IL FUTURO

Centovent’anni fa Dostoevskij concludeva I fratelli Karamazov dove scriveva che gli eterni “ragazzi russi” discutono “di problemi universali, e di null’altro: Dio esiste, esiste l’immortalità. E quelli che non credono in Dio si metteranno a parlare di socialismo e di anarchismo, della trasformazione dell’umanità intera secondo un nuovo modello, insomma sempre della stessa zuppa, degli stessi problemi, solo da un’angolazione diversa.”10

Lo spettro della rivoluzione si aggira di nuovo per la Russia. Il 10 dicembre 2011 centomila persone hanno partecipato alla manifestazione sulla Piazza Bolotnaja. Da allora le manifestazioni di protesta non si sono mai interrotte. Di quali temi discutono i “ragazzi russi” d’oggi? Che scelte faranno questa volta?

“Voglio scendere in piazza, perché è ora di finirla di farci prendere per i fondelli. Vogliamo elezioni corrette, bastardi! La prima volta sulla Bolotnaja11 si sono radunate centomila persone, nessuno se l’aspettava che scendesse in piazza tanta gente. Hanno sopportato, sopportato e all’improvviso la menzogna e l’impudenza hanno superato tutti i limiti: basta! Tutti seguono gli ultimi notiziari e leggono gli aggiornamenti in internet. E non fanno che parlare di politica. Stare all’opposizione è diventata una moda. Ma io temo… Temo che siamo tutti dei venditori di fumo… Stiamo lì sulla piazza a gridare e poi ritorniamo ai nostri computer e a collegarci con internet. E alla fine resterà solo che ‘è stato bellissimo ritrovarsi insieme!’ Mi è già capitato altre volte: i cartelli preparati per l’ennesima manifestazione, i volantini da distribuire, e poi tutti che spariscono…”

“Prima non mi interessavo di politica. Mi bastavano il lavoro e la famiglia, pensavo che fosse inutile scendere in piazza. Mi appassionava di più l’idea delle piccole azioni: ho lavorato in un hospice l’estate scorsa quando sono scoppiati gli incendi nei dintorni di Mosca, portavo dei viveri alle vittime e oggetti di cui avevano bisogno. È stata un’esperienza diversa… Mia madre, invece, se ne stava seduta davanti al televisore. La mandavano fuori dai gangheri tutte le ruberie e le porcherie commesse dagli ex cekisti, mi riferiva tutto. Siamo andate alla prima manifestazione insieme. Mia madre ha settantacinque anni e fa l’attrice. Abbiamo comprato a ogni modo dei fiori. Non avrebbero mai avuto il coraggio di sparare a qualcuno che portava dei fiori!”

“Quando sono nata l’Unione Sovietica non esisteva più. Se c’è qualcosa che non mi piace, scendo in piazza a protestare. Non mi limito a discuterne in cucina prima di andare a letto.”

“Ho paura della rivoluzione… Lo so, ci sarà un’insurrezione assurda e spietata. Ma restarsene a casa è vergognoso. Io non voglio una ‘nuova URSS’, un’‘URSS rinnovata’, una ‘vera URSS’. Non sono uno di quelli che pensano: bene, ora ci mettiamo a sedere a un tavolo e decidiamo insieme: oggi è lui il presidente, e domani lo sarò io. Così è come cazzeggiare. Non siamo bestie. Siamo il popolo. Alle manifestazioni incontro persone che prima non avevo mai incontrato: sessantenni e settantenni forgiati dalla lotta e molti studenti, mentre solo poco tempo fa non gliene fregava niente di quello che ci combinavano laggiù, in quel ricovero per zombie… E ci sono anche signore in pelliccia di visone e ragazzi che arrivano alla manifestazione in Mercedes. Avevano appena cominciato ad appassionarsi al denaro, al consumismo, al comfort, ma non gli bastava. Già non gli bastava. Come a me. Arrivano, non sono affamati, ma ben nutriti. Con i cartelli… scritti a mano… ‘Putin, dimettiti!’ ‘Io non ho votato per questi farabutti, ho votato per altri!’ Mi è piaciuto il cartello che diceva: ‘Voi non potete neppure immaginare chi siamo’. Non volevamo assaltare il Cremlino, volevamo gridare chi siamo. Mentre ci allontanavamo, scandivamo le parole: ‘Ritorneremo.’”

“Io sono una di quei sovki, ho paura di tutto. Fino a dieci anni fa non sarei mai scesa in piazza, ma adesso non mi perdo nessuna manifestazione. Sono stata sulla Prospettiva Sacharov e sul Novyj Arbat. E anche sul ‘Cerchio bianco’.12 Imparo a essere libera. Non voglio morire così, da sovietica. Cerco di espellere tutta la sovieticità che ho dentro…”

“Voglio andare alle manifestazioni perché ci va mio marito…”

“Non sono più giovane e vorrei continuare a vivere in una Russia senza Putin.”

“Basta con questi ebrei, cekisti e omosessuali…”

“Io sono di sinistra e sono convinto che con i metodi pacifici non si ottenga nulla. Non vedo l’ora che scorra del sangue! Senza sangue da noi non si fanno le cose sul serio. Perché manifestare? Sto qui e aspetto il momento in cui andremo ad assaltare il Cremlino. Non è più di un gioco. Il Cremlino lo si doveva prendere già da un pezzo, anziché andare in giro a manifestare e a gridare. Dateci l’ordine di prendere picconi e forconi! Sto aspettando.”

“Io ci sono andato insieme ai miei amici… Ho diciassette anni. Che cosa so di Putin? Che è un judoista di 8° dan. Mi sembra di non sapere nient’altro…”

“Non sono come Che Guevara, sono una pappamolle, ma non mi sono persa nessuna manifestazione. Voglio vivere in un paese di cui non dovermi vergognare.”

“Col mio carattere non posso fare a meno di stare sulle barricate. Mi hanno cresciuta così. Mio padre è andato come volontario a Spitak per aiutare a rimediare ai danni del terremoto. E per questo è morto prematuramente. Di infarto. Per tutta l’infanzia sono vissuta non con mio padre, ma con una sua foto. Andare o non andare è una decisione che spetta ai singoli. Era stato mio padre a voler andare… ma avrebbe potuto anche non farlo… Una mia amica voleva venire con me alla manifestazione di Piazza Bolotnaja, ma poi mi ha telefonato: ‘Sai, ho un bambino piccolo.’ E io ho una madre anziana. Se vado, mia madre si prenderà un validol. Ma io andrò lo stesso…”

“Voglio che i miei figli siano fieri di me…”

“Non ne ho bisogno per la mia autostima…”

“Bisogna cercare di fare qualcosa…”

“Credo nella rivoluzione… La rivoluzione richiede determinazione e tenacia. Nel 1905 la prima rivoluzione russa si è conclusa con un fallimento e una disfatta, ma dodici anni dopo nel 1917 è esplosa al punto da mandare in pezzi il regime zarista. Avremo anche noi la nostra rivoluzione!”

“Vado alla manifestazione, e tu?”

“Io personalmente sono stufo del ’91… del ’93… Non voglio più rivoluzioni! In primo luogo le rivoluzioni sono di rado di velluto, e poi, ho fatto esperienza: persino se vinciamo, sarà come nel ’91. L’euforia finirà presto. Del campo di battaglia si impadroniranno i predatori… Arriveranno i Gusinskij,13 i Berezovskij, gli Abramovič…”

“Sono contrario alle manifestazioni antiputiniane. C’è fermento giusto nella capitale. Mosca e Pietroburgo sono per l’opposizione e la provincia per Putin. Si vive male? La vita non è forse migliorata? Fa paura rischiare di perdere tutto. Ci ricordiamo di quanto abbiamo sofferto negli anni Novanta. Nessuno ha più voglia di spaccare teste e versare del sangue.”

“Non sono un fan del regime putiniano. Il ‘piccolo zar’ ha stufato, vogliamo dei leader che siano sostituibili. Il cambiamento è necessario, certo, ma non la rivoluzione. E non mi piace nemmeno che scaglino pezzi d’asfalto contro la polizia…”

“A pagare è stato il Dipartimento di Stato. I burattinai occidentali. Una volta per applicare la loro ricetta abbiamo fatto la perestrojka e che cosa è successo? Ci hanno affossato! Io non vado a queste manifestazioni, ma alle manifestazioni per Putin! Per una Russia forte!”

“Negli ultimi vent’anni il quadro è cambiato da cima a fondo parecchie volte. E il risultato? ‘Putin, vattene! Putin, vattene!’come un ennesimo mantra. Non partecipo a questi spettacoli. D’accordo, Putin se ne va e sale al trono un altro autocrate. Se prima rubavano, continueranno a rubare ancora. Continueranno a esserci i soliti luridi androni, vecchi abbandonati, burocrati cinici e vigili prepotenti… e pagare tangenti diventerà normale… Che senso ha cambiare governo, se non siamo noi stessi a cambiare? Non credo in una democrazia per il nostro paese. Il nostro è un paese orientale… Feudale… Con i pope al posto degli intellettuali…”

“Non amo la folla… Il gregge… Non sarà mai la folla a decidere, ma gli individui. Il potere ha cercato di impedire che ai vertici ci fossero personalità brillanti. L’opposizione non ha né un Sacharov, né un El’cin. Non ha partorito nessun eroe la rivoluzione ‘di neve’. Qual è il programma? Che cosa intendono fare? Manifestano, gridano… Di nuovo Nemcov… e Naval’nyj…14 scrivono su twitter di essere rientrati dalle loro vacanze alle Maldive e in Thailandia. Ammirano Parigi. Immaginate un po’, se Lenin nel ’17, dopo l’ennesima manifestazione, fosse partito per l’Italia o fosse andato a sciare sulle Alpi…”

“Non vado alle manifestazioni e non voglio andare a votare. Non intendo alimentare le mie illusioni…”

“Ma lo sapete, che oltre a voi, esiste anche la Russia, che arriva fino a Sachalin… E alla Russia non serve nessuna rivoluzione, né ‘arancione’, né ‘rosa’, né ‘di neve’. Basta con le rivoluzioni! Lasciatela in pace la nostra Patria!”

“Me ne frego di quello che succederà domani…”

“Non voglio manifestare né insieme ai comunisti, né ai nazionalisti… né ai nazisti… Lei marcerebbe coi membri del Ku Klux Klan, con le croci e i cappucci in testa, indipendentemente dalla straordinarietà dei loro obiettivi? Noi sogniamo una Russia diversa.”

“Non voglio… Ho paura che mi picchino col manganello sulla testa.”

“Bisogna pregare, altro che andare alle manifestazioni. È stato il Signore a mandarci Putin…”

“Non mi piacciono quelle bandiere rivoluzionarie dietro le finestre. Io sono per l’evoluzione… per la costruzione di qualcosa…”

“Non ci vado… E non ho intenzione di giustificarmi per non partecipare a questi show politici. Non servono a niente. Dobbiamo vivere in modo autentico, come ci ha insegnato Solženicyn, e non nella menzogna. Altrimenti non avanzeremo di un millimetro. Continueremo a girare in tondo.”

“Continuo ad amare la mia Patria anche così…”

“Ho escluso lo Stato dalla sfera dei miei interessi. Le mie priorità sono la famiglia, gli amici e gli affari. Sono stato chiaro?”

“Ma non sarai un nemico del popolo, cittadino?”

“Qualcosa dovrà accadere per forza. E presto. Per ora non si tratta di una rivoluzione, non se ne sente l’odore, però si respira più ossigeno. Tutti sono in attesa di qualcosa. Come, quando, dove accadrà non si sa.”

“Ho appena cominciato a vivere in modo normale. Eh, lasciatemi vivere!”

“La Russia dorme. Non mettetevi a sognare.”

Tempo di seconda mano: La vita in Russia dopo il crollo del comunismo
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