64

Il mostro è lì fuori, in agguato nella nebbia.

Ha ucciso Erik e, quando troverà il nome «Rachel» nel taccuino, ucciderà anche lei. Lei, Kylie, Pete, Marty, Ginger e tutti quelli legati a lei.

Non c’è possibilità di scelta. È sempre stata un’illusione.

C’è solo una cosa da fare.

La sua mano trema.

Pete è in attesa.

Per prima cosa, chiama Marty per sapere se Kylie sta bene. Come al solito, Kylie non risponde, ma il localizzatore GPS dice che sono al centro commerciale di Copley Place.

Marty risponde subito. «Sì, sta bene, stiamo finendo di fare compere.»

«La puoi vedere in questo momento?»

«Certo. È nel negozio della Adidas con Stuart.»

«E poi andate a casa del padre di Ginger?»

«In realtà del nonno. Che c’è, Rach? C’è qualcosa che non mi hai detto?»

«Volevo solo accertarmi che Kylie fosse al sicuro.»

«Più sicura di così. Ginger è un’agente dell’FBI, ci sarà anche il fratello, e il nonno è un poliziotto in pensione.»

«Bene, Marty. Non perderla mai d’occhio, okay?»

«Tranquilla, tesoro. Pensa un po’ a te e questo weekend prenditela comoda. Ti devi rimettere in forze.»

«Lo farò.»

Quando ha finito la telefonata, Pete le chiede: «E adesso? Chiamiamo la polizia?»

Rachel si lega i capelli in una coda. «Kylie è al sicuro, ma verranno a cercarci. Dobbiamo andare via da qui.»

«E cosa pensi di fare?»

«Scarichiamo l’app e vediamo se funziona. E se li localizziamo, chiamiamo la polizia.»

«E se non funziona?»

«Chiamiamo Ginger, le diciamo tutto e le chiediamo di prendere Kylie in custodia protettiva. Dopodiché direi che andiamo a costituirci.»

«Quanto tempo abbiamo?»

«Non lo so. Qualche ora? Iniziamo», dice Rachel.

La app di Erik viene scaricata senza problemi, ma, quando Rachel cerca di aprirla, un messaggio appare sullo schermo del cellulare:

 

Per avviare questa app inserire il numero successivo di questa sequenza: 8, 9, 10, 15, 16, 20... Se inserisci il numero sbagliato, il tuo telefono sarà bloccato e tutti gli apparecchi collegati al tuo account saranno disabilitati per ventiquattr’ore.

 

Rachel lo mostra a Pete. «Che razza di serie di numeri è? Ti dice qualcosa?»

Pete scuote la testa. «Non sono numeri primi. Non è una serie di Fibonacci. Non è nulla che io conosca.»

«Abbiamo una sola possibilità. Se la sbagliamo, non possiamo fare nulla fino a domani.»

«E domani sarà troppo tardi.»

«Otto, nove, dieci, quindici, sedici, venti», dice Rachel ad alta voce.

«Provo a metterlo su Google», dice Pete, ma trova solo link a video di YouTube per insegnare a contare ai bambini.

Rachel chiude gli occhi e cerca di pensare. Che sequenza è? Le sembra di averla già vista da qualche parte.

«Che senso ha usare un protocollo di sicurezza, a questo punto?» chiede Rachel pensando ad alta voce. «Erik sapeva che io sarei stata l’unica a scaricare la app. O no?»

«È così», conferma Pete.

«In realtà no. Nel caso in cui la Catena avesse messo le mani su questo link, Erik voleva impedire che capisse di cosa si trattava. E ha inserito un codice che posso conoscere solo io.»

«Non so», dice Pete.

Rachel posa il telefono sul tavolo e comincia ad andare avanti e indietro. La pioggia cade sul lucernario; si sente la sirena di una nave della guardia costiera.

«Qualcosa che ha a che fare con i tuoi studi?» suggerisce Pete.

«Di me sa solo che ho un tumore, una figlia e sono tifosa degli Yankees. Cavolo, ci sono!»

Rachel afferra il telefono e digita 23.

Sullo schermo appare un messaggio:

 

Numero corretto. Puoi avviare l’app dopo aver inserito il tuo username.

 

«Perché il ventitré? È un numero primo, ma il venti non lo è.»

«È l’elenco dei numeri di maglia ritirati. E il ventitré è quello di Don Mattingly. Uno di Boston non lo capisce, ma un tifoso degli Yankees ci arriva subito», spiega Rachel.

La app si apre mostrando una mappa della costa atlantica degli Stati Uniti. È molto semplice da usare – un tasto verde per iniziare il tracciamento del segnale e uno rosso per interromperlo – anche se dietro c’è un enorme lavoro di analisi statistica.

«E lo username?» chiede Pete.

Rachel digita il proprio nome.

Username non riconosciuto. Rimangono due tentativi di login, annuncia il messaggio che appare sullo schermo.

Rachel digita Erik.

Username non riconosciuto. Rimane un tentativo di login.

Rachel digita Arianna.

Appare una schermata.

 

Benvenuta, Arianna. Questa app funziona con messaggi di testo e chiamate telefoniche. Premi il tasto rosso quando stai parlando e questa app cercherà di localizzare l’antenna più vicina al punto di origine. Più lunga sarà la chiamata, più precisa sarà la localizzazione. Il funzionamento con comunicazioni criptate potrà essere meno preciso.

 

Rachel mostra il testo a Pete.

«Quindi, se ti rispondono su Wickr, potrebbe non funzionare.»

«Temo che sia così.»

«Se non avessimo fretta, ti direi di aspettare domani mattina. Di solito la gente è a casa la domenica mattina presto. Il sabato pomeriggio...»

«O adesso o mai più. Dobbiamo rischiare.»

«Allora procedi.»

Rachel clicca su Wickr e comincia a scrivere:

 

Pensavo a quello che hai detto il Giorno del Ringraziamento. Voglio sapere se c’è modo di uscire dalla Catena per sempre. Continuo a fare incubi. Mia figlia soffre di crampi allo stomaco. Quanto devo pagare? Grazie.

 

Rachel mostra il messaggio a Pete e lo manda a 2348383hudykdy2.

Dieci minuti dopo sul cellulare appare la notifica che il destinatario sta scrivendo una risposta. Rachel preme l’icona per iniziare il tracciamento, e la app di Erik entra subito in funzione.

 

È una piacevole sorpresa risentirti. Ma è un po’ presto per i regali di Natale. Mi spiace doverti informare che non offriamo il servizio che richiedi, dice il messaggio.

 

La mappa GPS lampeggia, ma poi si blocca e l’app va in crash. Rachel tocca lo schermo con l’indice, ma non succede niente.

«Non ha funzionato», dice.

«Ce l’ha detto anche lui che funziona meglio con le telefonate.»

«Ma se gli scrivo di chiamarmi, si insospettiranno», dice Rachel.

«Non so.»

«Non so neanch’io. Erik forse era un pazzo, e non c’è speranza che questa roba funzioni.»

«Il MIT non avrebbe mai assunto uno stupido.»

«Però il dolore potrebbe averlo fatto impazzire.»

«Pensi di poter rischiare di contattarli un’altra volta senza farli incazzare?»

«A questo punto... Quando troveranno il mio nome nel taccuino, verranno comunque a cercarci.»

«Non sappiamo se l’hanno trovato. Magari Erik l’ha messo in una cassaforte.»

Rachel guarda fuori dalla finestra. «Ti dico che ce l’hanno. E lo stanno leggendo adesso. Prima o poi faranno due più due.»

«È tutta colpa mia. Non sai quanto mi dispiace.»

«Non avrei mai potuto riavere Kylie senza di te, Pete.»

Rachel riapre Wickr.

 

Ci deve essere un modo per tirarsi fuori dalla Catena. Si tratti di soldi o di qualcosa che devo fare per voi. Un modo per chiudere i conti e avere la certezza di essere al sicuro. Per favore, per il bene della mia piccola, ditemi di che cosa si tratta, scrive e poi invia.

 

La risposta arriva dopo due minuti, sempre attraverso Wickr. Rachel avvia l’app di Erik:

 

Devi essere stupida. Qual è la prima cosa che ti abbiamo detto? Non è una questione di soldi. Ogni cosa viene fatta per la Catena. La Catena non può interrompersi. E non può perdere un solo anello. Capito, idiota?

 

L’algoritmo inizia a cercare, si ricalibra, la mappa si riaccende, ma per la seconda volta va in crash. Il cellulare si blocca e Rachel deve accenderlo e spegnerlo.

«Niente», dice Rachel.

«Merda!»

«Provo un’altra volta», dice Rachel.

 

Per favore. Vi prego. Per il bene della mia famiglia, cosa posso fare per uscire dalla Catena? scrive.

 

Pete legge e le dice: «Invialo».

Questa volta la risposta non arriva subito.

Passano cinque minuti.

Dieci.

«Ormai non c’è più niente da fare», dice Rachel.

L’iPhone squilla.

Nel tentativo di afferrarlo, le cade sul pavimento.

Rimbalza su un angolo e lo schermo si crepa.

«Merda!» grida Rachel. Lo riprende in mano e avvia l’app di Erik. «Pronto?»

È l’utente sconosciuto. Come al solito la voce è alterata elettronicamente.

«C’è una sola cosa che puoi fare per noi, Rachel. Ammazzati, stronza!» dice la voce.

L’algoritmo comincia a scannerizzare un’area del Massachusetts a nord di Boston.

«Per favore, io...»

«Ti saluto, Rachel», dice l’utente sconosciuto.

Fallo parlare, le dice Pete con il labiale.

«Aspetta. Non mettere giù. So qualcosa di voi. Ho scoperto delle cose», dice Rachel.

Dopo una pausa la voce chiede: «Quali cose?»

I pensieri si accavallano nella testa di Rachel. Non vuole essere associata a Erik, nel caso non abbiano il taccuino. Quali sono le cose della Catena che può avere scoperto da sola?

«La donna che ha rapito mia figlia si chiama Heather. Suo marito ha detto involontariamente a Kylie che il figlio di lei si chiama Jared. Non sarà difficile trovare una donna che si chiama Heather con un figlio di nome Jared.»

«Cosa intendi fare, con queste informazioni?» chiede la voce.

«Risalire fino all’origine della Catena.»

«Sarebbe firmare la tua condanna a morte, Rachel. Sei una donna molto stupida, a giocare con la tua vita e quella di tua figlia.»

Mentre parlano, la app zooma su un’area sempre più piccola del Massachusetts, a nord di Boston e a sud di Ipswich.

«Non voglio creare nessun problema. Voglio solo... sentirmi al sicuro», dice Rachel.

«Prova a contattarci un’altra volta, e sarai morta il giorno stesso», dice la voce prima di interrompere la chiamata.

Ma la app ha funzionato. La telefonata è partita dalla contea di Essex, dall’area paludosa di Choate Island. L’antenna più vicina è proprio sull’isola. Rachel salva la schermata della mappa e la mostra a Pete.

«Ci siamo!» grida.

«Andiamo!» dice Rachel.

Corrono fuori e salgono sul pickup.

Prendono la Route 1A in direzione Sud, attraversando Rowley e Ipswich. Qui prendono la stretta 133, che passa attraverso le paludi.

Si avvicinano il più possibile all’isola, ma la strada finisce e per trovare il ripetitore devono proseguire a piedi. La nebbia potrebbe essere peggio, ma la pioggia è gelida e il vento che soffia dall’oceano la spinge di traverso.

Parcheggiano il pickup e si mettono impermeabili e stivali. Pete prende con sé il fucile, la Glock, la Colt .45 e due granate stordenti che pensa possano tornare utili. Rachel prende il proprio fucile. Sta tremando. Ha così paura che fatica a respirare.

«Tranquilla, Rach. Siamo qui solo in ricognizione e poi chiamiamo l’FBI.»

Percorrono un sentiero avvicinandosi all’isola. Malgrado la pioggia e il freddo, è sorprendente quante mosche ci siano. La vegetazione sui due lati è così fitta da dare un senso di claustrofobia. Ogni tanto scorgono le acque fangose del fiume Inn, coperte da uno strato di alghe brune. L’Inn è un affluente del Miskatonic, che scorre più a nord. L’intera palude sembra ruotare lentamente attorno a un nucleo invisibile. Dagli alberi pende muschio spagnolo; dall’alto arrivano stridii di uccelli, mentre l’inverno non attenua l’aggressività delle zanzare.

Rachel sente che sono vicini a dove l’hanno indirizzata sogni e incubi.

Sono stati avvertiti di non provocare la Catena, e lei, per stanarla, sta seguendo a ritroso il filo di Arianna.

Ma il labirinto non intende rivelare i suoi segreti tanto facilmente.

Per tre ore infami esplorano paludi e acquitrini senza venire a capo di nulla.

Niente antenne né ripetitori.

Quasi nessun segno di civiltà.

Si fermano in una radura a bere acqua dalle bottiglie e ricominciano. Altre ore di frustrazione. All’imbrunire sono fradici, esausti e divorati dagli insetti. Rachel non sa neanche se sono sull’isola, sulla terraferma o su un altro fiume. Hanno attraversato un centinaio di corsi d’acqua. Non ce la fa più. Il trekking tra le paludi nel mese di dicembre non è il massimo, per una che fa la chemio.

Le manca l’aria.

Forse il suo destino è morire qui, ora, in mezzo al nulla. Pete non può saperlo.

Rachel guarda il cielo che incombe minaccioso. Nuvoloni grigio-neri si stanno ammassando verso ovest. «Cos’aveva detto, il meteo? Neve in arrivo?» gli chiede.

«Probabilmente. Sarà meglio andarcene al più presto.»

«Se dovessi costruire un ripetitore, dove lo metteresti?» gli chiede Rachel. «Sei tu l’ingegnere.»

«In un punto sopraelevato.»

«Ne vedi in giro?»

«Che ne dici di quella collinetta?»

È alta solo una decina di metri ed è lontana circa mezzo chilometro.

«Perché no?»

Hanno fatto più di metà strada tra la vegetazione quando cominciano a vedere la sagoma del ripetitore. Sembra caduto o in parte sprofondato nel terreno.

Arrivano ansimando fino in cima.

Da lassù si vedono le ramificazioni dell’Inn in una pianura alluvionale fetida e inospitale, che sembra nascondere le rovine di una città maledetta sprofondata nelle proprie fogne.

Rachel si sente smarrita.

Che cosa pensava di fare Erik, una volta trovato il ripetitore più vicino al posto da cui era partita la telefonata?

«Che facciamo?» chiede a Pete.

Pete guarda le nuvole e controlla l’ora. Le diciassette. Sono in giro dal mattino presto. Infreddoliti e bagnati. Non vuole che Rachel passi la notte tra le paludi, senza un equipaggiamento adeguato e una tempesta di neve in arrivo.

E anche lui ha i suoi problemi. La mattina ha sbagliato a ridurre la dose e la pelle comincia a prudergli, ha gli occhi secchi e suda come una bestia. Sente che la crisi è vicina.

Si deve bucare. Quanto prima.

«Non pensi che per oggi può bastare?» le chiede.

Rachel scuote la testa. Sono così vicini... li deve trovare prima che la vengano a cercare. Non avrà un’altra occasione. Deve farlo ora.

«Ce ne andiamo?» insiste Pete.

«E poi?» chiede Rachel.

«Andiamo all’FBI e gli raccontiamo tutto. Che la trovino loro, la casa.»

«Andremo in prigione.»

«Spero solo che i Dunleavy collaborino con la polizia», dice Pete.

«Se sanno che la Catena è finita ci aiuteranno.»

Pete annuisce.

«Cosa c’è laggiù?» chiede Rachel, prendendo il binocolo. «Una baracca?»

Rachel esamina la costruzione sul fiume, circa un chilometro a nord. In realtà è una grande casa interamente circondata da un deck, sulla linea del ripetitore.

«Vale la pena controllare», dice Pete, «ma dovremo guadare il fiume. Direi che è sulla terraferma.»

Si immergono fino alle cosce nell’acqua gelida e si addentrano in un boschetto, fino a poche centinaia di metri dalla casa.

È un grande edificio parzialmente costruito su palafitte, accanto a un paio di baracche che ormai sono state reclamate dalla palude. Sotto il portico sono parcheggiate diverse automobili.

A Rachel viene la pelle d’oca.

L’istinto le dice che ha fatto centro.

«Cosa vuoi fare, Rach?» chiede Pete.

«Avvicinarci e vedere le targhe.»

«Dobbiamo strisciare. C’è poca vegetazione. Possono vederci», dice Pete.

Rachel si sistema il fucile in spalla, beve l’acqua rimasta e segue Pete che striscia verso la casa.

Il terreno è umido e coperto di rovi, cardi e pruni.

Si graffiano subito. Si tagliano.

Comincia a nevicare.

Adesso sono distanti un centinaio di metri.

Il brutto edificio è il risultato di successivi ampliamenti, fatti senza un criterio e con materiali diversi. L’ultimo, al piano superiore, sembra molto recente.

Pete prende il binocolo e cerca invano di leggere le targhe. «Rachel, tu ci vedi meglio. Vuoi provare?»

Rachel esamina le macchine. Una Mercedes, due pickup, una Toyota.

Qualcuno esce sul pontile.

«Kylie! Dio mio!» grida Rachel. Si alza e comincia a correre verso la casa.

«Cosa diavolo...?» fa Pete, che lì per lì non capisce cosa stia succedendo.

È indietro di una ventina di metri, ma in sette secondi la raggiunge e la placca, facendola cadere davanti a un vecchio troncone.

«Cosa diavolo stai facendo?» le chiede, girandole la faccia verso di sé.

Rachel si dibatte con foga per liberarsi. «Hanno preso Kylie! L’ho vista sul pontile!» gli dice ansimando.

Pete alza gli occhi sopra il troncone. Fuori non c’è nessuno. «Ti sei sbagliata.»

«Era lei! Era lei!»

Pete scuote la testa. È impossibile che abbiano preso Kylie. È con Marty e sono stati molto attenti.

Rachel è in iperventilazione.

«Non è Kylie», sussurra Pete. «E te lo posso provare. Abbiamo messo dei localizzatori nelle sue scarpe, ricordi? Posso mostrarti dove si trova, e ti assicuro che non è qui.»

«Fammi vedere il GPS», gli chiede Rachel. «Sono sicura di quello che ho visto.»

Pete apre la app sul cellulare, e ovviamente dice che il GPS di Kylie è a Boston.

«Ero sicura che fosse lei», dice Rachel confusa.

«Andiamo dietro quei cespugli prima che ci vedano», le ordina Pete.

The chain - Edizione italiana
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