Hoskins

Ha passato la notte in cella, su una sottile cuccetta fissata a una gelida parete di cemento, sognando Sammie. Non è insolito, poiché la sogna spesso, ma mai così: nei suoi sogni di solito Sammie ride o discute con lui, oppure lo prende lentamente in bocca, invece questa volta era morta, distesa su un pavimento con un lato del cranio sfondato e la testa che sembrava un pallone da basket sgonfio da cui colava non solo del sangue ma anche della materia giallastra, e nel vedere che alcune delle sue dita erano state mozzate lui apriva la bocca per gridare ma a un tratto sentiva una mano sulla spalla che lo scuoteva, e finalmente si sveglia, ed è Craig, lo stesso agente che gli aveva chiesto scusa arrestandolo, e le sue sopracciglia sono aggrottate in un’unica linea scura e preoccupata sopra il naso aquilino.

«Si svegli» gli dice scuotendolo più forte. «Sta facendo un brutto sogno. Si svegli.»

Hoskins si drizza a sedere in preda alle vertigini.

«Che succede?»

«Può andare» dice Craig. «La sua cauzione è stata versata. Ecco, beva un sorso d’acqua. Ha una pessima cera.»

«Dov’eri finito?» lo assale Ted non appena le porte dell’ascensore si aprono sul piano sotterraneo. «Ti avrò chiamato una ventina di volte.»

«Ventuno, a essere precisi» ribatte Hoskins andando direttamente nel suo ufficio e gettando sulla scrivania il sacchetto di carta degli effetti personali. Ted lo segue a ruota. «Ho passato la notte in prigione.»

«Ti hanno arrestato?»

«Non ci sono andato per i comfort a cinque stelle.»

«Com’è accaduto?»

«Non ha importanza. Che sta succedendo?»

Ted lo guarda con quella che sembra pietà. Osserva i suoi pantaloni spiegazzati e le nocche ancora chiazzate di sangue e sembra sul punto di fargli altre domande, ma poi si limita a comprimere le labbra con aria di disapprovazione.

«Ho fatto la ricerca in rete su Seever e sulle dita mozzate alle vittime.»

«Cos’hai trovato?»

«Niente. Avrò controllato migliaia di link e immagini su Seever, ma non si parla mai delle dita.»

«Maledizione» impreca Hoskins lasciandosi cadere sulla sedia. Ha dormito ma non certo bene, e può sentire gli scricchiolii di protesta delle sue ossa a ogni movimento. «Ero sicuro che avresti trovato qualcosa.»

«Be’, c’è un sito di cui ho sentito parlare. È pieno di foto di scene del delitto e porno di tortura. Pubblica le cose più tremende che la gente vende a suon di dollari. Ma non sono riuscito a controllare.»

«Come mai?»

«C’è un’iscrizione a pagamento, e io non ho una carta di credito mia. Gli estratti conto arrivano a mia madre. Se sapesse che guardo quelle cose, mi ucciderebbe.»

Hoskins lo fissa sgranando gli occhi, aspettandosi di sentirsi dire che è uno scherzo, ma Ted è serissimo. A vent’anni passati, ha ancora paura che la mamma lo becchi a fare cose sconce.

«A titolo di curiosità, i siti porno li visiti mai?»

«Solo quelli gratuiti» risponde Ted in tono cauto. «Allora, vuoi vedere ’sto sito oppure no?»

«Sì, come si chiama?»

«Il nome è alltheprettyflowers.com. Scritto come si pronuncia.»

Hoskins inarca un sopracciglio.

«E potremmo trovarci qualcosa che ci conduca a Secondamano?»

«Sì. Molti siti web si danno nomi innocenti. Per evitare di attirare l’attenzione quando qualcuno controlla la cronologia di un browser.»

«Ma sull’estratto conto della carta di credito risulterebbe un sito porno?»

«Sì.» Ted sorride imbarazzato. «L’ho scoperto sulla mia pelle. Non ti dico quanto si è incazzata mia madre.»

«D’accordo, come hai detto che si chiama il sito?»

Il cellulare di Hoskins dà uno squillo, e lui risponde sollevando il dito indice a chiedere tempo.

«Pronto?» dice accigliandosi. «Pronto? Chi parla?»

C’è un lungo silenzio, seguito dalla voce irritata di Loren.

«Cazzo, che strano. Non ha nemmeno suonato.»

«Loren?»

«Sì. Allora sei fuori? In ufficio?»

«Sì.» Hoskins chiude gli occhi e si preme le dita sulle palperbe fino a vedere lampi viola nel buio. «Dove diavolo eri finito?»

«Be’, ho passato la mattinata a raccogliere i fondi per la tua cauzione» dice Loren in tono divertito. «Ben fatto, a proposito. Mi piace, quando uno stronzo le prende perché picchia una donna. La ragazza come sta?»

Hoskins sospira, si passa le nocche sotto il mento. Ha rotto qualche osso e procurato qualche livido all’uomo di Trixie, giusto per dargli una lezione, ma lei non è sembrata particolarmente riconoscente. Lo ha cacciato via piangendo, il volto coperto di lacrime e muco.

«Sta bene, ma ho la sensazione che non volesse il mio aiuto.»

«Tipico delle donne, non sanno mai cosa vogliono. O ancora peggio, vogliono una cosa sola.» È una battuta, per quanto scadente, ma Loren non ride. E nemmeno Hoskins.

«Ieri dove sei scomparso?» domanda. «Te ne sei andato senza dire niente a nessuno.»

«Sì, mi piace fare così» risponde Loren. «Non farmi più pedinare, Paulie. Non finisce mai come vorresti.»

«Adesso basta!» grida Hoskins con rabbia improvvisa, facendo trasalire Ted. «Ti stai comportando come un pazzo, Loren. Devi spiegarmi cosa sta succedendo. Adesso.»

«Alan Cole è morto. È successo l’anno scorso, me l’hanno appena confermato. Attacco di cuore.»

«Cosa?»

«Cole non c’entra, Paulie. C’entra Sammie.»

«Lascia stare Sammie.»

«Non posso. Non riesco a non pensarci, fin da quando è risbucata fuori davanti a casa di Carrie Simms.»

«Piantala.»

«Ogni volta che visito Seever, lui non fa che parlare di lei. Non di sua moglie, non di qualsiasi altra donna, solo di Sammie. E lo sapevi che la dipinge? Al carcere ho provato a mostrare in giro la foto di lei, e alcune delle guardie l’avevano già vista sulle sue tele. Tranne che di solito è nuda. E a volte morta.»

«Dove vuoi andare a parare, Loren?»

«A quanto pare, un giorno la moglie di Seever ne ha vista una e per poco non ci è rimasta secca. Adesso, ogni volta che lui dipinge Sammie loro distruggono tutto.»

«Non lo sapevo» dice Hoskins, sfilandosi di tasca il portafoglio e porgendolo a Ted, che l’ha scostato con delicatezza per potersi sedere al computer. Alltheprettyflowers.com. La pagina di ingresso è semplice: una lapide da fumetto con incise le lettere RIP e davanti una singola margherita bianca che spunta dall’erba. Hoskins ripensa a Seever nel suo costume da pagliaccio con una margherita nell’asola.

«Seever è ossessionato da Sammie, e ho cominciato a riflettere sul fatto che Secondamano abbia un chiodo fisso per lui. O sembri averlo, quanto meno.»

«E adesso anche tu sei ossessionato da Sammie?» Hoskins osserva Ted inserire i suoi dati e quelli della sua carta di credito (duecento dollari al mese, più un’indennità in caso di cancellazione), scorrere i termini di utilizzo, inserire un nome utente ed entrare. Anche il sito è semplice, niente di speciale, non ci sono nemmeno i banner pubblicitari, finché Ted clicca sulla barra di ricerca sull’angolo superiore destro e vi inserisce un nome: Jacky Seever.

«Sto dicendo che Sammie è il denominatore comune» ribatte Loren, e Hoskins sente tanto le sue parole quanto il ronzio del computer che carica migliaia di immagini, riversando sullo schermo tutto ciò che il motore di ricerca del sito associa a Seever. Alcune immagini non hanno niente a che fare con lui, ma la maggior parte lo riguarda. «Tutte le vittime erano comparse nei suoi articoli sul “Post”, e lei si era scopata Seever. E aveva fatto carriera grazie a lui.»

«Sammie non ha ucciso nessuno» dice Hoskins in tono assente mentre i suoi occhi dardeggiano inorriditi sullo schermo del computer, assorbendone le immagini. Ci sono foto del vespaio di Seever, le riconosce, alcune le ha addirittura scattate, foto teoricamente conservate al sicuro negli archivi del dipartimento. E invece eccole qui, la risposta ai loro interrogativi: primi piani di mani, dettagli ingranditi e parzializzati, i moncherini al centro delle immagini.

«Non ho detto che sia stata lei» replica Loren. «Ma credo che Secondamano abbia cominciato a uccidere per lei. Forse si è fatto contagiare dall’ossessione di Seever per Sammie e ha deciso di portarla avanti. Lei ha ripreso a scrivere, giusto?»

«Guarda che roba» sussurra Ted facendo scorrere il cursore verso il basso. La pagina sembra proseguire all’infinito, con le aggiunte più recenti in fondo. A giudicare dalla cronologia, nelle ultime dodici ore sono state pubblicate più di dieci foto, caricate tutte insieme dalla stessa persona. Il nome utente è SecondHand, Secondamano, ed è ovvio, è ovvio che abbia voluto vantarsi della sua opera, perché vuole soddisfare il proprio ego, magari si sentiva ignorato e sapeva che i pervertiti che visitano questo sito gli avrebbero dedicato le loro attenzioni, gli avrebbero riservato una standing ovation.

La prima foto caricata da SecondHand è di Carrie Simms, distesa sul pavimento della sua cucina, il volto una maschera di sangue. Hoskins ne ha scattata una molto simile col suo telefono. Ora scorre velocemente le altre. Ci sono l’Abeyta e la Brody e c’è il ragazzo, Jimmy Galen. Di lui sono state postate due foto: non è nel bosco in cui è stato trovato il suo corpo ma su un pavimento di cemento, legato e ancora vivo, la bocca spalancata in un grido. Hoskins fa una smorfia e clicca sull’ultima immagine caricata.

«In un primo tempo forse lo faceva per Sammie, ma ora non più» dice. Sente montare la pressione dietro gli occhi e vorrebbe tanto passare qualche minuto da solo con Secondamano: anche con queste mani gonfie e doloranti gli darebbe una lezione memorabile, allo stronzo. «Dobbiamo trovarla. È in pericolo.»

Perché l’ultima immagine è Sammie, ma allo stesso tempo non lo è. È un suo ritratto appoggiato a una parete, e la firma di Seever campeggia nell’angolo inferiore. Lei è nuda, ha gli occhi chiusi e perde sangue dalle due dita mozzate di una mano. Ma non è tanto il dipinto a turbare Hoskins, quanto la didascalia appena sotto.

La prossima? ha scritto SecondHand. E subito dopo le parole, a renderle ancora peggiori:

Sammie è scomparsa. Hoskins ha immediatamente raggiunto una squadra mobile a casa sua, hanno sfondato la porta quando nessuno è venuto ad aprire ma non hanno trovato anima viva. L’ha cercata sul cellulare e in negozio, ha chiamato il servizio di sicurezza del centro commerciale, ma nessuno l’ha vista. Al distretto stanno cercando di mettersi in contatto con Dean, con i genitori, con chiunque possa sapere dov’è.

Hoskins sta uscendo da casa di Sammie quando suona il cellulare.

«Abbiamo trovato un’altra vittima» dice Loren. «Una trentina di minuti fa.»

«Sammie?» chiede Hoskins con voce spenta.

«Gesù, no, è un certo Chris Weber. E non ci crederai, ma è stata Gloria Seever ad avvertirci. Ieri sera Weber era passato da lei per intervistarla su Seever e Secondamano. Dice che dopo l’intervista se n’era andato, e che lei si è accorta solo stamattina che la sua macchina era ancora parcheggiata in strada. Il corpo è sul sedile posteriore dell’auto, con metà faccia sfondata e tutte le dita della mano destra mozzate.»

«Tu le credi?»

«Non so cosa credere, Paulie. Sono stato sulla scena, ma non ho parlato con lei. Ho immaginato che vedendomi si sarebbe chiusa a riccio. Con lei ci sono due detective che cercano di scoprire la verità, ma sai bene quanto è reticente quella stronza. D’altra parte non sospetterei di lei, non mi pare abbastanza forte da ridurre la faccia di quel tizio a un grumo di trita scelta. Proprio così, socio. Questa faccenda mi farà passare la voglia di mangiare carne al sangue.»

«Credevo che fosse Sammie a seguire Secondamano per il “Post”.»

«È così, ma ci lavorava anche lui. Erano in concorrenza, a quanto ho capito. O almeno è quello che mi ha detto Dan Corbin.»

Hoskins sfila di tasca carta e penna e scrive Chris Weber. Poi vi disegna un cerchio intorno, vi traccia una riga trasversale e sotto scrive il nome di Sammie. Ted è in ufficio, dove sta cercando di mettersi in contatto con i responsabili di alltheprettyflowers.com e vedere se si può risalire all’utente registrato come SecondHand, ma la situazione non promette bene. La gente che gestisce siti come quello preferisce restare nell’anonimato, ed estende la cortesia alla clientela. Probabilmente sarà tutto inutile, ma ci devono provare.

«Notizie di Sammie?» chiede Loren.

«Nessuna» risponde Hoskins. Qualcosa gli tocca le caviglie, facendolo sobbalzare. È un gatto randagio, e chiede a gran voce di essere raccolto. Inferocito, Hoskins gli sferra un calcio. «È scomparsa, e di suo marito non c’è traccia. Non si mette bene.»