28. La politica egemonica di Milano e Venezia
Un discorso relativo alla politica egemonica di Milano quattrocentesca, deve prendere le mosse dai primi del secolo. Fu infatti Filippo Maria – già lo dicevamo – nel 1412 a recuperare le terre perdute dopo la morte del padre, Giangaleazzo. Per far ciò egli si avvalse di alcuni fra i più grandi condottieri del tempo, Francesco Sforza, Niccolò Piccinino, Francesco Bussone, conte di Carmagnola, presentato in una nota tragedia da Alessandro Manzoni.
Il Carmagnola si mosse presto alla conquista di nuove terre nel Veneto e in Romagna, mentre strinse accordi con Lucca e Siena, avversarie di Firenze.
Si formò così un’alleanza fra quanti erano minacciati dall’espansionismo visconteo, Venezia, Firenze, il papa e il duca di Savoia.
La guerra durò più di un ventennio (1423-1447) e fu piena di mutamenti, di pause e riprese, alternò contese dinastiche a rivolgimenti politici interni negli Stati che vi parteciparono.
Protagonisti del conflitto furono principi, governanti e capi delle truppe mercenarie che nel ’400 divennero sempre più potenti.
Passando da uno schieramento all’altro, i capitani di ventura divennero arbitri dei conflitti, per cui parvero più alleati che dipendenti degli Stati che li avevano assoldati. Di qui il tentativo dei principi di unirli stabilmente alla loro politica mediante la concessione di feudi e progetti matrimoniali.
In tal modo si comportò Filippo Maria Visconti con il Carmagnola, concedendogli feudi e dandogli in sposa la nipote Antonia. La sua generosità non gli garantì però la fedeltà del condottiero passato nel 1425 alla Serenissima che quest’ultimo condusse alla vittoria di Maclodio (1427), assicurando a Venezia, Brescia, Bergamo e Cremona.
In seguito però, Carmagnola non parve più il comandante audace e animoso rivelatosi in precedenza e riportò una serie di insuccessi sembrati sospetti al senato veneziano che, convocatolo, lo processò e lo fece decapitare.
Per il duca Filippo Maria Visconti la situazione migliorò in Toscana e in Romagna, dove il Piccinino e lo Sforza ebbero importanti vittorie che spinsero Firenze sulla difensiva.
La stanchezza consigliò poi i contendenti di giungere alla pace, partendo da un compromesso: la pace di Ferrara del 1433, in base a cui Venezia mantenne i territori conquistati.
Tuttavia il conflitto esplose nuovamente l’anno successivo: lo Sforza conquistò Umbria e Marche ma gli alleati lo fermarono, portando dalla loro parte il condottiero visconteo, cui venne offerto il marchesato di Ancona.
Il conflitto si estese poi al Mezzogiorno. Il duca Visconti fu prima con Venezia e Firenze e a favore degli Angioini, mentre poi passò dalla parte di Alfonso di Aragona che stabilì con lui un forte legame. Gli insuccessi fiorentini condussero al potere Cosimo dei Medici che rinvigorì l’alleanza con Venezia contro Milano.
Si arrivò pertanto a una temporanea pace in Cremona (1441) che riconciliò Francesco Sforza con il duca di Milano che gli diede in moglie la figlia Bianca Maria. Ma il Visconti non fu fortunato con i capitani di ventura: ripresa la guerra nel 1442, lo Sforza si trovò di nuovo contro il suocero che ebbe dalla sua parte il re Alfonso di Napoli e papa Eugenio IV.
Un inatteso colpo di scena fu la morte senza eredi diretti del duca di Milano (1447) che rimise in discussione l’eredità del potente Stato, rivendicato da Francesco Sforza, da Carlo di Orléans, dal duca di Savoia e da Alfonso di Aragona.
I Milanesi non volendo rinunziare alla loro supremazia politica, proclamarono nello stesso anno la repubblica ambrosiana.
Dell’avverso destino milanese si giovarono più o meno i nemici della Signoria viscontea e in particolare Venezia divenuta, a metà ’400, la maggior potenza italiana.
Per primo il doge Francesco Foscari (1423-1457) riportò successi contro i Visconti, conquistando le terre dall’Isonzo all’Adda, il patriziato di Aquileia, Zara e Ravenna, e poi, ancora, le terre del Lodigiano.
Una volta ancora, però, la triste condizione indusse i Lombardi alla riscossa. Milano chiese allora aiuto a Francesco Sforza che, assunto il potere, sconfisse Venezia a Caravaggio nel 1448. Poi, sfruttando il successo conseguito e il matrimonio con Bianca Visconti, si fece proclamare duca (1450).
Venezia tuttavia non cedette e, alleatasi con il duca di Savoia e il re di Napoli, riprese la guerra contro Milano, scontrandosi con una coalizione capeggiata da Firenze che ora non doveva più temere lo Sforza, mentre erano i Veneziani a turbare gli equilibri politici toscani.
La guerra durava da tre anni allorché giunse la notizia della caduta di Venezia in mano ai Turchi (1453), seguita da un appello del papa che invocava la Crociata contro gli infedeli.
Venezia ne approfittò allora per mettere fine alla guerra. Si giunse così alla pace di Lodi (1454) che determinò la definitiva ascesa di Francesco Sforza e il riconoscimento delle conquiste veneziane in Lombardia.