18.



Al tavolo del capitano nel ristorante di prima classe della Calpurnia, Elisabeth fu alquanto sorpresa vedendo che il suo commensale di destra era un uomo di non più di trent'anni. La prassi abituale della compagnia di navigazione era di procurarle, quando viaggiava sola, qualche anziano diplomatico o agente di cambio in pensione, o un buon giocatore di carte, qualcuno insomma con cui lei avesse qualcosa in comune.

Comunque non poteva biasimare nessuno, dal momento che aveva controllato la lista del capitano - una procedura sulla quale aveva insistito onde non si verificassero imbarazzanti conflitti sul piano degli affari - e aveva semplicemente osservato che questo Matthew Canfield era un dirigente di una ditta di attrezzature sportive che faceva acquisti molto spesso in Inghilterra. Qualcuno con delle buone relazioni sociali, aveva supposto.

In ogni modo, quell'uomo era simpatico. Un giovanotto cortese, molto frivolo, pensò, e probabilmente un buon venditore, cosa che lui ammetteva con divertente candore.

Verso la fine del pranzo un ufficiale di marina si avvicinò a Elisabeth; c'era un radiogramma per lei.

«Può anche portarmelo a tavola.» Elisabeth era seccata.

L'ufficiale le parlò a voce bassa.

«Bene.» Elisabeth si alzò dalla sedia. «Posso esserle d'aiuto, madame Scarlatti?» chiese Matthew Canfield, il venditore, alzandosi in piedi assieme a tutti gli altri commensali. «No, grazie.»

«Ne è proprio sicura?»

«Sicurissima, grazie.» La donna seguì l'ufficiale fuori del salone.

Nella sala radio, Elisabeth fu condotta a un tavolo dietro il banco e le venne consegnato il messaggio. Osservò le istruzioni scritte in cima: Emergenza - convocare destinatario in ufficio per immediata risposta.

Elisabeth guardò l'ufficiale che l'aspettava dall'altra parte del banco per riaccompagnarla nel salone. «Le faccio le mie scuse, lei stava solo eseguendo gli ordini.» E lesse il resto del radiogramma. madame elisabeth scarlatti: nave di sua maestà calpurnia alto mare vicepresidente jefferson cartwright morto stop causa morte incerta stop autorità sospettano circostanze anormali stop prima di morire cartwright rese nota sua collaborazione alto livello con fondazione scarwyck stop non abbiamo documentazione di tale collaborazione ma ricevute informazioni da fonti attendibili stop alla luce di quanto sopra desidera rilasciare commenti o comunque darci istruzioni stop episodio molto tragico e imbarazzante per clienti della waterman stop ignoravamo completamente discutibili attività del vicepresidente cartwright stop attendiamo sua risposta stop horace boutier presidente waterman trust company Elisabeth era sbalordita. Rispose al signor Boutier che tutte le dichiarazioni delle Industrie Scarlatti sarebbero state rilasciate da Chancellor Drew Scarlett entro una settimana. Fino ad allora nessun commento.

Inviò un secondo telegramma a Chancellor Drew. c.d. scarlett, 129 sessantaduesima strada est, new york a proposito di jefferson cartwright nessuna dichiarazione ripeto nessuna dichiarazione sarà rilasciata pubblicamente o privatamente ripeto pubblicamente o privatamente finché non saremo in contatto dall'inghilterra stop ripeto nessuna dichiarazione stop con affetto mamma Elisabeth sentì che doveva ricomparire al tavolo, se non altro per non richiamare eccessivamente l'attenzione sull'accaduto. Ma mentre ritornava lentamente per gli stretti corridoi assieme all'ufficiale, si rese conto con progressiva apprensione che quanto era successo era un avvertimento. Scartò immediatamente la teoria che le 'discutibili attività' di Cartwright avessero causato il suo assassinio. Lui contava zero.

Quello a cui Elisabeth doveva prepararsi era la scoperta del suo accordo con Cartwright. C'erano diverse spiegazioni che avrebbe potuto dare senza doverle studiare troppo. Naturalmente, a prescindere da quello che avrebbe detto, tutti avrebbero decretato che l'età aveva finalmente avuto la meglio su di lei. Un simile accordo con un uomo come Jefferson Cartwright era prova di un'eccentricità tale da sollevare dubbi sulla sua competenza.

Questo non la preoccupava. Le opinioni degli altri non la toccavano minimamente.

Ciò che la preoccupava, e gravemente, era la possibilità che l'accordo non venisse trovato.

Tornata al tavolo del capitano, spiegò la propria assenza con una breve e sincera dichiarazione: uno dei suoi dirigenti di fiducia, a cui era molto affezionata, era morto. Dato che ovviamente non desiderava soffermarsi sull'argomento, i suoi commensali espressero i sensi della loro partecipazione, e dopo un'opportuna pausa nella conversazione, ripresero a chiacchierare. Il capitano della Calpurnia, un inglese tutto impettito dalle grosse sopracciglia arruffate e dalle mascelle sporgenti, osservò con gravità che la perdita di un buon dirigente doveva essere simile al trasferimento di un secondo ben addestrato.

Il giovanotto vicino a Elisabeth si piegò verso di lei e le parlò a voce bassa. «Sembra uscito da un'opera di Gilbert e Sullivan, non trova?» La vecchia signora gli restituì il sorriso con un'aria di amabile complicità. Sotto la ridda delle chiacchiere, gli rispose a voce bassa.

«Un re del mare. Riesce a immaginarselo mentre ordina il gatto a nove code?»

«No» rispose il giovane. «Ma riesco a immaginarlo che s'arrampica fuori della sua vasca da bagno. E più buffo.»

«Lei è un ragazzaccio. Se andremo a sbattere contro un iceberg, la eviterò.»

«Non ci riuscirebbe. Sarei nella prima scialuppa di salvataggio e certamente qualcuno di questi signori le riserverebbe un posto.» Canfield fece un sorriso disarmante.

Elisabeth rise. Il giovanotto la divertiva ed era delizioso sentirsi trattare con una certa allegra insolenza. Chiacchierarono piacevolmente a proposito dei loro prossimi itinerari europei. Era un dialogo affascinante - nel genere disimpegnato - perché nessuno dei due aveva la minima intenzione di dire all'altro qualcosa che avesse delle conseguenze.

Terminato il pranzo, la compagnia del capitano, tutta formata da passeggeri di riguardo, raggiunse la sala da gioco e si distribuì in coppie per il bridge.

«Suppongo che lei sia una pessima giocatrice» disse Canfield, sorridendo a Elisabeth. «E siccome io sono piuttosto bravo, la sosterrò.»

«È difficile rifiutare un invito così lusinghiero.» Poi Canfield domandò: «Chi è morto? Qualcuno che io potrei conoscere?»

«Ne dubito, giovanotto.»

«Non si può mai sapere. Chi era?»

«Perché mai lei dovrebbe conoscere un oscuro dirigente della mia banca?»

«Mi pareva d'aver capito che era un tipo piuttosto importante.»

«Immagino che certa gente lo pensasse.»

«Be', se era abbastanza ricco, potrei avergli venduto un campo da tennis.»

«Davvero, signor Canfield, lei è terribile.» Elisabeth rise mentre entravano nella sala di ritrovo.

Durante il gioco Elisabeth notò che, sebbene il giovane Canfield avesse lo stile elegante e tranquillo di un giocatore di prim'ordine, in realtà non era molto bravo. A un certo punto il suo compagno fece il morto, cosa che Elisabeth giudicò del tutto inutile, ma da interpretarsi come una forma di cortesia. Poi il giovanotto chiese al cameriere di bordo della sala se c'erano dei sigari di una determinata marca, e quando gli vennero proposte delle alternative, chiese il permesso di allontanarsi per andare a prenderli nella sua cabina.

Elisabeth si ricordò che dopo ch'era ritornata nel salone ristorante, mentre prendevano il caffè, l'affascinante signor Canfield aveva aperto un pacchetto nuovo di sigarini.

Canfield tornò qualche minuto dopo; la mano era finita e lui si scusò spiegando che aveva aiutato un anziano signore, alquanto sofferente per il mare, a ritornare nella sua cabina.

Gli avversari borbottarono delle frasi complimentose, ma Elisabeth non disse nulla. Si limitò a fissare il giovane e osservò con una certa soddisfazione, oltre che con estrema preoccupazione, che evitava il suo sguardo.

Il gioco finì presto; il beccheggio della Calpurnia ormai era decisamente fastidioso. Canfield accompagnò Elisabeth Scarlatti alla sua cabina.

«È stato adorabile. Ora la lascio libero di unirsi ai giovani.» Canfield sorrise e le porse le chiavi. «Se insiste. Ma lei mi condanna alla noia. Questo lo sa.»

«I tempi sono davvero cambiati, o forse i giovanotti.»

«Forse.» A Elisabeth parve che fosse ansioso di andarsene. «Bene, una vecchia donna la ringrazia.»

«Un uomo non così giovane la ringrazia. Buona notte, madame Scarlatti.» Elisabeth si voltò verso di lui. «Le interessa ancora sapere chi era l'uomo che è morto?»

«Mi è parso di capire che lei non volesse dirmelo. Non è importante. Buona notte.»

«Il suo nome era Cartwright. Jefferson Cartwright. Lo conosceva?» La donna osservò attentamente i suoi occhi.

«No, mi spiace, non lo conoscevo.» Canfield aveva un'aria tranquillissima e completamente innocente. «Buona notte.»

«Buona notte, giovanotto.» Elisabeth entrò nel suo appartamento e chiuse la porta. Riuscì a sentire i passi dell'uomo che scomparivano lungo il corridoio. Passi affrettati.

Elisabeth si tolse il visone ed entrò nella grande, accogliente stanza da letto dai pesanti mobili assicurati al pavimento. Accese una lampada fissata al comodino e si sedette sull'orlo del letto. Cercò di ricordare in modo più preciso cosa aveva detto del giovanotto il capitano della Calpurnia quando aveva sottoposto alla sua approvazione la lista dei suoi invitati.

E poi c'è un tipo, con ottime conoscenze, potrei aggiungere, che si chiama Canfield.

Elisabeth non aveva prestato più attenzione a questa succinta biografia di quanto non avesse fatto con le altre.

E socio di una ditta di attrezzature sportive e prende questa nave piuttosto regolarmente. Wimbledon, mi pare si chiami la società.

E poi, se la memoria non la tradiva, il capitano aveva aggiunto: Richiesta di priorità da parte della compagnia. Probabilmente è figlio di qualche ex alunno. Insomma, legami di scuola o qualcosa del genere. Ho dovuto depennare il dottor Bastow per lui.

Elisabeth aveva dato la sua approvazione senza alcun problema.

Così il giovanotto era arrivato al tavolo del capitano grazie a una richiesta di precedenza dei proprietari di una compagnia di navigazione inglese. E un fatuo capitano, abituato a frequentare i più grossi esponenti della mondanità e del mondo del lavoro, s'era sentito in obbligo di rinunciare per lui a uno stimatissimo chirurgo.

Non foss'altro che per placare la sua inesauribile immaginazione, Elisabeth prese il telefono della cabina e chiese della sala radio.

«Qui è la radio della Calpurnia, buona sera.» L'accento inglese strascicò la parola sera riducendola a un borbottio.

«Parla Elisabeth Scarlatti, appartamento A bis, tre. Posso parlare con l'ufficiale responsabile, per cortesia?»

«Sono l'ufficiale Peters. Posso esserle utile?»

«E lei l'ufficiale che era in servizio questa sera, qualche ora fa?»

«Si, madame. I suoi telegrammi per New York sono stati mandati immediatamente. Dovrebbero essere consegnati entro un'ora.»

«Grazie. Però non è per questo motivo che ho chiamato. Temo di aver perduto una persona che dovevo incontrare nella sala radio. Qualcuno ha chiesto di me?» Elisabeth ascoltò attentamente per cogliere anche la minima esitazione. Ma non ce ne furono.

«No, madame. Nessuno ha chiesto di lei.»

«Be', può darsi che lo imbarazzasse un po'. Mi sento veramente colpevole.»

«Sono spiacente, madame Scarlatti. A parte lei, qui sono venuti solo tre passeggeri in tutta la sera. E la prima notte della traversata, capisce.»

«Dato che sono solo tre, le costerebbe molto descrivermeli?»

«Oh, niente affatto... Ecco, c'è stata un'anziana coppia della turistica e un signore, un po' alticcio, temo, che voleva sapere il giro qui alla radio.»

«Cosa?»

«I turni, madame. Ne abbiamo tre al giorno per la prima classe. Dieci, dodici e due. Un tipo simpatico, davvero. Solo una pinta di troppo.»

«Era un giovanotto? Sotto i trent'anni, forse? In smoking?»

«Si, potrebbe corrispondere a questa descrizione.»

«Grazie, ufficiale Peters. È una questione senza importanza, ma apprezzerei la sua discrezione.»

«Naturalmente.» Elisabeth si alzò e andò nel soggiorno. Il suo compagno di bridge forse non era molto bravo come giocatore, ma era un grandissimo attore.



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