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Tornato a New York, Ulster Stewart Scarlett scoprì che essere un eroe gli permetteva di fare esattamente quello che voleva. Non che prima fosse stato limitato nella sua libertà d'azione, affatto, ma ormai da lui non si pretendeva più che si sottomettesse nemmeno alle più piccole restrizioni, come la puntualità o il normale rispetto dei rituali obblighi sociali. Scarlett aveva affrontato la prova suprema dell'esistenza umana: l'incontro con la morte. Certo, ce n'erano migliaia come lui, ma pochi erano gli eroi per decreto ufficiale, e nessuno era uno Scarlett. Elisabeth, meravigliata oltre ogni limite, lo copriva di tutto ciò che denaro e potere erano in grado di procurare. Persino Chancellor Drew accondiscendeva ai voleri del fratello minore, riconoscendo in lui il capo maschio della famiglia.

E così Ulster Stewart Scarlett faceva il suo ingresso baldanzoso negli anni Venti.

Ovunque, dalla crema della società ai proprietari di locali clandestini, Ulster Stewart era accolto come un amico. Non aveva molto spirito né una grande intelligenza, eppure il suo contributo era qualcosa di molto particolare. Era un uomo in perfetta sintonia col suo ambiente. Ciò che voleva dalla vita era certamente irragionevole, ma viveva in tempi irragionevoli. Ricercare il piacere, evitare il dolore, godersi l'esistenza senza ambizione, era tutto quello che apparentemente chiedeva. Apparentemente.

Ma Heinrich Kroeger aveva tutt'altre esigenze. Si scrivevano due volte l'anno, e le lettere di Strasser gli venivano inviate in un ufficio postale del centro di Manhattan.


Aprile 1920

Mio caro Kroeger, ormai è ufficiale. Abbiamo dato un nome e una nuova vita al defunto partito operaio. Siamo il partito nazionalsocialista tedesco dei lavoratori - e, per favore, caro Kroeger, non prendere troppo sul serio questi termini. Stiamo partendo magnificamente. Attiriamo tantissima gente. Le restrizioni di Versailles sono disastrose, stanno mettendo a terra la Germania. Eppure è un bene. È un bene per noi. La gente è furiosa, inveisce non solo contro i vincitori - ma contro quelli che ci hanno tradito in patria.

Giugno 1921

Caro Strasser, voi avete Versailles e noi abbiamo la legge Volstead! E anche questo è un bene per noi... Tutti si stanno spartendo la torta, e io non rinuncio certo alla mia fetta - la nostra fetta! Tutti vogliono un favore, una liquidazione, un carico di merce! Bisogna conoscere la gente giusta. Tra poco sarò io la 'gente giusta'. I soldi non mi interessano - che si fottano! Roba che lasciamo ai giudei e ai guappi! Io miro a qualcos'altro. Qualcosa di molto più importante...


Gennaio 1922

Mio caro Kroeger, va tutto così a rilento. Una lentezza straziante, quando potrebbe essere diverso. La depressione è incredibile e sta peggiorando. Montagne di valuta che non vale praticamente niente. Adolf Hitler ha letteralmente assunto la carica di presidente del partito scavalcando Ludendorff. Ricordi che una volta ti dissi che c'erano dei nomi che non potevo farti? Ludendorff era uno di quelli. Di Hitler non mi fido. C'è qualcosa di meschino in lui, un che di opportunistico.


Ottobre 1922

Caro Strasser, è stata una buona estate, l'autunno è anche meglio e l'inverno sarà fantastico! Questo proibizionismo cade come il cacio sui maccheroni! È pazzesco! Basta che tu abbia un po' di soldi e sei in affari! E che affari! La mia organizzazione sta crescendo. La macchina è proprio come piacerebbe a te - perfetta.


Luglio 1923

Mio caro Kroeger, sono preoccupato. Mi sono trasferito al Nord e puoi raggiungermi all'indirizzo che ti scrivo qui sotto. Hitler è un cretino. L'occupazione della Ruhr voluta da Poincaré gli dava l'occasione di unire tutta la Baviera - politicamente. La gente è pronta. Ma vuole ordine, non caos. Invece Hitler blatera e farnetica e usa quel vecchio scemo di Ludendorff per darsi credibilità morale. Farà qualcosa di demenziale, me lo sento. Mi domando se nel partito c'è posto per tutti e due. C'è una grande attività nel nord. Un certo maggiore Buchrucker ha formato la Reichswehr Nera, un'organizzazione armata che è possibile simpatizzi per la nostra causa. Incontrerò Buchrucker tra breve. Vedremo.


Settembre 1923

Caro Strasser, dallo scorso ottobre ho avuto un anno migliore di quanto avessi mai creduto possibile! È strano, ma una persona può trovare qualcosa nel suo passato, qualcosa che magari odia, e rendersi conto che è l'arma più efficace che ha. Vivo due vite diverse, che non s'incontrano mai! È una brillante manovra, se mi è lecito dirlo! Penso che sarai contento di non avere ucciso in Francia il tuo amico Kroeger.


Dicembre 1923

Mio caro Kroeger, vado al Sud immediatamente! Monaco è stata un disastro. Gliel'avevo detto di non tentare il colpo di Stato con la violenza. Deve avvenire a livello politico - ma non mi hanno voluto ascoltare. Hitler si farà un bel po' di galera, a dispetto dei nostri 'amici'. Dio solo sa cosa accadrà al povero vecchio Ludendorff. La Reichswehr Nera è stata sciolta da von Seekt. Perché? Vogliamo tutti la stessa cosa. Ormai la depressione rasenta la catastrofe. Al solito, le persone sbagliate combattono fra di loro. E gli ebrei e i comunisti ne sono ben contenti, senza dubbio. E un paese di pazzi.


Aprile 1924

Caro Strasser, ho avuto il mio primo contatto con qualche difficoltà effettiva - ma ora è tutto sotto controllo. Ricordi, Strasser? Controllo... Il problema è molto semplice - sono in troppi a volere la stessa cosa. Tutti vogliono essere dei pezzi grossi. C'è un sacco di roba per tutti, ma nessuno ci crede. È molto simile a quello che descrivi tu - quelli che non dovrebbero, si fanno la forca fra di loro. Ciononostante ho quasi portato a termine il mio progetto. Tra poco avrò una lista di migliaia di persone! Migliaia! Che faranno quello che vogliamo!


Gennaio 1925

Mio caro Kroeger, Questa è l'ultima lettera che ti mando. Scrivo da Zurigo. Da quando è stato rimesso in libertà, Hitler è di nuovo alla testa del partito, e confesso che ci sono profonde divisioni fra noi. Forse le potremo superare. Anch'io ho i miei seguaci. Ma veniamo al punto. Noi tutti siamo sotto strettissima sorveglianza. Quelli di Weimar hanno una grandissima paura di noi - com'è giusto, d'altronde. Sono convinto che la mia posta, il mio telefono, ogni mia azione siano controllate. Non c'è niente da fare. Ma s'avvicina il momento. Stiamo concependo un piano audace, e mi sono preso la libertà di suggerire l'inclusione di Heinrich Kroeger. Un piano straordinario, grandioso. Devi metterti in contatto col marchese Jacques Louis Bertholde della Bertholde e Fils, a Londra. Per la metà di aprile. L'unico nome che conosce - come me del resto - è Heinrich Kroeger.

Un uomo di sessantatré anni dai capelli grigi sedeva alla sua scrivania guardando fuori dalla finestra la K Street, a Washington. Si chiamava Benjamin Reynolds, e di li a due anni sarebbe andato in pensione.

Fino a quel momento, però, era responsabile del funzionamento di un'agenzia dall'apparenza innocua, annessa al ministero degli Interni. L'agenzia si chiamava Ufficio distaccato Servizi e Contabilità. Meno di cinquecento persone la conoscevano semplicemente come Gruppo Venti.

Questo nome abbreviato le veniva dalle sue origini: un gruppo di venti contabili mandati dagli Interni a indagare sui crescenti conflitti di interessi tra quei politici che assegnavano i fondi federali e quelli dei loro elettori che li ricevevano.

Con l'entrata in guerra dell'America e la rapidissima espansione industriale necessaria per sostenere lo sforzo bellico, il Gruppo Venti divenne perennemente oberato di lavoro. La concessione di contratti per forniture di munizioni e armamenti ad aziende di tutte le parti del Paese richiedeva un'attività insonne di investigazione, al di sopra delle possibilità del limitato numero di ispettori contabili. Tuttavia, anziché espandere la silenziosa agenzia, fu deciso di usarla solo nelle zone più sensibili, o imbarazzanti. Di queste ce n'era un numero sufficiente. E gli ispettori contabili erano degli specialisti.

Dopo la guerra si parlò di sciogliere il Gruppo Venti, ma ogni volta che si prendeva in considerazione quest'iniziativa, sorgevano dei problemi che richiedevano l'intervento dei suoi esperti. In genere c'erano di mezzo dei pubblici funzionari che pescavano un po' troppo avidamente nello scrigno pubblico. Ma in casi isolati il Gruppo Venti si assunse dei compiti che per una ragione o per l'altra gli altri ministeri non avevano voluto sobbarcarsi.

Come la riluttanza del ministero del Tesoro a indagare sul conto di uno stravagante chiamato Scarlatti.

«Perché, Glover?» chiese l'uomo dai capelli grigi. «Il problema è: perché? Ammettendo che ci sia un minimo di prove per intentare causa, perché?»

«Perché uno viola una legge?» Un uomo di circa dieci anni più giovane di Reynolds gli rispose con un'altra domanda. «Per lucro. E c'è moltissimo da lucrare, col proibizionismo.»

«No! Per la miseria, no!» Reynolds girò vorticosamente sulla sedia e sbatté la pipa sulla carta assorbente. «Ti sbagli! Questo Scarlatti ha più quattrini di quanti le nostre teste messe insieme riescano a immaginare. E come dire che i Mellon stanno per aprire una sala di scommesse a Philadelphia. Non ha senso... Bevi una cosa anche tu?» Erano passate le cinque e il personale del Gruppo Venti aveva finito la giornata di lavoro. Rimanevano soltanto l'uomo chiamato Glover e Ben Reynolds.

«Mi scandalizzi, Ben» disse Glover con un sorriso.

«Allora va' al diavolo. Lo terrò da conto per me.»

«Fallo e ti denuncio... Roba buona?»

«Viene direttamente dalla vecchia Inghilterra, mi dicono.» Reynolds prese una fiaschetta ricoperta di pelle dal primo cassetto e due bicchieri da acqua da un ripiano della scrivania e versò.

«Se escludi i profitti, che cosa diavolo ti resta, Ben?»

«Che sia dannato se lo so!» rispose l'uomo più anziano, bevendo.

«Che cosa intendi fare? Mi par di capire che nessun altro vuol fare qualcosa.»

«Si, signore. Cioè, no, signore. Nessuno vuole toccare questa faccenda... Oh, daranno una caccia spietata al signor Smith e al signor Jones. Perseguiteranno orrendamente un povero diavolo qualunque di East Orange, New Jersey, che ha una cassa nel suo seminterrato. Ma questo qui no!»

«Non ti seguo più, Ben.»

«Qui si tratta delle Industrie Scarlatti. E i grossi, potenti amici del Campidoglio! Ricordati, anche il Tesoro ha bisogno di soldi. E li ottiene da lassù.»

«Cosa vuoi fare, Ben?»

«Voglio scoprire perché un mammut affonda le zanne nel mangime per uccellini.»

«E come?»

«Con Canfield. Anche lui ha un debole per il mangime per uccellini, quel povero figlio di puttana!»

«E un brav'uomo, Ben.» Glover non apprezzò l'invettiva di Reynolds. A lui Matthew Canfield piaceva. Pensava che fosse intelligente, sveglio. Un uomo che, se non fosse stato per la mancanza dei soldi necessari a completare gli studi, avrebbe avuto un avvenire. Troppo bravo per il servizio governativo. Di gran lunga migliore di loro due... Be', migliore di lui, migliore di un uomo chiamato Glover che ormai se ne fregava. Non c'erano molte persone migliori di Reynolds.

Benjamin Reynolds alzò lo sguardo sul suo subordinato. Pareva che gli leggesse nel pensiero. «Si, è un brav'uomo... E a Chicago. Va' a cercarlo. Il suo ruolino di marcia dev'essere da qualche parte.»

«Ce l'ho io nella mia scrivania.»

«Allora fallo venire qui entro domani sera.»


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