Mi ricordo ancora un’altra sera di quell’epoca, per via delle circostanze. Dapprima, poco dopo l’ora di cena, ho sentito un gran rumore di bidoni della spazzatura che stavano a spostare. Capitava spesso nella mia scala che buttavano per aria i secchi dell’immondizia. E poi, dei gemiti di donna, dei lamenti. Socchiusi la porta del pianerottolo ma senza muovere.
Uscendo spontaneamente nell’attimo dell’incidente m’avrebbero forse considerato solo come un vicino e il mio soccorso medico sarebbe passato per gratuito. Se mi volevano, non avevano che da chiamarmi secondo le regole e allora sarebbero venti franchi. La miseria perseguita implacabilmente e minuziosamente l’altruismo e le iniziative più gentili sono impietosamente castigate. Aspettavo dunque che venissero a suonare, ma non vennero. Economie senza dubbio.
Tuttavia, avevo quasi smesso d’aspettare quando una ragazzina apparve davanti alla porta, cercava di leggere i nomi sui campanelli... Ero proprio io in definitiva che veniva a cercare da parte della signora Henrouille.
“Chi è malato da loro? le chiesi io.
- È per un signore che si è ferito da loro...
- Un signore?” Pensai sùbito allo stesso Henrouille.
“Lui!... Il signor Henrouille?
- No... è per un amico che è da loro...
- Lo conosci, tu?
- No.” L’aveva mai visto quell’amico.
Fuori, faceva freddo, la bambina trottava, andavo in fretta.
“Com’è capitato?
- Quello non lo so.”
Abbiamo costeggiato un altro piccolo parco, ultima isola del bosco d’un tempo in cui la notte venivano a rincorrersi tra gli alberi le lunghe brume d’inverno dolci e lente. Piccole strade una dopo l’altra. Arrivammo in pochi istanti davanti alla villetta. La bambina m’ha salutato. Aveva paura di avvicinarsi di più. La nuora Henrouille m’aspettava sulla scalinata con la pensilina. La lampada a petrolio ondeggiava al vento.
“Di qui, Dottore! Di qui! mi chiamò forte.
Domandai sùbito: “È suo marito che si è ferito?
- Entri!” fece lei bruscamente, senza lasciarmi nemmeno il tempo di riflettere. E cascai in pieno sulla vecchia che sin dal corridoio si mise a squittire e ad assalirmi. Una scarica d’ingiurie.
“Ah! canaglie! Ah! banditi! Dottore! Hanno voluto uccidermi!”
Dunque era fallito.
“Uccidere? feci io, come tutto sorpreso. E perché mai?
- Perché non volevo crepare abbastanza in fretta, cribbio! Né più né meno! E porco dio! Certo che non voglio affatto morire!
- Mamma! mamma! l’interrompeva la nuora. Lei non ha più buon senso! Racconta al Dottore delle cose orribili suvvia mamma!...
- Dico delle cose orribili, io? Eh be’, disgraziata, hai proprio una bella faccia di bronzo! Più buon senso io? Ne ho ancora basta di buon senso per farvi impiccare tutti, io! E ve lo dico di nuovo!
- Ma chi è ferito? Dov’è?
- Lo vedrà! tagliò corto la vecchia. È di sopra, sul suo letto, l’assassino! Ha perfino sporcato per bene il suo letto, eh sgualdrina? Sporcato bene il tuo lurido materasso col suo sangue di porco! E non col mio! Un sangue che dev’essere come il letame! Finirai più di lavare! Puzzerà ancora per tanto di quel tempo il sangue d’assassino, te lo dico io! Ah ci son quelli che vanno a teatro per avere delle emozioni! Ma ve lo dico io: è qui il teatro! è qui, Dottore! Lassù! E un teatro per davvero! Non soltanto una finta! Non bisogna perdere il posto! Salga in fretta! Sarà forse morto lui lo sporco brigante quando lei arriva! Allora non vedrà più niente!”
La nuora temeva la sentissero dalla strada, e le intimava di star zitta. A dispetto delle circostanze, non mi sembrava molto sconvolta la nuora, molto contrariata soltanto perché le cose andavano tutte storte, ma lei restava della sua idea. Era perfino assolutamente sicura d’aver ragione, lei.
“Ma Dottore, sentitela! Non è spaventoso sentire queste cose! Io che al contrario ho sempre cercato di renderle la vita migliore! Lei lo sa bene!... Io che le ho proposto tutto il tempo di metterla a pensione dalle suore...”
Era troppo per la vecchia sentire ancora una volta parlare delle suore.
“In paradiso! Sì, sgualdrina che mi ci volevate mandare tutti! Ah brigantessa! è per questo che l’avete fatto venire qui tu e tuo marito, il mascalzone che sta di sopra! Proprio per uccidermi e non per mandarmi dalle suore di sicuro! Ha sbagliato il colpo, sì, potete proprio dirlo voi che era mal congegnato! Vada su Dottore, vada su a vederlo in che stato s’è conciato la vostra canaglia lassù e ancora che se l’è fatto da solo!... Che c’è proprio da sperare che ci resterà! Ci vada Dottore! Vada a vederlo fin che è ancora in tempo!...”
Se la nuora non sembrava affatto depressa la vecchia lo era ancora meno. Aveva sì dovuto passarci per il tentativo, ma non era tanto indignata come voleva sembrare. Una recita. Quell’assassinio mancato l’aveva piuttosto come eccitata, strappata a quella specie di tomba subdola in cui stava reclusa da tanti anni in fondo al giardino ammuffito Alla sua età una tenace vitalità tornava a percorrerla. Godeva in modo indecente della sua vittoria e anche del piacere di avere un modo per tormentare, ormai indefinita mente, la nuora coriacea. La teneva in pugno adesso. Lei non voleva che mi lasciassero all’oscuro di un solo dettaglio di quel goffo attentato e di come le cose erano andate.
“E poi sa, proseguiva rivolta verso di me, sullo stesso tono esaltato, è da lei che l’ho incontrato l’assassino, è da lei signor Dottore... E dire che diffidavo di lui!... Ah se non diffidavo!... Lo sa cos’è che m’ha proposto all’inizio? Di farti la pelle a te figlia mia! A te sgualdrina! E persino niente caro! Vi assicuro io! Lui propone la stessa cosa a tutti d’altra parte! Si sa!... Allora lo vedi canaglia, che lo conosco bene io il mestiere del tuo lavoratore! Sono informata io eh! Robinson si chiama quello!... Non è il suo nome? Di’ un po’ non è il suo nome? Appena l’ho visto trafficare da queste parti con voi ho avuto sùbito i miei sospetti... Ho fatto bene! Se non avessi diffidato dove sarei adesso?”
E la vecchia mi raccontò per filo e per segno come erano andate le cose. Il coniglio s’era mosso mentre lui attaccava il petardo dietro la porta della gabbia. Lei per tutto quel tempo, la vecchia, lo guardava fare dalla sua baita, “nei palchi di prim’ordine” come diceva lei. E il petardo con tutti i suoi pallettoni gli era esploso in piena faccia, mentre che lui preparava l’aggeggio, proprio negli occhi. “Non hai l’animo tranquillo quando combini un assassinio. Per forza!” concludeva lei.
“Li hanno fatti diventare così, gli uomini di adesso! Perfetto! Li abituano così! insisteva la vecchia. Bisogna che uccidano al giorno d’oggi per mangiare! Non gli basta più rubare soltanto il loro pane... Anche uccidere delle nonne!... Questo s’era visto mai... Mai!... è la fine del mondo! Non ci hanno più che cattiveria in corpo! Ma eccovi sprofondati tutti fino al collo nella scelleratezza!... E adesso è cieco quello! E ce l’avete sulle braccia per sempre!... Eh?... E non la finirete mai di impararne delle bricconate con lui!...”
La nuora non fiatava, ma doveva aver già architettato il suo piano per uscirne. Era una carogna molto concentrata. Mentre ci dedicavamo alle riflessioni, la vecchia si mise a cercare il figlio per le stanze.
“E poi è vero, Dottore, che ho un figlio, io! Dov’è che è dunque? Cos’è che traffica ancora?”
Ondeggiava per il corridoio scossa da una sghignazzata che non finiva più.
Un vecchio, ridere e così forte è una cosa che càpita quasi solo coi matti. Ti chiedi dove va a finire quando senti una cosa così. Ma lei voleva ritrovare il figlio. Lui era scappato in strada: “Eh ben! si nasconda pure e viva ancora a lungo! L’ha mica rubato l’obbligo di vivere anche con quell’altro lassù, di vivere ancora tutti e due insieme, con quello che non vedrà più niente! Di nutrirlo! E che il petardo gli è partito tutto sul muso! Ho visto io! Ho visto tutto! Così, bum! E ho visto tutto io! E non era un coniglio vi assicuro! Ah! perdinci allora! Dov’è che è mio figlio, Dottore, dov’è che è? L’ha visto? è un brigante fottuto pure quello che è sempre stato un falsone ancora peggio dell’altro, ma adesso la vergogna ha finito per uscirgli dal suo brutto carattere, ci siamo proprio! Ah ci mettono molto, cribbio, a uscire dei caratteri orrendi come il suo! Ma quando escono, allora è un vero marciume! Non c’è che dire, Dottore, ci siamo in pieno! Non bisogna perderselo!” E continuava a divertirsi. Voleva anche stupirmi con la sua superiorità davanti a quegli avvenimenti e confonderci tutti in un sol colpo, umiliarci insomma.
S’era impadronita d’un ruolo favorevole da cui tirava fuori delle emozioni. Non la si smette d’essere felici. Uno non ne ha mai abbastanza di felicità, fin quando riesce ancora a recitare una parte. Delle geremiadi da vegliardi, quello che le avevano offerto per vent’anni, lei non ne voleva più la vecchia Henrouille. Quel ruolo che le capitava non lo mollava più, virulento, insperato. Essere vecchi vuol dire non trovare più una parte passionale da recitare, cadere in quell’intermezzo insipido in cui non si aspetta che la morte. Il gusto di vivere le tornava alla vecchia, improvviso, con una parte ardente di rivincita. Di colpo lei non voleva più morire, proprio per niente. Lei risplendeva di questa voglia di sopravvivere, di questa affermazione. Ritrovare il fuoco, un autentico fuoco nel dramma.
Lei si riscaldava, non voleva più mollarlo il fuoco nuovo, lasciarci. Per molto tempo, aveva quasi smesso di crederci. Era arrivata a non sapere più come fare per non lasciarsi morire in fondo al suo giardino scemo e poi all’improvviso ecco che le capitava addosso una gran tempesta di dura attualità, bella calda.
“La mia morte, la mia! urlava adesso la vecchia Henrouille, voglio vedermela la mia morte! Mi capisci? Ho due occhi per vederla, io! Mi capisci? ho ancora due occhi io! Voglio guardarla bene!”
Non voleva più morire, mai. Era chiaro. Non credeva più alla sua morte.