Sammie

«Succhi ancora cazzi per scrivere i tuoi articoli?» chiede Loren. Sta masticando una gomma, facendola schioccare con gusto. «È incredibile la velocità con cui voi stronzi dei media spargete la voce. È come sanguinare in mare: devi solo aspettare, gli squali arriveranno prima di quanto credi.»

«E questo che diavolo significa?» chiede Sammie indicando l’abito e i capelli. Loren non le è mai piaciuto, ma questo travestimento lo mette in una luce tutta nuova. Ha sempre pensato che avesse qualcosa che non quadrava, e Hoskins le aveva raccontato i suoi trucchi, il fatto che gli piacesse vestirsi come i suoi sospetti, che i suoi metodi investigativi erano strani; ma una cosa è sentirne parlare, un’altra vederlo coi propri occhi. Sammie non riesce a calmare il cuore che le martella nel petto, non riesce a impedire alle sue mani di sudare pur sapendo che quello che le si para davanti non è Seever; il suo cervello lo sa, ma il resto del corpo non vuole ascoltarlo. «Sei un depravato del cazzo, lo sai?»

«Oh, adoro quando una ragazza carina dice sconcezze. Fammi chinare in avanti, che mi metto ad abbaiare come un cane.»

«Dio, sei disgustoso.»

Hoskins non ha ancora aperto bocca; è pallido e scosso, come se avesse visto un fantasma. E forse è proprio quello che ha visto.

«Vuoi vedere quanto posso essere disgustoso?» insiste Loren allungando l’ultima parola. Disgustoooso.

«Grazie, non voglio vomitare la colazione» risponde Sammie. «Il tuo costume è più che sufficiente.»

«Non perderai un bel niente prendendolo nel…»

«Gesù Cristo, basta!» esclama Hoskins. Sulle sue guance sono apparse due chiazze rosse. È furioso, Sammie lo capisce dal colore e dalla lucentezza dei suoi occhi, e sa anche che Loren lo infastidisce di brutto, che i due hanno il genere di rapporto esplosivo che solo il dipartimento sarebbe disposto ad accettare, perché sono entrambi bravi nel loro lavoro e unire i loro talenti non sarebbe forse come creare una specie di dream team? «È troppo presto per ascoltare queste stronzate. Potete piantarla, tutti e due?»

«Il solito vecchio Paulie» dice Loren posandogli una mano sulla spalla. «Mi sei mancato, socio

«Quanto siete dolci» osserva Sammie guardando prima uno e poi l’altro. «Odio dovervi separare, ma avrei qualche domanda…»

«Oh, credevo lo sapessi» ribatte Loren dando un’altra strizzatina alla spalla di Hoskins. «Quando scarichi qualcuno, perdi il diritto a qualsiasi informazione per i tuoi articoli di merda. Quindi levati dai coglioni.»

«Lasciami stare» dice Hoskins, sottraendosi al contatto con Loren. «Non mi toccare.»

Loren aggrotta la fronte e si aggiusta gli occhiali sul dorso del naso in un gesto così simile a quello di Seever che Sammie non può fare a meno di osservarlo a lungo, affascinata. È bravo, deve essersi esercitato a lungo allo specchio per riprodurlo alla perfezione. Ma la spinge a chiedersi che genere di uomo imiti l’aspetto, i gesti, la voce e tutto il resto di un mostro.

«Non hai avuto problemi a trovare la casa, vero? Ci sei già stato, Paulie?»

«Cosa?»

«Ci sei passato ieri? Più o meno a quest’ora?»

«Stai scherzando?»

«Volevo solo scagionarti. Non si può mai sapere.»

«Mi ha chiamato Black» dice Hoskins, paonazzo in volto. «Mi ha chiesto lui di venire. Per darti una mano.»

«Col cazzo» ribatte Loren. «Non ho bisogno di aiuto.»

«Chiamalo e diglielo. Sarò più che lieto di andarmene.» Hoskins incrocia le braccia davanti al petto, ma il suo sguardo è fisso sulla casa, e Sammie ha l’impressione che muoia dalla voglia di entrarci e vedere cosa sta succedendo. Di mettersi in testa il suo berretto alla Sherlock e curiosare in giro. «Ho molto da fare.»

«È stato ucciso qualcun altro?» chiede Sammie, e i due si voltano a guardarla, come sorpresi che sia ancora lì. «È questo che è successo? Qualcun altro che aveva a che fare con Seever?»

Non ha niente su cui prendere appunti ed è un gran peccato, perché qui c’è sotto qualcosa, e le troupe televisive non si vedono ancora. È arrivata prima, ma è impreparata. Non succederà più.

«Paulie, di’ alla tua ragazza di andarsene» riprende Loren. Hoskins è rivolto verso la casa ma continua a far dardeggiare lo sguardo su di lui, come se non volesse perderlo d’occhio troppo a lungo.

«Non è la mia ragazza.»

«Seever sta orchestrando questi delitti dal carcere?» chiede Sammie.

«Gesù» mormora Hoskins, strofinando la punta della scarpa contro un mucchio di neve sporca. «Proprio quello di cui abbiamo bisogno. Una teoria del complotto con Seever che fa il burattinaio dal braccio della morte.»

«Ehi, a proposito.» Loren schiocca le dita rivolgendosi a Sammie. «Ogni tanto vado a trovare il tuo amichetto Seever. Gli piace far andare la bocca, e ormai non ha più molti ascoltatori. Ha una lista di visitatori, hai presente, un elenco approvato da lui e ratificato da un giudice. Non tutti hanno il permesso di parlare con quel pipparolo. Io sono sull’elenco, Hoskins pure. Sua moglie, il suo avvocato. E poi ci sei tu. Samantha Peterson. Ora, com’è che dopo tutti questi anni fai ancora parte di quella lista?»

«Non ne ho idea» risponde Sammie, ma in realtà lo sa: anni fa era stato Dan Corbin a chiamare il legale di Seever e farla inserire perché potesse ottenere qualche dichiarazione direttamente dalla fonte. Non era stato facile, ci aveva tenuto a farle sapere. Una quantità di complicazioni burocratiche, di documenti da firmare. Ma Sammie non era mai riuscita ad andarci, non credeva di averne la forza. Non sapeva di essere ancora su quella lista, ma è qualcosa che può sfruttare a suo vantaggio. Visitare Seever, ottenere una sua dichiarazione. L’accesso a Seever potrebbe aprirle ogni genere di porte.

«A giudicare da come parlava di te, credo che Seever sperasse in una visita coniugale.»

«Sta’ zitto» scatta Sammie. Il tono avrebbe voluto essere velenoso, ma è risultato troppo stridulo, e probabilmente sia Hoskins che Loren ne hanno avvertito l’artificiosità. Abbassa gli occhi a terra, giocherella con la chiave della macchina tra le dita.

«A quanto pare, tu e Seever ve la spassavate» insiste Loren. Non ha intenzione di mollare l’osso, continuerà a tornarci sopra come se stesse tormentando una crosticina. Dio quanto lo odia, tutto sorridente nel suo costume da serial killer. «Ha conservato dei gran bei ricordi con cui smanacciarsi.»

«Mi sembra di ricordare che Seever non volesse più avere a che fare con te» interviene Hoskins. «E adesso vai a trovarlo in prigione?»

Un lento sorriso sboccia sul volto di Loren.«Siamo buoni amici» dice. «Facciamo lunghe, piacevoli chiacchierate. Di questi tempi, Seever parla con chiunque lo stia ad ascoltare. Di quello che ha fatto e che gli piacerebbe fare. Di lei

«Smettila» dice Sammie.

«Ti eccita, vedermi vestito così?» chiede Loren spazzolandosi una spalla. «È per questo che arrossisci? Ti stai bagnando nel vedere il tuo vecchio compagno di scopate?»

Sammie lo guarda inorridita, e lui le fa l’occhiolino, abbassando la palpebra con una lentezza che riesce a essere indecente.

«Che storia è questa?» chiede Hoskins, guardando prima uno e poi l’altra. «Di cosa state parlando?»

«Come, non lo sapevi?» ribatte Loren. «Incredibile, non te l’ha mai detto? Certo, se l’avessi saputo magari ci avresti pensato due volte prima di scoparla.»

«Saputo cosa?»

«Che Jackie Seever conosce molto bene la nostra Sammie. In senso biblico, oserei dire.»

«Cosa?» esclama Hoskins, ma Sammie vede già la consapevolezza farsi lentamente strada sul suo volto. Ha l’espressione di chi ha appena ricevuto una brutta notizia, di chi ha appena saputo che qualcuno a cui voleva bene è morto. La comprensione arriva prima lentamente e poi di botto, come una valanga che si riversa giù da una montagna.

«Seever e Sammie solevano incontrarsi per svolgere atti di natura sessuale. Copulavano. Scopavano. Chiavavano. Come preferisci.»

«È vero?» chiede Hoskins guardandola, e Sammie si rende conto che ne è già convinto, qualunque cosa lei dirà. E la cosa peggiore non è la verità in sé: è l’espressione sul suo volto, l’orrore che la verità ha immediatamente suscitato. La sua occhiata la fa trasalire: la sta guardando come se fosse una merda di cane che ha appena calpestato.

«È successo molto tempo fa» gli dice con un filo di voce. «Quando lavoravo per lui.»

«Non ti preoccupare, Paulie» riprende Loren. «La dava a Seever molto prima che arrivassi tu. Però ho sentito dire che quando vai a letto con qualcuno è come farlo con tutti i suoi amanti precedenti. Che schifo, vero? Immagina, rotolarsi nel letto con il corpo nudo di Seever incollato al tuo. Dio, mi dà il voltastomaco.»

«Black mi ha chiesto di aiutarti, non di stare a sentire le tue puttanate» sbotta Hoskins, facendosi largo tra loro e dirigendosi verso il retro della casa. «Ci vediamo dentro.»

Là dietro c’è altra gente, Sammie può udirne solo le voci sommesse perché si è fatto tardi, è sceso il buio e gli agenti cercano di non disturbare anche se devono indagare su un omicidio.

«Non temere, Paulie non è più un bambino» dice Loren seguendo Hoskins con lo sguardo. «Supererà anche questo.»

«Sei un bastardo» ribatte Sammie.

«E tu non dovresti essere qui.»

«Perché ti vesti come Seever? Cosa sta succedendo?»

Loren si guarda, come se avesse dimenticato cosa indossa.

«Ti piacerebbe saperlo, vero?» dice sfilando la cipolla dal taschino e facendola roteare sulla catenella. «Magari ti va di montare in sella e fare un giro, così posso raccontarlo a Jacky? Secondo me si godrebbe il racconto, un bel regalo per un uomo che sta per morire, non credi?»

«Va’ all’inferno.»

«E tu dovresti tornartene a casa.»

«Sono venuta a parlare con Hoskins. Non me ne vado finché non l’ho fatto.»

Loren si volta nella direzione in cui è sparito Hoskins, osservando la casa e riflettendo.

«Sarà una lunga attesa» dice, e poi si allontana lasciandola sola in mezzo alla strada. Più in là si ferma un furgone e ne scende un uomo con una grossa telecamera in spalla, seguito da una donna con un microfono in mano. Non ci vorrà molto perché la via cominci a brulicare di inviati; ogni singolo giornalista in città si precipiterà qui in cerca di notizie. È diventata una corsa contro il tempo: Sammie corre alla sua auto, vi sale e comincia a rovistare nel buio alla ricerca di carta e penna. Scoprirà cos’è successo, anche se significherà passare la notte all’addiaccio.