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Diego era uscito a fare due passi quando vide Ornella avanzare a zigzag. Gli sembrava poco lucida, per cui fece un rapido dietrofront perché non sapeva come affrontarla: era pur sempre la sua responsabile. Tornò in Flask Walk, che a quell’ora pullulava di persone. Il portamento dei signori in completo impeccabile lo lasciava sempre ammirato: pensava che i gentleman inglesi fossero tutti dei napoletani mancati, anche senza la cravatta di Marinella.

La sua unica via d’uscita fu entrare nel negozio di Julie. La ragazza, quando lo vide, gli fece una specie d’inchino che prese Diego in contropiede. Restarono fermi a guardarsi, più che a chiacchierare, fino a che lei gli chiese se stava cercando qualcosa. Diego non sapeva cosa rispondere, per cui improvvisò.

«Be’, veramente sì. Volevo una pianta per la libreria perché stasera abbiamo una serata italiana.»

Lui non sapeva bene come gli era venuta quell’idea, ma la “serata italiana” innescò un fuoco di fila di proposte da parte di Julie. Iniziò a parlargli di Leonardo Da Vinci e finì con Al Bano e Romina: in Danimarca erano famosi in egual misura, diceva. Diego provò a controbattere che non erano proprio la stessa cosa, ma lei non capì, facendogli intanto vedere piante fiorite e composizioni, anche se l’altro non distingueva le vere dalle finte. Nessun ammiccamento, mentre spiegava, nessun “ci vediamo una sera a bere una cosa”. Solo parole.

Ogni tanto Diego se ne perdeva qualcuna, ed era felice di sentirsi attratto da lei. A volte tirava fuori il mento e faceva la posa del soldato partenopeo.

Ornella era passata davanti al negozio a testa bassa, concentrata com’era a stare in equilibrio, e Diego si era sentito terribilmente vigliacco a non salutarla. Alla fine scelse una pianta con fiori bianchi e rossi che, con il verde delle foglie, rappresentava al meglio il Bel Paese.

Quando Julie gli batté uno scontrino da venticinque sterline, lui si sentì mancare. Fu uno di quei momenti in cui ti chiedi come hai fatto a cacciarti in un guaio così.

Gli tornò in mente una teoria di Carmine: “Quando ti becchi una fregatura, pensa sempre di esserti preso una multa”. E anche se quella teoria lo aiutò a pagare con un altro spirito, si rese conto che Carmine era nella sua testa anche davanti a una bella ragazza.

Tirò fuori le banconote come se ne avesse tantissime e si avviò verso l’uscita a passi veloci. Si sentiva un po’ tradito e un po’ fesso, e voleva scappare da lì.

«Scusa, Diego, come si dice discount in italiano?»

«Sconto. Si dice “sconto”.»

«Ah, allora io ti ho fatto “sconto” di cinque sterline.»

«Davvero?»

«Sì, solo per te.»

“Quindi c’è davvero feeling” pensò lui rinfrancato, mentre le diceva “non sparire” in un inglese tradotto alla lettera: «Don’t disappear». Uscito dal negozio, si fece la via tenendo quel vaso in mano come se fosse un trofeo.

All’Italian Bookshop c’era un clima surreale. Clara, più che parlare, borbottava dicendo continuamente “Oh my God”. Ornella stava davanti al computer cercando di sembrare normale, ma le girava la testa. Era così euforica che, quando Diego le porse la pianta, per un attimo cadde dalla sedia. Continuava a non spiegarsi come proprio lei, abituata a bere di tutto da quando aveva quattordici anni, avesse potuto lasciarsi andare in quel modo.

Poi, finalmente, trovò la spiegazione: doveva essere davvero intollerante all’origano e nelle jacket potatoes ce n’era in quantità. “Se ti prendi gioco della natura, la natura si prenderà gioco di te” si disse in tono apocalittico.

Mancavano poche ore a “Un tarallo con l’autore” e non era ancora stato predisposto alcuno spazio per l’incontro. Clara faceva un certo ostruzionismo e dopo poco si defilò, dicendo che la signora Phillida l’aveva avvisata di aver sentito il gatto fare strani rantoli da casa sua.

Ornella, alla parola “Phillida”, la lasciò subito andare. «Sono ubriaca» disse poi subito a Diego, che aprì una busta di taralli dicendole che «anche se siamo ormai in una società gluten free, il glutine resta il più grande alleato per combattere le sbronze. Mangiati questo e vedi come torni fresca e tosta!»

Ornella in realtà non vedeva l’ora di avere una scusa per addentarne qualcuno, e lentamente si sentì meglio. Restò seduta accanto alla pianta, che trovava meravigliosa, mentre Diego pensava soprattutto a far funzionare il microfono. Era il primo incontro letterario che organizzava. Aveva scovato su internet tutti i gruppi di italiani che vivono a Londra e sparso inviti non dimenticando mai le due parole chiave: taralli e prosecco. Ne avevano comprati quattro chili e quattro litri, che con la Golden Card di Ornella erano costati il trenta per cento in meno.

Mancavano venti minuti all’inizio dell’incontro e l’autrice non rispondeva al telefono, la giornalista chiamata a intervistarla aveva dato forfait, e Ornella continuava ad avere giramenti di testa.

Diego iniziò a togliere una fila di sedie e ad allargare quelle rimanenti, e si sentiva sollevato all’idea che Clara non assistesse a quella scena triste.

Quando ormai era giunta l’ora, si erano palesate solo cinque persone mentre la L’Abbate, che si era persa in metropolitana, telefonò per chiedere di scusarsi con i presenti. Ornella provvide a farlo singolarmente.

Poco dopo però arrivarono alcune signore all’arrembaggio che cercavano la “festa del tarallo”, seguite dai parenti di secondo grado della scrittrice e dagli “Amici della Sicilia”, che vollero proporre a Ornella un altro incontro, perché non si poteva ospitare un autore pugliese e snobbarne uno siciliano, “almeno tra noi meridionali non dovremmo essere razzisti”. Ornella fu felicissima di essere scambiata per meridionale.

Alla fine, non si sa come, si presentarono ottanta persone che in quell’angolo di libreria sembravano tantissime.

L’attesa però si faceva lunga e Diego, galvanizzato da tutta quella gente, disse che sarebbe stato bello se l’autrice li avesse trovati con il libro in mano e un bicchiere di prosecco. Parole magiche.

Quando Lorenza L’Abbate arrivò in libreria, si trovò davanti una scena a cui, in tanti incontri, non aveva mai assistito: tutti avevano la propria copia e la stavano aspettando con i calici all’insù.

La libreria non aveva battuto così tanti scontrini dalla vigilia di Natale. Vennero vendute settantadue copie, mentre le ultime otto le acquistò l’autrice che ci teneva a regalarle ai parenti.

Il prosecco finì prima dei taralli, e molti chiesero se potevano acquistare l’olio esposto in vetrina.

Dopo l’alcol, Ornella era sotto l’effetto di un’altra ubriacatura: quella di una grande sorpresa. A un certo punto si avvicinò a Diego e gli disse: «Sai che ti voglio bene?».