12. Federico I e i Comuni

A mostrare che la situazione italiana – ora che vi facciamo ritorno – era in movimento e che l’impero era in grado di influirvi notevolmente, contribuì l’elezione di Federico I Barbarossa, incoronato re di Germania il 4 marzo 1152 in Costanza e designato quale imperatore.

Il sovrano, accompagnato dal suo futuro biografo e zio, Ottone di Frisinga, si impegnò subito a riportare all’antica potenza l’autorità imperiale con ogni mezzo disponibile. Per prima cosa dunque, organizzò per l’anno successivo una Dieta a Costanza, cui presero parte anche i legati di papa Anastasio IV (1153-1154). Lì, Barbarossa manifestò la sua certezza secondo cui potere politico e spirituale dovevano collaborare su un piano paritario e riconfermò le sue prerogative in materia di elezione dei vescovi tedeschi.

In pari tempo egli garantì prestigio e potenza alla Chiesa di Roma, ottenendo in cambio da Anastasio la promessa di una rapida incoronazione imperiale.

A Costanza arrivarono pure due messi della città di Lodi per chiedere giustizia contro la prepotenza milanese che, dopo la distruzione della città rivale, ne vietava in pratica la ricostruzione.

Tale richiesta, cui si affiancò presto quella di altri centri lombardi angariati dall’espansionismo milanese, convinse Federico a concentrare la sua attenzione sull’Italia, ove la moltiplicazione impetuosa delle autonomie comunali aveva dato luogo a una situazione intricata e incomprensibile per l’impero, in quanto sensibilmente diversa da quella germanica, ove lo sviluppo cittadino non pregiudicava l’autorità imperiale ma la favoriva come contrappeso alla feudalità e riservava ai rappresentanti del sovrano precisi margini di intervento amministrativo e giudiziario.

Al contrario in Italia i centri urbani come la metropoli ambrosiana pretendevano di avere gli stessi poteri del sovrano all’interno del territorio urbano e anche all’esterno, allorché non si peritavano di dichiarare guerra ad altre città suddite dell’impero, come se l’una e le altre avessero rappresentato poteri del tutto indipendenti da quello imperiale.

Certo, sviluppi di tal segno non erano conciliabili con il complesso programma politico federiciano che si basò sui seguenti punti: potenziamento dei legami feudali in Italia e in Germania all’uopo di coordinare e condizionare i poteri signorili operanti «in loco»; controllo dei territori dipendenti dalla corona mediante i ministeriales, ossia quei funzionari di provata fedeltà alle istituzioni, condizionanti la Chiesa tedesca e le città imperiali germaniche; il riordino e l’utilizzo dei diritti di regalia, ovvero dei diritti inalienabili dell’autorità regia, quali l’amministrazione della giustizia, la difesa del territorio, la riscossione delle imposte.

La convergenza fra la riflessione giuridica e soprattutto quella dei giuristi dell’ateneo bolognese con Federico I ebbe in breve immediata conferma.

Nell’ottobre 1154 il Barbarossa era in Lombardia ove celebrò la prima Dieta di Roncaglia. Gli ambasciatori milanesi vi parteciparono con un’ingente somma di denaro, onde ottenere la conferma dei diritti regi esercitati dal tempo del Comune e inoltre la signoria su Como e Lodi. Federico invece rifiutò l’offerta, mise la città al bando e la privò delle regalie.

Non essendo egli però ancora così forte da imporre la sua volontà con la guerra, si contentò all’inizio di distruggere Tortona, tradizionale alleata dei Milanesi, invano difesi dalla succitata città. La caduta del centro lombardo avvenne il 19 aprile 1155. Federico si diresse poi a Roma per cingervi la corona imperiale.

Prima della incoronazione, secondo gli accordi fatti con il pontefice, il sovrano germanico distrusse il Comune creatosi nell’Urbe fra il 1143 e il 1144, allora rappresentato da Arnaldo da Brescia, un riformatore di tradizione patarinica, contestatore del potere temporale dei papi.

Arnaldo, da tempo in dissenso con i gruppi dirigenti romani per le sue posizioni religiose, fu catturato e messo al rogo con l’intervento del futuro imperatore.

Quest’ultimo poi ricevette la corona imperiale e nel settembre 1155 passò le Alpi per far ritorno in Germania.

Nel 1158 egli scese nuovamente nella penisola con un forte esercito e con idee decisamente bellicose. In quell’occasione Barbarossa convocò una nuova Dieta a Roncaglia, alla quale risultarono invitati anche quattro autorevoli docenti dell’Università bolognese: Martino Gosia, Ugo, Bulgaro e Jacopo.

Ad essi Federico chiese una precisa determinazione e delimitazione dei diritti di regalia. L’elenco preparato dai giuristi, poi aggregato alla Constitutio de regalibus promulgata dall’imperatore, era sostanzioso e comprendeva il diritto di battere moneta, di nominare i magistrati, l’imposizione di dazi e pedaggi, le imposte sul commercio, la riscossione degli utili provenienti dal pagamento delle multe, l’acquisizione dei patrimoni rimasti senza legittimi proprietari, i redditi della pesca e delle saline, le miniere d’argento, l’imposizione di lavori per la riparazione e la difesa delle proprietà pubbliche, le imposte su fiumi, ponti, porti e ripatico.

Tali erano insomma i diritti dei quali i Comuni si erano impossessati e che Federico era disposto a lasciar loro in godimento, ma a condizione che essi pagassero un tributo annuo e individuassero nell’impero la fonte di ogni potere. In base a pari principio egli elaborò pure una Constitutio pacis con cui vietò la formazione di leghe fra le città e la dichiarazione di guerre private del tipo di quella recentemente dichiarata da Milano a Lodi.

Federico poi prese a occuparsi di contee, marche e ducati, di cui ribadì la dipendenza dall’autorità regia e dai beni allodiali cui era legato l’esercizio delle giurisdizioni signorili.

In seguito alla Dieta di Roncaglia del 1158, Federico I oltre che nei riguardi dei Comuni precisò la sua linea politica con il papato, dati i coinvolgimenti che esso avrebbe potuto avere nella politica comunale. Inoltre egli precisò tal linea pure nel rapporto con lo stato normanno meridionale.

Il risultato della Dieta e delle successive costituzioni per la restaurazione del potere imperiale generò la formazione di un imponente gruppo di oppositori fra i quali si contarono molti Comuni lombardi e veneti, nonché il pontefice Alessandro III (1159-1181).

La reazione di Federico fu imprevedibilmente dura. Alessandro III fu costretto a riparare in Francia e fu sostituito con l’antipapa Vittore IV (1159-1164). Nel 1162 Milano fu assediata e rasa al suolo da soldati germanici.

Questo ebook appartiene a angelica balduccio - 87360 Edito da Newton Compton Editori Acquistato il 7/25/2014 9:37:13 AM con numero d'ordine 866095