CRONOLOGIA DAGLI INIZI
E DEGLI ULTIMI VENTICINQUE ANNI

1917-1988

Nel febbraio del 1917 scoppia la rivoluzione, a Pietrogrado (Pietroburgo).

L’abdicazione del 1° marzo 1917 di Nicola II segna la fine dell’Impero russo. Lo scontro sociale si acuisce sotto il governo provvisorio di Kerenskij. Il 3 aprile Lenin torna dall’esilio in un paese devastato dalla guerra e dalle proteste di contadini e operai. In ottobre Kerenskij fugge e i bolscevichi assaltano il Palazzo d’Inverno. Il 7 novembre si apre il II Congresso dei Soviet dei deputati e degli operai che sancisce il passaggio del potere dal governo provvisorio ai Soviet. L’8 novembre viene istituito il nuovo governo, o Sovnarkom (Consiglio dei commissari del popolo), composto solo da esponenti bolscevichi e presieduto da Lenin.

Il 18 gennaio viene convocata l’Assemblea costituente, i bolscevichi sono in minoranza e la sciolgono il giorno dopo (“la guardia è stanca”). Nel marzo del 1918 viene siglato il trattato di pace di Brest-Litovsk tra la Russia sovietica e la Quadrialleanza (Germania, Austria-Ungheria, Bulgaria e Turchia). Ha inizio la guerra civile tra Rossi (bolscevichi) e Bianchi (antibolscevichi) che si protrarrà fino al 1921.

Poco dopo la fondazione dell’URSS e la promulgazione della costituzione sovietica, Lenin muore il 21 gennaio 1924. Il partito è governato dalla cosiddetta trojka formata da Stalin, Kamenev e Zinov’ev. Nella lotta per la conquista del partito prevalgono Stalin e la sua linea di “socialismo in un solo paese”, contro la “rivoluzione permanente” di  Trockij. Tra il 1924 e il 1928 vengono eliminati o espulsi dal paese tutti gli oppositori politici, e Zinov’ev e Kamenev sono condannati alla fucilazione. Dal 1929 al 1932 Stalin promuove la politica di industrializzazione accelerata e di collettivizzazione agraria forzata, con la liquidazione dei “kulaki come classe”, che produrrà milioni di vittime. Uno dei tragici esiti di questa politica è il genocidio per fame o Holodomor che, tra il 1932 e il 1933, infuria nelle campagne dell’Ucraina.

L’assassinio di Sergej Kirov, carismatico segretario del partito a Leningrado, avvenuto in circostanze misteriose il 1° dicembre 1934, fornisce il pretesto a Stalin per scatenare un’ondata di repressioni, deportazioni e detenzioni di massa nei Gulag, che culminerà negli anni 1937-1938, con il cosiddetto “Grande Terrore”.

Il 23 agosto 1939 viene siglato a Mosca il patto Molotov Ribbentrop di non aggressione tra l’URSS e la Germania, che include dei protocolli segreti sulla spartizione della Polonia e l’annessione dei Paesi Baltici da parte dell’Unione Sovietica.

Il 22 giugno 1941 l’esercito tedesco invade l’Unione Sovietica. Stalin rivolge un appello al popolo russo per la “guerra patriottica” in difesa della nazione. Dopo aver subito l’avanzata tedesca, dal 1943 l’Armata Rossa imprime una svolta decisiva alla guerra, con lo sfondamento dell’assedio di Leningrado, durato 900 giorni, e la vittoria nella battaglia di Stalingrado. L’esercito sovietico ha un ruolo centrale nella conquista di Berlino.

Stalin partecipa alla conferenza di Jalta del 1945 e si consolida il ruolo dell’URSS come superpotenza mondiale.

Dal 1946 ha inizio la guerra fredda.

Stalin muore il 5 marzo 1953. Il 13 settembre Nikita Chruščëv viene eletto primo segretario del Comitato centrale del PCUS. Nel 1954 Chruščëv lancia il piano per la “colonizzazione delle terre vergini” nelle regioni del Kazachistan Settentrionale, della Siberia Occidentale, del Volga, degli Urali e del Caucaso Settentrionale. Nel febbraio 1956 viene presentato da Chruščëv al XX Congresso del PCUS un Rapporto segreto, in cui si attacca il culto della personalità e si denunciano i crimini staliniani. Per il paese ha inizio un breve periodo di relativa liberalizzazione in ambito politico e culturale, noto come “Disgelo”. Le vittime del Terrore cominciano a essere riabilitate. Il 14 ottobre 1964 Chruščëv viene destituito da primo segretario e alla guida del partito gli succede Leonid Brežnev che governerà fino alla sua morte, nel 1982.

Gli anni della cosiddetta “stagnazione” brezhneviana si caratterizzano per un controllo soffocante sulla vita culturale e sociale e le persecuzioni scatenate nei confronti di esponenti del dissenso politico e culturale. Il primo e più famoso processo sarà quello istruito, nel 1966, contro gli scrittori Andrej Sinjavskij e Julij Daniel’. Il 21 agosto 1968 le truppe sovietiche e del Patto di Varsavia invadono la Cecoslovacchia, ponendo fine alla breve stagione del “socialismo dal volto umano”. Nel 1974 Aleksandr Solženicyn è espulso dall’Unione Sovietica. Il 9 ottobre 1975 l’accademico Andrej Sacharov viene insignito del Nobel per la pace. Nel 1980 Sacharov viene mandato al confino a Gor’kij.

Nel dicembre 1979 l’esercito sovietico occupa l’Afghanistan. Nel 1980 Michail Gorbačëv viene eletto membro del Politburo del partito.

Il 10 novembre 1982 Brežnev muore. Il 12 novembre Jurij Andropov, presidente del KGB, diventa il nuovo segretario generale del PCUS. Durante la sua malattia, Michail Gorbačëv presiede spesso, al suo posto, le sedute del Politburo. Dopo la morte, avvenuta il 9 febbraio 1984, Andropov viene sostituito da Konstantin Černenko. Il 10 marzo 1985 muore anche Černenko e l’11 marzo viene eletto segretario del partito Michail Gorbačëv che annuncia un “nuovo corso” di democratizzazione e rinnovamento per la società sovietica che prevede un piano di riforme graduali in ambito istituzionale ed economico, per cui viene coniata la definizione di perestrojka. Il 24 dicembre 1985 Boris El’cin è nominato primo segretario del partito a Mosca; verrà destituito nel novembre 1986 per le sue posizioni antigorbačëviane. Nel paese si respira un nuovo clima di euforia e viene dato spazio al pluralismo politico e alla libertà d’espressione. Prigionieri politici e dissidenti vengono liberati e si cominciano a pubblicare testi letterari fino ad allora proibiti come Il dottor Živago di Boris Pasternak. Il 25 febbraio, al XXVII Congresso del partito, a Mosca, Gorbačëv lancia il nuovo piano di riforme economiche. Vengono legalizzate forme di imprenditoria privata ed è incoraggiata l’istituzione di cooperative. Il 26 aprile 1986 esplode la centrale nucleare di Černobyl’, ma sull’incidente cala un velo di reticenza e di silenzio. Il 14 maggio Gorbačëv, in un discorso televisivo alla nazione, parla per la prima volta in modo generico e approssimativo dell’incidente nucleare. Il 16 dicembre Andrej Sacharov, figura simbolo del dissenso civile e sociale in Russia, ha il permesso di rientrare a Mosca.

In luglio Gorbačëv annuncia i primi ritiri delle truppe sovietiche dall’Afghanistan.

Il 26 gennaio 1987, al Plenum del Comitato centrale, propone delle riforme in ambito istituzionale, che prevedono elezioni con candidature multiple e la possibilità di nominare rappresentanti non appartenenti al partito per incarichi di alto livello governativo. L’8 gennaio 1988 Gorbačëv, in un incontro con i rappresentanti dei media russi, promuove la linea della glasnost’ o trasparenza, secondo la formula diffusa dai giornalisti occidentali, contro la censura nei mezzi di informazione.

Tra febbraio e aprile del 1988 nel Caucaso e in Asia Centrale esplodono una serie di conflitti interetnici. Nel Nagorno-Karabach gli armeni scendono in piazza chiedendo il trasferimento della regione dall’Azerbaigian all’Armenia. Nelle città azere di Sumgait e Baku vengono organizzati pogrom contro gli armeni che provocano l’esodo di centinaia di migliaia di armeni in Armenia, mentre dall’Armenia gli azeri fuggono in Azerbaigian. Gorbačëv decreta lo stato d’emergenza. In luglio il Nagorno-Karabach, abitato in prevalenza da armeni, dichiara la secessione dall’Azerbaigian. I conflitti proseguiranno fino al 1994 con un ingente bilancio di vittime.

Manifestazioni indipendentiste si svolgono anche nei Paesi Baltici.

Gorbačëv propone nuove riforme istituzionali, tra cui, in particolare, la creazione di un nuovo parlamento, denominato Congresso dei deputati del popolo, e invoca maggiori poteri e autonomia per i soviet locali.

Il 7 dicembre 1988, nel suo discorso all’ONU a New York, fa appello a un nuovo ordine mondiale sotto l’egida delle Nazioni Unite.

1989-2014

1989

15 febbraio: L’esercito sovietico abbandona definitivamente l’Afghanistan.

26 marzo: Si svolgono le prime elezioni del Congresso dei deputati del popolo, Boris El’cin è eletto deputato. Per la prima volta i cittadini sovietici possono scegliere i loro candidati anche tra esponenti di organizzazioni sociali e non del partito. Numerosi candidati del partito non ottengono il voto degli elettori e nei Paesi Baltici le liste dei partiti indipendentisti conseguono la vittoria.

9 aprile: La polizia e l’esercito attaccano i cortei di manifestanti che dimostrano pacificamente a Tbilisi, in Georgia, contro il potere centrale di Mosca.

4 giugno: Le truppe sovietiche vengono mandate in Uzbekistan a soffocare i disordini esplosi tra uzbeki e turchi mescheti nella città di Fergana.

7 luglio: Gorbačëv dichiara che i paesi aderenti al Patto di Varsavia sono liberi di scegliere la propria via al socialismo.

23 luglio: Alla vigilia del cinquantesimo anniversario del patto Molotov-Ribbentrop viene rivelato il contenuto dei protocolli segreti.

29 luglio: All’interno del Congresso dei deputati del popolo si costituisce una nuova formazione politica, il Gruppo Interregionale, tra i cui leader spiccano El’cin e Sacharov.

23 agosto: Le proteste indipendentiste divampano nei Paesi Baltici. Un’imponente catena umana, detta la “Via Baltica”, si snoda per seicento chilometri, congiungendo Tallinn a Riga, attraverso Vilnius.

9 novembre: Cade il muro di Berlino.

2 dicembre: Gorbačëv e Bush s’incontrano a Malta per discutere dei nuovi equilibri geopolitici nell’Europa Orientale e del controllo degli armamenti.

14 dicembre: Muore Andrej Sacharov.

20 dicembre: Il partito comunista lituano dichiara la sua indipendenza dal PCUS.

1990

Gennaio: Esplodono nuovi disordini in Azerbaigian e in Armenia. I cittadini moldavi scendono in piazza chiedendo l’unificazione della Moldavia con la Romania. La Lituania rivendica l’indipendenza dall’URSS.

5 febbraio: Al plenum del Comitato centrale Gorbačëv chiede che il partito abbandoni il suo ruolo guida per lasciare il posto a un sistema multipartitico nel governo della nazione.

Febbraio-marzo: In tutto il paese si svolgono le elezioni amministrative locali. A Mosca e a Leningrado i candidati proposti dal PCUS non sono eletti.

6 marzo: Al Congresso dei deputati del popolo viene abrogato l’articolo 6 della Costituzione sovietica che pone fine al monopolio di potere del PCUS.

11 marzo: La Lituania proclama la propria indipendenza, seguita da Georgia ed Estonia.

15 marzo: Gorbačëv è eletto presidente dell’Unione Sovietica dal Congresso dei deputati del popolo.

24 marzo: Gorbačëv nomina i quindici membri del Consiglio presidenziale.

29 maggio: Boris El’cin viene eletto presidente del Presidium del Soviet supremo della Russia.

8 giugno: Il parlamento russo dichiara la priorità delle sue leggi su quelle sovietiche.

12 giugno: La Federazione Russa proclama la propria sovranità.

19 giugno: A Mosca viene fondato il partito comunista di Russia, con Ivan Polozkov come segretario.

2 luglio: Al XXVIII Congresso del PCUS viene proclamata la cessazione del ruolo guida del Politburo nel governo del paese.

15 luglio: Con un decreto Gorbačëv pone fine alla censura sui mezzi d’informazione.

16 luglio: L’Ucraina proclama la sua indipendenza.

23 agosto: Armenia, Turkmenistan e Tagikistan dichiarano la loro sovranità.

9 settembre: Gorbačëv e Bush s’incontrano a Helsinki per discutere della crisi del Golfo.

15 ottobre: Gorbačëv è insignito del Nobel per la pace.

20 ottobre: Viene costituito il partito Russia Democratica.

24 ottobre: La Russia e l’Ucraina proclamano la loro sovranità sulle leggi dell’Unione, respinta dal Soviet supremo dell’URSS.

17 novembre: Il Soviet supremo dell’URSS approva la proposta di Gorbačëv di costituire un nuovo governo sovietico in cui siano rappresentate tutte e quindici le repubbliche, denominato Consiglio della Federazione.

23 novembre: Viene promulgato il progetto del trattato di una nuova unione definita Unione delle Repubbliche Sovietiche Sovrane.

26 dicembre: Vengono approvati nuovi poteri esecutivi per il presidente dal Congresso dei deputati del popolo. Gorbačëv nomina Gennadij Janaev vicepresidente dell’Unione Sovietica.

1991

2 gennaio: A Riga, in Lettonia, le truppe sovietiche attaccano la tipografia centrale del partito comunista dove si sono rifugiati gli indipendentisti.

13 gennaio: A Vilnius, in Lituania, reparti federali attaccano i manifestanti che difendono la torre della televisione e il parlamento. Il bilancio degli scontri è di 14 vittime tra i dimostranti.

19-20 gennaio: L’esercito sovietico attacca il ministero degli Interni di Riga.

17 marzo: Viene indetto un referendum sul futuro dell’Unione Sovietica. Una larga maggioranza di votanti si pronuncia a favore di un’Unione riformata.

31 marzo: Un referendum approva l’indipendenza della Georgia, proclamata il 9 aprile.

23 aprile: A Novo-Ogarevo Gorbačëv e i capi dei governi di nove repubbliche si accordano sull’accelerazione della firma del trattato sulla nuova Unione per stabilizzare la situazione del paese.

12 giugno: Boris El’cin viene eletto presidente della Russia nelle prime elezioni democratiche russe.

17-21 giugno: Il Gabinetto dei ministri dell’URSS cerca di limitare il potere del presidente Gorbačëv.

31 luglio: Bush e Gorbačëv s’incontrano a Mosca per siglare il trattato START sugli armamenti nucleari strategici.

18-21 agosto: Mentre Gorbačëv si trova in vacanza in Crimea, a Foros, viene organizzato un tentativo di putsch dal Comitato governativo per lo stato d’emergenza (GKČP), di cui fa parte, tra gli altri, anche Gennadij Janaev, vicepresidente dell’URSS. Molti degli esponenti del governo coinvolti, tra cui Krjučkov, Jazov e lo stesso Janaev vengono destituiti. Il ministro degli Interni Boris Pugo e il maresciallo Sergej Achromeev, capo di stato maggiore delle forze armate sovietiche, si suicidano. El’cin guida la protesta popolare contro il putsch.

Agosto-settembre: Le repubbliche di Estonia, Lettonia, Ucraina, Bielorussia, Moldavia, Azerbaigian, Uzbekistan, Tagikistan, Armenia, Turkmenistan proclamano, una dopo l’altra, la loro indipendenza.

24 agosto: Gorbačëv si dimette da segretario generale del partito. Il Comitato centrale approva la decisione di autoscioglimento del PCUS.

25 agosto: El’cin con un decreto nazionalizza le proprietà del PCUS in Russia.

18 ottobre: Viene siglato il Trattato dell’Unione.

27 ottobre: Džochar Dudaev è eletto presidente e dichiara l’indipendenza della Repubblica Cecena.

6 novembre: Nel corso di una seduta del Soviet supremo El’cin decreta la sospensione delle attività del PCUS.

8 dicembre: Nella foresta di Belovež, nelle vicinanze di Minsk, i presidenti e i primi ministri di Russia, Ucraina e Bielorussia proclamano la dissoluzione dell’URSS e fondano la Comunità degli Stati indipendenti (CSI).

21 dicembre: Ad Alma-Ata vengono siglati gli accordi sulla costituzione della CSI di cui fanno parte 11 repubbliche ex sovietiche.

25 dicembre: Michail Gorbačëv rassegna le sue dimissioni da presidente. La bandiera sovietica sul Cremlino viene ammainata.

31 dicembre: L’URSS cessa ufficialmente di esistere.

1992

Gennaio: Il ministro dell’Economia Egor Gajdar lancia la sua riforma economica, nota come “terapia d’urto”. La liberalizzazione dei prezzi provoca una forte inflazione.

7 maggio: El’cin firma un decreto che istituisce le forze armate della Federazione Russa di cui è comandante in capo.

Luglio: La Corte Costituzionale istruisce un processo contro il PCUS che verrà chiuso senza arrivare a un verdetto.

14 dicembre: Egor Gajdar viene destituito dalla sua carica di ministro dell’Economia e al suo posto viene eletto Viktor Černomyrdin.

1993

25 aprile: Attraverso un referendum nazionale i cittadini russi esprimono il loro sostegno a El’cin e alla sua politica economica.

21 settembre: El’cin firma un decreto che sancisce lo scioglimento dell’Assemblea parlamentare e annuncia le elezioni di una nuova Duma di Stato. Il parlamento destituisce El’cin e nomina, al suo posto, il generale Aleksandr Ruckoj.

3-4 ottobre: El’cin dà l’ordine di cannoneggiare la Casa Bianca, sede del parlamento, dove si sono asserragliati gli oppositori del governo. La protesta finisce in un bagno di sangue.

1994-1995

Prima guerra in Cecenia.

1998

Le riforme economiche dell’era El’cin producono un drastico abbassamento del tenore di vita della popolazione. Si assiste a una drammatica svalutazione del rublo e vengono introdotte tessere di razionamento.

1999-2000

Seconda guerra cecena. El’cin si dimette. Vladimir Putin, capo del governo russo, è eletto presidente della Federazione Russa per due mandati consecutivi e nomina capo del governo Dmitrij Medvedev.

2006

7 ottobre: La giornalista e attivista dei diritti umani, Anna Politkovskaja, nota per i suoi articoli sulla guerra in Cecenia, pubblicati sul giornale Novaja Gazeta, viene assassinata davanti all’ingresso di casa.

2008

Esplode la guerra tra la Georgia e l’Ossezia del Sud. Medvedev, eletto presidente della Federazione Russa, nomina Putin a capo del governo.

2010

Dicembre: In Bielorussia le elezioni presidenziali riconfermano Aleksandr Lukašenko alla guida del paese con un voto quasi plebiscitario. Migliaia di manifestanti scendono in piazza per protestare e le dimostrazioni vengono soffocate brutalmente dalle squadre speciali.

2011

Dopo le elezioni parlamentari del 4 dicembre si svolgono in Russia le prime manifestazioni di massa antibrogli e contro il potere di Putin.

2012

Vladimir Putin è rieletto presidente e nomina Medvedev capo del governo. A Mosca, San Pietroburgo e nelle maggiori città della Russia la gente continua a protestare contro Putin e “il partito dei ladri e dei farabutti”, rivendicando la libertà d’espressione e una maggiore democrazia nel paese. Gli apparati dello Stato sono mobilitati per reprimere i manifestanti.

2013-2014

Il 21 novembre 2013, dopo il rifiuto del presidente Viktor Janukovič di firmare l’Accordo di associazione con l’Unione Europea, l’Ucraina è travolta da un’ondata di proteste. A Kiev migliaia di manifestanti filoeuropeisti occupano piazza Indipendenza, simbolo della Rivoluzione arancione del 2004-2005, chiedendo le dimissioni del governo e una riforma della Costituzione. Si forma il movimento di opposizione antigovernativo Euromaidan che trova sostenitori anche in altre città del paese. La capitale ucraina diventa teatro di scontri violenti che provocano numerose vittime. Il 22 febbraio 2014 Janukovič viene destituito dal governo e fugge da Kiev. Le elezioni presidenziali vengono fissate per il 25 maggio.

Il 16 marzo 2014 si svolge il referendum che sancisce la separazione della Crimea, regione a maggioranza russofona, dall’Ucraina. Il 97 per cento della popolazione si esprime a favore dell’annessione alla Russia. Il referendum viene considerato illegittimo dall’Unione Europea e dall’Assemblea generale dell’ONU che decretano una serie di sanzioni contro la Russia.

In aprile la protesta dilaga nelle regioni orientali dell’Ucraina, dove l’opposizione filorussa chiede un referendum simile a quello della Crimea. Kiev accusa Mosca di guidare gli insorti e invia nell’Est unità dell’esercito ucraino che si scontrano con le milizie separatiste filorusse. L’Ucraina è al collasso economico e sull’orlo della guerra civile.

Il 27 giugno il nuovo presidente ucraino Petro Porošenko sigla a Bruxelles, insieme a Georgia e Moldova, gli accordi d’integrazione nell’Unione Europea anche per la parte economica.

Tempo di seconda mano: La vita in Russia dopo il crollo del comunismo
titlepage.xhtml
part0001.html
part0002.html
part0003.html
part0004_split_000.html
part0004_split_001.html
part0005.html
part0006.html
part0007.html
part0008.html
part0009_split_000.html
part0009_split_001.html
part0009_split_002.html
part0009_split_003.html
part0009_split_004.html
part0009_split_005.html
part0009_split_006.html
part0010.html
part0011_split_000.html
part0011_split_001.html
part0012.html
part0013_split_000.html
part0013_split_001.html
part0013_split_002.html
part0013_split_003.html
part0013_split_004.html
part0013_split_005.html
part0013_split_006.html
part0014_split_000.html
part0014_split_001.html
part0014_split_002.html
part0015.html
part0016_split_000.html
part0016_split_001.html
part0016_split_002.html
part0016_split_003.html
part0016_split_004.html
part0016_split_005.html
part0017_split_000.html
part0017_split_001.html
part0018.html
part0019_split_000.html
part0019_split_001.html
part0019_split_002.html
part0020.html
part0021_split_000.html
part0021_split_001.html
part0021_split_002.html
part0022.html
part0023_split_000.html
part0023_split_001.html
part0023_split_002.html
part0023_split_003.html
part0024.html
part0025_split_000.html
part0025_split_001.html
part0025_split_002.html
part0025_split_003.html
part0025_split_004.html
part0025_split_005.html
part0026_split_000.html
part0026_split_001.html
part0026_split_002.html
part0026_split_003.html
part0027_split_000.html
part0027_split_001.html
part0027_split_002.html
part0027_split_003.html
part0027_split_004.html
part0028.html
part0029_split_000.html
part0029_split_001.html
part0030_split_000.html
part0030_split_001.html
part0030_split_002.html
part0030_split_003.html
part0030_split_004.html
part0030_split_005.html
part0030_split_006.html
part0030_split_007.html
part0030_split_008.html
part0031_split_000.html
part0031_split_001.html
part0031_split_002.html
part0032.html
part0033_split_000.html
part0033_split_001.html
part0033_split_002.html
part0033_split_003.html
part0033_split_004.html
part0033_split_005.html
part0033_split_006.html
part0034_split_000.html
part0034_split_001.html
part0034_split_002.html
part0034_split_003.html
part0034_split_004.html
part0034_split_005.html
part0034_split_006.html
part0034_split_007.html
part0034_split_008.html
part0034_split_009.html
part0034_split_010.html
part0034_split_011.html
part0034_split_012.html
part0034_split_013.html
part0034_split_014.html
part0034_split_015.html
part0034_split_016.html
part0035.html
part0036.html