Hoskins
«Ferma le immagini» dice Hoskins sporgendosi sopra Loren per vedere meglio lo schermo. Sono seduti da due ore davanti alla consolle video del minimarket, facendo scorrere avanti e indietro i video di sicurezza del giorno prima e concentrandosi sui dieci minuti in cui Weber si era fermato alla stazione di servizio. In teoria era semplice, senonché il titolare aveva installato un gran numero di videocamere, c’erano dodici pompe da controllare e sebbene l’estratto conto della carta di credito rivelasse il momento esatto in cui Weber aveva fatto rifornimento, non diceva dove l’aveva fatto. Di conseguenza c’è stato un bel po’ di girato da esaminare. Ma ora, finalmente, Davey ha trovato qualcosa. «È lui. È il nostro uomo.»
Nel video si vede Weber ancora vivo, il cranio non ancora sfondato. Infila la pompa nel serbatoio della sua vettura e comincia a fare rifornimento, poi alza gli occhi al cielo e si fa schermo con una mano. Sembra disgustato, come se il clima invernale lo offendesse; poi si gira e risale a bordo dell’auto.
«Non ha parlato con nessuno» dice Loren. «Ha fatto il pieno ed è ripartito.»
«Torna leggermente indietro» dice Hoskins, e Davey ruota una manopola e preme qualche tasto. «Ecco, qui. Weber si ferma un istante. Vedete come muove leggermente la testa? Come se fosse in ascolto. Qualcuno ha detto qualcosa dalla pompa accanto, e lui ha annuito. Potrebbe anche avere risposto, ma da questa angolazione non lo si vede in faccia.»
«Possiamo vedere la stessa sequenza da un’angolazione diversa?» chiede Loren.
«Posso fare anche di meglio.» Davey martella le dita sulla tastiera con tale rapidità che Hoskins non capisce cosa stia facendo, finché sullo schermo appare un nuovo fermo di fotogramma. È l’immagine di un giovane dagli occhi e capelli scuri, la sua faccia una chiazza spettrale sullo schermo. «È il tizio con cui probabilmente Weber ha parlato. E quella è la sua targa.»
«L’ho già visto» dice Loren, avvicinando il volto allo schermo fin quasi a toccarlo con il naso. A quella distanza l’immagine dev’essere pixellata e praticamente irriconoscibile, ma lui non si ritrae. «Era con Sammie. Al centro commerciale. Nell’area ristoro. È solo uno sbarbato.»
Davey porge a Hoskins un pezzetto di carta col numero di targa.
«Ottimo lavoro» gli dice Hoskins con una pacca sulla spalla. «Dovresti venire a lavorare al dipartimento.»
Davey scrolla le spalle e sorride. È un’espressione che Hoskins conosce molto bene: Grazie, ma no grazie.