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«Quindi non vi siete baciati?»

«No. Cioè, più o meno.»

«“Più o meno” vuol dire che lui ci ha provato e tu ti sei scansata?»

«Più o meno.»

La Patti aveva il terrore che il telefonino le cadesse nella bacinella ma aveva troppo male ai piedi per non metterli a mollo, per cui lo teneva con due mani.

«Ornella dimmi cosa è successo ieri.»

«Innanzitutto calmati. È stata una bellissima giornata, anche se a pranzo c’era pure la signora Lovely.»

«E chi l’ha invitata?»

«Io, ovviamente. L’abbiamo incontrata e mi è scappato di dirle se voleva unirsi a noi...»

«... e lei si è accomodata. Mai dire a una signora sola se si vuole sedere. Le signore sono sempre stanche.»

«È capitato, dài.»

«Poi?»

«Poi siamo andati a Parliament Hill a vedere gli aquiloni, ma non ce n’era neanche uno.»

«Be’, mi pare un ottimo inizio.»

«In effetti.»

«E poi? E poi? Racconta...»

«Patti, ora non posso... da oggi iniziano i grandi eventi. Si parte da “Un tarallo con l’autore” e mi devo preparare psicologicamente.»

Per cinque minuti la Patti non smise di ridere. Ornella provò a perdere la pazienza, ma non ci riuscì. Così le sciorinò le nuove iniziative della libreria facendo un po’ di confusione: sembrava una manager della City dopo tre caipirinhe a stomaco vuoto.

«Non ho capito bene ma mi pare fantastico! Ne parliamo venerdì, così mi racconti tutto.»

«Ma non puoi arrivare il giorno prima che così vieni all’incontro per gli inglesi? Diego farà le letture ad alta voce...»

«...»

«Patti ci sei?»

La Patti si stava palpando l’alluce dolente.

«Sei pazza? Capisco che Diego è un gran figo ma giovedì ho fissato il massaggio che ho preso su Groupon due mesi fa.»

«Cioè, tu non vieni a Londra per un po’ di cellulite? Guarda che a casa ho anche l’elettrostimolatore che ho vinto in farmacia... e poi basterebbe che prendessi la tisana drenante.»

«Ornella, ci ho provato. Non posso andare in bagno ogni dieci minuti. Non è vita, è prigione! Vuoi che stracci il biglietto e che mi resti la buccia d’arancia?»

«Ok, fai come ti pare.»

«Vedo che sai essere comprensiva.»

Ornella mise giù con la consapevolezza di avere un’amica davvero fuori dal comune, e non l’avrebbe cambiata di una virgola. L’umore era buono, ma la domenica con Bernard l’aveva un po’ sconvolta. Quando non sei più abituato all’amore, ti senti inevitabilmente inadeguato.

Si affacciò per rivedere l’angolo dove aveva avuto la sensazione che Bernard stesse per avvicinarsi a lei, il giorno prima. E lì, per il terrore di dover dire no, si era allontanata con la scusa di cambiarsi in fretta gli abiti fradici. Per cui, se anche c’era stato un approccio, era avvenuto solo nella sua testa. Bernard era troppo sensibile per non sapere che quella vicina era una cassaforte di emozioni di cui nemmeno lei conosceva la combinazione.

Era piovuto tutta la notte e la pioggia aveva conciliato il sonno di entrambi.

Ornella uscì di casa velocemente per non essere vista, cosa che le riuscì malissimo perché era tutto fuorché naturale.

Arrivata all’Italian Bookshop pensò che forse avevano esagerato nel personalizzare la vetrina in occasione di “Un tarallo con l’autore”. Più che una libreria, sembrava una gastronomia, dato che Diego aveva messo alcune bottiglie di olio in mezzo ai libri per dare il senso di casa. Russell & Crowe avevano iniziato a fare le acrobazie, mentre Nanni Moretti, dal poster, disapprovava ogni decisione.

Ornella non aveva ancora capito quale fosse la strategia vincente, ma era contenta per gli incassi in aumento. Restò un po’ perplessa quando Clara le disse che lei non poteva fermarsi fino all’incontro perché il suo gatto aveva di nuovo le convulsioni e doveva portarlo dal veterinario.

«Ma se si nasconde davanti alle persone come fanno a visitarlo?»

«I veterinari sono veterinari. Conoscono le tecniche per i gatti timidi. L’importante è capire se ci sono altre intolleranze oltre al salmone.»

«Le intolleranze sono terribili...»

«Mi spiace non essere presente alla serata dei taralli, ma vi aiuterò nell’allestimento. Dici che dieci sedie sono troppe?»

Ornella si offese e non rispose, perché significava portare anche un po’ sfortuna: dieci sedie erano veramente poche. Meno male che Diego la faceva ridere dall’altro lato della strada mentre tagliava i capelli a un cliente sovrappeso. Le mimava gesti strani che Ornella fraintendeva completamente. Lei capiva “convinco anche lui a venire alla nostra serata”, mentre lui le stava dicendo: “Questo ne ha mangiati di taralli!”. La parola “tarallo” era comunque corretta.

Durante la pausa pranzo, Ornella andò a prendere qualcosa al pub da portare via: quel giorno c’era l’offerta “Due jacket potatoes al prezzo di una”, così decise di fare una sorpresa a Mr George e di portare qualcosa anche a lui. Già che c’era si fece aprire una bottiglia di Merlot, per dare un tocco personale. Peccato che di lui non ci fosse nessuna traccia, così si sedette sulla sua panchina cercando di apparecchiare come poteva.

Il cielo era di un grigio non troppo comune a maggio, e questo la fece preoccupare in vista dell’incontro con il tarallo, perché gli italiani se piove non escono.

Nell’attesa si fece un bicchiere di vino, mentre le patate si stavano cominciando a raffreddare. Decise di assaggiarne un pezzetto.

Per un attimo, guardando il bosco e i tetti in lontananza, le tornò in mente il pomeriggio con Bernard. Era un tarlo che le dava anche un po’ d’inquietudine, per cui si versò ancora da bere. Essendo abituata allo Chardonnay, il vino rosso cominciava a farle uno strano effetto, e per evitare di stare male finì anche la patata di Mr George.

Ornella stava per andare via quando, dietro la siepe, spuntò la signora cattiva che aveva visto limarsi le unghie. Fissò Ornella circondata da scatole, tovaglioli, avanzi di patate e la bottiglia mezza vuota. “La solita italiana” pensò. Lei si sentì così colpevole che corse via scusandosi, concentrata soprattutto a non barcollare.

«Voglio morire» ripeteva, «voglio morire», e ogni tanto perdeva qualche pezzo per strada.