urlare, durante la notte», asserì Hal.
«La persuasione è spesso rumorosa. Sembra che Benbury e l’Avvoltoio sperino di vendere la vostra donna a un portoghese chiamato Lobo. Ne ho sentito parlare. Ha una miniera d’oro. Posso farvi arrivare là.»
«Come?»
«Partirete subito. Farete un viaggio che non vi darà alcun piacere, ma è l’unico modo per condurvi vicino a Lobo. Se tentate di aggredirlo fallirete. Se gli farete una visita di cortesia vi caccerà o vi ucciderà. Ma esiste un modo per entrare nella sua miniera, anche se potreste pentirvene, perché fa lavorare gli uomini finché non muoiono. E quindi gliene servono sempre di nuovi...»
Hal si strinse nelle spalle, per dimostrare la sua indifferenza e la sua totale disponibilità. «So cos’è il lavoro forzato. Ho le cicatrici delle frustate a dimostrarlo. Posso farcela.»
«Forse», replicò Jahan, «ma prima dovete arrivare là. E non sarà un’impresa facile, perché l’uomo che vi ci porterà sarebbe felice di uccidervi.»
«Ho l’impressione che desideriate la mia morte più che quella dell’Avvoltoio», affermò Hal.
«Bah!» Il principe Jahan aveva l’espressione di chi avesse ordinato una serie di pietanze apparentemente squisite solo per scoprire che ognuna aveva un sapore peggiore della precedente. «Voglio che scompariate tutti, inglesi, scozzesi... siete tutti parimenti sgraditi ai miei occhi. Verrete portato a bordo di una nave entro un’ora. Quanto a chi di voi due muore, e quando, non sta più a me deciderlo. Che sia la volontà di Allah a fungere da giudice...»
Il pomeriggio successivo al mercato degli schiavi, Mossie sedeva nella cabina del comandante della Golden Bough mentre la nave era alla fonda al largo della costa di Zanzibar, abbastanza lontano dalla città per evitare sguardi indiscreti. Teneva le spalle curve e la testa china mentre raccontava una storia che fu interrotta da più di un accesso di pianto. «Avrei dovuto fare qualcosa. Judith è stata portata via, il comandante Henry è in catene e il signor Tromp è morto. Ma non sapevo cosa fare!»
«Non sentirti responsabile, piccolo passero», lo consolò Aboli. «Hai fatto esattamente quello che ti ho chiesto. Hai seguito il più da vicino possibile il comandante Courteney finché non ha lasciato l’isola, quindi è grazie a te se sappiamo cosa è successo, grazie a te se ho potuto mandare alcuni uomini al porto per scoprire quale nave lo ha portato via. Adesso sappiamo che il comandante era a bordo della Madre de Deus, diretta a Quelimane. Sappiamo che si trova con gli schiavi destinati a una miniera d’oro. Non sapremmo niente di tutto questo senza di te, Mossie, lo capisci?»
Il ragazzo annuì, un po’ sollevato da quelle parole.
«Bene», continuò il primo ufficiale. «Ora ascoltami bene, mentre ti spiego come salveremo il comandante Courteney.»
Il piccolo annuì con foga, come se stesse ascoltando una bella favola.
«Prima di tutto seguiremo la nave su cui è tenuto prigioniero. Se la raggiungiamo per mare, la attaccheremo e ci riprenderemo il nostro comandante», annunciò Aboli.
«Ucciderete gli uomini cattivi che lo hanno catturato?»
«Sì, li guarderemo così...» Aboli contorse il viso pieno di cicatrici in una terrificante espressione guerresca che spinse Mossie a strillare di paura ed eccitazione.
«E se non riuscite a raggiungere la nave in tempo?»
«Ah, allora scenderò a terra con i miei fratelli amadoda. La miniera verso la quale è diretto il comandante, e forse anche Judith, è vicina alla nostra terra natale, il regno del monomatapa. Quindi conosciamo quelle terre come il palmo delle nostre mani. Troveremo il comandante e la sua signora e li riporteremo sulla costa, dove tu, il signor Tyler, il signor Fisher e l’intero equipaggio della Bough ci starete aspettando.»
«Quindi riporterete da noi Judith e il comandante Henry, sani e salvi?» chiese Mossie.
«Sì.»
«Lo prometti?»
Aboli lo guardò negli occhi con grande solennità e disse: «Conosco il comandante da quando era un neonato. Per me è come un figlio e non lascerei mai che gli succeda qualcosa di brutto. Quindi sì, piccolo passero, lo prometto. Riporterò da te il comandante e Judith».