A PROPOSITO DI UNA BANDIERINA ROSSA E DI UN’ASCIA SEMPRE PRONTA
1 l’odore dolciastro della farfara:
pianta erbacea, nome scientifico Tussilago farfara, nota in erboristeria; il curioso nome popolare russo mat’-i-mačecha, (“madre e matrigna”) deriva forse dalla caratteristica struttura delle foglie: lisce e “fredde” nella pagina superiore e più soffici e “calde” in quella inferiore.
2 tulup:
pelliccia, lunga anche sotto il ginocchio, di solito di montone rivoltato, con ampio bavero atto anche a proteggere dal gelo testa e viso.
3 zona:
spazio del lager delimitato da recinzioni multiple di filo spinato e palizzate, tenuto sotto tiro dall’alto di torrette di guardia; ma può designare qualsiasi zona di rispetto, ad esempio nei cantieri esterni, delimitata approssimativamente dalle guardie e da non oltrepassare; un’amara battuta sulla zona era che il prigioniero rilasciato lasciava la “piccola zona” (il lager) per la “grande zona” (l’Unione Sovietica tutta, altrettanto recintata e sorvegliata).
4 Alënuška:
più della fiaba Sorellina Alënuška e fratellino Ivanuška, tradizionale, rielaborata in epoca sovietica da Aleksej Tolstoj senza più re e regine, a essere celebre è il quadro Alënuška (1881) di Viktor Vasnecov.
5 “Un dolce raggio mattutino / colora le mura del Cremlino…”:
primo verso della canzone Maëvka (Festa di maggio) del 1937 di Vasilij Lebedev-Kumač, musica dei fratelli Pograss (Samuil e Daniil).
6 Chruščëv ci ha piantato il granoturco:
Il leader sovietico venne anche soprannominato “kukuruznik” (da kukuruza, granoturco) per aver promosso la massiccia estensione, anche alle “terre vergini”, di quella coltura, a scapito di cereali più nutrienti.
7 Zoja Kosmodem’janskaja:
partigiana komsomoliana (1923-1941), prese parte a un’azione di sabotaggio in un villaggio occupato dai tedeschi nei territori occidentali della Russia; fatta prigioniera e torturata, non rivelò il nome dei suoi commilitoni e venne impiccata; Eroe dell’Unione Sovietica.
8 Aleksandr Matrosov:
in ucraino Oleksandr (1924-1943), nell’Armata Rossa dal 1942, a diciotto anni, nel corso di una delle battaglie decisive della controffensiva sovietica del 1942-1943 nel nordovest della Russia, vedendo la sua compagnia decimata da un nido di mitragliatrice tedesco, che resisteva all’assalto, ostruì col proprio corpo la feritoia dalla quale sparavano, consentendo ai propri compagni di neutralizzarla; Eroe dell’Unione Sovietica; si calcola che nel corso della guerra almeno 400 combattenti sovietici abbiamo imitato il suo gesto.
9 Anche Pavka Korčagin non è più un eroe:
il protagonista del romanzo Così fu temprato l’acciaio, vedi supra, nota 17, p. 693.
10 non posso vedere un cane lupo:
nei lager sovietici, come in quelli tedeschi, venivano largamente impiegati cani da pastore, in particolare “pastori tedeschi”, per sorvegliare e disciplinare i prigionieri. Nella letteratura russa c’è anche un capolavoro che ha per protagonista uno di questi animali, un cane da pastore caucasico: Georgij Vladimov, Il fedele Ruslan. Storia di un cane del lager, Milano, Mondadori, 1976.
11 la lista dei luoghi vietati era lunghissima:
la pratica degli organi della repressione specie dagli anni Trenta in poi era di trasformare la pena accessoria della deportazione/relegazione in luoghi lontani in una condanna a vita dell’ex detenuto, ed era una vita randagia e affamata.
12 “Fervida, potente, da nessun mai vinta…”:
canzone del tempo di guerra, parole di Mark Lisjanskij e Sergej Agranjan, musica di Isaak Dunaevskij; dal 1995 è l’inno ufficiale della città.
13 “molte grazie” e “è lo stesso”.
14 kurgan:
da una parola turco-tatara, designa il tumulo funerario, imponente nel caso di un dignitario d’alto rango, di culture preistoriche o protostoriche, a partire dal IV millennio a.C.; i kurgany sono presenti e studiati in gran numero nella regione del Caucaso, nell’Altaj, nelle steppe meridionali.
15 Magnitka e Vorkuta:
a Magnitogorsk c’è il più grande complesso metallurgico della Russia, che durante la guerra forniva le blindature ai mezzi corazzati; a Vorkuta, nella Repubblica autonoma dei Komi, regione degli Urali artici, ci sono colossali giacimenti di carbone; dalle sue miniere e dalla città, fondata nel 1930, dalla fine degli anni Trenta agli anni Cinquanta, passarono centinaia di migliaia di detenuti del gulag (v. anche supra, nota 3, p. 689).
16 Il lager per loro, era un lavoro! Un impiego:
di questi carnefici a libro paga, nell’ex URSS si sono perse le tracce, con rare eccezioni, si veda qui a p. 393 e, più sotto, nota 26; recentemente in Italia è uscito, grazie al lavoro dell’Associazione Memorial, un libro importante come testimonianza della psicologia degli addetti alla repressione: Ivan Čistjakov, Diario di un guardiano del Gulag, Milano, Bruno Mondadori, 2012.
17 Alla radio armena:
“Radio Erevan risponde” o “La Radio armena risponde”, specie negli anni Sessanta e Settanta, circolarono come cicli di barzellette e freddure costruite a domanda/risposta dell’emittente caucasica; domande falsamente ingenue e risposte paradossali e fortemente critiche nei confronti della realtà sovietica.
18 i soldati russi non sono abbastanza coraggiosi da arretrare:
nella Seconda guerra mondiale, per non essere falciati dai “reparti di sbarramento”, vedi nota 27, p. 714.
19 sul Čeljuskin e su Čkalov… su Gagarin e Korolëv:
il Čeljuskin finì stritolato dai ghiacci nell’Artico nel 1934 e l’epica impresa degli aviatori sovietici per salvare l’equipaggio è entrata nella leggenda, come anche la perizia e l’ardimento del pilota Valerij Čkalov (1904-1938). Per Gagarin vedi nota 7 di p. 673. Sergej Korolëv (1906-1966), ingegnere astronautico, realizzò già nel 1933 un razzo a propellente liquido; arrestato con una falsa accusa nel 1938, condannato a dieci anni, ne passò uno alla Kolyma, poi venne rinchiuso in un centro di ricerche dove, da detenuto, poté tornare a dedicarsi agli studi di missilistica; è considerato il principale artefice dei successi spaziali dell’URSS.
20 “E se tutt’a un tratto scopri / che il tuo amico…”:
inizio della Canzone sull’amico del 1966 di Vladimir Vysockij.
21 Kuprin:
Aleksandr Kuprin (1870-1938), ufficiale dell’esercito ai tempi dello zar, rinunciò alla carriera militare per dedicarsi alla letteratura; il suo romanzo forse migliore, Il duello (1904), ambientato in una guarnigione di provincia, descrive con toni cupi un mondo agitato da passioni e risentimenti.
22 “Uomo, che suono fiero ha questa parola!”:
battuta dal IV atto del dramma di Maksim Gor’kij Bassifondi (1902).
23 Viktor Coj:
popolare divo rock e attore cinematografico (1962-1990), è morto in un incidente automobilistico.
24 Komsomoliani, volontari…:
canzone del compositore Mark Fradkin (1914-1990), su parole del poeta Evgenij Dolmatovskij (1915-1994) per il film I volontari, del 1958, regia di Jurij Egorov.
25 Čumak e Kašpirovskij:
negli anni Novanta nell’ex URSS, guaritori largamente famosi grazie alla televisione e internet; Allan Čumak (1935), anche sensitivo e Anatolij Kašpirovskij (1939), anche psicoterapeuta e ipnotizzatore.
26 Vavilov… Chvat:
Nikolaj Vavilov (1887-1942 o 1943), genetista, agronomo e botanico di fama mondiale e in URSS a capo di tutta la ricerca nel suo settore, venne a un certo punto scalzato dal suo rivale “scientifico” Trofim Lysenko, più vicino di lui a Stalin e al partito comunista e fautore di una “scienza genetica russa” da opporre a quella “capitalistica”; ma Vavilov non venne semplicemente rimosso, bensì arrestato, nel 1940 processato e condannato a morte, pena poi commutata per le proteste del mondo scientifico mondiale in vent’anni di detenzione: morì nel carcere di Saratov probabilmente per denutrizione; tramontata la stella di Lysenko e morto Stalin, Vavilov venne riabilitato nel 1955: non aveva tramato per conto della Gran Bretagna e non aveva sabotato l’agricoltura sovietica con le sue teorie “borghesi”. I documenti della riabilitazione di Vavilov avevano messo in luce anche il ruolo del suo inquirente della NKVD, fatto di intimidazioni e torture: così Aleksandr Chvat (1907-?dopo il 1990) con la perestrojka attirò in qualità di cekista-tipo l’attenzione di giornalisti, storici, e anche scrittori (in un romanzo di Vladimir Sorokin) ed è scomparso dalla circolazione.
27 “Il nostro fiero ‘Varjag’ al nemico non cede…”:
il ‘Varjag’ fu un incrociatore della flotta imperiale russa che il 27 gennaio 1904, all’inizio della guerra russo-giapponese, affrontò nel Mar Giallo, nei pressi dell’attuale Inchon in Corea, una dozzina di navi nemiche; gravemente danneggiato si autoaffondò; il poeta austriaco Rudolf Greinz dedicò all’eroica impresa una poesia, “Der Warjag” (1904) che venne tradotta dalla poetessa Evgenija Studenskaja e messa in musica da Aleksej Turiščev.