A PROPOSITO DELLA DOLCE SOFFERENZA E DELLE STRAMBERIE DI CUI È CAPACE LO SPIRITO RUSSO
1 in una botte piena di acqua gelida:
dagli anni Venti dei lager delle Solovki agli anni Quaranta della Kolyma narrata da Varlam Šalamov, la tortura e l’assassinio con l’acqua gelata è una delle pratiche dei carnefici del gulag; si veda di Varlam Šalamov, il racconto Il procuratore della Giudea, in I racconti di Kolyma, vol. I, op. cit., p. 225 e segg.
2 La razione era sacra:
in russo pajka; la razione di pane giornaliera per il detenuto dei lager sovietici era l’unica garanzia di sopravvivenza; condizionata dall’esecuzione della norma di lavoro assegnato e “tosata” la razione dalle ruberie dei capisquadra e dei malavitosi, essa poteva ridursi a minimi termini, come 300 gr al giorno per un lavoro di 12-14 ore in miniera o nei cantieri forestali; da qui, come ha raccontato Šalamov, la morte dei “novellini” in due settimane.
3 un passo di lato e ti sparavano:
la formula di avvertimento era: šag napravo, šag nalevo, streljat’ budu, “un passo a destra, un passo a sinistra, e sparo”; così le guardie della scorta armata durante l’accompagnamento dei detenuti in colonna nei cantieri di lavoro esterni al lager.
4 a liberare Leningrado dalla blokada:
l’assedio della città, rimasta tagliata fuori dal resto dell’URSS dal settembre 1941 al gennaio 1944, per 900 giorni, bombardata in continuazione e senza più viveri, comportò un bilancio di vittime spaventoso: da 700.000 a oltre 1 milione di civili quasi tutti morti per la fame; su quella tragedia è recentemente uscito in Italia, della poetessa Ol’ga Berggol’c, che fu tra i sopravvissuti, Diario proibito, Venezia, Marsilio, 2013.
5 dochodjaga:
nel linguaggio popolare, dochodit’, dojti significa “arrivare alla fine”, “morire”; nei lager è il “morituro”, l’uomo ormai allo stremo delle forze e all’inedia per la fatica del lavoro forzato e l’insufficiente alimentazione; è il fitil’, lo stoppino, il lucignolo ormai agli ultimi bagliori.
6 banja:
bagno a vapore, simile alla sauna finlandese; in campagna è un casotto di legno con una stufa caricata da un’apertura esterna; il vapore che si produce per le secchiate d’acqua sul ferro rovente è caldissimo (fino a 70°) e l’energico trattamento è integrato da massaggi mediante fasci di ramoscelli d’albero.
7 viali oscuri, alla Bunin:
Tëmnye allei è il titolo di una raccolta di 38 racconti sull’amore, del Nobel russo Ivan Bunin; furono scritti a Grasse, nel sud della Francia, dove Bunin viveva in esilio, tra il 1937 e il 1945 e solo nel 1953, quando completò il libro con gli ultimi due racconti, lo scrittore e poeta considerò concluso il ciclo e lo reputò anche la sua opera migliore.
8 cha-cha-cha kazačok:
il popolare ritmo di origine cubana degli anni Cinquanta è qui associato al ballo di antica origine cosacca, in frenetico crescendo, entrato in voga negli anni Sessanta.
9 Sojuzpečat’:
ente governativo che organizzava in modo esclusivo la rete di distribuzione, anche per abbonamento, e i punti di vendita, di tutti i periodici dell’URSS.
10 il comunismo è un fascismo dal volto umano:
così si espresse Susan Sontag (1933-2004), scrittrice e intellettuale liberal statunitense, intervenendo a un grande meeting del 1982 a New York in difesa del movimento sindacale polacco Solidarnos´c´, presenti molti esponenti dell’intellighenzia americana e il poeta premio Nobel Iosif Brodskij.
11 Berdjaev… Hayek:
Nikolaj Berdjaev (1874-1948), filosofo russo, approdato dall’iniziale marxismo a uno spiritualismo cristiano personalistico vicino all’esistenzialismo tedesco; espulso dall’URSS nel 1922, si stabilì a Parigi. Tra le molte opere utili a spiegare la Russia bolscevica: Gli spiriti della rivoluzione russa, Milano, Bruno Mondadori, 2001. Friedrich August von Hayek (1899-1992), economista austriaco, Nobel 1974, liberale e liberista.
12 si può vivere legati in una camicia di forza:
il riferimento è al romanzo di Jack London Il vagabondo delle stelle (1915).
13 Čechov… il suo racconto Il calzolaio e il Maligno:
racconto-favola pubblicato inizialmente sulla Peterburgskaja gazeta nel 1888 e successivamente rielaborato; in italiano: Anton Čechov, Racconti, vol. 2, Milano, Suberbur Rizzoli, 2001.
14 capisquadra malavitosi:
in russo brigadiry-blatnye; il brigadir è il capo di una squadra (brigada), responsabile nel gulag del rendimento lavorativo dei suoi uomini sul quale è tenuto a rendere all’amministrazione del lager un rapporto giornaliero; nei lager “speciali” per detenuti “politici” venivano designati a questo ruolo i criminali recidivi e malavitosi (blatnye) con licenza di angariare e derubare (di giornate lavoro e di cibo) la manovalanza dei fraery (i “fessi” non malavitosi) loro soggetti; si veda nel citato I racconti di Kolyma, vol. 2, prima sezione “Scene di vita criminale”, otto racconti sui blatnye” (pp. 745-847).
15 “elementi politicamente pericolosi”:
dagli anni Trenta al 1953 la dizione corrente per i “nemici del popolo” è “elementi socialmente pericolosi” o “socialmente nocivi”; sotto tali sigle (in russo soe e sve) vengono, a partire dal 1918, giudicati dalle trojki di inquirenti di Čeka, GPU, NKVD, nelle loro fulminee “udienze”, in assenza dell’imputato, che si riducono alla lettura da un elenco precostituito del nome, capo d’imputazione e pena comminata del reo. Le “sigle” sopracitate (bukvy o litery) sveltiscono il tutto e con le circolari segrete del partito costituiscono gli strumenti di una inaudita pratica extragiudiziaria. Un romanzo “in diretta” lo racconta magistralmente: Vladimir Zazubrin, La scheggia, Milano, Adelphi, 1990.
16 “Gelo e sole, giornata mirabile…”:
dalla poesia Mattino d’inverno (1829) di Aleksandr Puškin, traduzione di Giovanni Giudici e Giovanna Spendel.
17 Zmeinogorsk:
cittadina della regione dell’Altaj con importanti miniere d’oro e d’argento dal XVIII secolo, poi esaurite e riaperte con le braccia del lavoro forzato dal 1935 al 1941; il nome significa “Monte dei serpenti” dalle alture dov’erano i giacimenti e nello stemma cittadino figurano due serpenti intrecciati e due picconi incrociati.
18 “Ho cercato la tomba dell’amata…”:
versi da Suliko, romantica poesia d’amore della letteratura georgiana, scritta nel 1895 da Akakij Cereteli (1840-1915) e musicata da Sulchan Cincadze (1925-1991); era la canzone preferita di Stalin; trasmessa quindi frequentemente alla radio e tradotta, oltre che in russo, in ucraino, tedesco, inglese, nelle lingue dei paesi dell’Europa dell’Est e anche in cinese.
19 ci conteggiavano le giornate lavorate… libretto:
fino agli anni Cinquanta nei kolchozy la giornata lavorata (trudoden’) veniva registrata, senza di norma essere pagata subito né con denaro né in natura, con asticelle (paločki) o spunte (galočki) sul libretto del lavoratore; alla fine dell’annata i crediti venivano computati e compensati, a seconda dei raccolti, con 400-600 gr di cereale per giornata lavorata.
20 draniki:
frittelle di patate grattugiate, insaporite con cipolla o aglio e uovo, passate in padella con olio di semi o strutto; pietanza della cucina bielorussa, ma anche ucraina, russa, ebraica e dell’Europa orientale.