23.
York, Inghilterra, 12 agosto 1926
Questa mattina all'alba una terribile esplosione con conseguente incendio ha colpito la famosa Abbazia di York nell'ala occidentale, la zona d'abitazione dell'ordine religioso. Un numero ancora imprecisato di sorelle e di novizie è perito nel tragico incidente. Si pensa che l'esplosione sia stata causata da un guasto nel sistema di riscaldamento recentemente installato dall'ordine.
Canfield lesse il trafiletto sul giornale della nave il giorno prima di arrivare a New York.
Diligenti nei compiti a casa, pensò. E anche se il prezzo era atrocemente alto, ciò provava definitivamente due cose: i comunicati stampa venivano letti e madame Scarlatti era stata condannata a morte.
Il contabile s'infilò la mano in tasca e tirò fuori la lettera della vecchia signora a Janet Scarlett. L'aveva già letta parecchie volte e l'aveva trovata efficace. La lesse ancora.
Mia cara bambina, mi rendo conto che non mi sei particolarmente affezionata e riconosco questo fatto come mio fallimento. Tu hai tutti i diritti di sentire come senti - gli Scarlatti non sono stati persone piacevoli da frequentare. Tuttavia, per quante ragioni tu abbia e nonostante il dolore che ti è stato causato, tu ora fai parte della famiglia e hai messo al mondo uno Scarlatti. Forse tu sarai quella che ci renderà migliori di quanto siamo.
Non faccio questa dichiarazione con leggerezza o spinta dal sentimento. La storia ha dimostrato che spesso quelli di noi da cui meno ce lo si aspetta si rivelano persone meravigliose a causa delle gravi responsabilità di cui si son fatti carico. Io ti chiedo di prendere in considerazione questa possibilità.
Ti chiedo inoltre di riflettere molto su ciò che ti dirà il signor Matthew Canfield. Io ho fiducia in lui. E questo perché mi ha salvato la vita rischiando la sua. I suoi interessi e i nostri sono inestricabilmente legati. Ti dirà quello che può e ti chiederà molto.
Io sono una donna molto, molto vecchia, mia cara, e non ho tanto tempo davanti. I mesi o gli anni che mi restano (preziosi forse solo per me) potrebbero anche venirmi tolti in un modo che vorrei credere non risponda alla volontà di Dio. Naturalmente, accetto di buon grado questo rischio in quanto capo della casa Scarlatti, e se potrò impiegare il tempo che mi resta nell'impedire che un grande disonore si abbatta sulla nostra famiglia, raggiungerò mio marito con cuore grato.
Attraverso il signor Canfield aspetto la tua risposta. Se sarà come penso, tra poco saremo assieme e tu m'avrai dato una gioia molto più grande di quanto io non meriti. In caso contrario, hai sempre il mio affetto e, credimi se te lo dico, la mia comprensione.
Elisabeth Wyckham Scarlatti.
Canfield rimise la lettera nella busta. Era perfetta, pensò di nuovo. Non spiegava niente e chiedeva di credere incondizionatamente che la spiegazione a cui alludeva era di vitale importanza e urgenza. Se Matthew avesse avuto successo, la ragazza sarebbe venuta in Inghilterra con lui. Se non fosse riuscito a persuaderla, avrebbe dovuto escogitare un'alternativa.
***
Avvicinandosi alla palazzina di Ulster Scarlett nella Cinquantaquattresima Strada, Canfield vide che la stavano ridipingendo e sabbiando. C'erano parecchi ponteggi calati dal tetto e una quantità di operai diligentemente all'opera. Il grosso taxi - un Cheker - che lo portava si fermò davanti all'ingresso e Canfield salì gli scalini. Suonò il campanello; venne ad aprire l'obesa governante.
«Buon giorno, Hannah. Non so se si ricorda, ma il mio nome è Canfield, Matthew Canfield. Desidero vedere la signora Scarlett.» Hannah non si mosse né lo invitò a entrare. «La signora Scarlett la aspetta?»
«Non formalmente, ma sono certo che mi riceverà.» Matthew non aveva telefonato di proposito. Le sarebbe stato troppo facile rifiutare.
«Non so se madame è in casa, signore.»
«Allora non mi resta che aspettare. Devo restare qui sulle scale?» Hannah si tirò da parte riluttante per farlo entrare nell'ingresso dagli osceni colori. Canfield fu colpito nuovamente dalla tappezzeria rossa e dalle tende nere.
«Vado a vedere, signore» disse la governante avviandosi verso le scale.
Dopo qualche minuto Janet scese il lungo scalone, seguita da Hannah. La ragazza era molto composta. I suoi occhi erano chiari, consapevoli, e senza traccia di quel panico che Matthew ricordava. Era una donna pienamente padrona di sé e senza dubbio bellissima.
Canfield si sentì d'un tratto trafitto dal senso d'inferiorità. Era surclassato.
«Oh, signor Canfield, che sorpresa.» Matthew non riuscì a stabilire se quel saluto intendesse essere cordiale o no. Era gentile, ma freddo e riservato. La ragazza aveva imparato bene la lezione del denaro.
«Spero non sgradita, signora Scarlett.»
«Niente affatto.» Hannah aveva raggiunto l'ultimo gradino e si dirigeva verso le porte della sala da pranzo. Canfield riprese immediatamente a parlare. «Durante il viaggio ho incontrato un tipo che lavora per una società produttrice di dirigibili. Credo che la cosa le interessi.» Canfield guardò Hannah con la coda dell'occhio, senza muovere la testa. La governante s'era voltata improvvisamente e lo fissava.
«Davvero, signor Canfield? Perché dovrebbe interessarmi?» Janet era disorientata.
«Avevo inteso che i suoi amici di Oyster Bay erano decisi a comprarne uno per il loro club. Ho qui tutti i dati. Prezzo d'acquisto, canone d'affitto, caratteristiche tecniche... Lasci che le faccia vedere.» Canfield prese Janet Scarlett per il gomito e la condusse rapidamente verso le porte del salotto. Hannah esitò, ma un'occhiata di Canfield la fece rientrare nella sala da pranzo. Poi Matthew chiuse le porte del salotto.
«Cosa stai facendo? Io non voglio comprare un dirigibile.» Canfield si fermò accanto alla porta, facendo cenno alla ragazza di tacere.
«Cosa?»
«Sta' zitta un secondo, per favore» disse lui sottovoce.
Canfield aspettò circa dieci secondi poi aprì le porte con un unico rapido movimento.
Esattamente dall'altra parte della sala, in piedi presso il tavolo da pranzo, c'erano Hannah e un uomo in tuta bianca, evidentemente uno degli imbianchini. Parlavano e intanto guardavano verso le porte del salotto. Ora erano direttamente sotto lo sguardo di Canfield. Imbarazzati, si spostarono.
Canfield chiuse la porta e apostrofò Janet Scarlett. «Interessante, vero?»
«Cosa stai facendo?»
«È davvero interessante che la tua domestica sia così curiosa.»
«Oh, quella.» Janet si voltò e prese una sigaretta da una scatola sul tavolino. «La servitù chiacchiererà, e penso che tu gliene abbia dato motivo.» Canfield le accese la sigaretta. «Anche gli imbianchini?»
«Le amicizie di Hannah sono fatti suoi. Non mi interessano. La stessa Hannah mi interessa poco o niente.»
«Non trovi strano che Hannah sia quasi inciampata quando ho nominato il dirigibile?»
«Non ti capisco proprio.»
«Ammetto che sto superando me stesso.»
«Perché non hai telefonato?»
«Se l'avessi fatto, mi avresti ricevuto?» Janet rifletté un istante. «Probabilmente... Qualunque recriminazione io avessi da fare riguardo alla tua ultima visita non sarebbe un motivo per offenderti.»
«Non avevo voglia di correre questo rischio.»
«È molto carino da parte tua e ne sono commossa. Ma come mai questo strano comportamento?» Era inutile continuare a rimandare. Canfield tirò fuori la busta dalla tasca. «Mi è stato chiesto di darti questa. Posso sedere finché la leggi?» Janet, sorpresissima, prese la busta e riconobbe immediatamente la grafia della suocera. Aprì e lesse la lettera.
Se era allibita o sconvolta, nascondeva bene le sue emozioni. Si sedette con calma sul divano e spense la sigaretta. Guardò la lettera, poi Canfield, poi di nuovo la lettera. Tenendo gli occhi abbassati, chiese con voce atona: «Chi sei tu?»
«Lavoro per il governo. Sono un funzionario... un piccolo funzionario del ministero degli Interni.»
«Il governo? Non sei un venditore, allora?»
«No, non lo sono.»
«Allora volevi conoscermi e parlarmi per conto del governo?»
«Si.»
«Perché mi hai detto che vendevi campi da tennis?»
«Alle volte ci sembra necessario nascondere il nostro lavoro. Tutto qui.»
«Capisco.»
«Immagino che tu voglia sapere che cosa vuole dire tua suocera in quella lettera.»
«Non immaginare niente.» Janet continuò con voce fredda: «Faceva parte del tuo lavoro conoscermi e farmi tutte quelle divertenti domande?»
«Onestamente, si.» La ragazza si alzò, fece due passi verso Canfield, e lo schiaffeggiò con tutta la sua forza. Fu un colpo forte e doloroso. «Figlio di puttana! Esci da questa casa!» Ancora non aveva alzato la voce. «Fuori, prima che chiami la polizia!»
«Oh, mio Dio, Janet, vuoi smetterla?» Canfield l'afferrò per le spalle mentre lei cercava di sgusciar via. «Ascoltami! Ti ho detto ascoltami, altrimenti ti restituisco la sberla!» Gli occhi di Janet brillavano d'odio e, pensò Canfield, di un pizzico di malinconia. La teneva saldamente mentre parlava. «Si, sono stato incaricato di conoscerti. Di conoscerti e di ottenere tutte le informazioni che potevo.» Janet gli sputò in faccia. Canfield non si curò di pulirsi.
«Ho avuto le informazioni di cui avevo bisogno e ho usato quelle informazioni perché è per questo che mi pagano! Per quanto riguarda il mio ufficio, ho lasciato questa casa alle nove dopo aver bevuto un paio di drink. Se vogliono ti possono arrestare per possesso illegale di alcol, ma è il massimo che possono farti.»
«Non ti credo!»
«Non me ne importa un accidente che tu mi creda o no! E per tua ulteriore informazione sappi che ti ho fatto sorvegliare per settimane! Tu e il resto della compagnia... T'interesserà forse sapere che ho omesso la descrizione particolareggiata degli aspetti più... discutibili delle tue attività quotidiane!» Gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime.
«Faccio il mio lavoro meglio che posso, e non sono sicuro che sia tu quella che deve fare la parte della vergine violata! Puoi anche non rendertene conto, ma tuo marito, o ex marito o quel che diavolo è, potrebbe essere vivo e vegeto. Un sacco di brave persone che non l'avevano mai sentito nominare - donne come te e ragazzine - sono morte bruciate per causa sua! Anche altri sono stati uccisi, ma forse se lo meritavano.»
«Cosa stai dicendo?» Canfield allentò la stretta ma continuò a tenerla saldamente. «So solo che ho lasciato tua suocera una settimana fa in Inghilterra. Era stato un viaggio d'inferno! Qualcuno ha tentato di ucciderla la prima notte della traversata. Oh, puoi scommetterci la testa che sarebbe stato un suicidio! Avrebbero detto che s'era buttata in mare in preda alla disperazione. Niente tracce... Una settimana fa abbiamo mandato ai giornali la notizia, falsa, che Elisabeth Scarlatti era andata in ritiro in un posto chiamato York, in Inghilterra. Due giorni fa l'impianto di riscaldamento di quel luogo è esploso e ha ucciso Dio solo sa quanta gente! Un incidente, naturalmente!»
«Non so cosa dire.»
«Vuoi che finisca, o vuoi sempre che me ne vada?» La moglie di Ulster Scarlett tentò un sorriso velato di tristezza. «Credo che sia meglio che tu resti... e mi racconti tutto.» Poi sedettero sul divano e Canfield parlò.
Parlò come non aveva mai fatto prima.
***