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«Cowboy è sparito. Ripeto: Cowboy è sparito. Bisogna perlustrare il bosco. Squadra Alfa, voi rimanete dove siete.» Alex Trimble lascia andare il pulsante della ricetrasmittente e si volta verso di me. «Signore, mi dispiace. È colpa mia.»
È stata una mia idea avere pochi agenti addetti alla sicurezza, per tenere il summit al riparo da orecchie indiscrete. E la sicurezza si è occupata soprattutto di controllare chi entrava nella baita, non chi usciva. Che a qualcuno potesse venire in mente di scappare, non l’avremmo mai immaginato.
«Alex, trovalo e basta.»
Andando verso le scale, supero Devin e Casey, entrambi pallidissimi, quasi si sentissero in colpa. Dalle loro bocche spalancate non escono parole.
«Risolvete il problema. Scoprite come distruggere quel virus. È questa l’unica cosa che conta, adesso. Su, andate.»
Io e Alex saliamo le scale, sbuchiamo in cucina, dalla finestra guardiamo il giardino e i boschi che sembrano espandersi all’infinito verso sud. Alex dirigerà le ricerche via radio, senza allontanarsi da me. Nel tentativo di trovare Augie gli agenti si sono sparpagliati in giro, quasi tutti stanno battendo il bosco, ma un piccolo gruppo, la squadra Alfa, rimane a controllare il perimetro.
Non so come abbia fatto Augie a inoltrarsi nel bosco senza farsi vedere, ma mi rendo perfettamente conto che se davvero si aggira da qualche parte tra gli alberi, trovarlo è quasi impossibile.
C’è una domanda che mi tormenta: perché è scappato?
Cerco di dar voce alle mie preoccupazioni: «Alex, magari dovremmo...»
Ma a falciarmi la frase subentra un rumore, proveniente dal bosco eppure inconfondibile anche dalla baita.
Il rumore di un’arma automatica.