IL PRESENTE
“Gli anni zero di Putin… Come sono? Nebulosi… grigi… brutali… gli anni dei cekisti… gli anni del glamour… della stabilità… dell’autocrazia… dell’ortodossia…”
“La Russia è sempre stata, è e sarà un impero. Noi non siamo solo un grande paese, la civiltà russa è una civiltà diversa da tutte le altre. Noi abbiamo un nostro cammino da seguire.”
“L’Occidente continua a temere la Russia…”
“Delle nostre ricchezze naturali hanno tutti bisogno, soprattutto l’Europa. Aprite qualunque enciclopedia: per le riserve petrolifere siamo settimi e per il gas deteniamo il primo posto in Europa. E siamo ai primi posti anche per i giacimenti di ferro, le riserve di uranio, stagno, rame, nichel, cobalto… E di diamanti, oro, argento e platino… Siamo noi a dominare la tavola degli elementi di Mendeleev. Una volta un francese mi ha detto: ma come mai appartiene tutto a voi, se la terra è di tutti?”
“A ogni modo io sono un imperialista, sì. Voglio vivere in un impero. Putin è il mio presidente! Ora è un’onta essere chiamati liberali, come una volta comunisti. Quegli uomini che stanno davanti al chiosco della birra potrebbero anche spaccarti il muso per questo.”
“Odio El’cin! Gli abbiamo creduto e ci ha portato in una direzione completamente opposta. Altro che paradiso democratico! Siamo finiti in una condizione ancora più terribile di quella di prima.”
“Il nostro problema non sono Elc’in, né Putin, ma la nostra natura da schiavi. La nostra animuccia servile! Il nostro sangue da schiavi! Prendi i ‘nuovi russi’… Scendono dalle loro Bentley, i soldi gli escono dalle tasche, ma sono schiavi. Sopra tutti c’è sempre un boss che ordina: ‘Andate nella stalla!’ E tutti ci vanno.”
“L’ho sentito dire in televisione… ‘Hai un miliardo?’ ha domandato il signor Polonskij.5 ‘No?! E allora vaffanculo!’ Io sono uno di quelli che manderebbe il signor oligarca a fanculo. La nostra è una famiglia come tante: il padre ubriacone e la madre a sputare sangue per pochi copechi in un giardino d’infanzia. E noi per lui non siamo che merda, letame. Io vado a un mucchio di incontri. A quelli dei nazionalisti, dei patrioti… Ascolto… Verrà il giorno che qualcuno mi metterà in mano un fucile e io non lo restituirò.”
“Il capitalismo da noi non può attecchire. Lo spirito del capitalismo ci è estraneo. Più in là di Mosca non si è diffuso. Il clima non è quello giusto. E neppure le persone. I russi non sono razionali, non hanno un animo mercantile, possono regalare la loro ultima camicia, ma qualche volta possono anche rubarla. Sono istintivi, impetuosi, sono più filosofi che uomini d’azione e si accontentano di poco. Accumulare non è il loro ideale, si annoiano ad accumulare. Hanno un senso della giustizia molto sviluppato. Il popolo è bolscevico. E poi i russi non si accontentano semplicemente di vivere, vogliono vivere per qualcosa. Vogliono essere parte di un grande progetto. Da noi sarà più facile trovare un santo, che non un uomo onesto e di successo. Leggete i classici russi…”
“Perché i nostri quando emigrano all’estero si adattano così facilmente alla vita capitalistica? E in casa poi amano tutti parlare di ‘democrazia sovrana’, di anomalia della civiltà russa e di come ‘nella vita russa non ci sono le basi per il capitalismo.’”
“Da noi il capitalismo è ingiusto…”
“Lasciateci sperare in un altro capitalismo…”
“È come se in Russia ci fosse un capitalismo senza capitalisti. Mancano i nuovi Demidov, i Morozov…6 Gli oligarchi russi non sono dei capitalisti, ma solo dei ladri. E poi come potrebbero venir fuori dei capitalisti da ex comunisti e attivisti del Komsomol? Non provo nessuna compassione per Chodorkovskij.7 Se ne stia lì sul suo tavolaccio. Mi rincresce che sia il solo a stare lì. Qualcuno deve pur rispondere di quello che ho patito negli anni Novanta. Ci hanno ridotti allo stremo. Ci hanno tolto il lavoro. I signori capitalisti rivoluzionari: Gajdar, il Vinni-Puch di ferro…8 Il rosso Čubajs… Hanno fatto i loro esperimenti su persone vive, come cavie.”
“Sono andato al villaggio, da mia madre. I vicini mi hanno raccontato che una notte è andata a fuoco la fattoria di un agricoltore. La gente si è salvata, ma gli animali sono tutti bruciati. Il villaggio ha bevuto dalla gioia per due giorni di fila. E lei mi parla di capitalismo… La gente che vive nel nostro capitalismo qui è socialista…”
“Ai tempi del socialismo mi avevano promesso che tutti avremmo avuto un posto sotto il sole. Ora dicono il contrario: che bisogna vivere secondo le leggi di Darwin e che allora ci sarà l’abbondanza. L’abbondanza per i più forti. Ma io appartengo alla schiera dei deboli. Non sono una combattente… Avevo il mio schema ed ero abituata a vivere secondo quello schema: prima la scuola, poi l’università e la famiglia. Io e mio marito risparmiavamo per comprare un appartamento in una cooperativa e dopo l’appartamento il televisore… Ma hanno distrutto quello schema. Ci hanno gettati nel capitalismo… Sono laureata in ingegneria, lavoravo in un istituto di ricerca, lo chiamavano l’‘istituto femminile’ perché eravamo tutte donne. Stavo seduta tutto il giorno a riordinare carte, a me piaceva fare in modo impeccabile il mio lavoro, che le pile fossero ben dritte. Sarei rimasta lì tutta la vita. Ma hanno cominciato a licenziare… Gli uomini non li toccavano, erano pochi, e così le ragazze madri e quelli a cui mancava solo un anno o due alla pensione. Hanno affisso le liste, ho visto il mio nome… Come avrei fatto a tirare avanti? Ero sgomenta. Nessuno mi ha mai insegnato a vivere secondo le leggi di Darwin.
Per molto tempo ho sperato di riuscire a trovare un lavoro adeguato alla mia specializzazione. Ero un’idealista, nel senso che non sapevo quale fosse il mio posto nella vita, né il mio valore. Continuano a mancarmi le ragazze dell’ufficio e le nostre chiacchiere. Il lavoro passava in secondo piano, ciò che contava era la comunicazione, le nostre chiacchiere sincere. Tre volte al giorno bevevamo il tè e ognuna raccontava di sé. Celebravamo tutte le feste, tutti i compleanni… E ora… Vado all’ufficio di collocamento. Senza ottenere nessun risultato. Cercano imbianchini e falegnami. La mia amica, una mia ex compagna di università, fa le pulizie a casa di una manager e porta fuori il cane… Fa la serva. I primi tempi piangeva per l’umiliazione, ma ora si è abituata. Io non ci riesco.”
“Vota per i comunisti, è figo.”
“A ogni modo una persona normale non può capire questi stalinisti. Hanno fatto girare a vuoto la Russia per cent’anni e loro inneggiano ai cannibali sovietici!”
“I comunisti russi hanno smesso di essere comunisti da un pezzo. Il riconoscimento della proprietà privata è in contrasto con l’ideologia comunista. Di loro potrei solo affermare ciò che Marx affermava a proposito dei suoi successori: ‘Tutto ciò che so è di non essere marxista.’ Ma in modo ancora più efficace s’era espresso Heine: ‘Ho seminato draghi, ma ho raccolto pulci.’”
“Il comunismo è il futuro dell’umanità. Non ci sono alternative.”
“Sui cancelli del campo delle Solovki era affisso un slogan bolscevico: ‘Con il pugno di ferro sospingeremo l’umanità verso la felicità’. Una ricetta per la salvezza dell’umanità.”
“Non ho nessuna voglia di uscire, né di fare alcunché. Meglio non fare nulla, né nel bene, né nel male. Ciò che oggi è bene, domani sarà male.”
“Le persone più spaventose sono gli idealisti…”
“Amo la mia Patria, ma non posso vivere lì. Lì non posso essere felice quanto vorrei.”
“Forse sarò una stupida… Ma non voglio emigrare, anche se potrei.”
“Nemmeno io me ne vado. In Russia la vita è più allegra. In Europa non c’è quest’energia.”
“La nostra Patria è meglio amarla da lontano…”
“Oggi essere russi è una vergogna…”
“I nostri genitori hanno vissuto in un paese di vincitori, e noi viviamo in un paese che ha perduto la ‘guerra fredda’. Non c’è proprio di che andare fieri!”
“Non ho intenzione di andarmene in giro… Qui ho i miei affari. Voglio solo dire che in Russia si può fare una vita normale, basta non occuparsi di politica. Tutte queste manifestazioni per la libertà di parola, contro l’omofobia… mi fanno un baffo…”
“Tutti non fanno che parlare di rivoluzione… La Rublëvka9 si è svuotata… I ricchi fuggono e portano i capitali all’estero. Chiudono a chiave i loro palazzi, gli annunci di ‘Vendesi…’ ormai non si contano. Avvertono che il popolo ha intenzioni serie. Ma nessuno darà niente di sua volontà. E allora la parola passerà ai ‘kalašnikov’…”
“Alcuni gridano: ‘La Russia è con Putin!’, e altri: ‘Via Putin dalla Russia!’”
“E che cosa succederà se il prezzo del petrolio diminuisce o se il petrolio non servirà più a nessuno?”
“7 maggio 2012. In televisione mostrano Putin solennemente scortato fino al Cremlino per la cerimonia d’insediamento, in una città completamente deserta. Senz’auto e senza un’anima in giro. Un repulisti esemplare. Migliaia di poliziotti, militari e agenti dei reparti speciali sono di guardia alle uscite del metrò e davanti ai portoni. La capitale è stata ripulita dai moscoviti e dai suoi eterni ingorghi stradali. Una città morta.
Uno zar senza corona!”