Un altro giorno passato tra queste pareti così tristi. Quanto tempo si può resistere senza vedere il sole? Oggi quella suora dal volto pieno di rughe mi ha promesso che domani mi faranno uscire in giardino. Conto le ore che mi separano da quel momento e so che è lo stesso per te. Finalmente un po’ d’aria pura, un po’ di spazio dove poter camminare senza sbattere costantemente contro una parete nuda e fredda.
Ci meritiamo questo castigo? Che peccato terribile avrò mai commesso? E tu? Qual è la tua colpa?
Solo amare; amare e sognare qualcuno che ora è molto lontano. Mi si stringe il cuore al pensiero che forse non lo riabbraccerò mai.
Non sono l’unica in questa prigione. Ascolto altre ragazze piangere e lamentarsi nelle celle accanto alla mia. Ma quando chiudo gli occhi riesco a isolarmi, sento solo te, che sei la mia unica gioia, la forza che mi permette di sopportare questa reclusione.
Ho paura di cosa succederà quando arriverai. Quella suora dagli occhi chiarissimi, che le altre chiamano madre, mi ha detto che presto potrò tornare a casa libera dal mio fardello.
La odio. Non sopporto il suo sguardo sprezzante né i suoi commenti sulla debolezza della carne. Che importa se sono troppo giovane per averti? Perché i miei genitori hanno deciso di impormi una simile sofferenza?
Sento già i tuoi movimenti. Ormai non sei più solo un pesciolino nel mio ventre. Sei lì, mi accarezzi da dentro, mi fai coraggio quando ne ho più bisogno. E, ogni volta che ti sento, mi appare il viso di tuo padre. Che mesi meravigliosi abbiamo passato insieme. Così intensi che li ricorderò per tutta la vita. Non avevo mai amato nessuno così. È tornato nel suo paese prima che potessi raccontargli di te. Sono sicura che gli avrebbe fatto piacere saperlo. E la certezza che in qualche modo lui sia con me mi aiuta ad andare avanti.