33.
Il suo nome era Basil Hawkwood, e Canfield si immaginò subito il marchio di fabbrica hawkwood - con Yh minuscola - come appariva su moltissimi articoli in pelle. La Hawkwood Leather era una delle più grandi ditte d'Inghilterra, seconda soltanto, a breve distanza, a Mark Cross.
Il nervoso Basil condusse Canfield nell'ampia sala di lettura del suo club, il Knights. Si scelsero due sedie vicino alla finestra che guarda su Knightsbridge: un posto dove nessun membro del club poteva sentirli.
Basil balbettava per la paura, e quando finalmente cominciò a parlare, le frasi gli uscirono a fiumi. Pensò, perché gli faceva piacere crederlo, che il giovane uomo davanti a lui lo avrebbe aiutato.
Canfield si appoggiò allo schienale della comoda sedia e ascoltò incredulo la storia di Hawkwood.
Il presidente della Hawkwood Leather aveva mandato intere spedizioni di merci 'difettose' a una società poco nota di Monaco. Per più di un anno i direttori della Hawkwood si erano rassegnati a queste perdite prendendo per buona la definizione di 'merci difettose'. Però ora avevano dato ordine di stendere un rapporto completo sull'eccessiva produzione di scarti. L'erede degli Hawkwood era in trappola. Le spedizioni dovevano essere sospese a tempo indeterminato.
Basil supplicava Matthew Canfield di comprenderlo. Lo pregava di confermare la sua lealtà, ma di spiegare che ora gli stivali, le cinture, le fondine delle pistole sarebbero dovute arrivare da qualche altra fonte.
«Perché porta quei gemelli?» chiese Canfield.
«Li ho messi oggi per ricordare a Bertholde la mia collaborazione. Me li ha regalati proprio lui... Lei non li porta i suoi?»
«La mia collaborazione non lo richiede.»
«La mia invece, si! Non l'ho lesinata in passato e non lo farò in futuro!» Hawkwood si protese sulla seggiola. «Le circostanze attuali non cambiano i miei sentimenti! Questo lo può riferire! Maledetti ebrei! Radicali! Bolscevichi! In tutt'Europa! Una cospirazione per distruggere ogni sano principio che i buoni cristiani seguono da secoli! Ci uccideranno nel nostro letto! Violenteranno le nostre figlie! Contamineranno le razze! Non l'ho mai dubitato! Continuerò a dare il mio aiuto! Parola mia! Presto ci saranno milioni di uomini ai nostri ordini!» Matthew Canfield si sentì improvvisamente nauseato. Cosa aveva mai fatto, in nome di Dio? Si alzò in piedi e si sentì le gambe debolissime.
«Riferirò quello che mi ha detto, signor Hawkwood.»
«Bravo ragazzo. Sapevo che avrebbe capito.»
«Comincio adesso.» Si allontanò rapidamente verso il corridoio esterno.
Fermo sul marciapiede sotto il baldacchino d'ingresso del Knights in attesa del taxi, Canfield era paralizzato dalla paura. Non aveva più a che fare con un mondo comprensibile. Ora doveva trattare con dei giganti, con delle idee, con dei progetti che andavano al di là della sua comprensione.
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