Parte quarta
45.
Il maggiore Matthew Canfield, anni quarantacinque -quasi quarantasei - seduto sul sedile posteriore di una macchina dell'esercito, allungò le gambe trasversalmente. Erano entrati nel distretto di Oyster Bay, e il sergente dalla carnagione olivastra ruppe il silenzio.
«Stiamo arrivando, maggiore. Meglio che si svegli.» Svegliarsi. Niente di più facile a dirsi. Rivoli di sudore gli colavano sul viso. Il cuore gli batteva forte, al ritmo di una musica sconosciuta.
«Grazie, sergente.» La macchina fece una curva stretta verso est prendendo la Harbour Road che portava alla strada panoramica lungo l'oceano. Mentre si avvicinavano alla sua casa, Matthew Canfield cominciò a tremare. Si afferrò i polsi, trattenne il respiro e si morse la punta della lingua. Non poteva crollare. Non poteva concedersi di indulgere all'autocompatimento. Non poteva fare questo a Janet. Le doveva moltissimo.
Il sergente svoltò nel viale d'accesso di arenaria azzurrina e si arrestò davanti al sentiero che portava all'ingresso principale di quella grande proprietà. Il sergente era felice di andare a Oyster Bay col suo ricco maggiore. C'era sempre abbondanza di buon cibo, nonostante il razionamento, e il whisky era sempre il migliore. Niente roba ordinaria per il Camshaft, come lo chiamavano nella caserma del graduato.
Canfield uscì lentamente dalla macchina. Il sergente era preoccupato. Il maggiore aveva qualcosa. Sperò che ciò non significasse che dovevano tornare a New York. L'uomo sembrava avere difficoltà ad alzarsi.
«Tutto bene, maggiore?»
«Tutto bene, sergente... Che ne direbbe di sistemarsi nella rimessa, stanotte?» Canfield non guardò il sergente mentre parlava.
«Certo! Fantastico, maggiore!» Era il posto dove dormiva sempre. La camera della rimessa per le barche era dotata di una cucina completa e di un sacco di liquori. C'era persino il telefono. Ma il sergente non aveva ancora avuto nessun segnale che lo autorizzasse a usarlo. Decise di tentare la sorte. «Avrà bisogno di me, maggiore? Potrei chiamare un paio di amici di qui?» Il maggiore si avviò per il vialetto. Si girò e disse in tono pacato: «Faccia quello che vuole, sergente. Ma stia lontano dal radiotelefono. Siamo intesi?»
«Ci può giurare, maggiore!» Il sergente diede un'accelerata e partì verso la spiaggia.
Matthew Canfield si fermò di fronte alla porta bianca dentellata con le robuste lampade a petrolio da entrambi i lati.
Casa sua. Janet.
La porta si aprì e lei apparve. I capelli leggermente ingrigiti, che lei non voleva ritoccare. Il naso all'insù sopra la bocca delicata, sensuale. I luminosi, grandi, penetranti occhi castani. La bellezza e la grazia di quel viso. La confortante premurosità che irradiava.
«Ho sentito la macchina. Nessun altro guida come Evans per andar giù alla rimessa! Matthew. Matthew! Tesoro! Tu piangi!»
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