19
Laura
11 maggio 2000
Il giorno in cui Jamie Balcombe salì sul banco dei testimoni, il cielo sopra Truro era di un azzurro terso e uniforme. L’imputato era stato accompagnato nell’atrio dal solito entourage prima di consegnarsi all’ufficiale di guardia.
La giornalista col caschetto era di nuovo lì. Quando l’usciere richiamò le parti nell’Aula 1 per la Corona contro Balcombe, Ali le fece l’occhiolino e sussurrò: «Comincia lo spettacolo».
Ci dirigemmo verso la galleria, mentre io e Kit facevamo attenzione a non toccare o urtare nessuno dei Balcombe. Qualcuno indossava un forte profumo floreale che riacutizzò il mio mal di testa del giorno precedente; iniziarono a pulsarmi le tempie. La fidanzata, Antonia, sedeva nella fila dietro; il suo abito era virgineo in modo calcolato e quasi comico: un cerchietto di velluto nero e un colletto di pizzo: vestiti da ragazzina dei tempi andati. Era solo a un paio di collant a righe di distanza dall’Alice di Tenniel. Allungò il collo per vedere Balcombe quando entrò a deporre. Non appena lui la vide seduta in fondo, un’espressione dura e furente gli solcò il viso così in fretta che non potei essere certa di averla vista davvero.
«Hai notato che faccia ha fatto?», domandai a Kit in un bisbiglio.
Lui guardò Jamie, che aveva un’aria solenne di rispetto, e si strinse nelle spalle. «Non è sempre così?».
Osservai Jamie annuire bruscamente alle sedie vuote davanti e Antonia scattò in piedi come se fosse stata strattonata. Chiedendo scusa ai presenti, si affrettò a spostarsi nella fila di fronte, dove si accomodò girandosi nervosamente l’anello di fidanzamento al dito.
«Non puoi non averlo visto», domandai a Kit, ma lui stava litigando con l’orologio per sincronizzarlo con quello del tribunale.
Il passaggio di Jamie dal banco degli imputati a quello dei testimoni durò una decina di passi, massimo dodici. Fu fin troppo cortese e collaborativo, ringraziando ad alta voce l’usciere che gli tenne aperta la porta e dicendo: «Certo, certo, grazie», mentre gli veniva mostrato il banco dove dirigersi.
«Si può accomodare, Mr Balcombe», disse il giudice.
«Grazie, Vostro Onore», rispose Jamie, chinando la testa, «ma preferisco restare in piedi».
Indossava un completo differente quel giorno. Gli stava leggermente largo e lo faceva somigliare a uno scolaretto il suo primo giorno di scuola, con il golfino nuovo di una taglia più grande. Il più furtivamente possibile sbirciai con la coda dell’occhio il resto della famiglia accanto a me in galleria, vestita in modo impeccabile. Era difficile non credere che quel completo sovradimensionato non fosse altro che un artificio per disarmare la giuria. I suoi occhi erano più azzurri che mai: portava forse delle lenti?
Giurò sulla Bibbia. Naturalmente.
Fiona Price rivolse un sorriso caloroso al proprio cliente.
«Jamie, grazie», gli disse, come se lui avesse avuto una scelta, come se stesse facendo un favore a tutti noi, graziandoci della sua presenza. «Prima di arrivare alla serata in questione, vorrei che ci parlassi un po’ della tua istruzione», continuò.
«Grazie, Miss Price. Ho studiato alla Saxby Cathedral School, dove mi sono diplomato con il massimo dei voti. Attualmente sto studiando per diventare architetto. Ho preso la laurea di primo livello in Disegno architettonico alla Bath University».
La sua voce sembrava miele pregiato che colava da un cucchiaio d’argento.
«Mancano ancora tre anni di studio ed esperienza lavorativa prima che sia candidabile per il Royal Institute of British Architects. Penso di non esagerare quando dico che solo i chirurghi veterinari hanno un periodo di preparazione più lungo di quello degli architetti. Dopo la laurea si passa un anno a lavorare sul campo prima di tornare in università per due anni per completare il percorso di studi, poi seguono un altro periodo di lavoro più professionale, altro studio e altri esami». Abbozzò un sorriso. «Dopo resta da fare domanda per il RIBA e trovare un lavoro. È allora che inizia la fatica vera».
Un giurato con la giacca annuì e l’uomo tatuato arricciò le labbra.
«E questo caso come ha inciso sulla tua carriera?».
Jamie si afflosciò. «A voler essere onesti, è stata distrutta ancora prima di avviarsi. Dovrei fare il mio anno di stage adesso. Avevo un posto da McPherson & Barr, lo studio che ha vinto un premio. Si sono occupati loro dei nuovi complessi residenziali ecocompatibili realizzati nelle aree industriali dismesse del centro città, avete presente? È un posto di grande prestigio e accettano solo una richiesta all’anno. Io stavo per iniziare quando sono state formulate queste accuse e purtroppo lo studio ha ritenuto necessario sospendermi in attesa del verdetto, perciò al momento mi trovo in una specie di limbo».
Snocciolò tutta la sua storia. Cercai di guardarlo negli occhi. Non puoi mentirmi, pensai. Ti conosco, ho visto il tuo cuore marcio.
Per Fiona Price fu troppo da sopportare. Per qualche istante chinò la testa, affranta per la carriera deragliata di quel giovane, prima di riprendere. «Tuo padre è un impresario edile di successo, giusto? In effetti non è un’esagerazione dire che possiede un vero e proprio impero, che finanzia costantemente nuovi progetti immobiliari. Non hai bisogno di alcun appellativo accanto al tuo nome per lasciare il segno, perché dunque non hai scelto di seguire le orme di tuo padre e succedergli nell’attività?».
Jamie sbatté le palpebre di quei suoi occhi azzurro brillante. «Per me è importante non fare unicamente affidamento sulla reputazione di mio padre. E poi il futuro dell’industria è quello di un settore immobiliare sostenibile e responsabile. È lì che risiede il mio interesse. Immagino di poterla definire una vocazione, oltre che una professione».
Era ironico che un uomo sotto processo per stupro fosse così accattivante.
«Sei un giovane con molto da perdere», disse Price. «Dev’essere stressante per te che la tua carriera sia in stand by».
«Vostro Onore», la interruppe Polglase. «La mia illustre collega sta cercando di spostare l’attenzione sulle conseguenze e non sulle prove».
Price non batté ciglio. «Per poter valutare come il mio cliente agirebbe in una determinata situazione, bisogna tenere conto di quanto avrebbe da perdere facendolo. Dunque, Jamie, passiamo a come questo caso ha influito sulla tua vita personale».
«Dormo a malapena da quando mi hanno arrestato», rispose lui. «È un sacco di tempo per sentirsi esausti. Persino ora fatico a credere che mi stia succedendo davvero».
Fiona Price raddrizzò una penna sulla sua scrivania, poi cambiò tono.
«Sei sposato? Hai dei figli?»
«Sono fidanzato e sto per sposarmi. La mia fidanzata, Antonia, è qui presente». Sorrise ad Antonia, che di rimando fece un sorriso falso. Per la prima volta me ne accorsi: era presente in tribunale fin dal primo giorno del processo, perciò non poteva apparire come testimone. Perché non l’avevano chiamata? Perché non l’avrebbero chiamata a testimoniare?
«Figli?», domandò Price.
«Non ancora, voglio fare le cose nel modo giusto, ma sono molto speranzoso su quel fronte».
Le donne presenti in giuria si sciolsero visibilmente. Addirittura io faticavo a sovrimporre il ghigno da stupratore al viso di quel ragazzino dall’aria innocente al banco dei testimoni dinanzi a me.
«A beneficio della giuria, il presunto incidente ha avuto luogo di giovedì. Spiegaci come sei arrivato al festival e come hai incontrato la querelante».
«Certo», annuì Jamie. «Naturalmente. Dovevo andare in Cornovaglia con un vecchio amico, Peter, ma un paio di giorni prima della partenza si ruppe la gamba scendendo in cordata con i Venture Scouts». Ma certo, pensai stizzita. Che altro? Una digressione sull’altro hobby di Peter e Jamie di aiutare le vecchiette ad attraversare la strada? «Perciò partii da solo su uno degli autobus messi a disposizione a Londra, e poi allestii la tenda da campeggio». Fece un mezzo sorriso imbarazzato. «Non fu il migliore degli inizi. Sistemare la tenda da solo non fu poi così facile. Peter era l’avventuriero, quella era la sua area di competenza. In realtà, una volta montata la tenda, mi sentii un po’ depresso al trovarmi lì. Non sono un tipo solitario, ecco perché stavo passeggiando intorno ai falò quella sera, alla ricerca di qualcuno con cui chiacchierare». Abbassò lo sguardo e poi lo rialzò, assumendo un’aria sofferente da principessa Diana. «Molti dei falò erano piuttosto grandi, non c’era bisogno di chiedere il permesso per unirsi al gruppo. Dapprima fu una chiacchierata generica sugli altri festival, sulle condizioni del tempo in previsione dell’eclissi, quel genere di cose».
«E come hai attaccato bottone con Miss Taylor?».
Si voltò leggermente e lo vidi di profilo. Mi domandai se il suo aspetto deponeva a suo favore o sfavore.
«Be’, quando si fece molto buio, tirarono fuori le chitarre e perciò potevamo conversare solo con chi avevamo vicino. Così iniziammo a parlare di questo e di quello. Lei era una giramondo, era stata a molti festival. Le dissi che era qualcosa che mi affascinava, ma la mia ragazza non era particolarmente entusiasta all’idea».
Price roteò la penna tra le dita. «Quindi la querelante era al corrente della sua relazione?»
«Be’, mi era sembrato… che fosse scattata la scintilla tra noi». Jamie assunse un’aria dispiaciuta, come se anche dopo quello che Beth gli aveva fatto passare non gli andasse di parlare male di lei. La massaia in giuria chinò la testa da un lato. «Mi mise la mano sulla coscia mentre parlavamo e pensai di doverla togliere di mezzo, in fretta, di modo che flirtare fosse fuori discussione».
Price si raddrizzò la parrucca, senza che ve ne fosse alcun bisogno. «Stiamo parlando della notte prima dell’eclissi, giusto?». Jamie annuì. «Hai assunto qualche droga al falò?». Io e Kit ci guardammo; sembrava più una domanda da accusa che da difesa. Polglase non parve sorpreso.
Jamie guardò la galleria riservata al pubblico e si morse il labbro.
«Jamie, devi rispondere alla domanda. Hai assunto qualche droga?»
«Mi dispiace, è difficile rispondere davanti a mia madre». Sospirò, un sospiro lungo e profondo. «Sì, girava uno spinello e ne ho fumato un po’, solo per essere di compagnia, in realtà. Pensavo che fosse un modo per farmi accettare dal gruppo intorno al fuoco». Il giurato con i tatuaggi annuì, come a voler dire: “Be’, chi non l’avrebbe fatto?”. «Mi stavo lasciando trasportare dall’atmosfera, ma tossii, perché non ero abituato e dissi qualcosa tipo che non era da me. Beth me lo prese dalle mani ridendo e disse: “Non ti preoccupare, è un festival, le solite regole non contano”».
«E Miss Taylor ha fumato lo spinello che girava?»
«Sì, ma solo un tiro, credo».
«Vi ha dato alla testa?»
«Non posso parlare per lei, ma io di certo ero lucido».
Non mi resi conto che stavo tamburellando con le dita, finché Kit non mise la mano sopra la mia per bloccarmi.
«E come si è concluso questo ritrovo?»
«Be’, verso mezzanotte circa, non lo so perché non avevo l’orologio, lei si alzò per andarsene. Le chiesi dove fosse la sua tenda e la riaccompagnai. Volevo assicurarmi che ci arrivasse sana e salva e rimasi lì finché non si chiuse all’interno».
Restare calma durante quel discorso era come cercare di trattenere l’acqua in un pugno.
Price si chinò in avanti. «E non sei stato tentato di provarci? Nel buio, quando eravate voi due da soli?».
Jamie si portò i palmi delle mani sugli occhi e attese a lungo prima di rispondere. «Sì, ero tentato, ok? C’era sintonia tra noi, ma non feci nulla».
Guardai Antonia, il suo viso era una maschera. Che diavolo ti starà passando per la testa, mi domandai.
«Perciò, sapendo che era vulnerabile ed essendo entrambi sotto l’influenza della cannabis, l’hai lasciata dormire da sola?»
«Certamente», disse Jamie, come se una qualsiasi altra alternativa fosse impensabile.
«Certamente. E ora arriviamo alla mattina del presunto incidente. Com’è iniziata la tua giornata?»
«Si merita un cazzo di premio Oscar», mormorai a Kit. Mi prese la mano e sciolse il pugno in cui la tenevo stretta, ma tutti gli altri erano ipnotizzati da Jamie.
«Il mattino seguente era il giorno dell’eclissi», disse Jamie. «Pensai di fare una passeggiata fino alla tenda di Beth per vedere se volesse vederla con me, ma non c’era. La incontrai mentre lasciava il campo principale, però, e mi disse che stava andando a cercare un posto dove osservare l’eclissi in pace. C’era parecchia confusione nel campo principale, con tutta la musica e le grida, e non ispirava nemmeno me, così le dissi che sarei andato con lei».
«E cosa ti rispose?»
«Non si oppose», disse lui con enfasi. «Altrimenti non sarei andato. Così ci aggirammo nei dintorni finché lei non si bloccò in quel campo pieno di attrezzature del circo. Pensai che non fosse il punto migliore, c’erano un sacco di camper e altre cose a dare fastidio, ma poi capii: quello che aveva era la privacy. Fece spazio sull’erba tra due camper e mi sedetti accanto a lei».
«Era d’accordo?». Price si chinò in avanti; i giurati si chinarono in avanti; tutti quanti in galleria e sulla tribuna della stampa si chinarono in avanti, come se Jamie fosse un vortice che attirava tutti noi.
Lui maneggiò le proprie parole con i guanti di velluto. «Direi che ci fu un consenso sottinteso», disse. «Forse sono stato ingenuo io, se avessi saputo cosa sarebbe successo… ma è stato l’impulso del momento. Stavamo guardando il cielo, be’, le nuvole in realtà. Non successe niente per un po’ e poi accadde tutto di corsa. Vedemmo il cielo solo per un secondo, ma il modo in cui ogni cosa si oscurò fu prodigioso. È qualcosa di incredibile condividerlo con qualcuno, incredibilmente intimo. Ci sono tutte queste persone intorno a te, ma ti senti come se ci foste solo voi due e quell’oscurità che spunta dal nulla». No, pensai irrazionalmente. Quest’uomo non ha il diritto di subire il fascino e il potere di un’eclissi. Non glielo permetto. Jamie si schiarì la voce. «E poi, quando iniziò a tornare la luce, dissi… volevo dire era che era incredibile o fantastico, ma per qualche sorta di lapsus freudiano finii per dire che era romantico. E sapevo che non era il modo più appropriato di descriverlo, ma tant’è». Guardò Antonia con aria impotente e abbassò la voce in segno di rispetto. Il viso di lei rimase imperscrutabile, ma con la mano destra rigirò ripetutamente l’anello di fidanzamento. Non sapevo se provare disprezzo o pietà. «E l’atmosfera ebbe la meglio su di noi, dopo che iniziammo a baciarci le cose procedettero rapidamente. Era tutto così spontaneo che non saprei nemmeno dire chi fece la prima mossa».
Price alzò una mano per fermarlo. «Questa parte è importante, Mr Balcombe. Il bacio era consensuale? Non sei mai stato respinto, non ti ha mai chiesto di fermarti?»
«Assolutamente no, no di certo. Se avessi sbagliato a interpretare la situazione, mi sarei fermato all’istante».
«Passiamo ora alla meccanica del sesso», continuò Price. «Potresti gentilmente chiarirci la confusione del mio illustre collega a proposito dei pantaloni di Miss Taylor e come sono stati rimossi?»
«Li allentò lei, più che toglierli», disse Jamie. «Si aprirono da un lato; non avrei saputo da dove cominciare, altrimenti. Poi sporse i fianchi verso di me…». Si prese la testa tra le mani per un momento, per mostrare quanto fosse dura per lui. Suo padre annuì per incoraggiarlo. «E le scostai le mutande, tutto qui. Non fu violento, non le feci del male, fu solo – mi dispiace tanto, Antonia». Jamie si prese qualche secondo per ricomporsi. «Fu solo sesso eccitante. Non ho mai fatto niente del genere, né prima né dopo. E poi questa coppia, o meglio questa ragazza, è arrivata all’improvviso e prima ancora che me ne accorgessi mi avevano accusato di essere uno stupratore». Alzò la voce a quel punto e Price gli rivolse uno sguardo ammonitore.
«I testimoni, Miss Langrishe e Mr McCall». Tutti gli occhi si puntarono su di noi, tranne quelli di Antonia. Il diamante al suo dito brillava a ogni rotazione. «E come hai risposto?»
«Be’, stavo più che altro cercando di far parlare Beth perché spiegasse cosa fosse appena successo, ma lei era zitta. Voglio dire, so che è strano, non è che a me avesse fatto piacere essere colto sul fatto, ma dovete capire quanto siano stati belligeranti. Loro, lei aveva semplicemente deciso cosa avessi fatto». Mi guardò e sperai che il sudore che mi colava lungo il viso non fosse visibile dalla giuria. «Era surreale, pareva quasi una farsa. Per un secondo pensai persino che stessero scherzando e poi quando dissero che si sarebbero rivolti alla polizia mi resi conto che stava succedendo davvero, che erano seri. Non pensai neppure per un istante che sarei finito in tribunale. È tutto un brutto sogno».
«Grazie, grazie». Price raddrizzò alcuni fogli per puntualizzare le sue parole. «Ora passiamo a un altro momento. Dopo che ti è stata rivolta l’accusa iniziale, te ne sei andato. Perché, se eri innocente?».
Jamie Balcombe sospirò profondamente. «Avevo una canna in tasca, mi ero fatto rollare uno spinello e l’avevo comprato».
Questa era una novità per me e anche per l’accusa, a quanto pareva. Polglase passò una nota a Carol Kent e avvertii un piccolo moto di speranza invadermi il petto.
«E non hai pensato di dirlo agli altri?», chiese Fiona Price. «Dopotutto non ti trovavi proprio a una festa della chiesa, no?».
Jamie allargò le braccia. «Una donna che non avevo mai visto prima in vita mia mi stava accusando di stupro! Di certo non era esattamente un’atmosfera di relax! Pensai solo di andare in un posto dove liberarmi della droga, perché non volevo che mi si accusasse di possesso di stupefacenti. Se avessi appena violentato qualcuno, credete davvero che mi sarei preoccupato di uno spinello in tasca? Ma quel testimone era proprio dietro di me». Annuì in direzione di Kit, che si raddrizzò. «Mi avrebbe visto se avessi gettato via qualcosa, così quando notai che la folla tornava verso il palco principale, mi dileguai e poi pensai, giusto, c’è una piccola guardiola della polizia accanto all’ingresso. Ci andrò e dirò che c’è questa donna che mi accusa di qualcosa di orribile e si sistemerà tutto. Ero certo che per allora si sarebbe calmata».
«Quanto ci hai messo per consegnarti alla polizia, dopo il presunto incidente?»
«Un’ora circa, credo. Be’, dopo aver gettato via lo spinello, ebbi il tempo di pensare a un problema più grande», disse Jamie. «Voglio dire, non avevo stuprato la querelante. Non l’avevo fatto, non avrei potuto, ma non vuol dire che non avessi fatto niente di sbagliato. Avevo tradito la mia ragazza, la mia fidanzata. Era stato un momento di follia, ma non nel modo che intende lui». Fece un cenno in direzione di Polglase. «Tentennai un momento perché capii che se si fosse saputo, anche se fossi stato scagionato, le probabilità che Antonia lo scoprisse sarebbero cresciute esponenzialmente. Così tornai alla mia tenda per una mezz’ora e riflettei, ma poi mi resi conto che dovevo fare la cosa giusta e porre fine al fraintendimento. Mai, nemmeno in un milione di anni, avrei creduto di poter essere accusato di stupro».
«Per quale motivo la querelante dovrebbe accusarti di averlo fatto?».
Jamie deglutì a fondo. «Riesco solo a immaginare che sia dovuto all’imbarazzo. Dopotutto, non è una cosa di cui andare fieri». Si strinse nelle spalle, come se gli facesse male essere così poco galante. Dio, se era bravo. «Ma penso che sia chiaro dalla sua performance sul banco dei testimoni che si è autoconvinta di aver detto la verità. Questa è la parte peggiore di tutto: lei è una vittima, ma non mia. Speravo che nel frattempo avesse ottenuto l’aiuto di cui aveva un evidente bisogno».