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20 ottobre 2018, sabato

«Trentasette minuti... Grazie, Ane.»

Madrazo è seduto nel suo ufficio. Cestero chiude la porta e si accomoda su una delle due sedie davanti alla scrivania. Nessun bacio di saluto. Sono colleghi, capo e dipendente, il resto è acqua passata.

«Olaia e Nagore ti toglieranno il saluto la prossima volta che ti vedono», sbotta Ane con finta rabbia. «Questa storia che non posso bermi nemmeno una birra tranquilla con loro inizia a irritarle sul serio...»

«Esagerata. Se mi vogliono più bene loro di te», scherza l’ufficiale.

Ha ancora quei suoi occhi neri che sciolgono con lo sguardo. E quella frangia sciupata dall’acqua salata e dal sole. Colpa del surf, proprio come per l’abbronzatura perpetua e i muscoli scolpiti dalle onde.

«Dai, raccontami. Non mi avrai fatto venire qui per parlare delle mie amiche?» esclama Cestero, cercando di scrollarsi di dosso la voglia di alzarsi dalla sedia e passare dall’altro lato della scrivania.

Non è la prima volta che deve frenare quell’impulso. Madrazo la attrae ancora. E sa che lui prova lo stesso per lei. Sono stati due anni intensi. Iniziati come un gioco, e purtroppo finiti perché desideravano cose troppo diverse. Forse è stata colpa della differenza d’età. Cestero aveva ventotto anni quando avevano smesso di vedersi, il suo capo quasi quaranta. Lei non voleva impegnarsi. Sesso, concerti, confidenze... Era stata benissimo con Madrazo fino al giorno in cui lui aveva iniziato a chiedere di più.

Ane non aveva voluto sentir parlare di progetti futuri o di una vita insieme. E così era finita. Nelle orecchie le rimbombano ancora i rimproveri di Olaia e Nagore per essersi lasciata scappare un tipo così attraente. Madrazo spinge un foglio verso di lei. C’è disegnato uno schema, una sorta di albero rovesciato. In cima al foglio, una sigla mai vista:

USOAR

«Che cos’è questa roba? Cosa ci fa il mio nome qui?»

«Da oggi fai parte dell’Unità Speciale Omicidi ad Alta Rilevanza. Be’, non solo ne fai parte... La dirigi.»

Cestero osserva il suo capo con espressione incredula. Gliene aveva parlato solo qualche settimana prima. Un’unità formata da agenti specializzati nella risoluzione di crimini multipli o con forti ripercussioni mediatiche. Non era altro che un progetto quando Madrazo gliel’aveva accennato, ma la cosa sembra ora aver fatto di colpo enormi progressi.

«E il crimine di Gernika è il nostro primo caso...»

«Esatto. La morte di Natalia Etxano è stata lo stimolo finale di cui avevamo bisogno per creare quest’unità.»

«Perché la vittima è una giornalista famosa?»

«In parte sì. O questa è la scusa. Natalia non era solo una speaker conosciuta, era l’amante del commissario di Gernika. Cosa che ci obbliga a diffidare non solo di lui ma anche degli agenti al suo servizio.»

Un’espressione accigliata si fa strada sul volto di Cestero.

«Ho letto che la giornalista era sposata.»

«Anche lui lo è. Eppure si frequentavano da tempo, e non devono averne fatto granché mistero, visto che lo sa tutto il commissariato.»

Cestero posa di nuovo gli occhi sul foglio. Nel leggere il suo nome sulla prima riga dello schema, non riesce a reprimere una certa sensazione di vertigine. Non si può dire che l’unità per ora sia molto numerosa. Dal suo nome partono soltanto tre diramazioni. Conosce solo uno degli agenti con cui lavorerà.

«Aitor Goenaga», legge a voce alta. Se avesse potuto scegliere personalmente la squadra, lui sarebbe stato il primo collega a cui avrebbe pensato; forse l’unico. «Gli altri chi sono?»

«Non hai mai sentito parlare di Txema Martínez, agente di Bilbao?»

«Non era passato all’Interpol?»

«È appena rientrato. È un bel tipo, anche se un po’ superbo. Non lasciare che ti scavalchi. Sei la sua superiore. Il capo sarai tu.»

La ertzaina posa lo sguardo sulla foto appesa alla parete di fronte, dove un minuscolo surfista cavalca un’onda gigante. Sente le farfalle nello stomaco. Non ha mai diretto un’indagine prima. Eppure, sapeva che quel giorno sarebbe arrivato e che la sua recente promozione a sottufficiale avrebbe probabilmente comportato anche quel genere di responsabilità.

«E il quarto?» chiede, leggendone il nome sullo schema. «La quarta, anzi. Julia Lizardi. Chi è?»

«Un’agente di Gernika. Pare che sia in gamba. L’anno scorso ha risolto quel caso dei sub assassinati. Me l’hanno raccomandata. E sembra che sia il mio tipo, fa surf.»

Cestero annuisce. Inserire nel gruppo qualcuno della zona le sembra sensato. Così sarà più facile per loro muoversi sul territorio e integrarsi nel commissariato dove lavoreranno.

«Chi ha scelto i membri della squadra?», chiede Ane.

«Io. Due da Biscaglia e due da Gipuzkoa, per non far arrabbiare nessuno, sai come vanno queste cose.»

La sottufficiale annuisce. Sempre quei maledetti equilibri geografici... «Nessuno di Vitoria», osserva.

Madrazo si stringe nelle spalle. Non risponde. Ma lei non ha bisogno che dica nulla, conosce già il perché di quella scelta. Quelli di lì non si lamentano mai.

«Dipendiamo da Erandio o da qui?», chiede la sottufficiale riferendosi ai commissariati centrali di Biscaglia e Gipuzkoa.

«Inizialmente da me. Noi abbiamo più esperienza con questo tipo di casi, per questo mi hanno chiesto di organizzare tutto. L’unità che abbiamo appena creato si attiverà solo quando le circostanze lo richiederanno. Quando non ci sarà nessun caso aperto, lavorerete ognuno nei rispettivi commissariati.»

«Quindi ci riuniremo solo nell’eventualità di crimini davvero tosti.»

Madrazo annuisce.

«Omicidi multipli, seriali, vittime di particolare notorietà... I casi che destano più allarme sociale, in breve.»

Cestero sbuffa. Non ci vede molto di buono. Allarme significa stampa, e stampa significa pressione. Spera di essere in grado di mantenere il sangue freddo in quelle circostanze.

«Chi è Silvia?» chiede, leggendo l’ultimo nome che appare sul foglio.

«Psicologa. L’hanno scelta quelli di Biscaglia. Collabora con loro. Sembra sia bravissima a tracciare profili. Ci aiuterà a capire meglio la mente dell’assassino.»

«Credi che sia stato il commissario?»

Madrazo alza le sopracciglia, che si perdono sotto la frangia bionda.

«Olaizola? Spero di no. Ma questo lo scoprirai tu, ne sono sicuro. Non credo che ti riceverà stendendo il tappeto rosso. Non accetterà di buon grado questa intromissione nel suo territorio, e tanto meno il fatto che ci siano dubbi sulla sua possibile implicazione nel caso.»

La sottufficiale alza di nuovo gli occhi verso il poster con l’onda. D’un tratto ha l’impressione che stia per travolgerla.

«Quando cominciamo?»

«Lunedì. Vi aspettano a Gernika alle nove. E ascolta, ancora una cosa... La provincia è molto colpita. Avrete la stampa alle calcagna. Cerca di essere diplomatica con loro se vuoi evitare problemi.»

Cestero si alza in piedi. Esita per qualche istante. Deve ringraziarlo per aver riposto fiducia in lei o sbattergli la porta in faccia per averle complicato la vita nel giro di pochi minuti?

«Grazie», mormora alla fine.

Madrazo fa come se niente fosse.

«Ane», la chiama mentre lei sta uscendo dall’ufficio. Lei si volta, con la mano già sulla maniglia della porta. «Dimostra a tutti che sei la migliore. Ovviamente ti arriveranno critiche e frecciate per il fatto che sei uscita con il tuo capo. Diranno che ti ho regalato il posto... Tu lasciali fare. Non c’è nessun agente più adatto di te per questo lavoro. È la tua opportunità di dimostrarlo. Approfittane.»

La danza dei tulipani
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