24.
Benjamin Reynolds si sporse in avanti sulla sua sedia, ritagliando un articolo, vecchio di una settimana, dal supplemento domenicale del New York Herald. Era una fotografia di Janet Saxon Scarlett che veniva accompagnata dal signor Canfield, dirigente del ramo attrezzature sportive a una mostra canina al Madison Square Garden. Reynolds sorrise ricordando l'osservazione che Canfield aveva fatto al telefono: «Io posso sopportare tutto, eccetto le stramaledette mostre canine. I cani vanno bene per la gente ricchissima o poverissima. Non per quelli di mezzo!» Pazienza, pensò il capo del Gruppo Venti. I giornali stavano facendo un ottimo lavoro. Washington aveva ordinato a Canfield di passare altri dieci giorni a Manhattan per consolidare la sua relazione con la moglie di Ulster Scarlett prima di tornare in Inghilterra.
La relazione era sotto gli occhi di tutti, e Benjamin Reynolds si domandò se fosse veramente soltanto una facciata. O era qualcos'altro? Canfield stava forse per cadere nella sua stessa trappola? La facilità con cui aveva combinato una collaborazione con Elisabeth Scarlatti era sospetta.
«Ben.» Glover entrò deciso nell'ufficio. «Credo che abbiamo trovato quello che stavamo cercando!» Chiuse bene la porta e s'avvicinò alla scrivania di Reynolds.
«Cos'hai trovato? Su che cosa?»
«Un nesso con l'affare Scarlatti. Ne sono sicuro.»
«Fa' vedere.» Glover depose alcune pagine sul giornale disteso. «Bella copertura, non ti pare?» Indicò la fotografia di Canfield e della ragazza. «Proprio come abbiamo ordinato noi. Diventerà un beniamino del bel mondo, se non sputa per terra.»
«Sta facendo un buon lavoro, Ben. Sono di nuovo a bordo della nave ormai, vero?»
«È salpata ieri... Cos'è questo?»
«L'hanno scoperto le statistiche. Dalla Svizzera. Zona di Zurigo. Quattordici proprietà tutte comprate nel giro di un anno. Guarda questi segni di latitudine e longitudine. Ogni proprietà è adiacente a un'altra. A confina con B, B con C, C con D, e via di questo passo. Centinaia di migliaia di acri che formano un immenso recinto.»
«Uno dei compratori è Scarlatti?»
«No... Ma una delle proprietà fu comprata a nome di Boothroyd. Charles Boothroyd.»
«Sei sicuro? Cosa vuoi dire con 'comprata a nome di'?»
«Il suocero la comprò per sua figlia e suo genero. Si chiama Rawlins. Thomas Rawlins. Socio nell'agenzia di cambio Godwin e Rawlins. Sua figlia si chiama Cecily. Sposata a Boothroyd.» Reynolds prese la pagina con la lista dei nomi. «Chi è questa gente? Come si suddividono?» Glover allungò la mano per prendere gli altri due fogli. «È tutto qui. Quattro americani, due svedesi, tre inglesi, due francesi e tre tedeschi. Quattordici in tutto.»
«Hai qualcosa sul loro conto?» .
«Solo sugli americani. Per gli altri abbiamo mandato a prendere informazioni.»
«Chi sono? A parte Rawlins.»
«Un certo Howard Thornton, di San Francisco. E nell'edilizia. E due petrolieri del Texas. Tali Louis Gibson e Avery Landor. Tra tutti e due posseggono più pozzi di cinquanta dei loro concorrenti messi assieme.»
«Qualche legame fra loro?»
«Niente, finora. Ma stiamo controllando.»
«E gli altri? Gli svedesi, i francesi? Gli inglesi e i tedeschi?»
«Abbiamo solo i nomi.»
«Qualcuno che si conosca?»
«Diversi. C'è questo Innes-Bowen, è inglese, nel settore tessile, credo. E riconosco il nome di Daudet, francese. Possiede dei piroscafi. E due dei tedeschi. Kindorf - è nel bacino della Ruhr. Carbone. E von Schnitzler, alias I.G. Farben. Non conosco gli altri, neanche gli svedesi li ho mai sentiti.»
«In una cosa si somigliano tutti.»
«Ci puoi giurare. Sono tutti straricchi. Posti come questi non si comprano con le ipoteche. Devo contattare Canfield?»
«Dovremo, si. Mandagli per corriere la lista. Gli telegraferemo di restare a Londra finché non arriva.»
«Può darsi che madame Scarlatti ne conosca qualcuno.»
«Infatti ci conto... Ma vedo un problema.»
«Che problema?»
«La vecchia sarà tentata di andare dritta a Zurigo... Se lo fa, è spacciata. E così pure Canfield e la moglie di Scarlett.»
«E un'ipotesi molto azzardata.»
«Non direi. Noi supponiamo che un gruppo di ricchi uomini abbia acquistato quattordici proprietà, tutte confinanti tra loro, per un qualche interesse comune. E Boothroyd -grazie al suo generoso suocero - è uno di loro.»
«Il che collega Zurigo alla Scarlatti...»
«Noi lo pensiamo. Lo crediamo perché Boothroyd ha tentato di ucciderla, giusto?»
«Certo.»
«Ma la Scarlatti è viva. Boothroyd ha fallito.»
«Evidentemente.»
«E la proprietà fu comprata prima del fatto.»
«Suppongo di si.»
«Allora se Zurigo è legata a Boothroyd, Zurigo vuole morta la Scarlatti. Vogliono fermarla. E poi... Zurigo dava per scontato il successo. Si aspettavano che Boothroyd riuscisse.»
«E ora che è morto,» interruppe Glover «Zurigo s'immaginerà che la vecchia abbia scoperto chi era. Magari anche di più... Ben, forse abbiamo esagerato. Forse è meglio chiuderla qui. Fa' un rapporto alla Giustizia e richiama Canfield.»
«Non ancora. Ci stiamo avvicinando a qualcosa. Ora la chiave è Elisabeth Scarlatti. Le daremo tutta la protezione che serve.»
«Non voglio precostituirmi un alibi, ma questa è una responsabilità che prenderai tu.»
«Capisco. Nelle istruzioni che mandiamo a Canfield metti in chiaro una cosa. Deve stare lontano da Zurigo. Per nessun motivo deve andare in Svizzera.»
«Lo farò.» Reynolds diede le spalle alla scrivania e guardò fuori della finestra. Parlò al suo subordinato senza guardarlo. «E... Continua a informarti su questo Rawlins. Il suocero di Boothroyd. È lui che può aver commesso l'errore.»
***