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Ci siamo.
Dalla postazione in cima al pino bianco, Bach guarda dentro l’obiettivo del fucile puntato sul giardino.
Respira. Rilassati. Prendi la mira. Premi.
L’elicottero militare con il rotore insonorizzato atterra dietro la baita.
La porta si apre. Bach raddrizza la schiena.
I capi di governo escono sulla veranda illuminata.
Uno a uno li lascia sfilare nel mirino. Se solo volesse, potrebbe ucciderli tutti con un colpo in testa.
Il primo ministro israeliano.
Il cancelliere tedesco.
Il primo ministro russo.
Con loro ci sono altre persone. Lei ispeziona i volti di tutti. Un secondo, le basterà solo un secondo per prepararsi a...
Respira. Rilassati. Prendi la mira. Premi.
Un uomo con i capelli scuri...
... il dito sfiora il grilletto...
Negativo. Non è lui.
L’adrenalina comincia a salire. Fatta questa, avrà chiuso per sempre...
Un uomo con i capelli lunghi...
No. Non è il suo bersaglio.
La porta della baita rimane aperta.
Poi si chiude.
«Jebi ga», impreca sottovoce. Non è uscito. Dev’essere ancora dentro.
L’elicottero decolla. Quando prende quota e comincia ad allontanarsi inclinato su un fianco con rapidità silenziosa, Bach sente un alito di brezza sul viso.
Non uscirà mai dalla baita. Non si farà vedere.
Quindi è lei che deve andarlo a prendere.
Abbassa il fucile e prende il binocolo. Davanti alla porta della baita passeggiano vari agenti del Secret Service. Hanno sparso a terra intorno al perimetro del giardino varie torce elettriche accese e puntate in alto, per illuminare meglio la baita.
Quello che dovrà fare sarà molto più pericoloso.
«Squadra 1 in posizione», sente dire negli auricolari.
«Squadra 2 in posizione.»
Ma soprattutto molto più sanguinoso.