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Domenica, ore 22.59
L’oceano è nero come il cielo. Una spruzzata di stelle spente. Rachel è fuori a fumare quando sul cellulare suona la notifica di Wickr.
Legge il messaggio, si rende conto di quello che le chiedono, entra nel panico, prende un cellulare usa e getta, chiama Pete e glielo legge.
«Non doveva essere compito dei Dunleavy?» chiede.
«I bastardi hanno contattato me. Sono le ripercussioni di cui mi hanno parlato, Pete. Se Hogg sbaglia, significa che hanno sbagliato i Dunleavy. E se io non uccido Amelia e non trovo un nuovo bersaglio, la faranno pagare a me.»
«Aspettami lì, arrivo subito. Amelia sta dormendo.»
Rachel fa il numero dei Dunleavy, ma non risponde nessuno e alla fine parte la segreteria. Riprova altre due volte, a distanza di un minuto, ma non cambia niente. Quella stronza o è morta o ha staccato il telefono.
È staccato anche il computer. Sembrano irraggiungibili. Che diavolo è successo?
Rachel apre Wickr e manda un messaggio a 2348383hudykdy2: I Dunleavy non sono contattabili.
La risposta è immediata: È un problema tuo, non nostro.
Un minuto dopo arriva Pete. «Cosa dicono i Dunleavy?» chiede per prima cosa.
«Non rispondono. Quei bastardi hanno staccato il telefono.»
«Allora cosa facciamo?»
«Di certo non uccido Amelia e non ricomincio da capo.»
«Ovviamente.»
Pete spera che Rachel non noti i suoi occhi vitrei. Si è fatto un quarto d’ora prima nella cucina degli Appenzeller. Pensava di avere un po’ di tregua per quella notte, e il suo corpo reclamava la dose.
«Pete?» gli chiede Rachel.
«Sono a corto di idee», farfuglia.
«Dobbiamo andare dai Dunleavy, subito, e dirgli che devono mettere in riga il loro bersaglio.»
«Telefonagli.»
«Li ho chiamati! Non rispondono! Mi stai ascoltando?»
«Gli rapiscono la figlia e staccano il telefono, com’è possibile?»
«Forse sono già morti. Forse hanno cominciato a punire loro e noi siamo i prossimi», dice Rachel.
«Forse stanno venendo qui.»
«Intanto Kylie va a casa degli Appenzeller. Siamo gli unici a conoscere quel posto», dice Rachel.
Pete sospira. «Vado a mettere in ordine.»
Rachel va nella stanza di Kylie. È ancora sveglia e ha l’iPad acceso. «Mi spiace, tesoro, ma stanotte è meglio che tu non stia qui. È successo qualcosa con la Catena.»
Kylie è terrorizzata. «Cosa? Vuoi dire che stanno venendo qui?»
«No. Non ancora. Devo sistemare una cosa. Ti porto dagli Appenzeller. Lì sarai al sicuro.»
«Vogliono venire a riprendermi? È così?»
«No, ma qui non è sicuro. Tu puoi stare tranquilla. È solo una precauzione. Tuo zio e io pensiamo a tutto. Intanto prepara le tue cose.»
Rachel prende la macchina e porta Kylie dagli Appenzeller. Pete le sta aspettando in cucina con la sua .45 e il fucile di Rachel.
Kylie osserva le armi e abbraccia lo zio. «È qui la bambina?» chiede.
Rachel annuisce.
«Dove?»
«Nel seminterrato», dice Pete.
«Pete e io dobbiamo andare. Non penso che Amelia si svegli, ma se devi andare giù, mettiti questa», dice Rachel, dando a Kylie una maschera da sci nera.
«Così non può riconoscermi», dice Kylie, affascinata e allibita al tempo stesso.
«Non avrei mai voluto coinvolgerti, ma se Amelia comincia a piangere, dovrai andare a calmarla», dice Rachel. «Non possiamo permetterci che faccia troppo rumore.»
«Comunque dormirà ancora per un pezzo. L’ho fatta saltare con la corda per un’ora», interviene Pete.
«E voi dove andate?»
«Dobbiamo occuparci di un’emergenza.»
«Di che tipo?»
«Nulla di grave, tesoro, ma è una cosa per cui dobbiamo esserci entrambi e tu devi stare qui con Amelia.»
«Mi devi dire cosa sta succedendo!»
Rachel sa che deve farlo. «Una famiglia che è più avanti nella Catena rispetto a noi sta pensando di chiamare la polizia. Dobbiamo fermarli. Se ci vanno, rischiano di metterci tutti in pericolo.»
«E dove abitano?»
«A Providence.»
«Quindi andate fin laggiù a dirgli di pagare il riscatto e di fare tutto quello che avete fatto voi?»
«Esatto.»
«E se... se non tornate?»
«Se domattina non siamo tornati, telefona a tuo padre e digli di venire a prenderti. Non andare a casa. Quando arriva, digli tutto. Ma fino ad allora tieni spento il cellulare.»
Kylie annuisce gravemente. «Domani mattina... a che ora?»
«Se alle... undici non hai nostre notizie, probabilmente vorrà dire che c’è stato un problema», risponde Pete.
«Vorrà dire che siete morti?» chiede Kylie, con il labbro che le trema.
«Solo che qualcosa è andato storto», aggiunge Rachel, anche se pensa che la cosa più probabile è che finiscano ammazzati.
Kylie abbraccia sua madre e Pete. «Non preoccupatevi per me. Alla bambina penso io.»
Sua figlia è diventata ufficialmente complice di un rapimento. Rachel si sente indignata e svuotata. Ma non può indulgere in quelle emozioni. Non c’è tempo da perdere. Si asciuga le lacrime dalle guance. «Andiamo a fare anche questo», dice a Pete. «Guido io.»