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Un furgone bianco con il logo LEE’S BOATS AND DOCKS sulla fiancata lascia l’autostrada che attraversa la Virginia e imbocca una stradina di ghiaia. Poco distante c’è un cancello a bloccare il passaggio, con un cartello che recita PROPRIETÀ PRIVATA – VIETATO ENTRARE. Oltre la barriera, due SUV neri sono affiancati in modo da ostruire il passaggio.
L’autista, un certo Lojzik, ferma il furgone e guarda nello specchietto retrovisore gli otto uomini accucciati nel vano posteriore con indosso giubbetti antiproiettile. Quattro di loro imbracciano degli AK-47, gli altri hanno sulle spalle degli RPG con missili anticarro.
«Solo se mi tolgo il berretto», dice ricordando loro il segnale.
Lojzik scende dal veicolo. Con il cappellino dalla visiera sfilacciata, la camicia di flanella e i jeans strappati, è il ritratto perfetto del campagnolo americano. Va verso il posto di blocco e alza la mano come per fare una domanda. «Salve. Non è che sapreste spiegarmi dove si prende la provinciale 20?»
Nessuna risposta. I SUV hanno i finestrini oscurati, quindi lui non vede chi c’è dentro.
«C’è nessuno?» Ripete la domanda un’altra volta. E un’altra volta ancora.
Come previsto: le macchine sono vuote. Il Secret Service è a corto di personale, soprattutto ora che l’elicottero dei marine ha portato via i rinforzi stranieri.
Lojzik non si toglie il capello e il commando non spara un colpo.
Meglio così. Per l’assalto alla baita avranno bisogno di tutte le munizioni possibili.
Lojzik torna sul furgone e fa un cenno agli altri. «Fino alla baita dovrebbe essere tutto libero. Non muovetevi.»
Fa retromarcia fino all’imbocco della stradina, poi si ferma, pigia sull’acceleratore e punta dritto contro il centro del cancello.
Pochi istanti dopo, un motoscafo si avvicina lentamente alla piccola baia dove gli agenti del Secret Service sono seduti sulla barca di copertura, che si staglia nitida nel tramonto. A differenza della squadra 1 sul furgone, dato il poco spazio a disposizione per nascondersi, la squadra 2 è composta solo da quattro uomini.
Due sono a poppa. Gli altri due sono sdraiati sul ponte, accanto a quattro fucili d’assalto AK-74 completi di lanciagranate.
«Fermi!» grida nel megafono un agente del Secret Service. «L’accesso a questa zona è vietato!»
Il capo, un certo Hamid, mette le mani a cono davanti alla bocca e comincia a gridare. «Non è che potreste rimorchiarci a riva? Abbiamo il motore in avaria!»
«Girate e allontanatevi!»
Hamid solleva le braccia. «E come facciamo? Il motore non funziona!»
Quasi senza muovere la testa, l’uomo in piedi accanto a Hamid lancia un’occhiata ai due sdraiati per terra. «Al mio ordine.»
«Allora gettate l’ancora e vi mandiamo qualcuno!»
«Quindi volete che...»
«Fermatevi! Smettetela di avanzare! Gettate l’ancora!»
Gli agenti sulla barca agiscono in fretta, ognuno si muove in un angolo dell’imbarcazione e leva i sacchi d’incerata che coprono le mitragliatrici.
«Adesso!» mormora Hamid chinandosi lentamente verso uno dei fucili.
I due uomini sdraiati balzano in piedi con gli AK-74 e i lanciagranate e aprono il fuoco sul Secret Service.