Nel corso del colloquio, il prete si presentò, don Protiste si chiamava lui. Mi fece sapere di reticenza in reticenza che da un certo tempo aveva avviato delle pratiche con la signora Henrouille per sistemare la vecchia e Robinson, tutti e due insieme, in una comunità religiosa, che non costasse cara. Stavano ancora cercando.
Guardandolo bene avrebbe potuto passare a rigore, don Protiste, per una specie di commesso di negozio, come gli altri, forse perfino per un capo reparto, umidiccio, verdastro, e rinsecchito cento volte. Era davvero plebeo per la deferenza delle sue insinuazioni. Anche per l’alito. Non mi sbagliavo quasi mai in fatto di alito. Era un uomo che mangiava troppo in fretta e beveva vino bianco.
La nuora Henrouille, mi raccontò lui, per cominciare, era venuta a trovarlo nello stesso presbiterio, poco tempo topo l’attentato perché lui li tiri fuori dal brutto pasticcio in cui s’erano cacciati. Mi pareva che raccontando quello cercasse delle scuse, delle spiegazioni, aveva come vergogna di questa collaborazione. Non era proprio il caso, per me, di stare a menarla tanto. Certe cose si capiscono. Ci aveva appena ritrovato nella notte. Ecco tutto. Tanto peggio per lui del resto, il prete! Una specie di audacia schifa s’era impadronita anche di lui, poco a poco, con i soldi. Tanto peggio! Poiché tutto il dispensario era immerso nel silenzio e la notte si richiudeva sulla borgata, abbassò completamente il tono per farmi le sue confidenze esclusive. Ma comunque aveva il bel sussurrare, quel che mi raccontava mi sembrava malgrado tutto enorme, insopportabile, indubbiamente a causa della calma intorno a noi, e come satura d’echi. Solo per me forse? Zitto! avevo voglia di soffiargli tutto il tempo, negli interstizi delle parole che pronunciava. Dalla paura mi tremavano anche un po’ le labbra e alla fine delle frasi smettevo di pensare.
Adesso che ci aveva raggiunto nella nostra angoscia non sapeva più troppo come fare il prete per avanzare al sèguito di noi quattro nel buio. Un gruppetto. Voleva sapere in quanti stavamo già nell’avventura? Dov’è che stavamo andando? Per poter anche lui tenere la mano dei nuovi amici verso quella conclusione che bisognava raggiungere tutti insieme o mai. Adesso facevamo lo stesso viaggio. Imparava a camminare nella notte il prete, come noi, come gli altri. Tergiversava ancora. Mi chiedeva come doveva fare per non cadere. Aveva solo da non venire se aveva paura! Saremmo arrivati in fondo insieme e allora si saprebbe cose che eravamo venuti a cercare nell’avventura. La vita è questo, una scheggia di luce che finisce nella notte.
E poi, forse non si saprebbe mai, non si troverebbe niente. È questo la morte.
Tutto quel che si poteva fare per il momento era andare avanti a tentoni. Nel punto in cui stavamo, d’altronde, non si poteva più rinculare. C’era poco da scegliere. La loro brutta giustizia con le Leggi era dovunque, all’angolo di ogni corridoio. La nuora Henrouille dava la mano alla vecchia e il figlio e io a loro e anche Robinson. Eravamo insieme. Proprio così. Gli spiegai sùbito tutto questo al prete. E lui ha capito.
Lo si voglia o no al punto in cui stavamo adesso, non andava bene farsi sorprendere e mettere in piazza dai passanti, gli dicevo anche al prete, e insistevo su ‘sto punto. Si fosse incontrato qualcuno bisognava aver l’aria di andare a passeggio, far finta di niente. Era la consegna. Restare belli naturali. Il prete adesso sapeva dunque tutto, capiva tutto. Mi stringeva forte la mano a sua volta. Aveva molta paura per forza anche lui. Gli inizi. Lui esitava, balbettava perfino come un innocente. Non c’era più né luce né strada dove eravamo, solo una specie di cautela al posto e stavamo a scambiarcela e non ci si credeva nemmeno molto. Le parole che ci si racconta per tranquillizzarsi in quei casi non sono raccolte da niente. L’eco non rimanda niente, si è usciti dalla Società. La paura non dice né sì né no. Prende tutto quel che si dice la paura, tutto quel che si pensa, tutto.
Non serve nemmeno spalancare bene gli occhi nel buio in quei casi. È orrore sprecato e basta. Ha preso tutto la notte, anche gli sguardi. Si è svuotati da lei. Bisogna tenersi lo stesso per mano, se no si cade. La gente del giorno non ti capisce più. Sei separato da loro da tutta la paura e ne resti schiacciato fino al momento che quella finisce in un modo o nell’altro e allora li puoi finalmente raggiungere questi sporcaccioni che sono tutti in morte o in vita.
Il reverendo non aveva che da aiutarci per il momento e spicciarsi a imparare, era il suo lavoro. Poi d’altronde era venuto solo per quello, arrabattarsi per piazzare la vecchia Henrouille anzitutto, e in fretta e furia, e Robinson anche, al tempo stesso, presso le suore in provincia. Gli sembrava fattibile, anche a me d’altronde, ‘sta combinazione. Soltanto, si sarebbe dovuto aspettare per dei mesi un posto libero e non ne potevamo più noi, d’aspettare. Basta.
La nuora aveva proprio ragione, prima si faceva meglio era. Andare! Sgomberare! Allora Protiste tentava un’altra sistemazione. Questa, convenni sùbito, sembrava davvero ingegnosa. E poi per cominciare, comportava una percentuale per tutti e due, il prete e me. La sistemazione doveva concludersi quasi su due piedi e io dovevo giocarci una particina. Che consisteva nel convincere Robinson a partire per il sud, a consigliarlo in un modo e in un tono amichevole beninteso, ma comunque pressante.
Non conoscendo né il dritto né il rovescio della combinazione di cui parlava il prete, avrei forse dovuto fare le mie riserve, trattare per l’amico qualche garanzia per esempio... Perché dopo tutto, era a ripensarci meglio, una strana combinazione quella che ci proponeva Protiste. Ma eravamo tutti così incalzati dalle circostanze che l’essenziale era non tirarla in lungo. Promisi tutto quel che voleva, l’appoggio e il segreto. Questo Protiste sembrava uno che fosse abituato alle circostanze delicate di quel genere e sentivo che stava per facilitarmi molte cose.
Da dove cominciare anzitutto? C’era da organizzare una partenza discreta per il Midi. Cosa avrebbe pensato Robinson del sud? E poi una partenza con la vecchia in più, che non era riuscito ad ammazzare... Insisterò... Ecco tutto!... Bisognava passarci, e per un sacco di ragioni mica tutte buone, ma tutte solide.
Strano mestiere, quello che gli avevano trovato da fare a Robinson e alla vecchia nel Midi. A Tolosa si trovava sta cosa. Bella città Tolosa! Ce la saremmo vista d’altronde la città! Saremmo andati a trovarli laggiù! Promesso che andrei a Tolosa quando si sarebbero installati, nella casa e col lavoro e tutto.
E poi ripensandoci mi seccava un po’ che se ne andava presto laggiù Robinson e poi al tempo stesso mi faceva anche parecchio piacere, soprattutto perché per una volta ci facevo un piccolo guadagno. Mi darebbero mille franchi. Intesi anche su quello. Non avevo che da galvanizzare Robinson sul Midi garantendogli che non c’era clima migliore per le ferite agli occhi, che laggiù sarebbe stato come meglio non si può e che insomma aveva un bel sedere a cavarsela così a buon mercato. Era il sistema per convincerlo.
Dopo cinque minuti di ruminazioni del genere, ero tutto imbibito io stesso di convincimenti e pronto all’incontro decisivo. Bisogna battere il ferro fin che è caldo, è il mio parere. Dopo tutto, non sarebbe mica peggio là di qui. L’idea che aveva avuto questo Protiste sembrava a ripensarci, decisamente, molto ragionevole. Questi preti sanno comunque soffocarti i peggiori scandali.
Un commercio non peggiore di un altro, ecco cosa gli offrivano a Robinson e alla vecchia in definitiva. Una specie di grotta delle mummie era, se capivo bene. La facevano visitare la grotta sotto una chiesa, pagando un obolo. Turisti. È un vero affare, assicurava Protiste. Ne ero quasi persuaso e persino un po’ geloso. Non è mica tutti i giorni che si può far lavorare i morti.
Ho sprangato il dispensario ed eccoci in cammino per gli Henrouille, decisissimi, tutti e due io e il prete, attraverso le pozzanghere. Per una novità era proprio una novità. Mille franchi di speranza! Avevo cambiato idea sul prete. Arrivando alla villetta trovammo i coniugi Henrouille accanto a Robinson nella stanza del primo piano. Ma Robinson poi in un tale stato!
“Sei te, mi fa lui al colmo dell’emozione, appena mi sente salire. Sento che sta per capitare qualcosa!... è vero?” mi chiede ansimante.
Ed eccolo che si scioglie in lacrime prima ancora che io abbia potuto dire un sol motto. Gli altri, gli Henrouille, mi fanno dei segni mentre lui mi chiama a soccorso: “Bel pasticcio! mi dico io. Troppa fretta gli altri!... Sempre troppa fretta! Gli hanno spiattellato le cose a freddo a ‘sto modo?... Senza preparazione? Senza aspettarmi?...”
Per fortuna, ho potuto ricuperare, per così dire, tutta la situazione con altre parole. Non chiedeva altro Robinson nemmeno lui, un nuovo aspetto delle stesse cose. Bastava. Il prete in corridoio non osava tornare nella camera. Sbarellava dalla fifa.
“Entri! lo ha comunque invitato la nuora, alla fine. Entri pure! Lei non è affatto di troppo, reverendo! Lei sorprende una famiglia nella sventura ecco tutto!... Il medico e il prete!... Non è sempre così nei momenti tristi della vita?”
Era dietro a far frasi. Erano le nuove speranze di uscire dal papocchio e dalla notte che la facevano diventar lirica ‘sta carogna al suo sporco modo.
Il prete sgomento aveva perso il controllo e si rimise a farfugliare pur restando a una certa distanza dal malato. I suoi farfugli sconnessi arrivano allora a Robinson che ricade nell’angoscia: “Mi imbrogliano! Mi imbrogliano tutti!” gridava lui.
Vaniloqui insomma, e per di più fondati su apparenze Emozioni. Sempre le stesse cose. Ma quello m’ha ridato la birra, a me, il fegato. Ho trascinato la moglie Henrouille in un angolo e ho fatto l’affare direttamente con lei perché vedevo bene che il solo uomo lì dentro capace di tirarli fuori ero ancora me,[15] alla fin fine. “Un acconto le ho fatto io alla donna. E sùbito il mio acconto!” Quando non si ha più fiducia non c’è più ragione di fare complimenti, come Si dice. Lei ha capito e m’ha chiuso un biglietto da mille franchi in piena mano e poi ancora un altro in più per star sicura. Glielo avevo fatto d’autorità. Mi son messo a persuaderlo allora il Robinson già che c’ero. Bisognava che si decidesse per il Midi.
Tradire, si dice, è presto detto. Bisogna anche cogliere l’occasione. È come aprire una finestra in prigione, tradire. Ne hanno voglia tutti, ma è raro che ci riesci.