Jack Ryan Senior stava mangiando un hamburger prima di salire sul palco al raduno al Tempe Mission Palms Hotel. Aveva pensato di prenderne giusto un morso o due. L’ora di pranzo era ormai passata, e doveva presenziare a un altro evento meno di due ore più tardi, una cena dei veterani di guerra, sempre a Tempe. Ma l’hamburger era così buono che lo divorò tutto mentre chiacchierava con i suoi sostenitori.
Salì sul palco alle cinque e mezza, ora locale. La folla era in fermento, entusiasta dei risultati dei sondaggi. Kealty aveva accorciato le distanze annunciando la cattura dell’uomo colpevole di aver ucciso così tanti americani qualche anno prima, ma Ryan era ancora in testa, senza margini di incertezza.
Quando la musica terminò, Jack si avvicinò al microfono per salutare i presenti. «Buonasera. Grazie. Lo apprezzo molto.» La gente lo amava; ci volle più del previsto perché le acclamazioni si placassero.
Infine riuscì a ringraziare i suoi sostenitori per la loro presenza quel pomeriggio, avvisandoli tuttavia di non abbassare la guardia. Mancavano ancora due settimane alle elezioni, e aveva bisogno del loro appoggio ora più che mai. Aveva ripetuto lo stesso discorso negli ultimi due o tre giorni e l’avrebbe fatto ancora.
Mentre Ryan si rivolgeva al pubblico, guardò oltre la folla. Sulla destra intravide Arnie van Damm, di schiena, dirigersi verso l’uscita parlando al telefono. Jack capì che Arnie era agitato per qualcosa, ma non riuscì a interpretare se fosse qualcosa di brutto o di bello.
Van Damm scomparve dietro una montagna di palloncini appena prima di uscire dalla sala.
Ryan si avviò verso la conclusione del discorso; ci furono diverse affermazioni che suscitarono applausi lunghi più di trenta secondi prima di poter proseguire. Ne aveva ancora un paio quando van Damm ricomparve, proprio sotto di lui. Aveva un’espressione seria sul viso; era nascosto allo sguardo delle telecamere ma fece un gesto, come per dire «taglia», aprendo e chiudendo l’indice e il medio.
Jack seguì l’indicazione, tentando di sfoggiare il suo sorriso mentre si chiedeva cosa stesse accadendo.
L’espressione di van Damm non lasciava spazio a dubbi: si trattava di brutte notizie.
Normalmente Ryan avrebbe attraversato la sala prima di congedarsi da un raduno; si sarebbe preso diversi minuti per stringere mani e posare per le foto mentre incontrava i suoi sostenitori, ma van Damm lo trascinò via dal palco. Mentre se ne andava, la folla applaudiva e la musica risuonava a tutto volume; sfruttò il momento per salutare con la mano tutti i presenti prima di sparire dalla sala.
Nel corridoio, Andrea Price-O’Day gli si avvicinò. Van Damm fece strada verso un’uscita laterale.
«Cosa succede?» gridò Ryan.
«Non ora, Jack» rispose Arnie mentre si allontanavano rapidi. Il corridoio era pieno di giornalisti, amici e sostenitori: fendettero la folla in tutta fretta. Ora il sorriso di circostanza di Ryan era svanito; allungò il passo per affiancare il portavoce della sua campagna elettorale.
«Maledizione, Arnie, si tratta della mia famiglia?»
«No! Dio, no, Jack! Scusami.» Arnie gli fece cenno di continuare a seguirlo.
«Okay.» Ryan si rilassò un po’. Si trattava di politica, tutto lì.
Aprirono una porta di servizio e si affrettarono a raggiungere il parcheggio. I SUV di Ryan erano fermi proprio di fronte a loro. Altri uomini del servizio di sicurezza li affiancarono; van Damm li guidò fino ai veicoli in attesa.
Ce l’avevano quasi fatta. A sei metri dal SUV di Ryan, una reporter con un cineoperatore al seguito li bloccò. Il suo microfono mostrava il simbolo di un’emittente locale affiliata alla CBS.
Senza preamboli, accostò il microfono al viso di Ryan, tra i due grossi uomini della sicurezza. «Signor presidente, qual è la sua reazione all’annuncio del procuratore generale riguardante le indagini per omicidio sulla sua guardia del corpo?»
Ryan si fermò, sbigottito. L’espressione del suo viso si fece ancora più perplessa; la reporter aveva riferito i fatti in maniera piuttosto confusa. Si voltò verso il capo della sua sicurezza, Andrea Price-O’Day, che parlava nell’auricolare con gli autisti e perciò non aveva sentito la domanda. Andrea è stata accusata di omicidio? «Cosa?» replicò Ryan.
«John Clark, la sua ex guardia del corpo. Sa già che è latitante? Può dirci quand’è stata l’ultima volta che ha parlato con lui e quale fosse la natura delle vostre conversazioni?»
Ryan si rivolse a van Damm. Anche lui aveva un’aria sbigottita. Arnie afferrò il braccio di Jack, cercando di condurlo verso i veicoli.
Ryan si riprese in fretta, in tempo per voltarsi un’ultima volta verso la giornalista. «A breve farò una dichiarazione sull’argomento.»
La giovane notò che Ryan non aveva idea di cosa diavolo stesse parlando, quindi provò a fargli altre domande. Ma lui non aggiunse altro, si affrettò a salire sul SUV dietro al suo portavoce.
Venti secondi dopo, la vettura con Ryan, van Damm e Price-O’Day partì.
«Di cosa diavolo stava parlando?» chiese Jack.
Van Damm aveva già pronto il suo telefono. «Mi hanno appena avvertito da Washington: Brannigan ha indetto a sorpresa una conferenza stampa appena prima delle sei, dicendo che stavano andando ad arrestare Clark per un’accusa di omicidio. Ho saputo dall’FBI che è riuscito a scappare dalla squadra di SWAT recatasi sul posto.»
«Ma quale omicidio?» rispose Jack, quasi gridando.
«Qualcosa che riguarda le missioni con la CIA. Sto cercando di ottenere una copia del mandato di cattura emesso dal Dipartimento di Giustizia. Dovrei riceverla entro un’ora.»
«Politica! Ho concesso a quell’uomo l’amnistia per il suo lavoro alla CIA, proprio per impedire una cosa del genere.» Ryan gridava nell’auto, con le vene del collo sporgenti.
«Si tratta proprio di politica. Kealty sta dando la caccia a lui per arrivare a te. Dobbiamo andarci con i piedi di piombo, Jack. Torneremo in hotel, raccoglieremo le idee e rilasceremo una dichiarazione che faccia attenzione…»
«Andrò davanti alle telecamere adesso per far sapere all’America che tipo di uomo Ed Kealty voglia arrestare. Sono tutte stronzate!»
«Jack, non conosciamo i dettagli. Se Clark ha fatto qualcos’altro oltre a ciò che gli hai condonato, le cose si metteranno molto male.»
«So esattamente cosa ha fatto Clark. Maledizione, alcune missioni le ho ordinate io stesso.» Ryan rifletté per un istante. «E Chavez?»
«Non è stato citato durante la conferenza stampa.»
«Devo parlare con la moglie di John.»
«Clark deve costituirsi.»
Jack scosse la testa. «No, Arnie. Fidati, non deve.»
«Perché no?»
«Perché John è coinvolto in qualcosa che deve restare lontano dai riflettori. Ti dico soltanto questo. Non farò una dichiarazione invitando Clark a farsi avanti.»
Arnie tentò di protestare, ma Ryan sollevò una mano. «Non pretendo che tu sia d’accordo, ma bisogna lasciar stare per il momento. Fidati, Clark deve restare fuori dalla circolazione finché le acque non si saranno calmate.»
«Ammesso che si calmino» ribatté Arnie.