30.
Lo risvegliò il telefono. «Matthew?»
«Si, Jan?» Teneva su il ricevitore e il braccio intorpidito gli faceva male.
«Sono nell'ingresso. Ho detto a mamma Scarlatti che dovevo fare delle commissioni.» Il contabile guardò l'orologio. Erano le undici e trenta. Aveva proprio bisogno di dormire. «Cosa è successo?»
«Non l'ho mai vista così, Matthew. È terrorizzata.»
«Questa è nuova. Ha tirato fuori ancora l'affare Sheffield?»
«No, l'ho dovuto fare io. Ma lei ci è passata sopra e ha detto che la situazione è cambiata.»
«Niente altro? Solo questo?»
«Si... C'era qualcos'altro. Ha detto che avrebbe parlato con te questo pomeriggio. Dice che ci sono dei problemi là a New York di cui deve occuparsi. Credo che voglia dirti che è decisa a lasciare l'Inghilterra e a tornare a casa.»
«È impossibile! Che cosa ha detto esattamente?»
«È stata vaga. Solo che Chancellor era un cretino e che non aveva senso sbattere via del tempo in un'impresa assurda.»
«Ma lei non lo crede!»
«Lo so che non lo crede! E non era nemmeno convincente. Ma fa sul serio. Cosa pensi di fare?»
«Prenderla di sorpresa, spero. Tu stattene fuori per le tue commissioni due ore, intesi?» Si accordarono per una colazione sul tardi e si salutarono. Mezz'ora dopo Canfield attraversava l'atrio del Savoy diretto verso la tavola calda dove si ordinò la prima colazione. Non era il caso di uscire senza aver mangiato.
Si portò dietro il dossier su Bertholde. Si ripromise di leggerlo tutto, o la maggior parte, a tavola. Lo aprì e lo sistemò a sinistra del piatto e incominciò dall'alto della prima pagina.
Jacques Louis Aumont Bertholde, quarto marchese di Chatellerault.
Si trattava di un dossier simile a molti altri riguardanti gli uomini più ricchi del mondo. Dettagli esaurienti su tutti gli ascendenti e i discendenti. Posizione e titolo di ogni membro della famiglia per parecchie generazioni, negli affari, nel governo e nella società tutti di grande effetto, ma senza alcun significato per tutti gli altri. Le proprietà Bertholde - immense - erano principalmente nel territorio inglese, come aveva detto Elisabeth Scarlatti. La particolare educazione ricevuta dal soggetto in questione e il suo successivo decollo nel mondo del commercio. I suoi club -tutti esclusivi. I suoi hobby - le automobili, l'allevamento di cavalli, i cani - anch'essi appropriati. Gli sport in cui eccelleva - il polo, la vela, il Monte Cervino e la Vergine - non solo appropriati, ma brillanti. E, alla fine, la valutazione del suo carattere tratta dal giudizio dei contemporanei. Questa era la parte più interessante, ma anche quella che molti professionisti trascuravano. Il contributo di lodi e adulazioni proveniva in genere da amici o da soci che speravano trarne profitto. I giudizi non lusinghieri, da nemici o da concorrenti, desiderosi di danneggiarlo.
Canfield tirò fuori una penna e fece due annotazioni sul dossier. La prima a pagina 18, paragrafo 5.
Non vi era nessuna ragione particolare, tranne che quanto era scritto sembrava fuori luogo - poco interessante - e conteneva il nome di una città che Canfield ricordava essere stata nell'itinerario europeo di Ulster Scarlett.
La famiglia Bertholde possedeva vaste partecipazioni nel bacino della Ruhr, che furono vendute al ministero delle Finanze tedesco alcune settimane prima dell'assassinio di Sarajevo. Gli uffici Bertholde di Stoccarda e di Tassing furono chiusi. La vendita suscitò enormi commenti nel mondo degli affari francese e la famiglia Bertholde fu criticata in parlamento e da moltissimi editoriali. Tuttavia non fu mossa nessuna accusa di collusione sulla base del fatto che il ministero delle Finanze tedesco pagava prezzi esorbitanti. Questa giustificazione si rivelò non convincente. Alla fine della guerra, gli interessi del bacino della Ruhr furono ricomprati dal governo di Weimar. Furono riaperti gli uffici di Stoccarda e di Tassing.
La seconda annotazione a pagina 23 si riferiva a una delle ultime società di Bertholde e includeva la seguente informazione: I soci del Marchese de Bertholde nella società di importazione sono il signor Sydney Masterson e il signor Harold Leacock...
Masterson e Leacock.
Tutti e due nella lista di Zurigo. Ciascuno possedeva una delle quattordici proprietà in Svizzera.
Non c'era da sorprendersi. Essi collegavano Bertholde al gruppo di Zurigo.
Non c'era proprio da sorprendersi. Era solo confortante - in senso professionale - sapere che un altro pezzo del puzzle era andato al posto giusto.
Quando ebbe finito il caffè, un uomo che non aveva mai visto, che indossava la livrea del Savoy, gli si avvicinò. «Dal bureau centrale, signore. Ho due messaggi per lei.» Canfield si spaventò. Prese i fogli che quello gli porgeva. «Avreste potuto farmi chiamare» disse.
«Tutte e due le persone hanno chiesto che non lo facessimo, signore.»
«Ah, capisco, grazie.» Il primo messaggio era di Derek. «Devi assolutamente contattarmi.» Il secondo era di Elisabeth Scarlatti. «Per favore venga nel mio appartamento alle due e mezzo. E urgentissimo. Non posso incontrarmi con lei prima di quell'ora.» Canfield si accese uno dei suoi sigarini e si sistemò comodo nella poltroncina semicircolare della tavola calda. Derek poteva aspettare. L'inglese probabilmente aveva saputo del nuovo accordo di Benjamin Reynolds con il governo inglese ed era o furioso o contrito. Avrebbe rimandato Derek.
Elisabeth Scarlatti, d'altro canto, aveva preso una decisione. Se Janet aveva ragione, lei si stava ritirando. Dimenticando per un momento quello che ci avrebbe rimesso lui stesso, non riusciva assolutamente a spiegarsi perché la donna avesse fatto marcia indietro nei confronti di Reynolds o di Glover o di chiunque altro del Gruppo Venti. Lui aveva speso migliaia di dollari basandosi sulla premessa di avere la cooperazione di Elisabeth.
Canfield pensò al visitatore della vecchia signora, il quarto marchese di Chatellerault, il veterano del Monte Cervino e della Vergine, Jacques Louis Bertholde. Per quale ragione aveva fatto irruzione nell'appartamento della Scarlatti in quel modo? Solo perché la porta era chiusa a chiave e perché sapeva che non gli sarebbe stata aperta? Forse per terrorizzare Elisabeth? Oppure andava in cerca di qualcosa?
Proprio come lui e Derek avevano cercato nel buio due piani più in su.
E una volta di fronte a lei, che cosa poteva aver detto Bertholde per piegare la sua volontà? Che cosa poteva avere mai detto per terrorizzare Elisabeth Scarlatti?
Poteva averla minacciata della morte del figlio se lui fosse stato ancora in vita. Questo forse avrebbe funzionato... Ma c'era da esserne sicuri? Suo figlio l'aveva tradita. Aveva tradito le Industrie Scarlatti. Canfield ebbe la crudele sensazione che Elisabeth avrebbe preferito vedere morto suo figlio piuttosto che lasciarlo proseguire nel suo tradimento.
Eppure ora Elisabeth si stava tirando indietro.
Canfield provò ancora quel senso di inadeguatezza che aveva sentito per la prima volta a bordo della Calpurnia. Una missione che originariamente doveva riguardare un furto era divenuta un affare complicato per circostanze straordinarie e personaggi straordinari.
Si costrinse a pensare a Elisabeth Scarlatti. Era convinto che lei 'non poteva vederlo' prima delle due e mezzo perché stava finendo i preparativi per tornare a casa.
Bene, aveva in serbo un bel colpo per lei. Sapeva che aveva avuto un visitatore mattiniero. E aveva il dossier Bertholde.
Poteva anche opporre un rifiuto al dossier. Ma sarebbe crollata alla vista della fune.
«Le ho scritto nel mio messaggio che non potevo riceverla prima delle due e mezzo! La pregherei di rispettare i miei desideri!»
«È una cosa urgente. Mi lasci entrare, presto!» Elisabeth aprì la porta con grande ripugnanza, e la lasciò spalancata mentre si ritraeva verso il centro della stanza. Canfield chiuse la porta, tirando il chiavistello con gran rumore. Prima che lei si voltasse per affrontarlo, disse subito: «Ho letto il dossier. Ora so perché il suo visitatore non ha dovuto aprire la porta.» Fu come se un colpo di pistola fosse stato sparato davanti a quel volto impietrito. La vecchia signora si voltò di scatto. Se avesse avuto trent'anni di meno, si sarebbe gettata su di lui come una furia. Si mise a parlare con una veemenza che Canfield non le aveva mai visto.
«Lei è un bastardo senza scrupoli! Un bugiardo! Un ladro! Un bugiardo! Bugiardo! Bugiardo! Le farò passare il resto dei suoi giorni in galera!»
«Molto bene! Attacco per attacco! C'è riuscita prima, ma non questa volta. Derek era con me. Abbiamo trovato la corda, la corda per alpinismo - così ha detto Derek - che il suo visitatore ha usato per calarsi lungo il fianco dell'edificio.» La vecchia signora avanzò traballando verso di lui, incerta sulle gambe.
«Per carità, si calmi! Io sono dalla sua parte.» La sostenne mettendole un braccio attorno alle spalle sottili.
«Lei deve comprarlo! Oh, Dio! Lei deve comprarlo! Me lo porti qui!»
«Perché? Comprarlo come? Chi?»
«Derek. Da quanto tempo lo sa? Signor Canfield, le chiedo in nome di tutto ciò che ha di più sacro, da quanto tempo lo sa?»
«Dalle cinque di stamattina circa.»
«Allora ha già parlato con altri! Oh, mio Dio! Ha parlato con altri!» Elisabeth era fuori di sé, e ora Canfield era spaventato per lei.
«Sono certo che ha parlato. Ma solo ai suoi immediati superiori, e credo che lui stesso sia piuttosto in alto. Ma che cosa si aspettava?» La vecchia signora tentò di riprendere il controllo di sé con tutte le forze che le rimanevano. «Lei potrebbe essere la causa della morte di tutta la mia famiglia. Se fosse così, la voglio vedere morto!»
«Sono parole molto gravi! Sarebbe meglio che mi spiegasse perché.»
«Non le dirò niente finché lei non chiamerà Derek con quel telefono!» L'ispettore raggiunse il telefono dall'altra parte della stanza e diede il numero di Derek al centralinista. Gli parlò in tono pressante, a voce bassa, per alcuni minuti e poi si voltò verso la vecchia signora. «Ha una riunione tra venti minuti. Un intero rapporto da leggere, e loro ci contano.» La vecchia signora andò velocemente verso Canfield. «Mi dia quel telefono!» Canfield le passò sia il microfono sia l'apparecchio. «Signor Derek! Sono Elisabeth Scarlatti. Qualunque sia questa sua riunione, non ci vada! Non sono abituata a pregare, signore, ma l'imploro, non ci vada! La prego! Oh, la prego! Non parli con anima viva di quello che è successo l'altra notte! Se lei parlerà, sarà responsabile della morte di molti innocenti. Ora non posso dirle altro... Si, si, come desidera... La vedrò, certamente. Fra un'ora. Grazie. La ringrazio!» Posò il microfono sulla forcella e lentamente, molto sollevata, rimise l'apparecchio sul tavolo. Guardò Canfield. «Sia ringraziato Iddio!» L'uomo l'osservava mentre parlava. Poi andò verso di lei. «Santo cielo! Comincio a capire. Quell'orribile attrezzo alpinistico. Le acrobazie alle due di notte. Non era solo per spaventarla a morte - era necessario!»
«Di che cosa sta parlando?»
«Fino da questa mattina molto presto avevo creduto che fosse stato Bertholde! E che fosse venuto da lei in quel modo per terrorizzarla a morte! Ma non avrebbe avuto nessun senso. Non avrebbe ottenuto niente. Avrebbe potuto fermarla nella sala d'ingresso, in un negozio, nella sala da pranzo. Doveva essere qualcuno che non avrebbe potuto farlo! Qualcuno che non avrebbe potuto correre questo rischio in nessun posto!»
«Ma lei vaneggia! Lei straparla!»
«Ma certo! Lei vorrebbe mettere tutto a tacere! E perché no? Ha ottenuto quello che si era prefissa! Lo ha trovato! Ha trovato il figlio scomparso, vero?»
«E una bugia.»
«Oh non è una bugia! È così chiaro che avrei dovuto pensarci la notte scorsa. Tutta questa dannata storia era così strana che sono andato in cerca di spiegazioni pazzesche. Ho pensato alla persuasione ottenuta col terrore. È successo molte volte in questi ultimi anni. Ma era affatto questo! Era il nostro famoso eroe della guerra che faceva ritorno alla terra dei vivi! Ulster Stewart Scarlett! L'unico che non poteva rischiare di fermarla in un luogo pubblico. L'unico che non poteva rischiare che lei non gli aprisse quella serratura!»
«Tutte supposizioni! Mi oppongo!»
«Neghi pure tutto, se vuole! Ora però le offro una possibilità di scelta! Derek sarà qui in meno di un'ora. Quindi o sistemiamo questa faccenda tra di noi prima di allora oppure io esco da quella porta e vado diritto a telegrafare al mio ufficio che, secondo la mia stimatissima opinione professionale, abbiamo trovato Ulster Scarlett. E, tra l'altro, mi porterò via sua nuora.» La vecchia signora abbassò improvvisamente il tono della voce fino a esprimersi quasi in un sussurro. Vacillando andò verso di lui. «Se prova un sentimento, qualunque esso sia, per Janet, lei farà quello che io le chiedo. Se non lo farà, la ragazza verrà uccisa.» Ora fu Canfield ad alzare la voce. E non era più la voce irosa di uno che discute, ma l'urlo sconvolto di un uomo pieno di passione. «Non faccia nessuna dichiarazione di fronte a me! Non permetto a lei o a quello schifoso bastardo di suo figlio di farmi delle minacce! Lei può comprare qualcosa di me, ma non mi può comprare tutto intero! Dica a suo figlio che io l'ammazzerò, se tocca quella ragazza!» Supplicando senza vergogna, Elisabeth Scarlatti gli toccò il braccio. Lui glielo sottrasse rapidamente. «Questa minaccia non viene da me. La prego, in nome di Dio, mi ascolti. Cerchi di capire... Sono indifesa. E non posso essere aiutata!» L'ispettore vide quelle guance rugose solcate dalle lacrime. La pelle della donna era bianca e le occhiaie nere per la stanchezza. Gli venne il pensiero, completamente avulso dal contesto, che aveva davanti il volto di un cadavere bagnato di lacrime. La sua furia si placò.
«Nessuno deve essere indifeso. Non se lo lasci dire da nessuno.»
«L'ama, vero?»
«Si. E poiché è così, lei non deve essere così impaurita. Io sono un pubblico funzionario. Ma sono molto più impegnato verso di voi che verso il pubblico.»
«La sua riservatezza non cambia la situazione.»
«Non può saperlo finché non mi dirà tutto.»
«Non mi lascia possibilità di scelta? Nessuna alternativa?»
«Nessuna.»
«Dio abbia pietà di lei, allora. Ha una responsabilità terribile. Lei è responsabile delle nostre vite.» La vecchia signora raccontò ogni cosa.
E allora Matthew Canfield seppe perfettamente quello che avrebbe fatto. Era venuto il momento di affrontare il marchese de Bertholde.
***