38

Il presidente Ed Kealty aveva trascorso in pratica tutti i giorni delle ultime due settimane impegnato nella campagna elettorale. C’erano cinque Stati incerti che secondo Benton Thayer avrebbero potuto decidere le sorti del confronto, dunque Kealty andò lì a fare propaganda a bordo dell’Air Force One. Quella mattina era stato in una chiesa a Grand Rapids, nel Michigan, poi si era diretto a una centrale eolica per il pranzo e una visita veloce. In seguito era volato a Youngstown, nell’Ohio, per un raduno, prima di precipitarsi a est per un evento in abito scuro a Richmond, in Virginia.

Fu solo dopo le dieci e mezza di sera che scese dal Marine One sul prato dietro la Casa Bianca. Sul breve volo in elicottero dalla base aerea di Andrews era stato informato dal capo del suo staff, Wesley McMullen, che Benton Thayer voleva incontrarlo nella Stanza Ovale. Thayer aveva richiesto anche la presenza di Mike Brannigan.

Era strano: il portavoce della campagna elettorale voleva parlare con il procuratore generale. A ogni modo, McMullen aveva riunito tutti i convocati ed erano in quel momento in attesa del presidente.

Kealty si diresse direttamente nella Stanza Ovale, senza passare dalla sua residenza. Indossava ancora lo smoking; non si era cambiato durante il volo di venti minuti da Richmond.

«Possiamo fare in fretta, signori? È stata una giornata lunga.»

Thayer era seduto su uno dei due divani, con Wes McMullen accanto a lui; Brannigan si accomodò dalla parte opposta, vicino a Kealty. Il manager della campagna elettorale andò dritto al punto. «Signor presidente, oggi ero al club e quando sono tornato alla mia auto, sotto il parabrezza ho trovato questa pendrive. Non ho idea di chi l’abbia lasciata, né del perché sia stato scelto io.»

«Cosa contiene?»

«Un dossier su un agente in pensione, ex SEAL e paramilitare della CIA, di nome John Clark. È stato insignito della medaglia d’onore.»

«Mi sta annoiando, Benton.»

«Mi conceda ancora qualche istante, signor presidente. Clark è un amico intimo di Jack Ryan; hanno lavorato insieme durante alcune missioni. Operazioni segrete.»

Questo dettaglio parve risvegliare l’interesse di Ed Kealty. «Vada avanti.»

«Qualcuno ci ha servito su un piatto d’argento le prove di atti criminali da parte di questo signor Clark. Omicidi mirati per conto della CIA.»

«Omicidi?» ripeté Kealty.

«Ma anche intercettazioni, violazioni di domicilio, eccetera eccetera.»

«Il file proviene da qualcuno della CIA?»

«Non mi sembra. Ma contiene informazioni che provengono da qualcuno della CIA, questo è poco ma sicuro. Dev’esserci stata una fuga di informazioni. Però il dossier potrebbe esserci stato recapitato dalla Cina, dalla Russia, o da un governo amico che non vuole che Ryan rimonti in sella.»

Kealty annuì. Guardò Brannigan. Il procuratore generale aveva l’espressione di chi sapeva di avere di fronte a sé una lunga nottata da trascorrere a verificare tutte quelle informazioni.

Thayer continuò: «Tuttavia, le azioni compiute da questo amico dell’ex presidente, omicidi, violazioni, intercettazioni illegali, non sono legalmente perseguibili».

«E perché mai?»

«Perché alcuni anni fa Ryan ha firmato un’amnistia per ogni singolo atto compiuto da Clark quando lavorava per la CIA.»

Kealty sorrise, alzandosi piano. «Non può essere.»

«Invece sì. Qualcuno del Dipartimento di Giustizia lo sa, ma non sono in molti.»

Kealty si rivolse a Brannigan. «Mike, dimmi che non ne eri al corrente.»

«Nella maniera più assoluta, signore. Deve trattarsi di informazioni secretate. Chiunque ce le abbia fornite, ammesso che siano vere, deve averle ottenute illegalmente attraverso…»

«Può farlo?» chiese Kealty. «È legale, insabbiare ogni azione di un agente segreto della CIA brandendo una bacchetta magica?»

Ora Brannigan parlò con una certa autorità. «Un’amnistia può ripulire la fedina penale dalla maggior parte dei crimini federali. Non riguarda accuse civili, statali e locali, ma immagino che nel caso di un agente della CIA questo non abbia importanza.»

L’entusiasmo di Kealty tuttavia sembrò smorzarsi. «Okay. Allora… se Ryan ha concesso il perdono a quel bastardo, di certo potremmo lasciar trapelare la notizia, con prudenza. La cosa gli creerebbe un certo imbarazzo, ma non riusciremmo ad arrivare a Clark. E senza mettere lui sotto accusa, la notizia non susciterebbe il giusto clamore. Sapete com’è fatto Ryan. Si avvolgerebbe nella bandiera e si rivolgerebbe alle telecamere dicendo: “Ho agito con l’unico scopo di tenere i vostri figli al sicuro”, o qualche stronzata del genere.»

Thayer scosse la testa. «Ryan gli ha concesso l’amnistia per le sue azioni al servizio della CIA. Ma in quel dossier compare anche un omicidio che pare esulare dal suo lavoro di agente segreto.» Thayer guardò le pagine che teneva sulle ginocchia. «Sembra aver ucciso un tedesco dell’Est di nome Schuman, nel 1981 a Berlino. Ma non si dice altro. Ho controllato tramite altre fonti. Per quanto riguarda la CIA, anche all’interno, non è mai successo.»

Kealty iniziò a rimettere insieme i pezzi del puzzle. «Quindi è pulito per quanto riguarda il lavoro alla CIA, ma questo omicidio non c’entrava con l’Agenzia…»

Thayer concluse: «Quindi non è coperto dal perdono presidenziale».

Kealty guardò Brannigan. «È abbastanza per inchiodarlo?»

Mike Brannigan sembrava stordito. «Signor presidente, è la prima volta che sento parlare di questa vicenda. Ho bisogno di confrontarmi con il mio staff e con le alte sfere dell’FBI per verificare le informazioni su Clark. E, la avverto, prima di poter procedere, il Dipartimento di Giustizia avrà bisogno che queste informazioni diventino ammissibili in tribunale. Intendo dire, non sappiamo nemmeno chi diavolo sia la fonte.»

Kealty guardò il procuratore generale. «Se potessi corroborare le informazioni nel dossier di Benton attraverso la CIA o altre fonti, non avremmo più bisogno di quel file. La sua provenienza non avrà più alcuna importanza. Sarà soltanto una piccola spinta nella direzione giusta.»

«Signor presidente, io…»

«So che farai la cosa giusta, Mike.»

Wes McMullen, il capo dello staff, era rimasto in silenzio durante tutta la conversazione, ma in quel momento intervenne. «Non c’è una legge che ci vieta di denunciare un agente della CIA?»

I presenti alzarono le spalle, poi si voltarono di nuovo verso Brannigan. «Credo valga solo per i dipendenti in servizio. Se sappiamo, ma dobbiamo esserne sicuri al cento per cento, che questo tipo è fuori dall’intelligence, allora è un bersaglio lecito.»

Kealty sembrò sollevato, ma McMullen aveva ancora delle riserve.

«Sono preoccupato, potrebbe sembrare che stiamo raschiando il fondo del barile. Rischiamo di far pensare che siamo andati a ripescare un omicidio di trent’anni fa per cercare di inchiodare Ryan a pochi giorni dalle elezioni. Mi chiedo se non verrà visto in questo modo.»

«Non succederà» replicò Kealty. «L’informazione ci è piovuta addosso. Sottolineerò questo aspetto, chiedendo: se ci avessero consegnato il dossier e non avessimo fatto nulla, cosa sarebbe sembrato? Ho iniziato il mio mandato promettendo di raddrizzare i torti degli anni di Ryan, e sapete cosa vi dico? Sono ancora il presidente degli Stati Uniti.»

Wes McMullen provò un altro approccio per ricucire lo strappo. «Clark ha ricevuto una medaglia d’onore dal Congresso. Non le regalano come fossero scatole di cioccolatini, signore.»

«E allora? Non me ne importa un accidente. Metteremo in chiaro che onoriamo la sua carriera militare, tuttavia non possiamo condonare atti di omicidio e bla bla bla. Ricorderò che sono lo stramaledetto comandante in capo, Cristo santo! Smettila di contraddirmi su tutto, Wes! Andrò avanti. Mike, ho bisogno di una copertura.»

Brannigan annuì incerto. «Se riusciamo a ottenere un minimo di prove dalla CIA, qualsiasi cosa, potrò almeno autorizzare un interrogatorio a questo Clark.»

Kealty era soddisfatto. «Chiamerò Kilborn della CIA e gli dirò che gli investigatori del Dipartimento di Giustizia vogliono parlare con chiunque abbia lavorato con lui.»

«Se riusciamo a mettere le mani su Clark, anche Ryan ne risentirà: passerà come uno che agisce infischiandosene della legge» concluse Thayer.

Kealty ora camminava avanti e indietro di fronte alla sua scrivania. «Maledizione, ne risentirà eccome! La faccenda dovrà diventare di dominio pubblico entro le prossime ventiquattro ore: in questo modo potrò sfruttarla nelle mie ultime apparizioni. Chiederò alla folla se è davvero sicura di volere un presidente come Ryan, un uomo capace di ordinare l’omicidio delle persone con cui non si trova d’accordo. Questa vicenda fa parte del suo passato, ma si ripercuote anche sul suo presente, visto che si vanta della sua abilità in politica estera. Ma dov’è tutta questa forza, se ha bisogno di ricorrere a una squadra di sicari per far fuori i suoi avversari, e poi mettere tutto a tacere con un’amnistia segreta?» Kealty era quasi senza fiato, ma gli venne in mente qualcos’altro. Girò sui tacchi delle sue scarpe di vernice, rivolgendosi ai tre uomini sui divani. «E la vicenda riguarda anche il futuro di questo Paese, se permettiamo a un uomo che fa comunella con un killer efferato come questo John Clark di tornare nella Stanza Ovale.»

Kealty guardò il capo del suo staff. «Wes, imposterò in questo modo il mio discorso. Scrivilo, ci atterremo a questa linea.»

«D’accordo.»

«Bene, signori. C’è altro?»

Thayer replicò: «Clark ha un partner, citato diverse volte nel dossier. Anche lui è molto vicino a Ryan».

«Anche quell’uomo ha goduto di un’amnistia?»

«Non lo so.»

«Okay, informiamoci anche sul suo conto, allora.» Kealty vide un lampo di riluttanza negli occhi di Thayer. «Perché no?»

«Il nome di quel tipo è Domingo Chavez. È messicano-americano.»

«Merda» esclamò Kealty, riflettendo. «Questo ci fregherà l’Arizona e il New Mexico. Ma non il Texas. Lì non ho speranze.» Sussultò. «E la California?»

Thayer scosse la testa. «Potrebbe bombardare a tappeto Città del Messico con un B-52 e non perderebbe la California per quel maledetto Jack Ryan. Tuttavia… perderà un bel po’ di voti degli ispanici di tutto il Paese, se l’FBI andrà a caccia di un uomo di nome Chavez.»

«Okay.» Gli ingranaggi politici nella mente di Kealty si misero in moto. «Lasciamo stare il lato messicano della storia di Ryan. Seguiamo la pista di Clark e quella soltanto.»

Tutti concordarono.

«Bene. Mike, tu parlerai con Kilborn per accedere al personale della CIA, ma Wes, voglio che per prima cosa domani tu contatti il vicedirettore Alden. Voglio verificare cosa sa su John Clark. Alden è un ruffiano. Farà qualsiasi cosa io gli chieda, a differenza di Kilborn.»

Inizio


Il giorno del falco
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