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In una notte, Diego riuscì ad avere, nell’ordine, tutti gli incubi che lo avevano svegliato negli ultimi anni: la sua ragazza che lo scopriva con Carmine; il Napoli che perdeva la finale di Europa League; la cooperativa che riapriva con un nuovo ragioniere; una cliente della libreria che lo scambiava per russo. Quest’ultimo era diventato un sogno ricorrente.
A colazione incontrò il suo coinquilino che intratteneva la conquista della sera prima davanti a due uova, yogurt greco, fette di pane bruciato con burro e Marmite, che sembra marmellata di prugne e invece ha il sapore di dado. Erano appena stati insieme e si stavano già lasciando. Non gli chiesero se volesse sedersi con loro, né come gli andasse la vita.
Diego li salutò in fretta e si avviò a passo spedito al lavoro. Presto però si sentì in dovere di rallentare, scalare la marcia e cercare di capire cosa stesse succedendo: Carmine si era materializzato davanti al suo negozio e lo stava aspettando. Aveva le mani in tasca e un sorriso così dirompente che lui non poté fare altro che contraccambiarlo, anche se i battiti continuavano a rimbombargli nelle orecchie.
«Cosa ci fai qui, Carmine?»
«Ti avevo detto che sarei venuto...»
«Ma non pensavo parlassi sul serio e poi potevi telefonarmi!»
«Ma se neanche mi rispondi ai messaggi... Così ho dato un’occhiata al tuo Facebook ed eccomi qui.»
Diego si rese conto che i suoi sforzi non erano serviti a niente. Tutti i tentativi fatti, le barbe scolpite, le birre al pub, il tarallo con l’autore, il coinquilino greco, la parentesi con la ragazza burrosa, i cieli di Londra e le piante di Julie non lo avevano distratto neppure un attimo da quello che era diventato un desiderio fisso e indicibile. Perché il vero dramma, per Diego, era amare qualcuno e non avere nessuno a cui confidarlo, nemmeno al destinatario. Se glielo avesse detto, Carmine si sarebbe messo a ridere.
Così rimase impalato, pensando che tutti i passanti si accorgessero di cosa c’era stato tra loro, e cercò di aggrapparsi al presente.
«Io però adesso devo lavorare.»
«Tu te ne sei andato da Napoli per venire a tagliare i capelli a questi qua?»
«Non siamo tutti con il posto fisso come te, Carmine. Con il papà che ti compra la casa il giorno prima di compiere diciotto anni.»
«Mo’ non fare la vittima con me, però... Mi pare che in quella casa ti sei divertito pure tu.»
«...»
«Se tu sei contento di vivere a Londra mi fa piacere, anzi... devo dire che ti vedo bene... Ma più tardi sei libero?»
«In che senso?»
«Così, per vederci. Magari hai una casa, un posto dove possiamo andare mezz’ora. Così cerco di liberarmi come ho fatto adesso...»
Carmine parlava come se stesse facendo una trattativa commerciale, mentre Diego si sentiva impotente e sotto scacco. Si chiedeva cosa c’entrasse con una persona così, ma non riusciva a togliergli gli occhi di dosso, mentre aveva un presentimento terribile.
«Perché, non sei solo?»
«No, ti pare che la mia ragazza mi lascia venire a Londra da solo? Siamo con un’altra coppia. Ma stamattina andavano a visitare la National Gallery e io gli ho detto che preferivo vedere lo stadio del Chelsea. Se tra oggi e domani ti trovi una mezz’ora vediamo come fare... magari vieni tu da me... tanto una scusa la trovo... o mi dici dove sei e ti raggiungo. Così ci divertiamo un po’.»
Diego si sentì morire, ma vide Julie in fondo alla strada che iniziava a sistemare le piante. Le fece l’occhiolino accompagnato da un sorriso malizioso che la prese in contropiede.
«Come vedi sto frequentando un’altra ragazza...»
«Be’, per me non è un problema, anzi.»
«In effetti per noi non è mai un problema...»
Risero un attimo, ma Diego non si stava divertendo per niente. Forse avrebbe fatto meglio a liquidarlo con un sms qualche giorno prima, ma mai avrebbe pensato che Carmine si fosse dato da fare per trovarlo, lasciando addirittura la ragazza da sola pur di vederlo. Diego non capiva bene se era amore o se era ormone, ma preferiva non saperlo. Sentiva che doveva comunque dargli una risposta, anche perché era il momento di aprire il negozio.
«Vedo come possiamo fare. Tu quanto ti fermi?»
«Hai qualche giorno di tempo. Il mio numero ce l’hai. Fatti vivo, ok?»
«Ok.»
Diego fece cenno che ormai era tardi e l’altro rispose con un abbraccio che lo lasciò un po’ rigido, anche se si sciolse davanti a quel profumo che era sempre lo stesso.
Vide Carmine andare via e lo seguì con lo sguardo fino alla fine sperando che si girasse, ma non accadde.