Gloria

«È ora di svegliarsi.»

Gloria geme e cerca di ritrarsi dalla mano che le sta accarezzando il viso, ma è immobilizzata, e quando apre gli occhi si trova davanti Jacky, a pochi centimetri da lei. Prova a gridare, ma una mano le copre la bocca e un’altra le tappa il naso, impedendole di respirare, e lei cerca di divincolarsi, ma non ce la fa. Lui è troppo forte. Lo è sempre stato. «Svegliati, dolcezza.»

Annuisce freneticamente perché ha bisogno di respirare, e il buio sta già avanzando dai margini della sua visione. E lui mantiene la parola. Non appena lei smette di lottare lascia la presa, permettendole di trarre un gran respiro. Gloria riconosce anche l’odore di Jacky, il suo sudore eccitato, ma non ha importanza. L’unica cosa che importa è che può respirare.

«Brava» dice Jacky passandole le dita nei capelli. Gloria è distesa sul divano, la testa appoggiata su un bracciolo e i piedi sull’altro, e a un tratto le torna in mente che l’ultimo a sedersi lì è stato Chris Weber, quel giovane gentile del giornale, ma poi cos’è successo? E a un tratto ricorda: il sibilo della mazza da golf, il suono delle ossa sfondate. Lei ha gridato, ha strillato fin quasi a far esplodere il petto, e poi è calato un buio misericordioso. Strizza le palpebre, cercando di scacciare dalla mente l’immagine degli istanti finali di Weber, ma Jacky le dà uno schiaffetto su una guancia, poi un altro su quella opposta. «Oh, no, voglio che mi guardi.»

Gloria riapre gli occhi su di lui pensando che non può essere Jacky: il salotto è immerso nella penombra, le veneziane sono abbassate, dev’essere un inganno del buio, uno scherzo della sua mente. Lo guarda e vede che non è lui, non esattamente. Jacky è ormai grasso e vecchio, non è più nel fiore degli anni da un bel pezzo. E non bisogna dimenticarsi che Jacky è in prigione. Si trova a diverse ore di distanza da qui, chiuso da solo in una cella dietro una porta blindata e quattro pareti di cemento. Questo non è Jacky, ma in qualche modo lo è. È Jacky da giovane, Jacky quando erano sposi novelli, in quei primi anni in cui sembrava tutto così incerto ed eccitante. È Jacky, ma basta un battito di palpebre e non lo è più, è solo un ragazzo con un paio di jeans sbrindellati, una felpa e i capelli con la riga sulla destra come li portava sempre Jacky.

«Cos’hai fatto?» gli chiede Gloria con un filo di voce, e il ragazzo sorride, e nei suoi occhi c’è un’assenza, qualcosa di morto, qualcosa che Jacky non aveva. Ma poi le torna in mente quello che aveva visto in garage. La ragazza era bendata ma si era accorta della sua presenza, le aveva chiesto aiuto, e lei le aveva voltato le spalle e se n’era andata, era rientrata in casa e aveva chiuso il lucchetto e non aveva detto niente. Lei non aveva mai visto Jacky guardarla in questo modo, ma quella ragazza di sicuro sì. E tutte le altre?

«È il nostro piccolo segreto» dice il ragazzo-Jacky infilandole una mano sotto la gonna, e lei gli dà un ceffone, cerca di graffiarlo in faccia, ma lui fa sul serio ed è forte, e in qualche modo è come la volta che Jacky l’ha aggredita ma in altri modi è peggio, perché ormai credeva di essere al sicuro, non pensava che sarebbe più accaduto, e invece adesso ha capito.

Non finirà mai.